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venerdì 28 febbraio 2025

A real pain


Titolo: A real pain
Regia: Jesse Eisenberg
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

David e Benji, due cugini diversissimi tra loro, si ritrovano all'aeroporto. Il primo vive a Brooklyn, è sposato e ha un figlio. Il secondo è uno spirito più libero dal carattere imprevedibile. Nati a tre settimane di distanza, sono stati molto legati durante l'infanzia, poi la loro vita ha preso delle strade divergenti. Hanno così deciso di partire per la Polonia per onorare la loro amata nonna Dory scomparsa da poco e connettersi con la sua storia passata. Giunti sul posto, si uniscono a un gruppo per un tour turistico di cui fanno parte un gruppo di persone che hanno un legame o un trauma legati alla ebraicità: i nonni di Marcia sono fuggiti dall'Olocausto, Mark e Diane hanno origini ebraiche-polacche ed Eloge è sfuggito al genocidio in Ruanda e si è convertito al giudaismo in Canada. La loro guida James invece sta cercando di fare al meglio il suo lavoro. Nel corso del viaggio, tra imprevisti e situazioni tragicomiche, riemergono le tensioni del passato della loro storia familiare.

Jesse Eisenberg è ebreo e questo film sognava di farlo ormai da anni. Dopo una piece teatrale e un viaggio in Polonia si è così deciso a rendere una sorta di testimonianza al passato del suo popolo in un viaggio di formazione assieme ad un gruppo turistico costellato di traumi. E ad accompagnarlo per fortuna c'è Kieran Culkin che ormai ha dato prova di essere un attore molto poliedrico e multi sfaccettato passando da leader di un band metal a ruoli decisamente più drammatici.
La complicità tra i due cugini si avverte fin da subito e i personaggi possono liberarsi dalle loro catene e caratterizzare al meglio due distinte personalità che nella loro diversità finiscono per rispecchiarsi l'uno nell'altro. A real pain al di là del titolo è davvero un viaggio in parte doloroso ma Eisenberg prova a farcelo affrontare anche con ironia e con la sua faccia che come sempre è una maschera comica infallibile, un giovane Woody Allen dovessero mai fare un biopic

Mary e lo spirito di mezzanotte


Titolo: Mary e lo spirito di mezzanotte
Regia: Enzo d'Alò
Anno: 2023
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Mary è una bambina di undici anni appassionata alla cucina. La nonna la sostiene sempre, anche quando esaminatori saccenti non apprezzano i suoi piatti. Ma la nonna è anziana e subisce un ricovero in ospedale. Mary ne è addolorata ed aumenta nei suoi confronti le attenzioni da nipote affezionata, sostenuta in questo da una misteriosa giovane donna che è comparsa all'improvviso sul suo cammino.
 
Enzo d'Alò ci ha fatto commuovere in tutti questi anni con delle opere importanti scegliendo sempre scrittori molto famosi e racconti di formazione per ragazzi ma adattabili a tutte le età. Mary ha forse lo stile d'animazione più moderno tra le opere dell'autore, non sembra nemmeno di vedere un'opera italiana ma la si riconosce dallo stile, dai dialoghi e soprattutto da come vengono caratterizzati i personaggi. Ci sono tanti temi sociali presenti in quest'opera legati ad una sorta di fiaba moderna che solo per alcuni aspetti sembra riprendere un filone fantastico. Infatti è tutto collegato alla misteriosa figura che comparirà per dare sollievo e aiutare Mary a cercare di accettare la malattia della nonna. Si parla dell'importanza dei nostri avi, di alberi genealogici, di segreti inconfessati e di molte altre cose. Ma ciò che più conta, in questa delicata storia, è l'attenzione nell'affrontare un tema non facile da trattare come quello della malattia di una persona anziana con il conseguente distacco.

Ice Blue


Titolo: Ice Blue
Regia: Sandi Somers
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Una ragazza di 16 anni cerca di vivere una vita tranquilla in campagna con suo padre. Quando sua madre ritorna inaspettatamente dopo 10 anni, si ritrova a cercare disperatamente di districare l'oscuro passato della sua famiglia.

Ice Blue è un film indipendente passato in sordina se non in qualche festival ma sicuramente non da noi. E' un dramma con sfumature da ghost movie non nel senso horror ma in quello più apertamente legato ad un lutto e a un dramma sociale. Arielle vive con suo padre e sembra in quel confine adolescenziale dove vorrebbe provare tutto ma non riesce, in conflitto con se stessa e con un unico amico e confidente che è suo padre, l'unico a conoscere del resto come è davvero morta Maria, la madre. Ice Blue esplora il viaggio interiore e il cammino di formazione di Arielle, dai primi amori, alle feste dove conosce altri ragazze e inizia a fare le prime esperienze e soprattutto parla di trasgressione come risposta al non sapere e alla risposta a troppe domande senza risposte. Tecnicamente e anche per le prove attoriali il film è molto curato, ci sono dialoghi a volte eccessivamente didascalici e dei momenti di pathos ingenui e ridondanti ma seppur il film ci metta molto ad incalzare con un ritmo lento e soporifero almeno il climax finale prova a restituire quei colpi di scena che non ci sono mai stati per tutta la durata del film

giovedì 30 gennaio 2025

Memoir of a Snail


Titolo: Memoir of a Snail
Regia: Adam Elliot
Anno: 2024
Paese: Australia
Giudizio: 5/5

Grace è una donna di mezza età che all’ombra di un grande albero si ritrova a percorrere a ritroso tutta la sua vita, tra memorie personali e racconti altrui. Orfana di madre dalla nascita, trascorre l’infanzia e la preadolescenza in totale povertà insieme a suo fratello gemello Gilbert, l’ancora di salvezza verso cui è sempre protesa, e suo padre, un ex performer di strada, alcolizzato, goloso di liquirizie e costretto su di una sedia a rotelle da un brutto incidente. Brutalmente separati e costretti a vivere lontani, Grace e Gilbert verranno affidati a due famiglie completamente diverse: una coppia di mezza età senza figli, amanti dell’ordine, rappresentanti di una società di semafori di giorno e scambisti di notte, per Grace; una coppia di contadini ultra bigotta, con cinque figli e un’ossessione liturgica verso le mele, per Gilbert. I due si ritroveranno a essere fratelli-amici di penna – elemento autobiografico che torna presente dopo essere stato perno narrativo in Mary and Max– sognando, un giorno, di ritornare a vivere insieme.
 
Il secondo lungometraggio di Elliot è uno dei migliori film del 2024. Un capolavoro dell'animazione. Un film solido, magnetico, un concentrato di mix di generi, un film sul sociale, sui rapporti umani, sui drammi esistenziali, sulla perdita, l'abbandono, la crescita, il sacrificio, la rinascita. E' un film che per forza di cose diventa commovente, pieno di significati, maturo. Riesce a sorprendere in goni passaggio, l'animazione è perfetta, i personaggi caratterizzati come non mai e non sembra esserci mai nulla di scontato. E' un film libero e anarchico dove la vita deve essere vissuta in maniera arbitraria e dove soprattutto gli anziani sembrano aver trovato the meaning of life provando a sussurrare i segreti ai più giovani. E' un film doloroso, a tratti tremendo e brutale come la parte di Gilbert con la new family composta di fanatici religiosi. E' un'opera così matura e così piena che fa sperare come ancora ad oggi la settima arte abbia così tanto da dire sapendo devastare emozioni e sentimenti in un turbinio senza fine.

mercoledì 1 gennaio 2025

Ponoc Short Films Theatre


Titolo: Ponoc Short Films Theatre
Regia: AA,VV
Anno: 2018
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5

Eroi modesti - Ponoc Short Films Theatre è un film d'animazione antologico giapponese del 2018 realizzato dallo Studio Ponoc. Primo capitolo della serie Ponoc Short Films Theatre, è composto da tre cortometraggi, diretti rispettivamente da Hiromasa Yonebayashi, Yoshiyuki Momose e Akihiko Yamashita.
 
Prima di regalarci MARY E IL FIORE DELLA STREGA, QUANDO C'ERA MARNIE e ARIETTY, la Ponoc stava cercando la sua strada incrociando quella con lo studio Ghibli e con quella chè fino a prova contraria è l'eccellenza della scuola d'animazione nipponica. Tre cortometraggi. Un prodotto antologico dove i registi e autori si cimentano su tre storie che parlano di drammi diversi passando dal fantasy puro, al dramma sociale fino ad una storia che sembra unire ambo le parti.
Kanini & Kanino - In un mondo popolato da creature magiche, Kanīni e Kanīno sono piccoli fratelli umanoidi che vivono sott'acqua in un lago. Il padre si prende cura di loro mentre la madre incinta si è allontana per partorire in un luogo tranquillo. Quando una forte corrente porta via il padre, i fratelli intraprendono un pericoloso viaggio per trovarlo e salvarlo. Cortometraggio di formazione dove i due fratelli combatteranno un pesce enorme aiutati dal fato e alla fine riabbracceranno la propria madre e i nuovi fratelli. Sembra atingere dalle fiabe folkloristiche degli abitanti del lago
Life Ain't Gonna Lose - Shun nasce con una letale allergia alle uova. Ogni giorno, quindi, la famiglia si prodiga a proteggerlo da qualunque sostanza possa contenerne le tracce. Shun quindi deve mangiare pasti speciali a scuola, i suoi compagni di classe devono stare attenti a non sputargli addosso e ad ogni gita scolastica devono essere prese serie misure precauzionali. Allo stesso tempo, sua madre cerca di mantenere la sua carriera professionale di danzatrice. Un giorno Shun mangia inconsapevolmente qualcosa che lo mette in pericolo. Anche qui il corto inizia con un'area dell'ospedale dove vengono curati i bambini affetti da allergie. Il lavoro e la tecnica sono incredibili anche se il terzo rimane il migliore come stile d'animazione.
Invisible – Un salaryman vive nella più totale invisibilità, da emarginato venendo ignorato da tutti gli altri. In più, deve sempre portarsi appresso dei pesi per non volare via: quando un giorno quasi galleggia via quando perde l'estintore che usa per trattenersi, viene in contatto con un cieco che gli parla, facendolo sentire meglio con se stesso. L'uomo invisibile quindi improvvisamente ha l'opportunità di essere un eroe. Un film sugli invisibili della società. Una metafora potente e per certi versi kafkiana

venerdì 6 settembre 2024

Freak Orlando


Titolo: Freak Orlando
Regia: Ulrike Ottinger
Anno: 1981
Paese: Germania
Giudizio: 4/5

La storia del mondo delle origini divisa in cinque capitoli e rivisitata in chiave artistica

Tra i film più strani, ambiziosi, weird, cult, potenti e con una narrazione al di fuori di ogni schema logico per come molti spettatori potrebbero comprenderlo risiede in prima fila Freak Orlando.
Un film maturo, assurdo, pieno di contaminazioni, di generi che si amalgamano, di riflessioni socio-politiche e di metafore sui valori della società. Un'opera surreale e sperimentale, un'orgia di immagini kitsch e bellissime allo stesso tempo, in una dimensione atemporale giocata molto sull'eccesso grottesco e surreale dove nel finale abbiamo anche una sorta di gara intesa a sostenere le pari opportunità e il genere queer e molto altro ancora.
Ulrike Ottinger è una prolifica pittrice e regista tedesca la quale, ispirandosi al romanzo di Virginia Wolf “Orlando”, ha prodotto il proprio progetto più ambizioso, ovvero mettere in scena una sorta di storia del mondo dalle origini ai nostri giorni, senza però tralasciare gli aspetti più cupi dell’evoluzione, cioè gli errori, l’incompetenza, la sete di potere, la paura, la follia, la crudeltà del genere umano. La storia è divisa in cinque capitoli e il cast è quasi interamente popolato da freaks autentici, a volte manipolati anche con protesi e trucco. Nani, donne-albero, profeti con due teste, gemelli siamesi si muovono tra boschi di ispirazione favolistica e moderni centri commerciali, presentando una visione della nostra realtà rappresentata come se fosse la messa in scena di un gigantesco baraccone.


Acide


Titolo: Acide
Regia: Just Philippot
Anno: 2023
Paese: Francia
Giudizio: 3/5

Michal è finito in libertà vigilata dopo aver aggredito il suo datore di lavoro durante una sommossa operaia. Fidanzato con una collega gravemente malata, è padre della quindicenne Selma, avuta dall'ex moglie Élise, con la quale ha un rapporto spesso conflittuale. Il fragile equilibrio della famiglia dell'uomo è messo ulteriormente in crisi dall'arrivo di una perturbazione di pioggia acida che colpisce l'Europa. Costretti a condividere un drammatico viaggio verso la salvezza, Michal, Élise e Selma dovranno trovare il modo per convivere e mettersi in salvo.
 
Il cinema è da sempre sinonimo di scenari apocalittici. Alcuni si sono verificati, altri per fortuna ancora no. Acide per assurdo imbastisce una storia davvero tremenda, dove l'eco-revenge, il disaster-movie, il catastrofico e in questo caso una pioggia assassina, hanno tutti gli elementi per fare quanto di meglio potessimo aspettarci. Ed in parte è così. Philippot ha quel carattere intimista, quella poetica d'autore che nel suo far cinema cerca di denunciare le logiche imperverse di un'azienda con quel prologo in cui vediamo le sorti di Michael. Una famiglia disastrata ma non disfunzionale che nel suo avere dei piccoli pregi finisce per prendersi troppo spazio diventando un film sul sociale dove il continuo cercarsi tra Michael e Selma diventa a tratti avvilente togliendo mordente al vero leitmotiv iniziale.
Il reparto tecnico così come parte della storia è avvincente, la scena della morte di Elise è molto impattante e realistica nel non cercare facili sensazionalismi. Ma tutta questa rabbia della figlia, della perdita e l'indole passivo aggressiva di Michael finisce spesso per cercare spazi e scene che sfiorano quasi il ridicolo come quella in cui scappando dall'appartamento della mamma con il figlio destinati a morte certa, scappano con l'auto per finire impantanati e rincorrersi fino all'esito più tragico. Ma che poi che senso ha guidare per ore quando per terra la strada è completamente acida..

giovedì 16 maggio 2024

Io Capitano


Titolo: Io Capitano
Regia: Matteo Garrone
Anno: 2023
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Seydou e Moussa sono cugini adolescenti nati e cresciuti a Dakar, ma con una gran voglia di diventare star della musica in Europa. Tutti in Senegal li cautelano contro il loro progetto, in primis la madre di Seydou, ma i due sono determinati, e di nascosto intraprendono la loro grande impresa. Un viaggio che si rivelerà un'odissea attraverso il deserto del Sahara costellato dei cadaveri di quelli che non ce l'hanno fatta, le prigioni libiche e il Mediterraneo interminabile e pericoloso. I furti, le violenze e i soprusi non si conteranno, ma ci saranno anche gesti di umanità e gentilezza in mezzo all'inferno. Soprattutto, Seydou dovrà scoprire che cosa comporta mettersi al timone della propria e altrui vita in circostanze ingestibili.
 
Io Capitano racconta di un'odissea contemporanea, non un vero e proprio film sull'immigrazione perchè Seydou e Moussa scelgono volontariamente di andare in Europa al contrario di molti immigrati da cui Garrone & soci hanno preso spunto da svariati racconti per scrivere la sceneggiatura. E'un film doloroso e importante, fatto di sentimenti ma senza essere melenso quando invece riesce ad essere maliconico al punto giusto. Un'odissea nella sabbia, in mare e sul cemento, dove quello che vedrà Seydou in particolare rappresenta quel passaggio tra rendere una persona completamente folle oppure cercare di riscattarla. Perchè le violenze, gli abusi e le torture in cui incapperà rappresentano quel male nel mondo sempre meno irreale ma presente come un tumore e accettato da diversi gruppi criminali come il distintivo con cui annichilire gli immigrati.
E' un film che pur non essendo politico lo diventa quando parla degli scafisti libici che apparentemente possiedono il numero di cellulare di una ONG, e per contro il film evidenzia il rimpallo della Guardia Costiera italiana e delle autorità marittime maltesi circa il destino dei migranti. Garrone si confronta ancora una volta con qualcosa di nuovo e completamente diverso dalle sue opere precedenti. Questo coraggio e questa voglia di mettersi alla prova è rassicurante per la sua politica d'autore, per il cinema italiano e per lo spettatore che così facendo non sa mai cosa aspettarsi.

giovedì 9 maggio 2024

Regne Animal


Titolo: Regne Animal
Regia: Thomas Cailley
Anno: 2023
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

François ha appena portato suo figlio Émile a una visita medica. Poi è bloccato nel traffico quando un furgone con a bordo delle misteriose creature, deraglia. Lì c'era anche la moglie di François che, come molti altri individui, ha cominciato a trasformarsi in animale. L'uomo e il ragazzo si mettono così alla sua ricerca e sono aiutati da una poliziotta. Nel frattempo anche in Émile appaiono i primi segni della mutazione.
 
Dopo FIGHTERS-ADDESTRAMENTO DI VITA Cailley torna con un'altra opera che farà certamente discutere visto il suo essere un concentrato di generi dove comunque l'aspetto della denuncia sociale ancora una volta è predominante. Perchè qui non ci sono gli immigrati ma vengono sostituiti con i mutanti. Persone qualsiasi che cominciano a trasformarsi in bestie sviluppando una certa difficoltà a poter convivere con gli umani vista la loro natura animale.
Dal punto di vista estetico il film è meraviglioso, quasi tutte le creature sono curate con degli effetti anamorfici molto interessanti e curati nel dettaglio. E' ancora una volta un mondo che sta cambiando quello che racconta Cailley e della difficile prova di sopravvivenza soprattutto per i giovani che risultano essere meno fragili del previsto ma più ostinati e vogliosi di un cambiamento e disposti finalmente ad una ribellione.
Un film sulle pari opportunità, sul legame che si crea tra padre e figlio quando quest'ultimo comprende che la sua natura si sta trasformando e allora comincia ad andare alla ricerca dei suoi simili. Proprio Emile si troverà a dover fare la scelta più difficile decidendo da quale parte stare dopo essere rimasto forse per troppo tempo in una terra di mezzo che non lo aiuta. La paura del diverso contro la scoperta di un nuovo universo.

Palazzina Laif


Titolo: Palazzina Laif
Regia: Michele Riondino
Anno: 2023
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

1997. All'ILVA di Taranto è appena avvenuta l'ennesima morte sul lavoro, ma Caterino Lamanna, operaio addetto ai lavori di fatica nell'industria siderurgia, è pronto a darne la colpa ai sindacati. Caterino è un cane sciolto che pensa al suo imminente matrimonio con la giovane albanese Anna e si fa i fatti suoi, finché Giancarlo Basile, dirigente dell'ILVA, non lo recluta per "farsi un giro e dirgli quello che succede" in fabbrica, e resoconti in particolare le attività del sindacalista Renato Morra, che infiamma gli animi degli operai e li spinge alla ribellione. Basile offre a Lamanna la promozione a caposquadra e l'auto aziendale, ma Caterino chiede di essere mandato alla Palazzina Laf pensando che sia un luogo di privilegio riservato a pochi eletti. In realtà è un edificio in disarmo, incrocio fra una riserva indiana, un manicomio e una prigione, dove sono rinchiusi in orario di lavoro i dipendenti qualificati che hanno fatto l'onda, e che quindi sono invitati a licenziarsi o ad accettare un incarico demansionato e incoerente con la loro preparazione
 
E' pensare che sarebbe dovuto essere Elio Germano a interpretare Caterino Lamanna. Entrambi hanno vinto il David di Donatello mertitatamente per un dramma passato in sordina che racconta una vicenda davvero interessante diffusasi a macchia d'olio in Puglia. E loro due funzionano come funzionavano in PASSATO E'UNA TERRA STRANIERA. Un importante film sul lavoro, dal solido impianto civile e dagli echi grotteschi e arrabbiati che affronta una vicenda difficile ma vista sotto gli occhi di un italiano medio, un uomo povero, in primis di strumenti culturali, che non capisce la manipolazione che sta subendo e le angherie a cui sono sottoposti i colleghi.
Proprio la manipolazione ai suoi danni diventa il perno centrale attraverso cui lo spettatore assiste al susseguirsi di momenti tragici e pazzeschi in una dimensione parallela dove il confinamento porta ad una sorta di limbo composto da teatrini grotteschi, frustrazione, dal non sapere quale sarà il proprio destino, dall'accaparrarsi l'ufficio migliore fino all'alienazione e ad un ciclo infinito che non promette nulla di buono. All'impotenza di avvocati e sindacati fino al processo finale che sembra così assurdo ma allo stesso tempo così veritiero da far venir voglia di leggere Fumo sulla città di Alessandro Leogrande, scrittore e giornalista scomparso nel 2017

lunedì 15 gennaio 2024

Educazione fisica


Titolo: Educazione fisica
Regia: Stefano Cipani
Anno: 2022
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

I genitori di tre studenti di terza media vengono convocati nella palestra della scuola dalla preside. Franco, il padre di Cristian, compra e vende immobili e ha una relazione clandestina con Carmen, mamma di Giordano, mentre Aldo e Rossella, lui adibito all'accoglienza in un ospedale, sono i genitori adottivi di Arsen, un ragazzino di origine africana. La preside ha per il quartetto una notizia choc: una compagna di scuola dei loro figli li accusa di averla assalita, immobilizzata e stuprata proprio nella palestra in cui i genitori sono convenuti. E gli adulti passeranno dall'incredulità al desiderio di salvare i propri ragazzi ad ogni costo, screditando la vittima e negando qualsiasi responsabilità. Ma succederà qualcosa che renderà la situazione ancora più complicata, e metterà a prova ancor più dura le convinzioni (im)morali del gruppetto.
 
Ultimamente il cinema italiano sta tirando fuori una tematica drammatica di cui si è sempre poco vista nel cinema come gli stupri nelle scuole (nelle palestre o nei cortili) da parte di giovanotti che sembrano tranquilli e pacati. La vicenda in questo caso si concentra proprio su uno di questi fatti sondando lo scontro tra preside e i genitori degli abusatori. Devo dire che mi aspettavo un po meno ritmo e alcune scelte mi sono sembrate davvero forzate ed esagerate come quello della modalità di fuga della presid sulla pertica o la voglia di rivalsa dei genitori sempre nei suoi confronti.
Il dramma morale si sente, le riflessioni e le scelte dei genitori pur di proteggere i propri figli lasciano pensare su quanto sia difficile assumersi responsabilità e colpa.


sabato 30 settembre 2023

A thousand and one


Titolo: A thousand and one
Regia: A.V. Rockwell
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

I figli del ventre spietato di New York sono tutti uguali. Poco importa siano di pelle, idiomi e culture differenti, siano biologici, adottivi o rapiti da madri e padri reali o prestati dal destino. Sono tutti dei sopravvissuti diversamente resistenti in una metropoli che li osserva dall'alto, mentre cambia aspetto per non tradire una bussola vocazionale orientata al futuro.
 
A thousand and one è semplicemente un film stupendo, commovente e con i piedi per terra nel raccontare una storia sul sociale. Un film che parla di unione e di perdita, di ritrovamenti, di famiglia e di difficoltà. Ambientato nella Harlem tutta afro è un film di sentimenti, di bambini che vengono allontanati dagli assistenti sociali ma soprattutto della forza e della perseveranza di una donna disposta a tutto pur di ottenere ciò che vuole.
Un film semplice ma mai banale dove una coppia prova a diventare una famiglia senza sapere come fare..Inez e Lucky in questo rappresentano proprio quelle persone semplici e problematiche che discutono e litigano sempre ma credono nei valori e vogliono superare gli ostacoli e diventare quello che hanno sempre sognato pur provenendo da un'ambiente ostile come quello del carcere. Rockwell al suo esordio è pazzesco, sembra girare le scene come se le avesse sempre avute nella testa e dimostrando una sicurezza e uno stile inconfondibile.
Le interpretazioni rimangono emblematiche per un gruppo di attori sconosciuti che semplicemente vivendo queste scene riescono a dare pathos e un enfasi pazzesca.

martedì 20 dicembre 2022

Intregalde


Titolo: Intregalde
Regia: Radu Muntean
Anno: 2021
Paese: Romania
Giudizio: 4/5

Come ogni fine anno, Maria, Dan e Ilinca partecipano a un viaggio umanitario in SUV. Lungo i polverosi sentieri di montagna del villaggio rumeno di Întregalde, incontrano un vecchio che decidono di aiutare. Mentre lo accompagnano alla segheria dove dice di lavorare, la loro auto rimane bloccata in un fosso e la segheria risulta essere abbandonata. Costretti a passare la notte con il vecchio in piena demenza senile, i tre vedono le loro idee di empatia e altruismo messe a dura prova

Il cinema rumeno acquista sempre di più maggior chiarezza su dove voglia andare a gettare la sua rete impattando su un cinema di denuncia sociale e apertamente politico che ha saputo dare robustezza e complessità a situazioni spesso sminuite e un'ideologia ormai superata e contestata dalle nuove generazioni e i nuovi cineasti. In questo caso la vicenda in questione fa luce sugli aiuti umanitari, sul fatto che non agiscano per interessi personali ma senza nemmeno donarli una corona per glorificarli ma mostrandoli nella loro quotidianità, complessità ma soprattutto fragilità.
Praticamente tutto girato in un luogo incastonato tra due fiumi dove la strada percorribile sembra prendersi gioco di chi l'attraversa dove fango, lupi, orsi, gente locale (a detta di Dan più pericolosi degli stessi animali) attraversano quella zona senza nemmeno chiedersi cosa ci faccia un anziano signore ogni giorno a percorrere la stessa strada per raggiungere una segheria abandonata.
Da quando la macchina rimane bloccata, Muntean, sviluppa, tessendo delle linee narrative intense e realistiche di cui nessuna mai banale il dramma che consuma interiormente ed esteriormente i protagonisti.
Un film sulla speranza di dover a tutti i costi aiutare il prossimo, sulla scarsa fiducia e diffidenza per la gente locale quando possono rivelarsi meno pericolosi del previsto. Nel film quasi tutte le scelte e i colpi di scena avvengono nello stupore aspettandosi la mossa più crudele quando invece l'autore incalza una sua logica fatta di scelte molto misurate e dotate di logica senza mai esagerare.

Marilyn ha gli occhi neri


Titolo: Marilyn ha gli occhi neri
Regia: Simone Godano
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Diego ha dei problemi di contenimento delle frustrazioni ed è ripiegato su se stesso. Clara è affetta da mitomania, dice bugie così convincenti da convincere anche se stessa della loro veridicità. I due fanno parte di un gruppo sottoposto a riabilitazione forzata sotto la guida di uno psichiatra che tenta, non senza difficoltà, di liberarli dalla concentrazione su sé obbligandoli a gestire un ristorante per le persone del quartiere.
 
E' vero Marylin ha molte ingenuità, paradossi (per chi come me lavora in questo campo), sentimenti ed emozioni con grandi intenti ma difficilmente plausibili e molto altro ancora.
Però funziona. Un film su tematiche sociali che a differenza di altre commedie italiane viste negli ultimi anni almeno prova a non essere così melenso e banalotto, portando fragilità e soprattutto drammi di chi sembra confinato in una determinata situazione e la sua quotidianità.
Attori molto bravi devo dire, ed è sempre difficile fare questa accezzione contando che parliamo sempre degli stessi e Miriam Leone pur avendola vista poco, ha avuto poco di dare freschezza e brio ad un personaggio articolato e complesso come il solito buon Accorsi.
E poi il fatto che il film sia stato prodotto dalla Groenlandia la dice lunga sulle opere di Matteo Rovere su cui investe, cura e cerca di dare una spinta al cinema di genere italiano (anche se non è questo il caso). Rimane un film che alterna sempre momenti tragicomici a drammi realistici, malattia e cura, romanticismo e rabbia, disturbo mentale e leggerezza, incomunicabilità con il mondo esterno per paura di essere visti e far entrare lo stesso mondo esterno dentro le mura di casa, combattendo infine contro se stessi per provare a superarsi.

domenica 20 novembre 2022

Triangle of Sadness


Titolo: Triangle of Sadness
Regia: Robert Ostlund
Anno: 2022
Paese: Svezia
Giudizio: 4/5

Carl e Yaya, una coppia di modelli e influencer, sono invitati su uno yacht per una crociera di lusso. Gli eventi prendono una svolta inaspettata quando si abbatte una tempesta e mette a rischio il comfort dei passeggeri.
 
Triangle of Sadness è la dimostrazione del talento e soprattutto della furbizia di Ostlund che con FORZA MAGGIORE e SQUARE aveva già fatto capire la sua politica d'autore con opere ambiziose e complesse.
Quello che per fortuna non ha mai abbandonato la sua poetica e visione d'intenti è una certa ironia drammatica, giocando con quel senso del grottesco che in questo film, la sua opera più complessa e sontuosa, raggiunge il punto più alto.
Il film può tranquillamente dividersi in due capitoli quello sulla nave e quello sull'isola prima del climax finale così come della parte introduttiva per mostrarci il casting e questa giovane coppia di modelli ad inseguire un conceto estetico e una filosofia dove i soldi e la bellezza regolano i rapporti di potere, dove si discute di soldi ad un tavolo del ristorante e dove il concetto di bellezza e fedeltà è sempre discutibile arrivando a squalificare dalla nave un bagnino semplicemente perchè gira a petto nudo e incappa nello sguardo della disinibita Yaya.
Un film per certi aspetti meno complesso dei precedenti, più goliardico forse, più esasperato e prolisso che continua a proporre una galleria di gag alcune d'impatto ed estremamente incisive mentre altre tendono a ripetersi senza misura. Una riflessione sulla ricchezza e sul denaro, sul vendersi, svendersi e concedersi per frivolezze e infine la rivincita degli oppressi. Una metafora sul condizionamento sociale determinato dal denaro che in alcuni casi cerca e vuole essere ammutinato come nel caso del capitano alcolista, un raro americano socialista in mezzo agli europei, che lascia affondare la barca mentre farfuglia di socialismo, capitale, mezzi di produzione.

Estate di Kikujiro


Titolo: Estate di Kikujiro
Regia: Takeshi Kitano
Anno: 1999
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

Orfano di padre, il piccolo Masao, otto anni, decide di andare a cercare la madre mai vista. La vicina di casa, preoccupata per lui, lo fa accompagnare da un amico, Kikujiro, che si rivela molto più irresponsabile: lo porta a giocare alle corse dilapidandone i risparmi.
 
L'estate di Kikujiro è un road movie, un film poetico e ammirevole per come un autore come Kitano, immenso come sempre, riesca a trovare armonia e dolcezza quando parla di yakuza come quando tratta drammi umani e sociali come questo poetico film o SONATINE, HANA BI e DOLLS.
In questo caso la solitudine che in altri casi riguardava gli adulti qui prende di mira un bambino alla fine della scuola, la vita monotona con la nonna e tutti i suoi appuntamenti che con l'arrivo dell'estate terminano lasciandolo a fare i conti con se stesso dal momento che tutti gli amici che hanno una famiglia vanno in vacanza, tutti tranne lui.
E' così gli viene affidato quasi per scherzo della sorte un boss yakuza ormai sulla via del tramonto, povero in canna, costretto a farsi dare ordini da una donna e messo in una condizione che non lo vede di certo la persona più indicata a prendersi cura di un bambino.
E' così si lavora sugli opposti con la tipica ironia che contraddistingue l'autore pure in momenti disarmanti come la scena con il pedofilo, le slapstick al campeggio con lo strano incontro di personaggi lunari usciti dal teatro kabuki (tra i momenti più alti del film) oppure le scommesse sui cavalli o le scene nell'albergo. Kitano non sceglie mai momenti mielosi o scene patetiche per trovare consensi ma punta sull'umiltà di mezzi toccati con grazia, su un rapporto complesso tra due anime opposte per visioni d'intenti e per come vengono esaminati i valori di ognuno.

giovedì 12 maggio 2022

Open Wounds


Titolo: Open Wounds
Regia: Momir Milošević
Anno: 2016
Paese: Serbia
Giudizio: 3/5

L'amicizia tra Sara e Alisa finisce dopo che Sara ha parlato dei suoi impulsi sessuali. Man mano che Alisa diventa sempre più distante, Sara scende sempre più nella solitudine, portandola infine in uno stato emotivo orribile.

Oper Wounds è un dramma sul sociale con tematiche lgbt dal momento che in Serbia sono vietate le relazioni omosessuali. Dall'altra parte il sesso viene sempre più visto come valvola di sfogo e alternativa alla noia come succede per la madre di Alisa che porta in casa sempre uomini diversi. Tutto il film è girato in un ottimo b/n, la produzione è piccola e il film a basso budget riesce con mezzi e strumenti a far riflettere molto sui personaggi di Sara e Alisa caratterizzandoli al meglio anche se l'opera non è affatto esente da difetti e da limiti della sceneggiatura che aumentano la durata con scene fisse dove non succede nulla e dove seguiamo solo Sara in particolare nel suo tedio e nella disfatta. Si poteva costruire e allargare il dramma delle due protagoniste senza renderlo così minimale e silenzioso.

sabato 26 marzo 2022

Erax


Titolo: Erax
Regia: Hebru Brantley
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Nina e sua zia Opal una sera organizzano un pigiama party ma, nel bel clou della festa, dal libro che stanno leggendo "scappano" delle creature mitiche pericolose chiamate Erax, che sarà dura far rientrare tra le pagine.
 
In 13'Brantley formula una fiaba nera post contemporanea adattandola tra le mura di casa e facendo sgusciare fuori da un libro "trovato per caso" alcuni mostriciattoli in fondo neppure così cattivi.
Una famiglia disfunzionale dove è difficile intuire le pregresse mancanze, una bambina molto sveglia e una zia che prova dal canto suo a mantenere un bel rapporto con la bella nipotina.
Una maledizione, una corsa contro il tempo, uno scontro fisico contro i mostri e un libro che come per gli acchiappa fantasmi è in grado di intrappolare i mostriciattoli senza avverare la profezia che intrappolerebbe Nina e Opal dentro le mura di casa.
Senza infamia e senza lodi, Brantley sceglie un target adattabile a tutte le età, senza violenza e senza momenti particolarmente macabri. Prende la fiaba e la inserisce in un contesto reale creando così un risultato commerciale e scontato ma senza particolari difetti di forma e recitato bene con venature interessanti sul sociale.

sabato 5 marzo 2022

Non siamo più vivi


Titolo: Non siamo più vivi
Regia: AA,VV
Anno: 2022
Paese: Corea del Sud
Stagione: 1
Episodi: 12
Giudizio: 3/5

In una scuola superiore sudcoreana, in una cittadina non troppo lontana da Seoul, dilaga il bullismo. Una vittima dei prepotenti è incapace di difendersi e preside e docenti non sono riusciti ad aiutarlo. Suo padre, professore nello stesso istituto, disperato per l'impotenza decide di sperimentare su di lui un siero che ne aumenti l'aggressività. Il risultato lo trasforma però in zombie e presto l'esperimento sfugge al controllo dell'uomo, infettando una studentessa che diffonde la piaga non solo a scuola ma pure in città...
 
Una delle battute iconiche della serie riguarda il fatto che quando ormai sembra superato l'incubo pandemico del Covid arrivi questa nuova piaga del virus zombie.
Negli ultimi anni i coreani hanno dimostrato di saper trattare molto bene anche la variante horror legato agli zombie o gli infetti (perchè in questa serie non troviamo solo zombie, ma anche metà-umani e altro) basti pensare a Train to BusanPeninsula, ALIVE e Seoul Station.
Qui ci troviamo per la maggior parte degli episodi in una di quelle scuole coreane mastodontiche che sembrano l'equivalente di un campus universitario allargato. Solo verso il finale troviamo delle postazioni militari dove vengono inseriti i sospetti a fare la quarantena, una porzione di città, qualche abitazione e l'inferno da dove il professore racconta come si è sviluppato il virus con sottofondo moglie e figlio zombizzati. Ci sono tanti personaggi, perlopiù studenti, alcuni caratterizzati molto bene, altri meno. Alcuni muoiono con una facilità allarmante e altri scoprono i privilegi di essere zombizzati solo a metà per poter poi nascondere alla società la loro metamorfosi.
Ci sono tante storie raccontate su diversi piani.
Il gruppo di studenti protagonisti e le loro vicissitudini, il loro istinto di sopravvivenza, il coraggio, il sacrificio, le storie d'amore e poi i tradimenti e la vigliaccheria. Poi si strutturano parallelamente le storie dell'insegnante con una studentessa colpevole di aver trasmesso il virus ad uno studente, due arcieri facente parte della squadra nazionale che incontrano una bulletta e un altro studente, i due emarginati che vogliono farla finita ma invece periscono anche loro alle tragedie imminenti, un bullo e la sua vendetta personale nei confronti di uno studente, un padre vigile del fuoco alla ricerca della figlia e per finire l'indagine di un ispettore che cerca disperatamente il pc del professore pazzo per fermare il virus.
Racconto di formazione, la sfiducia verso le istituzioni e gli adulti, denuncia sociale, bullismo, humor e drammi sentimentali e familiari, il coming of age, All of Us Are Dead sembra non far mancare nulla in termini di intrattenimento e cliffangher usando spesso degli escamotage interessanti e non così banali. Gli unici punti deboli arrivano a volte da dialoghi troppo lenti e melensi, storie d'amore noiose e che servono solo a far passare i minuti, qualche ingenuità di troppo ma per fortuna il lato interessante è vedere ,moltissimi protagonisti morire quando uno meno se lo aspetta e come sempre la crudeltà umana che supera quella di ogni mostro.

Tre piani


Titolo: Tre piani
Regia: Nanni Moretti
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Tre piani, tre famiglie e la trama del quotidiano che logora la vita, disfa i legami, apre le ferite, consuma il dramma. Al piano terra di un immobile romano vivono Lucio e Sara, carriere avviate, spinning estremo e una figlia che parcheggiano dai vicini, Giovanna e Renato. Al secondo c’è Monica, che ha sposato Giorgio, sempre altrove, ha partorito Beatrice senza padre e ‘ha’ un corvo nero sul tavolo. All’ultimo dimorano da trent’anni Dora e Vittorio, giudici inflessibili che hanno cresciuto Andrea al banco degli imputati. Un incidente nella notte travolge un passante e schianta il muro dello stabile, rovesciando i destini e mischiando i piani.

Tre piani è un film altalenante con tante cose belle e altre noiosissime e recitate in maniera superficiale.
Tre storie che finiranno per forza in tragedia almeno apparentemente per poi livellarsi e trovare un equilibrio nel climax finale dove verranno inseriti alcuni personaggi in grado con il loro carattere di dare polso alla vicenda ed è il caso ovviamente di Tommaso Ragno e Stefano Dionisi.
Vicende reali che Moretti a voluto sondare addentrandosi in un personaggio corretto quanto scomodo nei modi e nel non saper mai essere adeguato con il proprio figlio. In questo caso l'ascesa di Andrea e la scena iconica dove prende a calci il padre è il simbolo di una famiglia in parte disfunzionale. Come dicevo con una recitazione piatta e blanda in cui i limiti di Scamarcio, della Rohrwacher e della Buy e dello stesso Moretti sono fin troppo evidenti, non manca qualche ingenuità come la rivolta dei razzisti contro gli africani nella Caritas (scena quanto mai patetica e fuori misura) la fuga di Monica e la storia d'amore con il cognato, infine la Buy che parla alla segreteria telefonica per lasciare messaggi al defunto marito. Per qualche strana ragione però nonostante poi una regia pessima, il film è riuscito a non risultare così noioso anche se spesso in alcune scene è troppo prolisso. A questo punto spero vivamente visti i limiti che rimanga l'ultimo film di Moretti dal momento che seppur salvandosi in estremo vanta tanti e troppi difetti che non vorrei rivedere.