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lunedì 15 gennaio 2024

Educazione fisica


Titolo: Educazione fisica
Regia: Stefano Cipani
Anno: 2022
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

I genitori di tre studenti di terza media vengono convocati nella palestra della scuola dalla preside. Franco, il padre di Cristian, compra e vende immobili e ha una relazione clandestina con Carmen, mamma di Giordano, mentre Aldo e Rossella, lui adibito all'accoglienza in un ospedale, sono i genitori adottivi di Arsen, un ragazzino di origine africana. La preside ha per il quartetto una notizia choc: una compagna di scuola dei loro figli li accusa di averla assalita, immobilizzata e stuprata proprio nella palestra in cui i genitori sono convenuti. E gli adulti passeranno dall'incredulità al desiderio di salvare i propri ragazzi ad ogni costo, screditando la vittima e negando qualsiasi responsabilità. Ma succederà qualcosa che renderà la situazione ancora più complicata, e metterà a prova ancor più dura le convinzioni (im)morali del gruppetto.
 
Ultimamente il cinema italiano sta tirando fuori una tematica drammatica di cui si è sempre poco vista nel cinema come gli stupri nelle scuole (nelle palestre o nei cortili) da parte di giovanotti che sembrano tranquilli e pacati. La vicenda in questo caso si concentra proprio su uno di questi fatti sondando lo scontro tra preside e i genitori degli abusatori. Devo dire che mi aspettavo un po meno ritmo e alcune scelte mi sono sembrate davvero forzate ed esagerate come quello della modalità di fuga della presid sulla pertica o la voglia di rivalsa dei genitori sempre nei suoi confronti.
Il dramma morale si sente, le riflessioni e le scelte dei genitori pur di proteggere i propri figli lasciano pensare su quanto sia difficile assumersi responsabilità e colpa.


sabato 30 settembre 2023

A thousand and one


Titolo: A thousand and one
Regia: A.V. Rockwell
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

I figli del ventre spietato di New York sono tutti uguali. Poco importa siano di pelle, idiomi e culture differenti, siano biologici, adottivi o rapiti da madri e padri reali o prestati dal destino. Sono tutti dei sopravvissuti diversamente resistenti in una metropoli che li osserva dall'alto, mentre cambia aspetto per non tradire una bussola vocazionale orientata al futuro.
 
A thousand and one è semplicemente un film stupendo, commovente e con i piedi per terra nel raccontare una storia sul sociale. Un film che parla di unione e di perdita, di ritrovamenti, di famiglia e di difficoltà. Ambientato nella Harlem tutta afro è un film di sentimenti, di bambini che vengono allontanati dagli assistenti sociali ma soprattutto della forza e della perseveranza di una donna disposta a tutto pur di ottenere ciò che vuole.
Un film semplice ma mai banale dove una coppia prova a diventare una famiglia senza sapere come fare..Inez e Lucky in questo rappresentano proprio quelle persone semplici e problematiche che discutono e litigano sempre ma credono nei valori e vogliono superare gli ostacoli e diventare quello che hanno sempre sognato pur provenendo da un'ambiente ostile come quello del carcere. Rockwell al suo esordio è pazzesco, sembra girare le scene come se le avesse sempre avute nella testa e dimostrando una sicurezza e uno stile inconfondibile.
Le interpretazioni rimangono emblematiche per un gruppo di attori sconosciuti che semplicemente vivendo queste scene riescono a dare pathos e un enfasi pazzesca.

martedì 20 dicembre 2022

Intregalde


Titolo: Intregalde
Regia: Radu Muntean
Anno: 2021
Paese: Romania
Giudizio: 4/5

Come ogni fine anno, Maria, Dan e Ilinca partecipano a un viaggio umanitario in SUV. Lungo i polverosi sentieri di montagna del villaggio rumeno di Întregalde, incontrano un vecchio che decidono di aiutare. Mentre lo accompagnano alla segheria dove dice di lavorare, la loro auto rimane bloccata in un fosso e la segheria risulta essere abbandonata. Costretti a passare la notte con il vecchio in piena demenza senile, i tre vedono le loro idee di empatia e altruismo messe a dura prova

Il cinema rumeno acquista sempre di più maggior chiarezza su dove voglia andare a gettare la sua rete impattando su un cinema di denuncia sociale e apertamente politico che ha saputo dare robustezza e complessità a situazioni spesso sminuite e un'ideologia ormai superata e contestata dalle nuove generazioni e i nuovi cineasti. In questo caso la vicenda in questione fa luce sugli aiuti umanitari, sul fatto che non agiscano per interessi personali ma senza nemmeno donarli una corona per glorificarli ma mostrandoli nella loro quotidianità, complessità ma soprattutto fragilità.
Praticamente tutto girato in un luogo incastonato tra due fiumi dove la strada percorribile sembra prendersi gioco di chi l'attraversa dove fango, lupi, orsi, gente locale (a detta di Dan più pericolosi degli stessi animali) attraversano quella zona senza nemmeno chiedersi cosa ci faccia un anziano signore ogni giorno a percorrere la stessa strada per raggiungere una segheria abandonata.
Da quando la macchina rimane bloccata, Muntean, sviluppa, tessendo delle linee narrative intense e realistiche di cui nessuna mai banale il dramma che consuma interiormente ed esteriormente i protagonisti.
Un film sulla speranza di dover a tutti i costi aiutare il prossimo, sulla scarsa fiducia e diffidenza per la gente locale quando possono rivelarsi meno pericolosi del previsto. Nel film quasi tutte le scelte e i colpi di scena avvengono nello stupore aspettandosi la mossa più crudele quando invece l'autore incalza una sua logica fatta di scelte molto misurate e dotate di logica senza mai esagerare.

Marilyn ha gli occhi neri


Titolo: Marilyn ha gli occhi neri
Regia: Simone Godano
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Diego ha dei problemi di contenimento delle frustrazioni ed è ripiegato su se stesso. Clara è affetta da mitomania, dice bugie così convincenti da convincere anche se stessa della loro veridicità. I due fanno parte di un gruppo sottoposto a riabilitazione forzata sotto la guida di uno psichiatra che tenta, non senza difficoltà, di liberarli dalla concentrazione su sé obbligandoli a gestire un ristorante per le persone del quartiere.
 
E' vero Marylin ha molte ingenuità, paradossi (per chi come me lavora in questo campo), sentimenti ed emozioni con grandi intenti ma difficilmente plausibili e molto altro ancora.
Però funziona. Un film su tematiche sociali che a differenza di altre commedie italiane viste negli ultimi anni almeno prova a non essere così melenso e banalotto, portando fragilità e soprattutto drammi di chi sembra confinato in una determinata situazione e la sua quotidianità.
Attori molto bravi devo dire, ed è sempre difficile fare questa accezzione contando che parliamo sempre degli stessi e Miriam Leone pur avendola vista poco, ha avuto poco di dare freschezza e brio ad un personaggio articolato e complesso come il solito buon Accorsi.
E poi il fatto che il film sia stato prodotto dalla Groenlandia la dice lunga sulle opere di Matteo Rovere su cui investe, cura e cerca di dare una spinta al cinema di genere italiano (anche se non è questo il caso). Rimane un film che alterna sempre momenti tragicomici a drammi realistici, malattia e cura, romanticismo e rabbia, disturbo mentale e leggerezza, incomunicabilità con il mondo esterno per paura di essere visti e far entrare lo stesso mondo esterno dentro le mura di casa, combattendo infine contro se stessi per provare a superarsi.

domenica 20 novembre 2022

Triangle of Sadness


Titolo: Triangle of Sadness
Regia: Robert Ostlund
Anno: 2022
Paese: Svezia
Giudizio: 4/5

Carl e Yaya, una coppia di modelli e influencer, sono invitati su uno yacht per una crociera di lusso. Gli eventi prendono una svolta inaspettata quando si abbatte una tempesta e mette a rischio il comfort dei passeggeri.
 
Triangle of Sadness è la dimostrazione del talento e soprattutto della furbizia di Ostlund che con FORZA MAGGIORE e SQUARE aveva già fatto capire la sua politica d'autore con opere ambiziose e complesse.
Quello che per fortuna non ha mai abbandonato la sua poetica e visione d'intenti è una certa ironia drammatica, giocando con quel senso del grottesco che in questo film, la sua opera più complessa e sontuosa, raggiunge il punto più alto.
Il film può tranquillamente dividersi in due capitoli quello sulla nave e quello sull'isola prima del climax finale così come della parte introduttiva per mostrarci il casting e questa giovane coppia di modelli ad inseguire un conceto estetico e una filosofia dove i soldi e la bellezza regolano i rapporti di potere, dove si discute di soldi ad un tavolo del ristorante e dove il concetto di bellezza e fedeltà è sempre discutibile arrivando a squalificare dalla nave un bagnino semplicemente perchè gira a petto nudo e incappa nello sguardo della disinibita Yaya.
Un film per certi aspetti meno complesso dei precedenti, più goliardico forse, più esasperato e prolisso che continua a proporre una galleria di gag alcune d'impatto ed estremamente incisive mentre altre tendono a ripetersi senza misura. Una riflessione sulla ricchezza e sul denaro, sul vendersi, svendersi e concedersi per frivolezze e infine la rivincita degli oppressi. Una metafora sul condizionamento sociale determinato dal denaro che in alcuni casi cerca e vuole essere ammutinato come nel caso del capitano alcolista, un raro americano socialista in mezzo agli europei, che lascia affondare la barca mentre farfuglia di socialismo, capitale, mezzi di produzione.

Estate di Kikujiro


Titolo: Estate di Kikujiro
Regia: Takeshi Kitano
Anno: 1999
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

Orfano di padre, il piccolo Masao, otto anni, decide di andare a cercare la madre mai vista. La vicina di casa, preoccupata per lui, lo fa accompagnare da un amico, Kikujiro, che si rivela molto più irresponsabile: lo porta a giocare alle corse dilapidandone i risparmi.
 
L'estate di Kikujiro è un road movie, un film poetico e ammirevole per come un autore come Kitano, immenso come sempre, riesca a trovare armonia e dolcezza quando parla di yakuza come quando tratta drammi umani e sociali come questo poetico film o SONATINE, HANA BI e DOLLS.
In questo caso la solitudine che in altri casi riguardava gli adulti qui prende di mira un bambino alla fine della scuola, la vita monotona con la nonna e tutti i suoi appuntamenti che con l'arrivo dell'estate terminano lasciandolo a fare i conti con se stesso dal momento che tutti gli amici che hanno una famiglia vanno in vacanza, tutti tranne lui.
E' così gli viene affidato quasi per scherzo della sorte un boss yakuza ormai sulla via del tramonto, povero in canna, costretto a farsi dare ordini da una donna e messo in una condizione che non lo vede di certo la persona più indicata a prendersi cura di un bambino.
E' così si lavora sugli opposti con la tipica ironia che contraddistingue l'autore pure in momenti disarmanti come la scena con il pedofilo, le slapstick al campeggio con lo strano incontro di personaggi lunari usciti dal teatro kabuki (tra i momenti più alti del film) oppure le scommesse sui cavalli o le scene nell'albergo. Kitano non sceglie mai momenti mielosi o scene patetiche per trovare consensi ma punta sull'umiltà di mezzi toccati con grazia, su un rapporto complesso tra due anime opposte per visioni d'intenti e per come vengono esaminati i valori di ognuno.

giovedì 12 maggio 2022

Open Wounds


Titolo: Open Wounds
Regia: Momir Milošević
Anno: 2016
Paese: Serbia
Giudizio: 3/5

L'amicizia tra Sara e Alisa finisce dopo che Sara ha parlato dei suoi impulsi sessuali. Man mano che Alisa diventa sempre più distante, Sara scende sempre più nella solitudine, portandola infine in uno stato emotivo orribile.

Oper Wounds è un dramma sul sociale con tematiche lgbt dal momento che in Serbia sono vietate le relazioni omosessuali. Dall'altra parte il sesso viene sempre più visto come valvola di sfogo e alternativa alla noia come succede per la madre di Alisa che porta in casa sempre uomini diversi. Tutto il film è girato in un ottimo b/n, la produzione è piccola e il film a basso budget riesce con mezzi e strumenti a far riflettere molto sui personaggi di Sara e Alisa caratterizzandoli al meglio anche se l'opera non è affatto esente da difetti e da limiti della sceneggiatura che aumentano la durata con scene fisse dove non succede nulla e dove seguiamo solo Sara in particolare nel suo tedio e nella disfatta. Si poteva costruire e allargare il dramma delle due protagoniste senza renderlo così minimale e silenzioso.

sabato 26 marzo 2022

Erax


Titolo: Erax
Regia: Hebru Brantley
Anno: 2022
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Nina e sua zia Opal una sera organizzano un pigiama party ma, nel bel clou della festa, dal libro che stanno leggendo "scappano" delle creature mitiche pericolose chiamate Erax, che sarà dura far rientrare tra le pagine.
 
In 13'Brantley formula una fiaba nera post contemporanea adattandola tra le mura di casa e facendo sgusciare fuori da un libro "trovato per caso" alcuni mostriciattoli in fondo neppure così cattivi.
Una famiglia disfunzionale dove è difficile intuire le pregresse mancanze, una bambina molto sveglia e una zia che prova dal canto suo a mantenere un bel rapporto con la bella nipotina.
Una maledizione, una corsa contro il tempo, uno scontro fisico contro i mostri e un libro che come per gli acchiappa fantasmi è in grado di intrappolare i mostriciattoli senza avverare la profezia che intrappolerebbe Nina e Opal dentro le mura di casa.
Senza infamia e senza lodi, Brantley sceglie un target adattabile a tutte le età, senza violenza e senza momenti particolarmente macabri. Prende la fiaba e la inserisce in un contesto reale creando così un risultato commerciale e scontato ma senza particolari difetti di forma e recitato bene con venature interessanti sul sociale.

sabato 5 marzo 2022

Non siamo più vivi


Titolo: Non siamo più vivi
Regia: AA,VV
Anno: 2022
Paese: Corea del Sud
Stagione: 1
Episodi: 12
Giudizio: 3/5

In una scuola superiore sudcoreana, in una cittadina non troppo lontana da Seoul, dilaga il bullismo. Una vittima dei prepotenti è incapace di difendersi e preside e docenti non sono riusciti ad aiutarlo. Suo padre, professore nello stesso istituto, disperato per l'impotenza decide di sperimentare su di lui un siero che ne aumenti l'aggressività. Il risultato lo trasforma però in zombie e presto l'esperimento sfugge al controllo dell'uomo, infettando una studentessa che diffonde la piaga non solo a scuola ma pure in città...
 
Una delle battute iconiche della serie riguarda il fatto che quando ormai sembra superato l'incubo pandemico del Covid arrivi questa nuova piaga del virus zombie.
Negli ultimi anni i coreani hanno dimostrato di saper trattare molto bene anche la variante horror legato agli zombie o gli infetti (perchè in questa serie non troviamo solo zombie, ma anche metà-umani e altro) basti pensare a Train to BusanPeninsula, ALIVE e Seoul Station.
Qui ci troviamo per la maggior parte degli episodi in una di quelle scuole coreane mastodontiche che sembrano l'equivalente di un campus universitario allargato. Solo verso il finale troviamo delle postazioni militari dove vengono inseriti i sospetti a fare la quarantena, una porzione di città, qualche abitazione e l'inferno da dove il professore racconta come si è sviluppato il virus con sottofondo moglie e figlio zombizzati. Ci sono tanti personaggi, perlopiù studenti, alcuni caratterizzati molto bene, altri meno. Alcuni muoiono con una facilità allarmante e altri scoprono i privilegi di essere zombizzati solo a metà per poter poi nascondere alla società la loro metamorfosi.
Ci sono tante storie raccontate su diversi piani.
Il gruppo di studenti protagonisti e le loro vicissitudini, il loro istinto di sopravvivenza, il coraggio, il sacrificio, le storie d'amore e poi i tradimenti e la vigliaccheria. Poi si strutturano parallelamente le storie dell'insegnante con una studentessa colpevole di aver trasmesso il virus ad uno studente, due arcieri facente parte della squadra nazionale che incontrano una bulletta e un altro studente, i due emarginati che vogliono farla finita ma invece periscono anche loro alle tragedie imminenti, un bullo e la sua vendetta personale nei confronti di uno studente, un padre vigile del fuoco alla ricerca della figlia e per finire l'indagine di un ispettore che cerca disperatamente il pc del professore pazzo per fermare il virus.
Racconto di formazione, la sfiducia verso le istituzioni e gli adulti, denuncia sociale, bullismo, humor e drammi sentimentali e familiari, il coming of age, All of Us Are Dead sembra non far mancare nulla in termini di intrattenimento e cliffangher usando spesso degli escamotage interessanti e non così banali. Gli unici punti deboli arrivano a volte da dialoghi troppo lenti e melensi, storie d'amore noiose e che servono solo a far passare i minuti, qualche ingenuità di troppo ma per fortuna il lato interessante è vedere ,moltissimi protagonisti morire quando uno meno se lo aspetta e come sempre la crudeltà umana che supera quella di ogni mostro.

Tre piani


Titolo: Tre piani
Regia: Nanni Moretti
Anno: 2021
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Tre piani, tre famiglie e la trama del quotidiano che logora la vita, disfa i legami, apre le ferite, consuma il dramma. Al piano terra di un immobile romano vivono Lucio e Sara, carriere avviate, spinning estremo e una figlia che parcheggiano dai vicini, Giovanna e Renato. Al secondo c’è Monica, che ha sposato Giorgio, sempre altrove, ha partorito Beatrice senza padre e ‘ha’ un corvo nero sul tavolo. All’ultimo dimorano da trent’anni Dora e Vittorio, giudici inflessibili che hanno cresciuto Andrea al banco degli imputati. Un incidente nella notte travolge un passante e schianta il muro dello stabile, rovesciando i destini e mischiando i piani.

Tre piani è un film altalenante con tante cose belle e altre noiosissime e recitate in maniera superficiale.
Tre storie che finiranno per forza in tragedia almeno apparentemente per poi livellarsi e trovare un equilibrio nel climax finale dove verranno inseriti alcuni personaggi in grado con il loro carattere di dare polso alla vicenda ed è il caso ovviamente di Tommaso Ragno e Stefano Dionisi.
Vicende reali che Moretti a voluto sondare addentrandosi in un personaggio corretto quanto scomodo nei modi e nel non saper mai essere adeguato con il proprio figlio. In questo caso l'ascesa di Andrea e la scena iconica dove prende a calci il padre è il simbolo di una famiglia in parte disfunzionale. Come dicevo con una recitazione piatta e blanda in cui i limiti di Scamarcio, della Rohrwacher e della Buy e dello stesso Moretti sono fin troppo evidenti, non manca qualche ingenuità come la rivolta dei razzisti contro gli africani nella Caritas (scena quanto mai patetica e fuori misura) la fuga di Monica e la storia d'amore con il cognato, infine la Buy che parla alla segreteria telefonica per lasciare messaggi al defunto marito. Per qualche strana ragione però nonostante poi una regia pessima, il film è riuscito a non risultare così noioso anche se spesso in alcune scene è troppo prolisso. A questo punto spero vivamente visti i limiti che rimanga l'ultimo film di Moretti dal momento che seppur salvandosi in estremo vanta tanti e troppi difetti che non vorrei rivedere.


venerdì 4 febbraio 2022

Innocents


Titolo: Innocents
Regia: Eskil Vogt
Anno: 2021
Paese: Norvegia
Giudizio: 4/5

Durante una luminosa estate nordica, un gruppo di bambini rivela i propri poteri, tanto oscuri quanto misteriosi, solo quando gli adulti non vedono.

Un'altra pellicola sulla presunta innocenza dei bambini. Poteri soprannaturali ESP che vanno dalla telepatia, alla chiaroveggenza fino alla precognizione e alla capacità di creare allucinazioni in maniera inizialmente non consapevole e per la prima volta uno scontro solo tra pari dove gli adulti sono azzerati o meglio un contorno che non sembra accorgersi di nulla, lasciando ai piccoli protagonisti conflitti e approcci. Un coming of age, un viaggio di formazione per la piccola protagonista ma anche per chi le sta attorno come la sorella autistica e pochi gregari che abitano vicino a lei.
L'innocenza perduta o l'empatia di saper percepire quando si sta superando un confine. Vogt con strumenti psicologici e pedagogici mette alla prova le capacità di alcuni bambini nel cercare di capire cosa è bene e cosa è male. Cosa è lecito o cosa no. Se schiacciare il cranio ad un gatto inerme e ferito è divertimento oppure nasconde una crudeltà e un sadismo a cui è difficile dare voce fino a che non esplode azzerando ogni barriera (l'uccisione della madre). Un horror minimale e sofisticato , originale quanto ambizioso regalando interpretazioni incredibili, riuscendo a far commuovere quando vengono trattate tematiche sociali legate alla malattia e al potere della guarigione. Un film semplice e lento, dove l'atmosfera, l'audio e i primi piani sugli occhi dei bambini sembrano voler agire e rimanere impressi ancora più dei gesti e delle scene d'azione centellinate ad hoc.

domenica 23 gennaio 2022

Antlers


Titolo: Antlers
Regia: Scott Cooper
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Julia Meadows è tornata ad abitare nella cittadina dell'Oregon di cui è originaria dopo la morte del padre, dai cui abusi era fuggita. Vive nella casa di famiglia assieme al fratello Paul, che è diventato lo sceriffo locale e la accoglie con sentimenti contrastanti. Julia insegna nella scuola della cittadina ed è colpita dalla situazione del piccolo Lucas, un suo alunno, vessato dai bulli della classe e segnato da una condizione familiare precaria. Lucas infatti, orfano di madre, vive con il fratellino Aiden e con il padre Frank, tossicodipendente e spacciatore. Quello che Julia non sa è che la situazione di Lucas è assai più complicata: il padre si è trasformato in qualcosa di mostruoso e vive confinato in una stanza chiusa dall'esterno insieme ad Aiden, anche lui colpito da una strana malattia.
 
Film sul Wendigo non mancano di certo. Dalla Troma con Frostbiter-Wrath of the Wendigo fino a King che lo ricorda in parte con a Pet Sematary(2019), fino a Dark was the night e WENDIGO. Insomma il mito e il folklore locale viene di nuovo tirato in ballo nel film che forse meglio di tutti riesce a palesare il mostro e a parlare di drammi sociali, disuguaglianze, malessere, dipendenza e tanto altro ancora.
Antlers tradotto da noi beceramente Spirito insaziabile ha dalla sua uno straordinario piccolo co-protagonista capace in poche espressioni e gesti (come quello di procurare, tagliuzzare e spolpare il cibo per la famiglia) di dare pathos e carattere nonchè emotività ad un film che segue diverse sotto trame non per ultima quella dell'abuso.
Scott Cooper è conosciutissimo. HOSTILES, Out of FornaceBlack MassCrazy Heart e poi dal nulla un horror. Un autore capace di caratterizzare molto bene i personaggi, di dare atmosfera alla storia, di rendere significativo ogni silenzio e di riuscire con delle inquadrature pulite e spesso inquietanti a rendere con le immagini più di quanto possa fare un dialogo.
Sporco, a tratti brutale (più nell'uccisione del bambino che della preside) a dare lustro e sostanza con un finale che rifugge ad un happy ending, magari non così originale ma sicuramente funzionale alla narrazione.

venerdì 21 gennaio 2022

Ragazza di Stillwater


Titolo: Ragazza di Stillwater
Regia: Tom McCarthy
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Bill, un operatore di piattaforme petrolifere dell'Oklahoma, si reca a Marsiglia per dimostrare che sua figlia, con la quale non ha alcuna relazione e che è ora in prigione per un crimine che non ha commesso, è innocente.
 
A volte è bello sbagliarsi. Mi ero fatto delle idee di dove andasse a parare il film, ripercorrendo strade ormai scontate che conosciamo a memoria. E invece pur non essendo alla fine chissà cosa, l'ultima opera di McCarthy ormai rinato con un cinema decisamente più maturo, sigla un dramma dolorosissimo per come affronta la vicenda, per come caratterizza i personaggi.
Lavora sulle colpe, le responsabilità singole e genitoriali, l'amor proprio e ciò che si può arrivare a fare per difendere i propri figli pur sapendo la verità e pur sapendo di quali colpe si sono macchiati. Con un finale pesante ma quanto mai attuale a non cercare nulla di melenso e soprattutto con un happy ending, Bill e Allison finiscono per guardarsi negli occhi sapendo ognuno cosa nasconde e che cosa ha realmente fatto l'altro. Complici di un segreto destinato a distruggerli.
Un film che richiama tanti episodi di cronaca successi negli ultimi anni, anche in questo caso la scelta di ambientarlo a Marsiglia non è un caso soprattutto quando i protagonisti sono americani che scontano una colpevolezza in un paese straniero senza poter sfuggire alle leggi locali.
Matt Damon, invecchiato e imbolsito, si misura con un personaggio molto complesso capace di infastidire per questa sua mentalità a volte conservatrice e bigotta figlia di un certo pensiero conservatore del suo paese, ma dall'altro riesce come padre a dare tantissime sfaccettature in ogni sua frase, pensiero e azione che compie.

I am all girls


Titolo: I am all girls
Regia: Donovan Marsh
Anno: 2021
Paese: Sudafrica
Giudizio: 3/5

La storia è incentrata sulle detective Ntombizonke e Jodie Snyman, costrette a "lottare contro i loro oscuri segreti" mentre danno la caccia a un'organizzazione che gestisce un giro di prostituzione minorile. Un giro che coinvolgeva anche importanti figure politiche.

I am all girls è un film spiazzante. Da un lato ha un sacco di cose da dire, da denunciare e tocca tematiche che seppur già affrontate sono sempre attuali e interessanti nella loro drammaticità.
La vendita di bambini presi da villaggi poveri da usare come toy boy o toy girl da parte di borghesi di ogni forma e luogo. Lo straziante mercato che c'è dietro e tutte le dinamiche che col denaro sembrano chiudere un occhio e tollerare questo abominio. La difficoltà a seguire con le indagini affari così delicati dove spesso dietro ci sono persone di potere difesi dalle istituzioni.
E poi c'è questa brutale vendetta da parte di una delle orfane vittime di questa "tratta" che ha deciso di giustiziare i responsabili marchiando sul petto dei colpevoli le iniziali delle vittime.
Molto sbilanciato nella sua messa in scena, nell'individuare le direzioni da prendere e sapendole incanalare nella maniera più esatta. Poliziesco, thriller, dramma, denuncia sociale, revenge, storie personali e sentimentali. E' un peccato vedere intenti così ambiziosi e attuali alla deriva di una messa in scena che alla fine si riassume con un revenge movie anche abbastanza inverosimile per alcuni aspetti. Eppure ha il merito di rimanere impresso nella memoria.

martedì 28 dicembre 2021

Nitram


Titolo: Nitram
Regia: Justin Kurzel
Anno: 2021
Paese: Australia
Giudizio: 4/5

Nitram vive con sua madre e suo padre nella periferia dell'Australia a metà degli anni '90. Vive una vita di isolamento e frustrazione per non essere mai in grado di adattarsi. Questo finché non trova inaspettatamente un caro amico in un'ereditiera solitaria, Helen. Tuttavia, quando quella relazione incontra una fine tragica e la solitudine e la rabbia di Nitram crescono, inizia una lenta discesa che porta al disastro.
 
Kurzel è uno dei registi contemporanei più interessanti. Il suo cinema dimostra sempre un'assenza di limiti ma uno spirito libero e anarchico di raccontare ciò di cui sente bisogno (facendo un eccezione per l'osceno ASSASSIN'S CREED). Ha fatto poco ma quello che ha fatto gli è riuscito bene e soprattutto riesce a dare fastidio. True history of Kelly Gang e Snowtown Murders sono pellicole molto diverse e a loro modo complesse come quest'ultimo film, forse il più complesso in assoluto per intenti e struttura della storia oltre che caratterizzare un personaggio folle e intenso regalandolo ad una promessa del cinema come Caleb Landry Jones.
Di serial killer ne abbiamo conosciuti nel corso del cinema moltissimi. Sono stati ripresi e sondati in svariate formule dalle stragi alla lenta follia fino al punto di vista di terzi che gli hanno osservati come testimoni, ostaggi o ancora con il punto di vista degli ispettori di polizia.
Nitram però è un'altra cosa. Un film formidabile, inquietante quanto poetico e meraviglioso, il quale da molto spazio al giovane Caleb per trovare una catarsi con il personaggio, probabilmente il più interessante, romantico e spietato serial killer degli ultimi anni.
La sua infanzia difficile e di quando finì per la prima volta in televisione finendo al pronto soccorso per essersi sparato dei petardi addosso, all'inesorabile disagio psichico e la sua crescita in una famiglia disfunzionale dove una madre anaffettiva sembra altalenarsi con un padre troppo affettivo.
Un ritratto psicologico in una vita priva di affetti dove l'unico che troverà sarà complice di un altro tipo di disagio, come gli outsider che si attraggono l'uno con l'altro. Kurziel è abile nel mettere in scena la follia dell'essere umano, senza mai giudicare o assolvere o maturare intenzioni assolutorie o voglie di condanna. Non a caso il film termina nel momento decisivo prima del massacro di Port Arthur del '96


venerdì 24 dicembre 2021

Strappare lungo i bordi


Titolo: Strappare lungo i bordi
Regia: Zerocalcare
Anno: 2021
Paese: Italia
Stagione:1
Episodi: 6
Giudizio: 3/5

Ambientata nell'universo del fumettista Zerocalcare, la serie racconta, attraverso flashback e aneddoti, le vicende di Zero, Sarah e Secco, diretti verso qualcosa di incredibilmente difficile.
 
Zerocalcare piace e non piace. E sti cazzi. D'altronde è meglio così.
Uno che piace a tutti non andrebbe nemmeno bene. Strappare lungo i bordi come per la saga sul Covid passata su youtube e anch'essa una lunga enciclica molto personale e soggettiva su come Zero percepisce il mondo, le ingiustizie, il malessere personale e sociale che lo circonda, le amicizie, le istituzioni, la famiglia e tutto il resto.
Dice la sua strappando qualche volta una risata o un sorriso, non alza mai troppo i toni e per la tragedia che racconta questa mini serie ho incontrato diverse analogie con l'ultimo SCHELETRI.
L'approfondimento umano e sociale che ho apprezzato in questa mini serie che si lascia vedere tutta di un botto è quella di aver ancora una volta sottolineato la velocità con cui corriamo in quest'epoca post moderna senza accorgerci che alcune persone care che ci stanno attorno possano essere portatori di un male interiore enorme. A volte chiedono aiuto, a volte non ci riescono, a volte cercano di darci dei segnali ma spesso e volentieri in un'epoca sempre più emarginata ad essere egoista e consumista non c'è ne accorgiamo e quando infine succede potrebbe essere troppo tardi

domenica 21 novembre 2021

Poison for the fairies


Titolo: Poison for the fairies
Regia: Carlos Enrique Taboada
Anno: 1984
Paese: Messico
Giudizio: 4/5

Una bambina arriva in una nuova scuola. lei è facilmente suggestionabile e diventa preda inconsapevole di una compagna di classe che invece più per vezzo che per cattiveria è capace di suggestionarla raccontandole storie di streghe, fino alle estreme conseguenze.
 
Il Messico e le streghe. Veneno para las hadas in realtà è molto di più. E'un dramma sociale, un film di formazione, sulle diseguaglianze, sull'importanza delle storie e della suggestione delle fiabe sui bambini, un film che parla di come viene iniziata una bambina, come vengano portati avanti dei rituali. Lo sposalizio con il male, il voler essere una strega, l'innocenza perduta, l'abbandono totale al male. Il film di Taboada è importantissimo è sigla come viene stipulato un patto col demonio e come venga sviluppato un crescendo di simbolismi e simbologie per arrivare all'obbiettivo finale.
Flavia in particolare subisce il fascino delle storie raccontate dalla Nenia la quale non si rende conto di cosa stiano provocando nella bambina. Veronica d'altra parte è colei che viene ipnotizzata da Flavia e cerca senza riuscirci di staccarsi dal suo capezzale, combattuta da un fascino perverso per il male e l'istinto che le dice di scegliere il bene. Il film poi ha una semplicità nel mettere in scena tutte le componenti scegliendo quasi sempre la luce e parlando di tenebra, senza mostrare mai gli adulti in viso ma lasciandoli di spalle o a mezzo busto, fatta eccezione per la maestra di piano di Flavia vediamo in viso solo quando è morta. Un finale poi di una cattiveria tale da scardinare tutte le certezze dello spettatore, arrivando come nel capolavoro spagnolo di Narciso Ibáñez Serrador, a sostenere che in fondo i bambini non sono così innocenti.

Ciao Alberto


Titolo: Ciao Alberto
Regia: McKenna Harris
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Dopo che Luca è andato a Genova insieme a Giulia per studiare, Alberto resta a Portorosso per lavorare con il burbero padre di Giulia, Massimo. Insieme a loro il gatto Machiavelli.
 
Ho visto l'ultimo commovente corto della Pixar, sequel del film LUCA che ancora non ho avuto il tempo di vedere. Cosa vogliamo dire di un team che ormai ha sdoganato tutto il talento che possiede regalando opere preziose, socialmente toccanti e con una freschezza e una semplicità rara di questi tempi. Tra le industrie più potenti per quanto concerne l'animazione moderna, Ciao Alberto è l'ennesimo prodotto Pixar che sonda un emozionante rapporto tra un bambino e un adulto in alcuni scorci e scene emblematiche in grado di riassumere tematiche complesse e facenti parte di quella che rimane la crescita e il percorso di formazione di un giovane adulto con un potere speciale.

mercoledì 20 ottobre 2021

Shift


Titolo: Shift
Regia: Alessandro Tonda
Anno: 2020
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Bruxelles. In un liceo due studenti di origine araba sparano sui loro compagni al grido di Allah Akbar e uno dei due si fa esplodere, lanciando chiodi e viti da una cintura carica di detonanti. Adamo, immigrato italiano in Belgio, e Isabelle, madre belga di un ragazzo per metà tunisino, guidano una delle ambulanze che arriva sul luogo della tragedia e caricano uno dei ragazzi feriti. Ma il ragazzo, Eden rinominato Hicham dalla jihad, è il complice dell'attentatore, e ha addosso un'altra cintura esplosiva. Da quel momento Adam e Isabelle attraverseranno la città senza sapere se usciranno vivi dalla loro ambulanza
 
Shift per il cinema italiano è un progetto ambizioso e coraggioso. Gli attentati nelle scuole ad opera di giovani estremisti e fanatici religiosi non sono materia nuova per il cinema ma per il nostro paese, anche se ambientato a Bruxelles, direi proprio di sì. Fin dall'inizio il cinema di Tonda (giovane regista e speriamo promessa) si fa notare per uno stile e un ritmo decisamente incalzante, si vede la sua gavetta per le più importanti serie tv italiane di genere, e praticamente fatta eccezione per l'indagine della polizia e i parenti del giovane terrorista, tutto è ambientato in un'ambulanza con due infermieri e il ragazzo che minaccia di farsi esplodere. Il film ha dalla sua un primo atto davvero sviluppato quasi alla perfezione con la scena dentro la scuola suggestiva quanto macabra dove vediamo ragazzi fatti a pezzi e uccisi con armi da fuoco.
Thriller, poliziesco, azione, temi sociali come quelli legati alla famiglia di Eden che non sa affatto cosa abbia deciso di abbracciare il figlio e come sia stato ribattezzato per diventare una nuova cellula. Infine la corsa contro il tempo e le diseguaglianze sociali fra l'immigrazione araba nel nord Europa e la mancanza di integrazione di una comunità confinata nei quartieri disagiati e afflitta dalla disoccupazione. Senza nessun eccesso di spettacolarizzare niente e nulla, il film rimane molto umile dimostrando una voglia di esplorare i generi e affrontare un certo cinema seminale che in Italia fatta eccezione per qualche raro esempio, praticamente non esiste.


mercoledì 2 giugno 2021

Adoration


Titolo: Adoration
Regia: Fabrice Du Welz
Anno: 2019
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

Il dodicenne Paul vive con sua madre nell'istituto dove lei lavora come infermiera. Quando incontra Gloria, decide di fuggire con lei

Il mio amore per Du Welz nacque dopo il suo esordio alla regia con Calvaire.
Successivamente per il regista belga ci sono state opere molto disturbanti e originali con rare eccezioni come i lavori da mestierante in America. Con Adoration dopo Alleluia Du Welz si concentra di nuovo su un dramma sociale in questo caso sulle spalle di due bambini, di Paul in particolare e la scoperta del mondo e dell'amore al fianco di una piccola Gloria a metà tra un disturbo borderline e una schizofrenia. Per Paul la sfida diventa quella di doversi elevare a figura genitoriale, compagno, amico e molto altro nei confronti di Gloria. In questo viaggio di formazione non mancano gli incontri, la vendetta, la fuga, l'amore, la scoperta ma più di tutto una libertà inusuale attorniata da gregari e figure adulte che non sanno come comportarsi con questi due giovani adulti, la loro fragilità e i loro tabù. Adoration ci porta dentro la natura, dentro i sentimenti e le emozioni di due protagonisti che nell'adorazione generale scoprono la vita e alcuni misteri di essa con una complicità e una sete enorme.
Adoration ha quella caratteristica tipica dell'autore che rimanda non solo al dramma Alleluia ma soprattutto a Vinyan per prediligere una storia immersiva, che lavora con i sensi, con le emozioni, con le immagini e con l’ambiente, piuttosto che con i dialoghi o con le trovate di sceneggiatura.