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martedì 12 gennaio 2021

Undine


Titolo: Undine
Regia: Christian Petdzold
Anno: 2020
Paese: Germania
Giudizio: 4/5

Undine lavora come storica presso il Märkisches Museum di Berlino: il suo compito è spiegare ai visitatori i plastici che raffigurano la città nei suoi progressivi stadi evolutivi. Undine è appena stata lasciata da Johannes, nonostante lui abbia giurato di amarla per sempre. All'improvviso, però, nel bar del museo compare il sommozzatore Christoph, ed è amore a prima vista. Undine ricostruisce la sua vita come Berlino ha ricostruito molteplici volte sé stessa, ma una sera Christoph la chiama infuriato perché si sente tradito da lei, dal momento che non gli mai rivelato l'esistenza di Johannes. Come farà Undine a ricucire con Cristoph? E riuscirà a vendicarsi di Johannes, come aveva promesso prima di essere abbandonata?

Undine è una progressione di eventi distorti e discordanti, eppure proprio nelle domande che verso il finale affiorano nella mente dello spettatore, riesce a raccontare una storia d'amore con un dramma e una sorta di montaggio e simbologie inaspettato e stranamente ipnotico. Se ci mettiamo pure che Petdzold è un regista atipico in grado come in questo caso di inserire addirittura elementi folkloristici come le ondine, o undine, creature leggendarie elencate fra gli elementali dell'acqua nelle opere sull'alchimia di Paracelso, il film è un continuum di trovate e soprese. Le ondine sono parte del folklore europeo, in cui appaiono descritte, in genere, come creature affini alle fate; il nome può essere usato anche per altri spiriti acquatici simili. Undine è un film stratificato e in parte complesso in grado di mischiare elementi ed etichette come quelle di una fiaba contemporanea che attinge a un mito antico riscritto in età romantica e darle quella spinta di post contemporaneità parlando di costruzione e distruzione di Berlino come nella vita della protagonista. Il film parla chiaro e inizia in modo inconsueto con quella frase "Dovrei ucciderti" che Undine sopraffatta dalla disperazione sciorina a Johannes prima di recarsi a lavoro e proclamare il monologo sulla distruzione che sembra più che mai affacciarsi come dalla finestra sulla sua vita personale e di chi le sta intorno. Verso un finale onirico dove tra immersioni e dispersioni, Cristoph e Undine nel suo rincorrersi da un treno all'altro, da un amore all'altro e la paura e il dramma della gelosia, si imbattono in uno scenario shakespiriano alla Romeo e Giulietta con quel pesce gatto immerso e con una immancabile citazione a Verne e il suo universo sottomarino.