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domenica 3 settembre 2023

Hunt (2022)


Titolo: Hunt (2022)
Regia: Lee Jung-Jae
Anno: 2022
Paese: Corea del sud
Giudizio: 3/5

Corea del Sud, 1983. Il capo della sicurezza Pyong Pyon-ho e quello dei servizi segreti Kim Jong-do ingaggiano un duello a distanza senza esclusione di colpi: dapprima per dare la caccia a Donglim, una possibile talpa nordcoreana annidata tra le file del Sud, quindi per dimostrare che dietro la talpa si nasconde proprio il rispettivo e acerrimo rivale. Il viaggio del dittatore Chun a Bangkok, in cui si ritiene possa avvenire un attentato, rappresenta un'ottima occasione per svelare l'identità di Donglim.
 
Hunt è un film incredibilmente complesso che richiama temi già noti nella cinematografia coreana e soprattutto resi in maniera originale e singolare come A TAXI DRIVER. Nonostante l'impiego di mezzi e di una produzione mastodontica, Jung-Jae (attore di fama mondiale grazie alla serie tv) ha cercato di contribuire a suo modo con un thriller di spionaggio politico interessante ma con una sceneggiatura troppo diversificata e stratificata. Numerosi sono gli elementi che rimandano al doppio gioco di alcuni protagonisti che sembrano sempre di più diventare antagonisti o complici e gregari per poi trasformarsi in qualcos'altro all'interno del governo. Da questo punto di vista la caratterizzazione dei personaggi è interessante e mai tagliata con l'accetta creando strade inattese, personaggi assurdi e spedizioni punitive che pur di mantenere il proprio credo politico arrivano a torturare in maniera spaventosa chi non la pensa come loro. Giappone, Corea del Sud e del Nord, un film di tradimenti e inseguimenti dove ognuno dei personaggi rivela sfumature e sfaccettature tali da renderli odiosi e allo stesso tempo immolarsi come capri espiatori per il proprio paese e per i propri ideali.

sabato 2 settembre 2023

Informer


Titolo: Informer
Regia: Andrea Di Stefano
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Pete Koslow è un ex soldato con un passato in carcere, e un informatore per l'FBI. Infiltrato come corriere della droga in un clan polacco, è impegnato a cercare di incastrare Il Generale, lo spietato mafioso che comanda il cartello. Durante l'operazione che dovrebbe portare all'arresto del criminale, però, qualcosa va storto: un poliziotto viene ucciso e la polizia di New York comincia ad indagare su Pete. All'FBI non resta che rimandarlo nel carcere di Bale Hill, come gli ha ordinato di fare il Generale, che vuole fargli gestire la droga all'interno della prigione. Ma uscire da lì dentro non sarà così facile.
 
Thriller, spionaggio, action movie, spy story. Informer è un ibrido impantanato e invischiato in così tanti generi e convenzioni da risultare quasi un esercizio di stile. E'potente per ciò che concerne il pathos di alcuni personaggi, aspetti della storia, la solita difficile e quasi perversa vita che fanno gli agenti infiltrati. Tutto secondo i classici dictat del cinema americano. Spostandosi da un paese all'altro, da una famiglia criminale all'altra, Pete risulta quasi anonimo nel suo essere sprezzante e nell'ubbidienza ceca verso i suoi capi. Ci sono ovviamente alcuni colpi di scena, qualcuno anche inaspettato, i giochi di potere dall'alto sembrano farsi beffe della vita dei propri agenti sottoposti e infine un'altra importante prova per Di Stefano prima di arrivare al thriller italico che lo consacrerà come uno degli autori di genere più importanti del nostro cinema. La peculiarità di questo autore si vede proprio in una produzione così smisurata come Informer dove il regista muove solo alcuni pedoni a differenza della sua ultima opera dove comanda tutta la scacchiera e il risultato è più che evidente.

sabato 13 maggio 2023

Operation Fortune


Titolo: Operation Fortune
Regia: Guy Ritchie
Anno: 2023
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 2/5

La storia di un agente dell'MI6, reclutato da un'associazione mondiale di controspionaggio per cercare di sventare la vendita di una nuova arma letale, che minaccia di sovvertire l'ordine del pianeta. Affiancato contro i suoi desideri da un esperto in high-tech della CIA, parte per una missione in giro per il mondo per infiltrarsi nella cerchia di un trafficante d'armi miliardario.
 
Ormai Guy Ritchie sta perdendo colpi. E molto alla svelta sembra. Colui che ci aveva abituato a film assurdi e goderecci è passato a trasformarsi in trame ancora più assurde, meno divertenti, con un'ironia british non meglio precisata e su alcune sequenze indigeste per usare un eufemismo.
Spionaggio, inseguimento, azione, combattimenti, inseguimenti ma tutto in toni assurdi che sembrano da commedia dove lascia tutto agli attori e alla faccia granitica di Statham che con tutto il bene che gli voglio come 007 non funziona. Mediocrità, non sense, scene che ruotano su se stesse, dialoghi a volte imbarazzanti come i continui riferimenti all'amore per il vino di Fortune.
Una spy story fracassona in giro per il mondo senza lasciare nulla di quelle chicche come GentlemanRocknRolla e tutti gli altri usciti prima. E' riuscito a fare ancora peggio di Wrath of man ed è tutto detto.

domenica 21 novembre 2021

007-No time to die


Titolo: 007-No time to die
Regia: Cary Joji Fukunaga
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Dopo aver lasciato i servizi segreti, Bond si gode una vita tranquilla in Giamaica. Tuttavia, la pace conquistata si rivela di breve durata quando il suo vecchio amico Felix Leiter gli chiede aiuto.
 
Bond ormai è anzianotto e vuole andarsene in pensione. C'è un'altra 007 a sostituirlo più giovane e decisamente più avvezza all'obbedienza. Lui d'altro canto sembrava scomparso ma era in affari con la Cia. Ora vuole levarsi dai giochi e lo farà nel modo peggiore possibile.
No time to die e l'ultimo film di una saga che vanta venticinque capitoli con remake e quant'altro trovando alla regia un abile tecnico e mestierante, Fukunaga, il quale però al di là dei meriti estetici non riesce a regalare le opere consegnateci prima di lui da Mendes e soci. Il problema ancora una volta è la scrittura non la regia. Il film dura molto ma non è questo il problema. E' macchinoso, con un antagonista Safir interpretato da Rami Malek che appare pochissimo senza mai incidere. Tutta la psicologia e la caratterizzazione del cattivo fa acqua da tutte le parti con la prova evidente dell'idea alla base della sua vendetta e un terzo atto sicuramente confuso con quell'attacco all'isola nemica che sembra un paradiso artificiale del male in tutti i sensi. Troppo veloce e pirotecnico quando poteva esaminare un pò di più quel male che Safir stava intessendo.
Qualcuno lo ha definito come il migliore della saga.

domenica 15 dicembre 2019

Attacco al potere 3


Titolo: Attacco al potere 3
Regia: Ric Roman Waugh
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Mike Banning inizia a sentire il peso degli anni e gli acciacchi delle molte concussioni subite nella sua carriera di salvatore di Presidenti degli Stati Uniti. Ma questo è un lavoro che non conosce soste e così, proprio mentre gli sta venendo offerto un più tranquillo incarico d'alta responsabilità, ecco che uno stormo di droni esplosivi scende in picchiata sul Presidente in vacanza di pesca al lago. Il capo di Stato finisce in coma e Banning si ritrova incastrato come capro espiatorio per la congiura. In fuga sia dai cospiratori che vogliono metterlo a tacere, sia dall'FBI che lo ritiene colpevole, non ha che una persona a cui chiedere aiuto: suo padre, survivalista armato pesantemente che fa l'eremita paranoico tra i boschi e disprezza la tecnologia informatica.

Di nuovo come per il secondo capitolo si parte con un attacco di droni, poi per qualche motivo idiota si scambia il protagonista per il colpevole, lui scappa, chiede aiuto al padre Nolte che vive come un eremita ed è il più grande esperto spia in grado di piazzare anche una mina nel culo di una mosca e infine la vendetta dove il cattivo è ovviamente la prima scelta che possa venirvi in mente.
Con una trama così didascalica e idiota, naturalmente avendo visto anche i due precedenti capitoli, non potevo esimermi dall'evitare pure questo squallido terzo sequel di una saga che non solo non aveva senso di esistere se non per dare vita a quel senso reazionario americano che fabbisogna di prodotti conservatori come questo. Ma la cosa più stupida come dicevo del film è quella di trovare proprio in uno dei migliori amici di Banning il villain di turno, senza nemmeno provare chessò a creare quel minimo colpo di scena.
Angel Has Fallen è riassumibile in poche righe con una guardia del corpo ormai imbolsita come Butler che spara le sue ultime cartucce in film beceri e grossolani come questo quando ancora viene scelto per qualche film decente come Keepers o quando non esaspera il suo personaggio come Nella tana dei lupi.
Ric Roman Waugh è specializzato in brutture esemplari come Shot Caller-La fratellanza, SNITCH, Felon (il meno imbarazzante), entrando nella galleria dei peggiori registi americani sulla piazza.


sabato 16 novembre 2019

Cyber City Oedo


Titolo: Cyber City Oedo
Regia: Yoshiaki Kawajiri
Anno: 1992
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

OEDO (ex Tokyo), anno 2808. Sengoku, Benten, Gogul: intraprendenti cybercriminali condannati a scontare dai 295 ai 375 anni di carcere. Le alte sfere governative decidono di sospendere tutte le sentenze in cambio della loro collaborazione nella lotta contro il crimine. Riusciranno i tre neo-agenti della Cyber Police a portare a termine ogni missione con successo? Il collare esplosivo che sono costretti a indossare non lascia loro molta scelta.

Ancora l'immenso Yoshiaki Kawajiri, un regista d'animazione come non si sono quasi mai più visti che ha saputo regalare perle per quanto concerne la nutrita gamma di generi a cui il suo cinema attinge e aderisce. Un'autore in senso ampio del termine di cui credo su questo blog di aver recensito tutte le sue opere, tante, diverse, una più bella dell'altra di cui questa mini serie composta da tre Oav da quaranta minuti l'uno raggiungono i fasti più alti del suo cinema.
Sci-fi, poliziesco, thriller, horror. Cyber City Oedo è composto da tre episodi diversi ma collegati dove in ognuno è presente una storia incentrata su uno dei tre protagonisti principali.
Con una soundtrack dominante e ipnotica Kawajiri inserisce quasi tutte le sue tematiche raggiungendo e inserendo però alcune meta riflessioni filosofiche sul destino e tante altre domande e argomentazioni affrontate in passato. I complotti, il governo corrotto, le macchinazioni politiche, i collari per controllare i prigionieri e usarli come schiavi per i propri scopi, gli esperimenti militari a danno di alcuni prigionieri usati come cavie. Temi e portate che vengono inserite in maniera più che perfetta, dove il nostro autore si sbilancia affrontando anche l'horror con una storia che vede protagonista un vampiro, tantissimo sangue e un livello di violenza che rimane uno dei marchi di fabbrica del cinema di Kawajiri come in alcuni film possono esserlo le scene di sesso.Gli scenari poi sono curatissimi, il delirio cosmico e le ambientazioni cyberpunk rendono ancora più suggestivo un universo creato ad hoc per dare ancora più enfasi alla storia.
Lo stile poi ormai da tempo non ha più nulla da mettere in discussione, è rodato e ormai consolidato con alcune scene d'azione realizzate in maniera impareggiabile dando sempre una profonda riflessione sullo spirito di sacrificio, sull'enorme senso di spettacolarità e alcuni scontri che inseriscono anche un certo discorso sull'onore e sul rispetto che merita un discorso a parte.
I criminali che Kawajiri mostra, tre personaggi che come sempre si distinguono in tutto e per tutto come se fossero straordinariamente diversi nel design e nel character, sono gli stessi anti-eroi che abbiamo conosciuto in altre opere come sempre prediligendo e distinguendosi per delle storie che non prevedono dei veri e propri eroi canonici ma in fondo dei buoni che sanno sacrificarsi per la giusta causa e al tempo stesso rimangono anarchici in tutto e per tutto, odiando le regole e un sistema che gli vende e gli usa come vittime sacrificali e capri espiatori.




venerdì 15 novembre 2019

Red Zone-22 miglia di fuoco


Titolo: Red Zone-22 miglia di fuoco
Regia: Peter Berg
Anno: 2018
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Jimmy Silva è un agente dell'intelligence statunitense con un problema di controllo della rabbia. Quando lui e il suo team sono a caccia di una partita di cesio radioattivo nel sud-est asiatico, si consegna a loro Li Noor, disposto a consegnare il cesio in cambio di asilo politico.

Red Zone è l'ennesimo brutto film, una spy story di un brutto mestierante al soldo delle lobby americane e con intenti reazionari ormai chiari e palesi.
Prende un pò dappertutto, l'ultimo film di Berg, dall'inseguimento e i combattimenti di Raid Redemption nel palazzo iniettando a profusione violenza e adrenalina, dalla sparatoria che ci prova senza ovviamente riuscirci a citare tra le righe HEAT-LA SFIDA, nel cercare di essere modaiolo e furbetto inserendo un Walbergh palesemente annoiato come protagonista, un paio di fanciulle caratterizzate così male e così poco capaci da essere dimenticate praticamente subito e Iko Uwais che come Tony Jaa ormai viene impiegato non male ma peggio come co-protagonista con dei ruoli discutibilissimi.
Red Zone cerca sempre di non rimanere mai fermo nemmeno per un istante, perchè in quei momenti il film a dei cali e crolla dietro una sceneggiatura imbarazzante con il capo dell'Intelligence che controlla tutto dall'alto interpretato dal solito Malkovich che ormai come tanti attori accetta ruoli beceri perlopiù con un parrucchino inguardabile.
Il colpo di scena finale urla vendetta contro gli sceneggiatori, alcuni villain del film non si capisce perchè non vengono uccisi subito quando devono, alcune scene d'azione sono così inverosimili da mischiare il mondo delle arti marziali con cinema spiccio d'azione americano.
Berg come dicevo è un semi-reazionario che ha scelto Walbergh come attore feticcio almeno negli ultimi suoi quattro film con risultati abbastanza stagnanti e non sempre così beceri e politicamente a favore della bandiera stelle e striscie. Senza contare che nel rapporto di coppia regista-attore sembra esserci la volontà di affiancare l'agente Silva al fianco di celebri "colleghi" come Ethan Hunt e Jason Bourne.
HancockBattleshipLone SurvivorDeep WaterPatriots Day sono alcune delle sue chicche, film penosi che come il secondo citato, meritano davvero la fine e la resa nel settore dando la possibilità a gente più capace di mettersi all'opera. E pensare che il suo esordio ancora adesso rimane il suo film migliore COSE MOLTO CATTIVE. Berg mi duole davvero dirlo ma se lo è meritato col tempo entrando di fatto nell'olimpo tra i peggiori mestieranti americani, con idee e una morale pessima e decisamente dannosa per il pubblico yankee che vedrà in questi suoi film dei traguardi di un paese di cui vanno solo orgogliosi senza comprendere quale sia la verità e la responsabilità morale di dover sempre muovere guerra contro tutto e tutti. Spie russe, terroristi praticamente in ogni dove quasi tutti orientali, l'idea di dover sacrificare i propri compagni per un ideale, giustiziare civili e innocenti senza il minimo esame di coscienza usando i droni, tutto sembra essere giustificato come se non esistesse una reale alternativa.



giovedì 24 ottobre 2019

Decoder

Titolo: Decoder
Regia: Muscha
Anno: 1984
Paese: Germania
Giudizio: 4/5

FM (componente del gruppo Einsturzende Neubauten) scopre che all’interno della catena di fast-food “H-Burger”, viene diffusa della musica (Muzak) che condiziona fortemente i comportamenti e i gusti dei giovani avventori. Sconcertato, registra e studia le caratteristiche di questa musica ma è solo dopo gli incontri con William Burroughs e i pirati della comunicazione guidati da Genesis P.Orridge, che FM riesce a “decodificarla” e a produrre un “anti-muzak” che induca la gente a ribellarsi al potere. I servizi segreti e la stessa multinazionale degli hamburger iniziano a braccare minacciosamente il fastidioso pirata, il quale nel frattempo diffonde, aiutato dalla sua posse, la “musica della rivolta”, producendo ovunque effetti devastanti per l’ordine e la morale pubblica. E alla fine la rivoluzione…

Il sogno dell’underground è quello di fare la rivoluzione. Si tratti di rivoluzioni violente o pacifiche, concrete o simboliche, collettive o individuali, ogni controcultura nella sua evoluzione, prima o poi, manifesta il desiderio di una trasformazione radicale del vissuto.
Decoder è uno di quei film a cui sono arrivato tardi purtroppo. Un film manifesto molto importante per l'epoca, per la commistione di generi (cyber punk, dramma, un certo tipo di horror) per le tematiche, per lo stile, la forma, le voci, la musica, l'impiego praticamente di qualsiasi maestranza in maniera sperimentale e in alcuni casi precursore di un certo tipo di stile e contro cultura.
Basato approssimativamente sugli scritti di William S. Burroughs, che recita anche nel film, sembra avere diversi elementi in comune con il film di Gillian uscito l'anno successivo BRAZIL, un film anarchico con un'idea originale e una messa in scena molto atipica e interessante. La rivoluzione arriva nell'underground proprio scoprendo una musica che diffonde una strana sinfonia confondendo e condizionando i giovani. Una generazione di nuovo controllata da un governo che sembra dover monitorare usando tutti gli strumenti che possiede ma che solo una parte di noi è in grado di captare, vedere e sgominare.
Il resto come negli incubi cronemberghiani che siano occhiali o come per Palahniuk una nenia, l'obbiettivo è sempre quello di captare un intero progetto di controllo delle menti e dei corpi, un processo ben più ampio, che vuole coinvolgere tutti partendo dai livelli più bassi (l'idea del "H-Burger" è geniale).
Potrebbe essere il film manifesto di ogni complottista sul controllo mediatico e il potere delle multinazionali dove se non altro pone anche qualche base su come è nato il cyber punk, per questo precursore come film, con il sodalizio tra punk e una sottocultura industriale che mixa idee anarchiche e hackeraggio

mercoledì 23 gennaio 2019

Black Rain


Titolo: Black Rain
Regia: Ridley Scott
Anno: 1989
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Nick viene coinvolto insieme al giovane collega Charlie in un caso più grande di lui. Dagli States l'azione si sposta in Giappone ad Osaka, per indagare sulla mafia locale nota come Yakuza. Nonostante la frizione tra i metodi nipponici e dei due yankee, la sinergia darà i suoi frutti. Ma Osaka non è New York.

Black Rain non è un vero e proprio cult ma un film che mi aveva fatto conoscere allora Andy Garcia regalandogli un personaggio che è diventato leggenda, un Douglas quasi sempre fastidioso ed esagitato, e una storia che riesce a siglare "amicizia" tra due paesi in lotta da sempre.
Un poliziesco con quel taglio non proprio noir ma con un'atmosfera e una scenografia e una città, Osaka, incredibile con tutti quei fumi per le strade, quelle luci al neon e quelle moto anni 80' così come tutto il resto che riesce a dare quel tono malinconico e struggente dei film.
Venendo ai limiti che non sono pochi, ci sono a volte delle musiche pedanti, il personaggio di Nick è davvero ai limiti del ridicolo.
Il film ha dalla sua una messa in scena impeccabile, dei dialoghi che funzionano e a volte degli scivoloni quando inciampa nello stereotipo o nell'ironia che non riesce a fare quello che deve (la scena della nonnetta che insegna a Nick a mangiare con le bacchette è iconica per numerosi aspetti) e alla fine tutto si riduce alla solita vendetta con la strage finale che chiude un'indagine meno macchinosa di quanto sembri.




giovedì 30 agosto 2018

Mission Impossible-Fallout


Titolo: Mission Impossible-Fallout
Regia: Christopher McQaurrie
Anno: 2018
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Ethan Hunt riceve a Belfast l'ordine di una nuova missione impossibile: recuperare una valigia di plutonio e scovare i cattivissimi che immancabilmente vogliono metterci le mani sopra. Sulle tracce di John Lark, il misterioso finanziatore del rapimento di uno scienziato anarchico ed esperto in armi nucleari, ritrova a Berlino i compagni di sempre: Benji e Luther, a cui salva la pelle compromettendo la missione. E adesso tocca riparare, lanciandosi sul cielo di Parigi per (s)mascherare Lark e incontrare la Vedova Bianca, un'intermediaria sexy e letale. Come a ogni missione, niente andrà come previsto.

La vera missione impossibile credo a parte arrivare fino alla fine del film, quasi due ore e mezza, sia vedere Tom Cruise ormai arrivato ad una certa età, eludere il pubblico servendosi degli stunt man nei momenti di bisogno.
Un film molto fracassone che a differenza degli ultimi action movie come 007 o i vari Jason Bourne parte subito in quinta dimenticandosi, è più il film contina più gli assurdi crescono, di fare i conti con una parte almeno minima di credibilità e sopportabilità o diciamola semplice coerenza narrativa.
Un film fatto e composto da dialoghi molto brutti dove i combattimenti e le esplosioni crescono e aumentano per arrivare a scene molto imponenti in termini di budget, la corsa di Hunt e labattaglia sugli elicotteri sono troppo lunghe, che rischiano di essere presto dimenticate senza contare gli assurdi, i vecchi amori di Hunt che tornano e le insopportabili maschere che rendono tutti dei trasformisti incredibili.
Tra cospirazioni, tradimenti, raggiri, segreti governativi, manovre geopolitiche, doppio (e triplo) gioco, la banda di Hunt, con l'ex a fare da spalla oltre che doppiogiochista, si ritrova ancora una volta per un franchise che rilancia ancora e ancora, come se volesse proseguire all'infinito.
Il prossimo sarà sempre una girandola strabiliante. Ogni volta più bella, più kitch, ogni volta più grande, ogni volta più folle e ogni volta purtroppo sempre più senza senso come il personaggio di Walker.

Escape Plain 2


Titolo: Escape Plain 2
Regia: Steven C.Miller
Anno: 2018
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Ray Breslin, l'uomo in grado di fuggire dalle prigioni più dotate di sistemi di sicurezza a prova di evasione, è ora a capo di un team che si occupa della stessa materia. Il suo agente più abile, Shu Ren, è finito insieme a quello che considera un fratello in una prigione denominata Ade da cui sembra davvero impossibile fuggire. Le sue coordinate cambiano costantemente e tutto ruota attorno a un'arena dove vengono convocati i prigionieri per combattere tra loro.

Sembra che stia diventando una moda o forse questi mercenari proprio non c'è la fanno ad andare in pensione visti i debiti o i mutui sulle ville o i castelli.
Cruise, Stallone, Cage, Willis, e molti altri ancora portano avanti franchise, sage interminabili, profetti disastrosi e disastrati che non meritavano nemmeno dei sequel e tante altre cose spiacevoli.
Eccoci al secondo capitolo di una saga che già non aveva senso in partenza portando l'attore a riprendere vecchi ruoli del passato cercando di fare ancora bella figura.
Stallone non mi sta nemmeno troppo antipatico seppur un mezzo reazionario, però il suo bisogno per salvare i suoi soldati di rientrare in una prigione di massima sicurezza con le spalle parate da Bautista e dal sempre più inutile 50% dopo che l'ex presidente della Californi ha dato forfait mi sembra forse eccessivo.
Dopo i film con Dwayne Johnson anche qui i cinesi stanno risalendo la china tra l'altro tutti giovani in ottima forma capaci di dare tante pedate ai vecchi mercenari e a rispondere alla domanda se veramente abbiano bisogno dei mercenari stanchi e imbruttiti dai troppi abbellimenti estetici a differenza di fisici tonici quasi tutti campioni di arti marziali.
Un film abbastanza vuoto dove i veri protagonisti non sembrano nemmeno esserci ma tutti cercano di trovarsi il loro momento in cui rubare la scena tra un fuggi fuggi per questi tortuosi corridoi in questo carcere di "massima" sicurezza

sabato 18 novembre 2017

Codice Unlocked- Londra sotto attacco

Titolo: Codice Unlocked- Londra sotto attacco
Regia: Michel Apted
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 1/5

Alice è un'agente della CIA che non lavora sul campo: camuffata da assistente sociale, aiuta a individuare tipi sospetti e potenziali terroristi. In passato era la migliore, ma ha scelto di stare in disparte perché non riesce a perdonarsi per un attentato a Parigi che non è riuscita a sventare. Quando dei falsi agenti la contattano per interrogare un sospetto, però, deve necessariamente impugnare la pistola: per salvare se stessa e impedire che qualcosa di terribile avvenga.

Codice Unlocked è il classico thriller di spionaggio che vede da una parte un'America sofferente che piange, abbracciando i fedeli sostenitori inglesi, e dall'altra le cellule jhadiste e i loro piani per far scoppiare altri attentati.
C'è una protagonista dal passato oscuro, autodidatta in tutto, che per non aver sventato un attentato rimane coi sensi di colpa fino a dover dar prova di sventare l'ennesimo complotto.
In più diventa il capro espiatorio perfetto affinchè tutte le intelligences le diano la caccia o la baccaglino per ottenere i suoi servigi.
C'è Orlando Bloom che recita Orlando Bloom che se la tira in un personaggio che ha più riprese è davvero così insopportabile da far ridere e basta senza stare a dare importanza al suo ruolo, tra l'altro il tipico doppio giochista. Poi abbiamo il nero che si sacrifica e John Malkovich che almeno cerca di restituire un minimo di dignità ad un film imbolsito, reazionario e tamarro e con tanti difettucci anche di trama che per quanto cerchino di mascherare emergono fuori come i sensi di colpa dello sceneggiatore.
Infine esce dalla tomba pure Michael Douglas che a parte le moine alla Noomi Rapace protagonista (paladina di questi film di spionaggio e fisic du role a tutti gli effetti) si vede già dalla seconda inquadratura che è un traditore (purtroppo non sei più bravo a mascherare nulla).

Mi spiace per Apted finito a dirigere questi blockbusteroni americani che non sembrano finire mai. La sua filmografia, soprattutto nei primi anni, ha regalato diversi film interessanti e che di certo non strizzavano così tanto l'occhio a una certa politica yankee.

mercoledì 15 novembre 2017

American Assassin

Titolo: American Assassin
Regia: Michael Cuesta
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

"American Assassin" segue le vicende di Mitch Rapp, geniale studente universitario e talentuoso atleta che, in seguito alla morte della sua fidanzata, avvenuta durante un atto terroristico, decide di cambiare vita. Invece di elaborare il lutto e condividere il dolore con la famiglia, Mitch matura la voglia di vendicarsi e per questo accetta di partecipare a un prestigioso programma di addestramento della CIA.

Quando l'America cerca di trovare l'ennesimo eroe che però diventa anti-eroe abbracciando l'ideologia reazionaria americana e bellica, nutrendo sentimenti e dubbi ci troviamo di fronte all'ennesimo pasticcio che dimostra come da parte della scrittura e della regia non ci sia la benchè minima voglia o interesse di mostrare qualcosa che in fondo non instilli la stessa indecorosa politica bellica americana.
Mitch, il protagonista, è il tipico giovane belloccio (ultimamente queste sagome che arrivano dalla musica e dagli spettacoli della Disney non si possono più vedere tipo di Harry Stiles, Brenton Thwaites, Logan Lerman, Scott Eastwood, etc) a cui hanno ucciso la ragazza e che quindi vuole/deve farsi giustizia.
Ma in che modo? Un pò come SPY GAME ma il film con Ford era assai meglio pur avendo ideologie che non condivido, il nostro Mitch inizia da solo una guerra contro il presunto "Stato Islamico" lavorando da solo, seguendo tutte le piste possibili, imparando l'arabo ed entrando nei siti più segreti e pericolosi dell'Isis.
Sembra davvero troppo da digerire soprattutto quando dimostra un atteggiamento pure strafottente da giovane ribelle incarognito che sembra sempre, e alla fine purtroppo lo dimostra, di essere il number one, come tutte le "favole" americane insegnano
Da metà film conta solo più l'azione e qualche dialogo sull'onore e sul "lasciami qui e salvati..." "no, io qui da solo non la lascio...ho già perso qualcuno" e allora il film diventa una simil barzelletta, un'autoparodia di se stessa dove Keaton, perfetto per il ruolo, sembra crederci quanto l'Avvoltoio in SPIDERMAN-HOMECOMING e Kitsch trova di nuovo un ruolo minore sempre da "arruolato"mezzo spostato mentale come spesso e purtroppo gli capita.
Il film ho scoperto poi è stato voluto i costi, oltre che dalle produzioni che in questo particolare momento geopolitico pericoloso, spingono molto su queste pellicole, e il noto regista, sceneggiatore e produttore Edward Zwick ha scritto lo script per questo thriller, basato sul romanzo di Vince Flynn, che descrive appunto la vita dell'agente della CIA Mitch Rapp.

Cuesta di buono può contare finora solo alcuni episodi di DEXTER e KILL THE MESSENGER sicuramente meno reazionario e propagandistico.

domenica 15 ottobre 2017

Kingsman 2-Il cerchio d'oro

Titolo: Kingsman 2-Il cerchio d'oro
Regia: Matthew Vaughn
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Fuori dalla sartoria Kingsman, Eggsy viene attaccato da Charlie, un viziato candidato che nel film precedente non aveva superato l'addestramento e ora è dotato di braccio robotico. La Kingsman viene poi attaccata e quasi annientata, tanto che rimangono solo Galahad - ossia Eggsy - e Merlino. Insieme scoprono che di fronte a una tale disperata emergenza devono rivolgersi ai cugini americani: gli Statesman, tra cui spiccano gli agenti Whisky, Tequila e Ginger Ale, mentre a capo del tutto c'è Champagne. Insieme a loro cercheranno di sventare lo spietato piano di Poppy, una potentissima narcotrafficante che sta ricattando il governo degli Stati Uniti per ottenere la legalizzazione di ogni tipo di droga.

Il secondo capitolo della parodia del nuovo agente segreto british che diventa yankee è un action incredibile e stroboscopico dove per un attimo il regista non sembra mai darsi pace cercando in tutti i modi di passare da una location all'altra regalando colpi di scena e inseguimenti ai limiti del praticabile e dell'inverosimile.
Infatti Kingsman-Il cerchio d'oro diventa a tutti gli effetti qualcosa di impossibile che mette in un angolino quanto di buono fatto con il primo capitolo per sottolineare l'arrivo delle produzioni americane e quindi il budget che è volato a dei livelli altissimi.
Godereccio, ironico, seducente, patinato, un fumetto in piena regola firmato da quel pazzo incredibile di nome Mark Millar in collaborazione con Dave Gibbons.
Vaughn ovviamente dopo i 414 milioni di dollari incassati con il primo capitolo ha deciso così di dirigere il suo primo sequel con un cast che vanta stelle di Hollywood a raffica anche se non tutti riescono a lasciare il segno o ad essere caratterizzati come si deve oltre che inserire figuranti che non hanno proprio senso come Elton John in un ruolo tra l'altro molto imbarazzante.
Oltre ad essere volutamente esagerato, il film cerca di trovare spunti interessanti sui trafficanti di droga, le nuove multinazionali che hanno più potere degli Stati che attaccano, senza avere la benchè minima idea di ciò che stanno facendo (in questo il personaggio di Poppy poteva dare di più senza venir mostrata come uno stereotipo a cui negli anni soprattutto nel cinema americano ci siamo abituati a vedere, qui in versione super villain e madrina del narcotraffico con la fascinazione per i robot, il rock e l'America anni '50). Questa scelta finalizzata e che gioca a favore dell'incidente scatenante iniziale diventa geometrico nel trovare poi le linee di demarcazione perfette facendo incontrare i lord con i cowboy.
Usa e Gran Bretagna schierati assieme. Se non fosse un film, l'idea di una partnership tra due delle più grandi potenze della terra farebbe ancora più paura. E' così ancora una volta qualcosa di inglese è diventato americano a tutti gli effetti.
Come sempre intriso di citazioni tra cui spicca su tutti il cinema dei Cohen e in particolare FARGO.

I punti dolenti sono che ad un certo punto tutto è così esagerato da farlo diventare un fumetto pulp allucinato e grottesco ma che non riesce come nel primo Kick Ass a diventare politicamente scorretto e aggiungere alcuni tasselli originali e divertenti. Qui tutto è così patinato, i personaggi sono sempre e solo macchiette. Per fortuna che quello che il film deve fare lo mantiene: ovvero divertire con quella spregiudicata sgregolatezza che contraddistingue il cinema di Vaughn.

martedì 11 aprile 2017

Inferno

Titolo: Inferno
Regia: Ron Howard
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 1/5

Lo studioso di simbologia professor Langdon si risveglia in una stanza di ospedale a Firenze. È ferito alla testa, ha ricordi estremamente confusi e non sa perché si trova nel capoluogo toscano. Quando una donna vestita da carabiniere fa irruzione nella casa di cura non gli resta che fuggire con l'aiuto, della giovane dottoressa Sienna Brooks. Alla base di tutto c'è un genio della genetica che ha deciso di salvare l'umanità dalla sua altrimenti inevitabile dissoluzione diffondendo un virus che riduca drasticamente il numero degli abitanti della Terra.

Siamo arrivati all'ultimo capitolo di una saga che forse se la poteva giocare con IL CODICE DA VINCI riuscendo ad essere di fondo un thriller che gioca bene sulla simbologia cristiana.
Segnò un sodalizio tra Dan Brown-Ron Howard-Tom Hanks. Avevo letto dieci anni fa il primo libro ma non ritenni necessario andare avanti.
Inferno è una bolgia senza senso di rincorse e inseguimenti, una corsa mozzafiato in un thriller complottista su un virus che vuole decimare l'umanità.
Detto così parrebbe anche interessante se non fosse che Howard non mette una goccia d'animo in questo film dirigendo due attori che non sembrano loro (Hanks è troppo affaticato mentre la Jones fuori parte completamente ormai si trova infilata in tutte le mega produzioni) e sbagliando proprio tutto dagli incubi che destano il professore, agli intrighi scontati e poco convincenti fino ad un finale che demolisce completamente tutto.
Per fortuna che almeno la saga è finita. Sui libri avendone letto solo uno non mi pronuncio, ma questa saga, fatta forse eccezione per il primo capitolo, è una schifezza che non sta ne in cielo ne in terra.


giovedì 23 febbraio 2017

Moonwalkers

Titolo: Moonwalkers
Regia: Antoine Bardou-Jacquet
Anno: 2015
Paese: Francia
Giudizio: 3/5

1969: il governo americano ha bisogno delle riprese di un falso allunaggio per battere sul tempo i russi e manda a Londra un agente della CIA traumatizzato dal Vietnam perché convinca Kubrick a girarlo. Ma si mette in mezzo lo spiantato manager di un gruppo rock, e finiscono per ingaggiare un auteur sperimentale.

Un film furbetto e divertente. Una dissacrante commedia che cerca a suo modo di creare una sorta di parodia e ironizzare sui complotti in questo caso su uno di quelli di cui si è più parlato e della rivisitazione folle, drogata, esilarante, yippie e pulp dello storico allunaggio dell'Apollo 11.
Sono davvero tante le teorie sull’allunaggio da parte del governo americano, c’è chi sostiene che negli anni ’60 non sia assolutamente avvenuto nulla e che sia stata tutta una montatura a livello socio politico nel momento più caldo della Guerra Fredda e c’è invece chi sostiene che il governo americano sia veramente riuscito a compiere quel famoso piccolo passo per l’uomo, ma grande passo per l’umanità.
Qui c'è il Nathan di MISFTIS che dovrà interpretare niente poco di meno che sir"Stanley Kubrick", Ron Perlman che da solo salva tutto il film dal momento che il resto del cast è abbastanza sopra le righe e i risultati non sempre sono soddisfacenti. Si ride ma non poi così tanto.
Perchè al di là del complotto, c'è una band che suona concerti, una lotta tra gang inglesi e americane, travestimenti e inseguimenti, sparatorie, risse, discoteche, il tutto condito da uno stile dinamico e frizzante, la parodia sulla nota “teoria del complotto” con citazioni kubrickiane e tanta ironia dal gusto british/vintage.
Alla fine al regista non interessa concentrarsi sulla verità oppure no. Cerca semplicemente di far ridere e dare vita ad una pellicola con un ritmo potentissimo, sgargiante di colori ma che alla fine sembra un trip andato male e conoscendo Jacquet posso dire che il suo precedente FUNERAL PARTY era tutt'altra cosa.




domenica 27 novembre 2016

Free Fire



Titolo: Free Fire
Regia: Ben Weathley
Anno: 2016
Paese: Gran Bretagna
Festival: TFF 34°
Sezione: Festa Mobile
Giudizio: 4/5

Nove uomini e una donna s’incontrano in un magazzino in disuso per concludere un losco affare.

Weathley ritorna di nuovo in pole position. Uno dei registi migliori di questa ultima generazione dopo diversi film intensi e particolari (Kill List, DOWN TERRACE, FIELD IN ENGLAND, Sightseers) e un'unica deviazione devastata dalle aspettative e dai critici sciacalli (High-Rise al TFF 33°sempre nella sezione Festa Mobile) che l'outsider inglese ritorna in prima linea ai festival.
Con Free Fire si ritorna ai temi e agli strumenti tipici e prediletti del regista. Humor nero, dialoghi taglienti, molta violenza, scene grottesche, dinamismo senza controllo, ritmo ai massimi livelli, azione concitata, scene surreali e paradossali e infine delle caratterizzazioni forti visto che la sua ultima opera e prima di tutto un film di attori e di recitazione (fatta eccezione per due o tre del branco) per dei personaggi eccessivi e caricati, affascinanti e stilosi quanto grezzi, romantici, manipolatori, alcolizzati, narcisisti e tossici incalliti.
L'ultima opera del regista si potrebbe definire un thriller/action/commedia ad altissima tensione senza quasi storia ma colma di azione e alcuni ma intelligenti colpi di scena e sotto-storie che danno ancora più tensione e complessità al film.
Free Fire sembra prendersi meno sul serio ma non poi così tanto, contando che il dramma insito nel film e nelle conseguenze inattese nonchè gli effetti perversi di questa carneficina hanno un taglio profondamente drammatico che seppur giocato con un'ironia macabra e travolgente (le risate sono assicurate) rimane impregnato proprio dalla sofferenza dei suoi personaggi e il loro tentativo disperato di mettersi in salvo e capire cosa è andato storto.
Siamo negli anni '70. Tutti sono vestiti in modo alternativo con giacche così spesse da diventare quasi giubbotti anti proiettili, un cast assolutamente eterogeneo dove compaiono attori americani, inglesi, italiani, etc (un'altra scelta che da il suo valore aggiunto soprattutto in lingua originale per capire al meglio alcuni dialoghi e le battute e le incomprensioni proprio sugli accenti).
E poi senza dover ricorrere agli spoiler, l'incidente scatenante, la scintilla che nasce proprio dalla manovalanza e dalle conseguenze ai danni di una donna fanno tutto il resto...un casino che nel giro di qualche battuta assume proporzioni gigantesche in una faida che trova nei suoi innumerevoli pregi quello di avere un'unica location, un magazzino abbandonato che ricorda per alcuni aspetti l'esordio di Tarantino.
Free Fire infine conferma il talento di un autore a 360° che scrive, monta, dirige, costruisce, spaziando da un genere all'altro con un divertimento, una passione e una disinvoltura ammirevole.
Il fattore più interessante del film che nessun critico ha colto è che tutti strisciano dall'inizio alla fine.

venerdì 18 novembre 2016

Jack Reacher-Punto di non ritorno

Titolo: Jack Reacher-Punto di non ritorno
Regia: Edward Zwick
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Jack Reacher ritorna con il suo marchio di giustizia nel sequel Jack Reacher: Punto di non ritorno. Susan Turner, maggiore dell'esercito che dirige la vecchia unità investigativa di Reacher, viene arrestata con l’accusa di spionaggio e Reacher, consapevole della sua innocenza, deve aiutarla ad uscire di prigione e scoprire la verità dietro una grande cospirazione del governo per proteggere i loro nomi e salvare le loro vite. Fuggitivo dalla legge, Reacher scopre un potenziale segreto del suo passato che potrebbe cambiare la sua vita per sempre.

Tom Cruise ovunque lo metti recita sempre allo stesso modo. Quasi tutti i suoi film sono uguali, dalle missioni impossibili (che tanto impossibili non sono se siamo arrivati al sesto capitolo) ai film di fantascienza. Sono davvero pochi i film in cui è riuscito ad uscire da un personaggio costellato di stereotipi grazie al talento di alcuni registi (Anderson,Mann,Kubrick).
Jack al suo secondo capitolo veste nuovamente i panni dell'ex investigatore militare che strizza l'occhio agli spy movie e sente da lontano l'aria di corruzione e spionaggio che aleggia dietro questa grande cospirazione del governo che Jack ha sempre difeso.
E'un film modesto, che strizza l'occhio al passato, coniuga tutti i luoghi comuni possibili e immaginabili (la storia d'amore con la sua collega/capo, la figlia ritrovata) si nutre delle scazzottate vecchia maniera e dei clichè dei film di genere anni '80, del rifiuto per gli effetti digitali a favore di sequenze d'azione realizzate in maniera artigianale.

Come action-movie funziona bene, narrativamente ben scandito e uno degli elementi migliori e sicuramente la lotta e la sfida con un altro contractors ingaggiato dal governo per uccidere Jack (una sorta di Ryan Gosling dei poveri). Insomma la solita corsa in giro per l'america tra una scena d'azione e un dialogo che cerca di essere ironico ma viene scandito dalla monolitica faccia di Reacher.

lunedì 3 ottobre 2016

Maryland

Titolo: Maryland
Regia: Alice Winocour
Anno: 2015
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

Vincent, un soldato francese delle forze speciali appena rientrato dall'Afghanistan, è affetto da stress post traumatico e per il momento non è autorizzato a ritornare in azione. Viene così assunto come guardia per garantire la sicurezza nella lussuosa villa del milionario libanese Imad Whalid, in Costa Azzurra, dove è stata organizzata una serata di gala. Poiché deve partire improvvisamente per Ginevra, Whalid gli chiede di sorvegliare per 48 ore la moglie Jessie e il figlio. Immerso nella vita privata della famiglia, Vincent sembra cadere vittima della paranoia, prima di scoprire che il pericolo da egli paventato sia più reale che mai.

Maryland è un film con tanti limiti, una storia che si può riassumere in una riga, dialoghi striminziti eppure nonostante tutto riesce ad essere estremamente affascinante.
E' un thriller fondato sull'angoscia, costruito con una storia che storia non è, che punta su una suggestione sonora di forte impatto seguendo il suo protagonista tra immobilità e staticità prima di alcune interessanti esplosioni di violenza. I personaggi sono fisici, parlano poco, si muovono e costruiscono i loro punti di forza con sguardi e gesti. La loro caratterizzazione spesso non va oltre un semplice accenno eppure bucano lo schermo. Schoenaerts di nuovo veste i panni di un personaggio che gli sta a puntino, il fisic du role giusto, confezionando un’ottima performance, tesa e rabbiosa, una via di mezzo tra BULLHEAD e UN SAPORE DI RUGGINE E OSSA.
C'è qualcosa in questa non-storia che lascia il sapore di incompiuto e di un esercizio di stile volutamente lasciato a metà. Eppure allo stesso tempo non riesci a smettere di seguire Vincent da un corridoio all'altro, di sentire questi suoni, questa paranoia che si consolida e che percepiamo dagli sguardi di Jesse e del suo stupore nella paura di non sapere con chi ha a che fare. Soprattutto lo stress post traumatico riesce ad essere inquadrato molto bene dandogli spazio, sofferenza, paura e quella sorta di pazzia che lascia sempre lo spettatore in balia di cosa potrebbe fare Vincent da un momento all'altro.



venerdì 23 settembre 2016

Jason Bourne

Titolo: Jason Bourne
Regia: Paul Greengrass
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Nick Parsons, ex agente della CIA, si infiltra in un ritrovo di hacker a Reykjavik per penetrare nei segreti dell'intelligence statunitense. Così facendo recupera quello che forse è il tassello mancante nella ricostruzione delle origini di Jason Bourne, uomo trasformato in una sorta di macchina omicida in seguito a un esperimento della CIA. Nicky riesce a contattare Bourne, datosi alla macchia, e l'incontro tra i due attira subito le attenzioni dei vertici di Langley, determinati a eliminare entrambi.

Mah. Boh. Perchè? A me già 007 non mi sta simpatico, trovo simpatici solo i super-idioti che hanno come protagonisti Statham o gente simile perchè hanno il doveroso compito, e loro lo sanno bene, di non prendersi sul serio.
Bourne lo fa. Dammon è sempre antipatico, qui muscoloso, butta a terra energumeni con un pugno solo, possiede il dono del teletrasporto e di far innamorare una gnocca come la Vikander, qui con l'unico ruolo da accessorio, visto che la stanno infilando dappertutto.
L'ultimo, si spera, capitolo, di una saga che ad un certo punto ha infilato pure un altro attore, Renner, è velocissimo, con un ritmo forsennato e all'avanguardia, esplode, salta, insegue, spara, uccide, s'incazza, alza la voce, si camuffa, si sorprende, insomma è una vera spia che per contro rispetto ai precedenti capitoli, qui ha la sua svolta, il colpo di scena che nessuno si aspettava e di cui non fregava niente a nessuno. Scopre il suo passato e che suo padre è stato ucciso da coloro che lui serviva fedelmente (un colpo di scena tra i più importanti del cinema del 2016)
Cosa vuoi dire a un film del genere. E'girato da dio, Greengrass si è fatto anche lui i polsi dirigendo action, non è reazionario come i film con Butler in ATTACCO AL POTERE, e dal canto suo ha un paio di scene decisamente sorprendenti.
Alla fine di tutto questo sorge spontanea la domanda...ma mio caro Jason...non potevi svegliarti un po prima visto che come McGuyver sei il più furbo e astuto del mondo.
Difendibile per tutto tranne che per una macchinosa storia che già dall'inizio ha esaurito tutto.