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martedì 11 maggio 2021

Raya e l’ultimo drago


Titolo: Raya e l’ultimo drago
Regia: Don Hall
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

500 anni fa la nazione di Kumandra univa popoli differenti sotto il pacifico presidio dei Draghi. Finché i Druun, entità malvagie, non si sono diffusi tra gli uomini, agevolati dalla loro cupidigia e discordia, finendo per trasformare ogni forma vivente in pietra. Solo il sacrificio dei Draghi permise all'umanità di salvarsi: il segreto del loro potere è rimasto racchiuso in una gemma magica, unica arma di difesa contro i Druun. Oggi Kumandra non esiste più, divisa tra nazioni belligeranti, che corrispondono ad altrettante "parti" del drago: Zanna, Artiglio, Cuore, Dorso e Coda. Raya, principessa di Cuore, prova a tendere la mano verso Namaari, giovane figlia della regina di Zanna, ma la fiducia in quest'ultima porterà a una terribile disgrazia e al ritorno dei Druun.

La Disney dopo le parentesi dei sequel usciti a profusione sull'onda di classici di successo e i due film remake in live action sceglie finalmente un film che sembra allargare ancora di più gli orizzonti, i generi e gli spazi aperti con OCEANIA. Raya esplora innumerevoli mondi, è a suo modo un post-apocalittico, con l'umanità divisa in gruppi e pronta a vendere cara la pelle nonostante il male (una massa demoniaca gassosa che trasforma in pietra) sia sempre in agguato allargandosi e confinando sempre di più le comunità grazie all'acqua a cui queste entità non possono avvicinarsi.
Una leggenda, i draghi, la profezia, Raya e il desiderio di salvare suo padre, liberare i draghi, sconfiggere i Druun e mettere pace tra le popolazioni.
L'ultimo film Disney dal punto di vista tecnico è un arcobaleno di colori, ha una galleria di creature e intuizioni funzionali anche se purtroppo non esente da un grossissimo difetto legato e non notato anche dalla velocità del ritmo e dal montaggio. In Raya gli ostacoli vengono superati, scavalcati, con una perizia certosina, senza avere grossi grattacapi ma arrivando velocemente all'epilogo finale.
Forse una scrittura e una narrazione leggermente più impegnativa avrebbe giovato maggiormente per un film multiculturale in tutti i sensi.