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domenica 3 settembre 2023

Signore e signori...buonanotte


Titolo: Signore e signori...buonanotte
Regia: AA,VV
Anno: 1976
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Un ordinario giorno di follia quotidiana in un emittente televisiva pubblica. Si alternano sullo schermo il telegiornale, condotto da Paolo T. Fiume, e una serie di programmi che riempiono il palinsesto della rete.
 
Un fiume che con la sua corrente trascina l'Italia nel baratro in cui sembra essere sprofondata.
La Cooperativa 15 Maggio è formata da vari autori, cinque registi e dieci sceneggiatori che disegnano l'Italia di allora, purtroppo anche di oggi, con una satira pungente sulla politica.
Un film fatto di episodi molto divertenti ma anche drammatici e diversi tra loro per intuizioni, generi, messe in scena, potendo godere di alcuni tra i migliori attori italiani di sempre.
Quando si hanno a disposizione Tognazzi, Manfredi, Mastroianni, Gassman, Celi e Villaggio è impossibile sbagliare. Le malefatte del nostro paese, la corruzione, la povertà, la sete di potere, l'alto tradimento, passando dalla politica alla religione, al razzismo e alla solitudine
DA MALATA A CONVALESCENTE in cui un gruppo di amministratori imparentati tra loro obesi e squallidi intervistati dallo stesso Fiume sull'amministrazione e la corruzione di Napoli guardando la cartina finiscono per mangiarsela e rubare l'orologio al giornalista.
SINITE PARVULUS in cui viene mostrato un bambino e la sua vita nei bassifondi di Napoli in una famiglia numerosa con madre malata e padre disoccupato in cui nel tentativo di ritirare la roba stesa in balcone cadrà giù
MANGIAMO I BAMBINI in cui Villaggio interpreta un sociologo tedesco che citando Swift parlerà della teoria di disfarsi dei bambini poveri mangiandoli e creando un campo apposito per loro.
GENERALE IN RITIRATA dove il generale Tognazzi comincerà a perdere dei pezzi della sua divisa in un cesso pieno di merda. Come sentenza per la sua condotta finirà per fare una brutta fine.
DISGRAZIOMETRO dove sempre Villaggio come presentatore televisivo ci porta a visionare tre disgraziati in cui vince quello messo peggio. Il concorrente vincente finirà per esplodere.
SANTO SOGLIO in cui nella lotta per incoronare il nuovo papa, tra sotterfugi dei cardinali Piazza-Colonna e Canareggio per essere eletti nel ‘500, entrambi chiedono quel voto mancante a Manfredi caduto in disgrazia e proprio quest'ultimo con scaltrezza finirà per essere eletto e far tagliare la testa ai due usurpatori
BOMBA è insolito e ahimè anche una metafora niente affatto distante dalla realtà dove dopo un falso allarme bomba in una centrale di polizia per aumentare l'audience delle forze dell'ordine contro attentati terroristici e anarchici sovversivi, viene messa dalle stesse forze dell'ordine un vero ordigno
VESTIVAMO ALLA METALMECCANICA dove all'interno di una fabbrica un giornalista scopre che in mezzo al lavoro minorile si nasconde un nano che non riuscendo a trovare lavoro perchè adulto viene scambiato per un bambino.
ISPETTORE TUTTUNPEZZO dove Gassman e Celi, ispettore e imprenditore corrotto conducono le danze in un episodio tutto in rima con la voce narrante dello stesso ispettore
POCO PER VIVERE, TROPPO PER MORIRE dove viene intervistato un pensionato interpretato da Tognazzi che porta il giornalista nella sua vita quotidiana tra stenti e difficoltà ma tutte con il sorriso in faccia. Uno degli episodi più toccanti e meglio studiati, un reportage autentico e commovente
CERIMONIA DELLE CARIATIDI dove vediamo istituzioni sempre più vecchie e decrepite chi con il girello, chi con la bombola d'ossigeno e soprattutto comizi impronunciabili in una sorta di Parlamento rielaborato


mercoledì 7 giugno 2023

Star Wars-Visions-Season 2


Titolo: Star Wars-Visions-Season 2
Regia: AA,VV
Anno: 2023
Paese: Usa
Stagione: 2
Episodi: 9
Giudizio: 4/5

Forse gli studi Lucas hanno capito che svincolarsi dalla lunga e intricata mitologia di Star Wars può portare a squisitezze come queste due stagioni animate e MANDALORIAN.
Il perchè è semplice, avendo fantasia ed esplorando l'universo e la scifi ci sono molte più possibilità e meno ragnatele che segnano il destino e gli obbiettivi di alcuni personaggi ormai noti.
E' così dopo una prima stagione sopraffina dove ancora adesso il primo episodio ispirato ad Akira Kurosawa sembra qualcosa di unico e intenso nonchè una delle citazioni più colte e profonde che l'animazione recente abbia raggiunto. E qui sembra esserci ancora più libertà e voglia di scopririsi allargando i confini rendendo i lavori ancora più onirici e straripanti di colori e stili quando mai diversi e incredibili nella loro ricerca stilistica. Vengono assoldati maestri indiscussi e assoluti come Tom Moore quasi a rimarcare che sebbene lo scorso anno fossero quasi tutti niponici qui abbiamo la creme de la creme europea.
Sith il corto spagnolo dove un artista jedi appassionata di pittura dovrà scontrarsi contro il suo maestro Sith che la vuole nel lato oscuro e dove le pennellate e le sterzate sembrano condire un corto frenetico in combattimento lasciando la scia delle spade laser.
La grotta dell'urlante del sopracitato Moore mischiando folklore come sempre nei suoi film richiama le tradizioni irlandesi che sempre compaiono nei suoi film mischiando mitologia, la banshee con i Sith in una sorta di strega intrappolata in una caverna e con un finale inaspettato
Tra le stelle sempre spagnolo è il più ecologista, uno anche dei più politici nonostante una trama semplice ma efficace in una ricerca estetica sopraffina dove tra il racconto del genocidio della tribù indigena e il combattimento finale si gode parecchio
Io sono tua madre è sicuramente il più ironico e quello che si prende meno sul serio su una grande corsa tra astronavi dove gareggiano madre e figlia assieme.
Viaggio verso la testa oscura, coreano, è uno dei tasselli più complessi e importanti della stagione con uno stile ormai che non ha più bisogno di presentazioni come lo stesso studio Miur che ormai negli ultimi anni sta diffondendo il suo verbo e dove anche la storia come in questo caso merita un plauso particolare.
La ballerina spia come sempre vede l'intrusione forse più inaspettata e autoriale di un autrice francese che si distacca completamente dai canoni soliti per racontare altri non detti dell'universo galattico
I banditi di Golak, indiano, sembra assorbire alcune formule ultimamente espresse nei blockbuster bollywoodiani per mostrare un manipolo di personaggi pazzeschi e un ritmo che si accosta molto per stile, tradizioni, look e musiche al tipico cinema di genere
La cava, giapponese, è quello politicamente più forte, un metaforone sullo sfruttamento e la disobbedienza civile, un cortometraggio toccante e commovente che racconta di un popolo oppresso e dimenticato che cerca tramite mutuo aiuto di sopravvivere e di non essere dimenticato
Il canto di Aau, africano, è la quintessenza della bellezza e della ricerca onirica, visiva, tecnica, estetica. Pura avanguardia in un corto che mischia religione, magia, folklore, viaggio dell'eroe, percorso di formazione..qualcosa di unico per tutti e cinque i sensi, un corto che va a chiudere una stagione brillante e poliedrica, allucinata e complessa nonchè matura e variopinta con stili, idee e colori più che mai congeniali e originali.

martedì 6 giugno 2023

Fumer Fait Tousser


Titolo: Fumer Fait Tousser
Regia: Quentin Dupieux
Anno: 2022
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

In un futuro imprecisato la Tobacco Force è una squadra di supereroi che affronta mostri da kaiju eiga a colpi di nicotina e catrame. Di fronte alla minaccia apocalittica di Lezardin, il capo della squadra ritiene che serva un momento di raccoglimento per ritrovare lo spirito di gruppo necessario. Durante la temporanea vacanza, gli eroi cominciano a raccontarsi storie spaventose.
 
Ormai non so più trovare le parole per questo regista. Da quando vidi il suo primo film al TFF rimasi sorpreso intuendo che questo qui arrivando come dj dalla musica aveva delle idee e gli piaceva sperimentarsi con la settima arte analizzando il politicamente scorretto e il grottesco.
Dopo essersi intrufolato in ogni tipo di genere, Dupieux compie un salto ancora più in là dissacrando super eroi, mostri, pupazzi a forma di topo che sbavano un liquido verdastro e attorniati da modelle e storie in un modello alla Boccaccio molto più sporco e ruvido dotato di un non sense incredibile come la storia del ragazzo che finisce triturato dal macchinario e dove la zia decide di conservarne le labbra che continuano a parlare in una pozza piena di sangue. Dupieux stupisce ancora una volta per la sua scioltezza dove nel suo mondo tutto sembra muoversi con molta tranquillità che siano matti, mostri, esseri inanimati, poliziotti corrotti, ladri incapaci, killer anomali, personaggi folli o animali.
La ludica ingenuità e superficialità dell'autore riesce a bilanciare molto bene la materia visiva senza mai darle rimandi troppo seri ma conservando toni da commedia in uno spassoso gioco contro il politicamente corretto

Migliori giorni


Titolo: Migliori giorni
Regia: Massimiliano Bruno, Edoardo Leo
Anno: 2023
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Quattro storie, ambientate rispettivamente alla vigilia di Natale, a Capodanno, per San Valentino e per la Festa della Donna. Nel primo episodio, la cena della vigilia in epoca Covid si tramuta in un reciproco massacro verbale fra i componenti pro-vax e no-vax della famiglia riunita a tavola. Nel secondo, un viscido imprenditore, accompagnato dalla volgare consorte e dalla figlia tossicomane, partecipa soltanto per fini pubblicitari a un cenone di Capodanno organizzato per i senzatetto, ma deve vedersela con il suo ex-autista, malato terminale, che a suo tempo fu licenziato in tronco. Nel terzo, una spenta coppia eterosessuale alto-borghese si trova a festeggiare il venticinquesimo San Valentino facendo lo slalom tra amanti abituali e nuove tentazioni bisessuali. Nel quarto, una vulcanica conduttrice della tv del pomeriggio assiste la figlia adolescente che ha tentato il suicidio e nel frattempo deve combattere con gli autori del suo programma per mettere una pezza a una gaffe misogina avvenuta in trasmissione nei giorni della Festa della Donna…

Due sì e due decisamente no. Di certo ci si diverte, in storie di una caratura amara, cinica, per certi versi quasi grottesca o tragi comica, dissacrante, romantica nel senso becero del termine.
Il primo scritto e interpretato dallo stesso Leo è il migliore indiscusso per tematiche, interpretazioni, ritmo e dialoghi. Sembra uscito da uno script di Ammaniti come anche quello del Capodanno decisamente su atmosfere e toni molto più tragici. Un cinema decoroso che sembra per alcuni aspetti diventare l'outsider a tutti gli effetti dei cinepanettoni infimi dove questo cinema non ha nulla da spartire animato da una sua anima specifica, sapendosi collocare nelle tematiche attuali e prendendone spunti e riflessioni interessanti soprattutto usando il cinismo anzichè la volgarità fine a se stessa. Qui vengono smitizzate le feste, i dogmi sui rapporti di coppia, la fedeltà, la correttezza, l'onestà. Tutto diventa una facciata per mostrare solo una volta ogni tanto con i parenti o con gli elettori o con i cari, cosa loro si aspettano nelle formalità di momenti che nessuno vuole e sente veramente. Peccato che l'episodio sulle donne e la parità dei diritti con la Gerini e il menage a four di Argentero brancolino nel buio senza mai avere quella freschezza e carica degli episodi precedenti.



domenica 20 novembre 2022

V/h/s 94


Titolo: V/h/s 94
Regia: AA,VV
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Un misterioso nastro VHS conduce una squadra di polizia S.W.A.T. alla scoperta di un culto sinistro, che colleziona materiale preregistrato dall'aspetto inquietante. Ogni video nasconde una storia e ne vengono visionati quattro. In Storm drain la giornalista di Channel 6 - Holly Marciano - indaga, assieme al cameraman Jeff, sulla leggenda dell'Uomo Ratto, una strana creatura metà uomo e metà topo. The empty wake racconta di una giovane donna, Hayley, sola di notte in una sala di pompe funebri, decisa a condurre una veglia funebre. Il tempo passa, senza che nessun visitatore acceda al locale, sino a quando la sua attenzione viene attratta da rumori provenire dall'interno della bara. The subject, propone un'unità di polizia che irrompe nel laboratorio di uno scienziato folle, il Dr. James Suhendra, intenzionato a trasformare le persone in cyborg. Infine, in Terror assistiamo alle attività di un gruppo di estremisti armati, denominato "First Patriots Movement Militia", che sta pianificando di assaltare un edificio federale facendo ricorso a una mostruosa creatura.

V/h/s 94 come sempre è una piccola antologia sporca e cattiva, lurida e piena di cose che nessuno vorrebbe mai vedere per questo la trovo una delle antologie horror migliori degli ultimi anni. Semplicemente è libera da ogni freno inibitore che tante altre serie per problemi di distribuzione, target da rispettare, non hanno quella presunzione e quel wtf che in questa saga invece naviga libero da ogni regola e schema. C'è anche da dire che non sono proprio tutti riusciti, ci sono i soliti alti e bassi ma qui con Storm e Subject si naviga molto in alto mentre tutti gli altri rimangono comunque ben al di sopra della sufficienza. Insomma una bella sorpresa dopo l'ultimo VIRAL del 2014 una delusione totale. Sette, bifolchi estremisti alle prese con qualcosa più grande di loro, rituali per svegliare i morti, creature che vivono nelle fogne è vengono adorati come una divinità e infine esperimenti a danno di esseri umani per i piani folli di un medico sadico e pazzo. Tutto questo poi come sempre per i mockumentary sporcando ed elaborando le riprese in formato vhs deperito con sputinature e salti di immagine disturbandola e spesso falciandola di netto per poi riprenderla.

sabato 18 giugno 2022

Abc of death


Titolo: Abc of death
Regia: AA,VV
Anno: 2012
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

27 differenti registi mettono in scena 26 modi differenti, perversi, brutali e violenti, di morire. Ogni cortometraggio è realizzato a partire da una lettera dell'alfabeto, iniziale di una parola scelta per dare sfogo alla fantasia horror.
 
In Abc of death ad ognuno è stato dato modo di esprimersi nella piena libertà sfruttando ogni strumento cinematografico e stile possibile. Qualcuno ci ha preso gusto, qualcuno è risultato particolarmente ispirato e qualcun altro ha fatto il suo senza incidere o lasciare nulla di originale. 26 cortometraggi sono tanti. I nomi in cabina di regia vantano la creme de la creme dell'horror internazionale. Ci sono alcuni dei miei registi preferiti come Weathley, Gens, Vigalondo, Iguchi, Yamaguchi, Tjahjanto, West, Cattet & Forzani. Il livello generale soddisfa in parte, dal momento che il limite più grosso è proprio la durata e molti autori chiamati in causa avevano storie e sceneggiature da lungometraggi o mediometraggi per cui la narrazione a volte viene stroncata di netto. Alcune suggestioni sono visivamente stimolanti soprattutto nell'animazione e nella stop motion (Klutz) ma anche in scelte complesse come Removed di Spasojevic dove un ospedale pratica rimozioni chirurgiche di pezzi di pelle su una cavia umana, i quali diventano – immersi in soluzione – pezzi di pellicola. Oppure Pressure di Rumley dove una madre per comprare la bici alla figlia sarà disposta a tutto, oppure ancora esperimenti molto fantasiosi come Hydro-Electric Diffusion o Unearthed girato in pov proprio sui vampiri dell'outsider Weathley.

ABCs of death 2


Titolo: ABCs of death 2
Regia: AA,VV
Anno: 2014
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Sequel della più ambiziosa antologia cinematografica mai realizzata. Ciascuno dei 26 registi coinvolti - tra i massimi talenti a livello mondiale del cinema contemporaneo - dirige uno dei 26 capitoli individuali, libero di scegliere una parola - che inizia con la lettera a lui assegnata - per creare una storia dedicata alla morte.

Anche qui troviamo alcuni dei master dell'horror contemporaneo: Robert Morgan , Aharon Keshales e Navot Papushado, Jim Hosking, Jen e Sylvia Soska, Vincenzo Natali, Steven Kostanski, Julien Maury e Alexandre Bustillo. Nonostante la critica abbia bocciato il primo capitolo per dare risalto a questo secondo penso invece che in un modo o nell'altro siano sullo stesso piano anche se in questa seconda tranche sicuramente si verte meno sul weird quindi sulle flautulenze e le merde assassine del primo capitolo.
A is for Amateur (di E. L. Katz) è assolutamente ironico e grottesco allo stesso tempo dove un killer rimane imprigionato nell'impianto di ventilazione ma riuscirà lo stesso, anche da morto, a svolgere la propria missione.
B is for Badger (J. Barratt) Barratt al suo esordio dirige un mockumentary sulle radiazioni e delle talpe cannibale in pochissimi minuti se non fosse che non le vediamo mai..ma di per sè la prova non è affatto male
C is for Capital Punishment (J. Gilbey) un uomo viene incolpato ingiustamente per la morte di una ragazzina di cui non è il responsabile. Finirà davvero molto male..
D is for Deloused (R. Morgan) R.Morgan non compare tra i registi eppure il suo corto in stop motion è forse uno dei risultati più originali, malati che meglio coglie lo spirito del progetto
I is for Invincible (E. Matti) sembra la parodia dei classici risultati in cui si cerca di uccidere i parenti per avere l'eredità..ma con gli ultracentenari sarà molto difficile.
J is for Jesus (D. Ramalho) un torture porn lgbt su un omosessuale che come Gesù torna in vita per vendicare il suo compagno..blasfemo ma originale
O is for Ochlocracy (H. Ohata) una corte di morti viventi giudica una donna per aver ucciso alcuni di loro..
W is for Wish (S. Kostanski) chi, da bambino, non ha mai desiderato di vivere le avventure del suo eroe preferito?
Ecco, gli (s)fortunati ragazzini protagonisti di questo corto scopriranno, a loro spese, che il loro sogno è diventato realtà. Crudelissimo, violentissimo, bellissimo dall'autore di Psycho Goreman e Manborg.


domenica 21 novembre 2021

Nightbooks-Racconti di paura


Titolo: Nightbooks-Racconti di paura
Regia: David Yarovesky
Anno: 2021
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

La storia racconta di Alex, bambino appassionato di storie spaventose che finisce nelle grinfie di una Strega. Per sopravvivere e tentare la fuga, dovrò ogni sera inventare una nuova storia del terrore, aiutato da un’altra prigioniera di nome Yasmin.
 
Pur con un inizio raffazzonato, l'ennesimo film a episodi (non è proprio così ma in fondo sì) sui racconti di paura per ragazzi se inserito in quel filone dei teen horror movie, sembra uscito dai Racconti di paura senza farne troppa ma con un estetica conturbante in grado di abbellire quanto la storia e la recitazione dalla sua non riescano ad avere continuità. Yarovesky è un regista molto fortunato entrato in un giro di nomi importanti i quali sembrano dargli parecchia fiducia e diciamocela tutta BRIGHTBURN è stato massacrato senza apparenti motivi con tanti errori e una sceneggiatura macchinosa però dalla sua quando doveva sapeva colpire molto duro.
Il problema di Nightbooks sono alcuni bambini troppo puliti, Alex e Yasmin, un survivor movie dove i racconti possono evitarti spiacevoli imprevisti. E con stili diversi, cercando di dosare quanto di buono si ha, mettendo a confronto streghe di target generazionali diversi, la witch moderna contro quella secolarizzata dei Grimm e via dicendo, il film di Yarovesky pur essendo un antologia di favole macabre non ha la benchè minima stoffa di prendersi sul serio come SCARY STORIES TO TELL IN THE DARK, ma come film horror di formazione per adolescenti alle prime armi può essere un buon punto di partenza.

domenica 22 novembre 2020

Mortuary collection


Titolo: Mortuary collection
Regia: Ryan Spindell
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Prendendo parte a un funerale in un vecchio obitorio, una giovane si addentra in una stanza segreta piena di curiosità. Qui, ha modo di incontrare il becchino, che le racconterà quattro storie di morti uniche, selvagge e memorabili.

Mortuary collection è uno di quei film passati in sordina, senza una grossa distribuzione dietro o nessuna piattaforma famosa che l'abbia preso in considerazione. Ed è un peccato nonostante il film a episodi, tutti tenuti assieme da un fil rouge, abbia alcuni momenti godibili e altri abbastanza scontati e noiosi. Diciamo che è buono a metà, nonostante la maschera da becchino di Clancy Brown faccia sempre la differenza in uno degli antagonisti più famosi della storia del cinema.
Mortuary collection parte abbastanza bene, fa entrare colei che segna fin da subito un'inerzia (nel senso che comprendiamo subito che non sia lì per caso) e poi sciorina storie di cui alcune, come la prima, nonostante sia la summa del già visto ha una buona messa in scena.
Quattro storie partendo con un dottore presente in tutti gli episodi. Quattro cortometraggi dove un ragazzo troverà pane per il suo membro con una giovane studentessa che non è quello che sembra, una ladra contro un mostro, il killer delle babysitter e un marito sfigato che se la vedrà davvero brutta. Ambientato dagli anni '50 agli anni '80, il film predilige suspance e gore in dosi tutto sommato nella norma, senza mai alzare la posta in gioco e risultando in alcuni casi come un esercizio di stile, il tipico esame finale del cineasta. Lo scontro finale tra Sam e Montgomery Brown nonostante qualche eccesso riesce a non essere così banale come lasciava intendere.




lunedì 30 dicembre 2019

Nightmare Cinema


Titolo: Nightmare Cinema
Regia: AA,VV
Anno: 2018
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Cinque estranei convergono in un cinema infestato di proprietà di The Projectionist (Mickey Rourke). Una volta all'interno, i membri del pubblico assistono a una serie di proiezioni che mostrano le loro paure più profonde e i segreti più oscuri su cinque racconti.

Nightmare Cinema arriva come un piccolo tesoro da custodire, uno di quei tanti esperimenti per rilanciare gli horror antologici fortemente voluto da Mick Garris che a parte avere un problema nelle trasposizioni dei film di King e aver diretto due filmetti dimenticabili, ha fatto sì che nascesse Masters of Horror-Season 1 Masters of Horror-Season 2 e Fear it Self-Comunità-Season 1.
Il primo episodio inizia col botto in media res ed è firmato dal frizzante Brugues il quale aveva diretto un film bello originale sugli zombie Juan of the dead e un episodio di ABC OF DEATH 2. In questo caso The Thing in the Woods fa le cose per bene risultando splatter, trash e in parte gore con tanto umorismo macabro e una mattanza notevole contando che il pezzo forte rimane il finale.
Samantha è l'unica superstite di un gruppo d'amici riuniti in una baita per festeggiare. Un killer che indossa maschera da saldatore, ha letteralmente fatto una strage. Alla resa dei conti, Samantha si trova faccia a faccia con Fred, suo vicino di casa segretamente innamorato. Questa volta, però, la catena di delitti non è dovuta ai deliri di un folle, ma è legata ad un misterioso oggetto piovuto dal cielo.
Mirari di Joe Dante è una sorta di omaggio cronemberghiano e carpenteriano quando ci si lascia nelle mani del chirurgo amico del futuro sposo allora i danni o i colpi di scena possono assumere effetti esagerati quanto divertenti e inquietanti come la maschera della protagonista.
Anna porta sul viso una cicatrice, frutto di un incidente d'auto, sin dall'età di due anni. Dietro consiglio del compagno David decide di sottoporsi ad un delicato intervento di chirurgia estetica facciale, senza immaginarne le conseguenze.
I primi due episodi hanno un ritmo forsennato, ci pensa Mashit di Kitamura a cambiare decisamente i toni, l'ambiente, il ritmo e la narrazione con una storia di possessioni demoniache in un convento del Messico dove tra bambini che camminano come ragni sulle pareti abbiamo un grand gruignol finale d'effetto, simboli esoterico-satanici sparsi un po ovunque senza farsi mancare il prete locale che si scopa una delle suore.
Peter, un bambino ospite di una comunità religiosa, si uccide gettandosi dal tetto di una chiesa. Il tragico fatto è seguito da una serie di fenomeni demoniaci, che si manifestano con lacrimazione di statue, rapporti sessuali tra padre Benedict e le suore e bambini posseduti. Ospite indesiderato del sacro luogo è infatti Mashit, "una entità infernale, confinata a causa di perdizione e incesto al ruolo di demone, la cui missione è quella di torturare i bambini e spingerli al suicidio."
Penultimo abbiamo il buon Slade che è davvero un peccato che non lavori quanto dovrebbe visto il suo spiccato talento dimostrato un pò ovunque tra horror e serie tv. In questo caso se ne esce con questo This Way to Egress
Helen, moglie divorziata con due bambini di nove e undici anni a carico, si reca dal dott. Salvadore, psicologo che l'ha in cura. La donna, depressa e munita di pistola nella borsa, è afflitta da visioni inquietanti, durante le quali intravede alcune persone con aspetto deforme.
Probabilmente il segmento più interessante dove succedono cose in una specie di orrendo ospedale che sembra trasformarsi e dove le pareti così come le creature deformi che lo popolano non sembrano mai essere le stesse e in questo luogo che si aggira con l'aria spersa la nostra protagonista. Slade è bravo a creare molta tensione quasi citando tra le righe l'atmosfera di Silent Hill o Citadel.
Dead di Garris

sabato 16 novembre 2019

Panama Papers


Titolo: Panama Papers
Regia: Steven Soderbergh
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Una vedova indaga su una frode assicurativa inseguendo a Panama City due soci in affari che strumentalizzano il sistema finanziario mondiale.

Laundromat letteralmente è la pratica di pulire i soldi illegalmente.
Soderbergh ovunque lo metti è quasi sempre sinonimo di garanzia. Balla da un genere all'altro girando film thriller con uno smartphone, intessendo trame corali, parlando di narcotraffico, banche, rapine, truffe, il tutto con una nutrita e solida filmografia e infine la particolarità di infilare spesso una quantità di star impressionanti.
Panama Papers in parte ha tanti di questi fattori espressi però in maniera più consolidata, seria e matura come il tema sta ad indicare. Anche in questo l'outsider americano considera un gioco l'analisi di un fenomeno tanto discusso quanto anomalo per certi versi e soprattutto attuale più che mai. Partendo proprio dalle storie, agendo come una metafora nell'affrontare alcuni dibattiti, prendendo i due protagonisti e facendoli traghettare da un paese all'altro con dei monologhi che affrontano in maniera radicale la vicenda, cercando senza moralismi e prese di posizione di analizzare quello che il potere della finanza e delle leggi di mercato ha sempre permesso ai danni di qualcun altro. Soderbergh ragiona su quanto alcune scelte, una parte del marcio del sistema fiscale americano, possa generare conseguenze impreviste, effetti perversi e inattesi ai danni di una parte di mondo che semplicemente non sa chi trama sopra di loro o per loro.
Messo in scena con un'eleganza degna del profilo e della filmografia del regista, aiutato in questo da una galleria di attori semplicemente straordinari dove ognuno riesce a cogliere al meglio le sfumature delle vittime e dei carnefici e di chi non si rende conto a cosa sta andando incontro o quale animale più grosso di lui sta ingrassando a dovere.
Con toni a volte quasi da favola, l'operazione dell'autore svela facendo voli pindarici da un paese all'altro la storia vera del 2016 dei cosiddetti Panama Papers, i dossier confidenziali creati dalla Mossack Fonseca nei quali figuravano tutti i nomi degli azionisti - capi di stato e di governo, funzionari, parenti e collaboratori di ogni sorta - che nascondevano i loro beni al controllo statale. Ancora una volta vengono esaminati anche i contorni agendo in maniera ancora più dettagliata, minuziosa e minimale andando fino in fondo per dare un'identità alla fonte anonima che ha rivelato al mondo l'archivio segreto dello studio, nella fattispecie una delle attrici più interessanti della storia del cinema

domenica 28 aprile 2019

Der Todesking


Titolo: Der Todesking
Regia: Jorg Buttgereit
Anno: 1990
Paese: Germania
Giudizio: 4/5

Sette splendidi episodi che come filo conduttore hanno la morte:
1)La rappresentazione della vita di un uomo che conduce la sua esistenza nella totale banalità (lavoro,casa,faccende casalinghe...) ma si rende conto di trovarsi in una bolla di vetro, intrappolato, proprio come il suo pesce rosso, così renderà tremendamente e fatalmente simile il suo tipo di vita con quello del suo animale domestico
2)La visione di un film nazista (con tanto di shockante amputazione di pene ebreo!) distorce la mente di un giovane ragazzo, così quando torna la sua donna lui la uccide a sangue freddo incorniciando di materia cerebrale il muro
3)Sotto una pioggia scrosciante un uomo depresso, si sfoga di fronte ad una donna. Ella ,per commiserazione, decide di sparagli ma siccome non aveva caricato il colpo in canna fa cilecca. Lui prende la pistola e fa partire il colpo
4)Varie inquadrature e carrellate ci mostrano la struttura di un ponte, dove in ogni sequenza compaiono i nomi delle persone tuffatesi nel baratro
5)Una donna e la sua solitudine: dalla finestra riesce a vedere una felice giovane coppia che si scambia sorrisi e carezze,nella donna cresce una forte forma d'invidia e cosi' decide di tramortirli placando la visione di felicità che la tormentava nelle sue insulse giornate
6)Un ragazzo escogita una attrezzatura da ripresa per registrare in pellicola un concerto rock, quando entra nel locale(guardando sotto l'ottica soggettiva del protagonista) inizia a sparare all'impazzata sulla band e sul pubblico,poi , terminata la soggettiva, scopriamo che era il ragazzo del secondo episodio, quello influenzato dal film nazi;
7)Un forte mal di testa che stringe la sua terribile morsa sulle tempie indifese di un ragazzo. Il dolore ondeggia spinoso dentro la sua calotta cranica,lui deve placare tale martirio dando violente testate sul muro...forte...sempre più forte....

Esiste l'avanguardia nell'horror o meglio nella sub cultura del gore? Buttgereit a differenza di altri autori che in quegli anni sperimentavano questa forma di cinema, si è ritagliato una politica completamente diversa, dove l'horror rappresenta la punta più in alto dove al suo interno c'è così tanto materiale che il regista tedesco omaggia e mostra con incredibile destrezza, una visione nichilista dove la morte è liberazione da una vita insulsa e banale che non ha scopi e obbiettivi.
I personaggi dei suoi film riflettono molto questa condizione senza provare nemmeno a fare quel salto se non come nel capitolo 4 mostrandoci proprio il suicidio come scelta razionale e liberazione totale. Il fil rouge di tutto il film a episodi è proprio il corpo femminile che si sacrifica e si decompone. Un Cristo femminile inerte che si decompone agganciandosi così a tutto il sotto genere del body horror che negli anni 2000 ha avuto di nuovo un discreto successo con film ambiziosi e complessi e anch'essi d'avanguardia come Thanatomorphose

Nel suo essere brutale e a tratti eccessivo, Der Todesking alla fine si scopre agli occhi di una bambina (inquadratura conclusiva del film) strappando un candido sorriso, perchè nell'ottica fanciullesca tutto può sembrare magico e divertente come uno scheletro decomposto.




mercoledì 6 febbraio 2019

Pelicula para no dormir-Cuento de navidad


Titolo: Pelicula para no dormir-Cuento de navidad
Regia: Paco Plaza
Anno: 2006
Paese: Spagna
Stagione: 1
Episodio: 4
Giudizio: 3/5

Un gruppo di amici giovanissimi trova in una buca una donna vestita da Babbo Natale: è una pazza pericolosa evasa da una prigione, responsabile di una rapina. I bambini promettono di liberarla solo se lei consegnerà loro il denaro ancora in suo possesso, ma le cose non andranno esattamente come previsto

Ancora una volta viene indagato l'animo umano. Qui il tema è legato ai bambini quando si pensa che siano tutti piccoli e innocenti, ma quando il cinema e la cronaca spesso ci hanno fatto intravedere altro.
In più il tema del gruppo, dove si fa largo il concetto di normalità che tanto piaceva a Matheson, per cui la normalità è un concetto di maggioranza, quella di molti e non di uno solo.
Qui si presta perfettamente scherzando con il tema del Natale, rendendolo ancora più sporco e cattivo, quando dovrebbe riportarci a episodi di bontà e dolcezza, contando che la vittima non solo è vestita da Babbo ma è anche donna e vedere il modo con cui questo gruppo di bambini si divertono a torturarla è impressionante.
Ovviamente Plaza, uno dei registi che più farà discutere in futuro, raccoglie e prende tutto il possibile da un'idea come questa, cercando di regalare preziosi particolari, trovando un ritmo interessante e giocandosela bene con il cast di giovani attori.
I ragazzi abituati a vedere attraverso lo schermo sembra che perdano la sensibilità con ciò che avviene nel presente con persone "reali" e non mostri "irreali" come nel film "Invasione Zombie".
Questo il regista lo capisce e riesce a trasmetterlo bene.

giovedì 30 agosto 2018

Short Peace


Titolo: Short Peace
Regia: AA,VV
Anno: 2013
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5

Quattro storie, quattro epoche, quattro registi, ma un unico demiurgo, Katsuhiro Otomo. Nato da un progetto dell'autore di Akira, questo film in 4 episodi vede il ritorno alle produzioni animate sperimentali degli Omnibus anni Ottanta e coinvolge, oltre al famoso Katsuhiro Otomo, nuovi talenti dell'animazione giapponese

Davvero interessante questo film a episodi animati diretti da alcuni artisti tra i più pretigiosi in Giappone. Si parte da Possessions, diretto da Shuhei Morita, il più spirituale connotato da uno stile molto elegante e in grado di insegnare la pace tra l'uomo e le cose ricordando vagamente la formula di FERRO 3 con questo viandante smarrito che si mette a ripapare gli oggetti.
Una storia semplice ma profonda diretta splendidamente da Morita, che ha utilizzato contrasti cromatici meravigliosi
Combustion, firmato Katsuhiro Otomo, autore del soggetto di due dei quattro cortometraggi, racconta invece una storia d’amore impossibile ai tempi del Giappone del periodo Edo, e del suicidio di una ragazza che sceglie di morire arsa viva per vedere per l’ultima volta il proprio amato, fuggito di casa per fare il pompiere, fondendo come stile disegni a mano e computer grafica.
Gambo di Hiroaki Ando, narra della lotta tra un misterioso orso bianco e un demone piovuto dal cielo e intento a rapire le giovani fanciulle per ingravidarle e dare luogo a una progenie di demoni. Gambo è in assoluto il più violento ed estremo di tutti e quattro criticato per l'efferatezza delle immagini quando invece riesce a dare grande prova di stile, ritmo e messa in scena.
L'ultimo è A Farewell to Weapons, diretto da Hajime Katoki, basato sull’omonimo manga di Otomo, ambientato in un futuro devastato dalla guerra, dove un manipolo di uomini sta cercando di bonificare i resti della città di Tokyo dalla presenza di alcuni mech da guerra e di testate nucleari inesplose trattando come sotto genere il futuro post-apocalittico

Creepshow 2


Titolo: Creepshow 2
Regia: Michael Gornick
Anno: 1987
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Un altro horror a episodi, ispirati a un noto giornale a fumetti e alle storie di Stephen King. Nel primo una statua indiana in legno esposta in un emporio si anima per vendicare la morte dei proprietari. Nel secondo un gruppo di giovani campeggiatori è ingoiato da una strana macchia vischiosa in mezzo a un lago. Nel terzo un'automobilista mette sotto un passante, ma è perseguitata dal suo fantasma.

Anche se particolarmente datati, i tre episodi del sequel dei racconti dello Zio Creepy in sè hanno sempre alcuni elementi in grado di destare attenzione o trasmettere qualche piccola iniezione di paura.
Dagli antichi spiriti, un Golem in salsa sioux, ad una macchia putrida che infesta i laghetti e ingolla le persone, un Blob acquatico, fino all'ultimo episodio dove l'omicidio di un passante diventa l'incubo di una ninfomane in carriera.
Qui a differenza degli scorsi tre racconti Romero è solo in veste di sceneggiatore, mentre la regia viene affidata al suo ex assistente, Michael Gornick.
Gli episodi di Creepshow 2 sono tratti da tre racconti firmati dal maestro del brivido Stephen King. I titoli originali sono nell'ordine Old Chief Wood'n Head, The Raft e The Hitchhiker.
In alcuni momenti The Creep è interpretato da un attore in carne ed ossa: sotto al pesante trucco si cela infatti un irriconoscibile Tom Savini. Stephen King ci regala un suo simpatico cameo nell'episodio conclusivo, interpretando uno strampalato camionista.
Nell'insieme tutti e tre gli episodi si lasciano guardare con il secondo che appare il meno convincente se non nella macabra scena in cui il protagonista cerca di farsi la bella di turno ma questa è ormai stata divorata dal Blob, e proprio nel secondo episodio sembrava quasi per certi versi una di quelle scene da cui poi si è ispirato Eli Roth per il suo CABIN FEVER.

lunedì 19 marzo 2018

Sole Alto


Titolo: Sole Alto
Regia: Dalibor Matanic
Anno: 2015
Paese: Croazia, Serbia, Slovenia
Giudizio: 4/5

Sole alto racconta l’amore fra un giovane croato e una giovane serba. Un amore che Matanić moltiplica per tre volte nell’arco di tre decenni consecutivi: stessi attori ma coppie diverse. I paesaggi sono utilizzati come orizzonti emotivi, prima ancora che geografici, e gli stessi attori come simbolo di ciclicità. I due ragazzi, invece, no: i due ragazzi non possono essere gli stessi, perché i loro vent’anni sono cristallizzati dentro una giovinezza, innocente e fragile, che ci parla (anzi: che ci deve parlare) di ieri, di oggi e, soprattutto, di domani.

Sole Alto è un film con una co produzione importante per cercare di portare a segno frammenti di storie di una guerra che finalmente vuole mostrare alcuni squarci anche grazie al cinema.
Chi vuole farsi una rapida idea di quanto e del perchè si odino così tanto serbi e croati potrà avere qualche risposta dopo la visione di questo film a tre episodi, tutti con diversi annessi e con gli stessi protagonisti in ruoli diversi.
Amore e guerra in tre atti, sotto il Sole alto dei Balcani.
Lo stesso regista croato ha raccontato l’aneddoto che ha ispirato il film, al tempo stesso curioso e sintomatico di quanto l’odio sia sempre radicato in terra ex-jugoslava: "Qualsiasi storia sentimentale o flirt avessi, mia nonna ripeteva sempre la stessa frase: purché non sia una di quelli"
Matanic è bravo a mostrare i sentimenti a differenza dell'azione che quasi non appare mai nel film come lo dimostra il climax della prima storia con quel colpo di pistola che vale per tutto il film.
La collaborazione tra questi paesi almeno per portare alla luce questo film è già un segnale che forse non si vuole più nascondere una parte di storia tormentata e di orrori indicibili.
Il film diventa ancora più interessante mostrando itinerari e periodi diversi ma tutti in un qualche modo collegati dal filo visibilissimo dell'odio profondo verso "gli altri" senza quasi mai dare spiegazioni o arrivare al perchè e soprattutto da dove e perchè è nato quest'odio diventando l'unica ragione di vita di queste popolazioni.
1991-2001-2011. Tre grandi storie tutte nei medesimi villaggi che sembrano fare un escursus veloce ma a tratti così pesante da dare un piccolo quadro su un conflitto che ha generato mostri e creato paure e traumi che solo da poco si cerca di analizzare e portare alla luce.
Matanic ci ha provato riuscendo a fare un film di guerra importante che si dirama per portare alla luce storie drammi e amore.

sabato 9 dicembre 2017

Kuso

Titolo: Kuso
Regia: Flying Lotus
Anno: 2017
Paese: Usa
Festival: 35°Torino Film Festival
Giudizio: 3/5

Flying Lotus, musicista e rapper californiano, debutta con un film che non mancherà di far scalpore. In una Los Angeles post-Big One, seguiamo le vite parallele di alcuni sopravvissuti, tra insetti giganteschi e da incubo, decomposizioni organiche, ossessioni scatologiche, mutilazioni genitali. Un body horror ossessionato dalla pop art, che cita, ingloba, digerisce ed espelle il cinema di Cronenberg, Tsukamoto, Korine, Švankmajer, i Quay Brothers.

Notte horror al Torino Film Festival.
Quello che avviene in Kuso si può riassumere più o meno così: Los Angeles. Una ragazza afroamericana strozza il proprio fidanzato ricoperto di pustole e poi gli spalma lo sperma sul viso. Un uomo deforme affetto da una grave patologia gastrointestinale viene umiliato a scuola, scappa e incontra una creatura boschiva composta da un ano e una lingua. La nutre con le proprie feci, facendole crescere una testa. Una bionda con dermatite seborroica scopre di essere incinta, ma i suoi due amici a forma di televisori pelosi le strappano il feto (e se lo fumano). Una donna orientale striscia in una fogna cibandosi di insetti quando viene risucchiata in un universo psichedelico. Il dottor George Clinton alias il cantante dei Funkadelic defeca una scolopendra grande come un’astice su un paziente del suo studio medico. Tutto ciò è la conseguenza di un terremoto che si è abbattuto sulla California, a quanto pare.
Kuso sin dalle prime inquadrature e dall'orrore (anche se è più lo schifo che genera) mi ha ricordato un altro film malato agli stessi livelli se non di più ovvero Where the dead go to die.
Di nuovo un artista come nel film sopracitato che si interessa alla settima arte con un susseguirsi di scene, gag, vignette, tutte molto sinistre e macabre finalizzate a dare peso e consistenza a tutto lo schifo e lo squallore che cerchiamo di non vedere. Mascheroni, tute, make-up esageratissimo, scene raccapriccianti e grottesche con guizzi gore e una visceralità di fondo che da quell'inquietudine finale ad un film strano, complesso, singolare, sperimentale, scomodo e politicamente scorretto, ma più di tutto fine a se stesso, un esercizio di stile auto celebrativo come nuovo maniaco della psiche.
Un film per pochi disegnato da chi non vuole piacere alla massa (direi che su questo non c'è bisogno di stare a dilungarsi) sapendo bene di rischiare di essere mal interpretato soprattutto nel senso e negli intenti con si muovono alcuni personaggi e nella fattispecie alcuni intenti.
Kuso è un contenitore di immagini estremamente sgradevoli”, una schifezza che striscia nei liquami più infetti e purulenti e gratta tutto il marcio peggiore che si possa trovare.

Al Sundance il pubblico è scappato via...

lunedì 1 maggio 2017

Xx

Titolo: Xx
Regia: AA,VV
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

XX è un’antologia horror presentata nella sezione Midnight del Sundance Film Festival 2017

Ormai di questi tempi le antologie sull'horror non si contano più.
Mancava quella al femminile con tutte registe donne alcune delle quali famose e altre meno da Kusama (Jennifer’s Body, Invitation) alla Vuckovic e la Benjamin (Southbound) senza contare le sequenze animate in stop motion di Sofia Carrillo.
XX non è certo una di quelle serie che possono competere con alcuni lavori che portano sicuramente firme più autorevoli ma riesce a destreggiarsi molto bene con alcuni alti e bassi.
Il primo episodio The Box è quello che racchiude più suspance per l'originalità della trovata.
The Birthday party è in assoluto il più grottesco e ironico per alcuni aspetti.
Don't fall è il più slasher mentre Her only living son è il più demoniaco.
Bisogna riconoscere a tutte le registe uno sforzo e un impegno tale per cui il senso di appartenenza al genere e la messa in scena trova sicuramente alcune buone trovate e interessanti spunti.
Tutte le storie a parte la penultima non hanno mai quel concentrato di violenza e sangue che in altre antologie si è abituati a vedere. Qui le storie partono da spunti in alcuni casi reali e tematiche come il senso d'isolamento e la reazione a questa condizione, i lutti improvvisi, i complotti familiari e diabolici. Problemi che nella vita di tutti i giorni se dovessero mai presentarsi ci costringerebbero a delle scelte rigorose (ad esempio il padre dei due figli in The Box o l'umiliazione a cui si sottopone la madre del ragazzo in only living son). La donna di nuovo è al centro, nel bene e nel male, scegliendo e dovendo lei ancora una volta lottare o scegliere di mostrare per salvare se stessa o i cari. Progetto dalla lunghissima gestazione, ha modificato la sua linea creativa un paio di volte dall’annuncio della sua produzione nel 2013, ma alla fine la pellicola è stata per fortuna ultimata.



martedì 7 marzo 2017

Heavy Metal

Titolo: Heavy Metal
Regia: Gerald Potterton
Anno: 1981
Paese: Canada
Giudizio: 4/5

Uno strano tipo d'astronauta torna a casa portando con sè il Loc-Nar, un piccolo meteorite verde. Appena varcato l'uscio di casa l'uomo viene polverizzato dal malefico meteorite davanti agli occhi dell'inerme figlioletta. Il Loc-Nar inizia così a raccontare le sue tremende vicissitudini alla bambina, affinché possano valere come lezione di vita sulle smanie di potere del genere umano.

Quando penso ad alcune pellicole storiche per quanto concerne l'animazione non posso non includere questo master di Potterton, il quale assieme a tante altre opere significative hanno saputo dare enfasi e spirito al genere. Heavy Metal poi senza nemmeno farlo apposta è un precursore nel suo viaggio spazio tempo a cercare storie e creare trame diverse anche se legate da un filo invisibile.
Tutto gode di una libertà, una magia e un'armonia che si respirava in alcuni periodi e che spesso con la c.g l'animazione moderna rischia di perdere.
Quando il film venne citato in un celebre episodio di SOUTHPARK mi resi conto che dovevo assolutamente vedere questa fondamentale perla che riesce a contaminare più generi dalla sci-fi uniti al fantasy e infine l'horror in modo molto equilibrato e suggestivo.
Il film è ispirato ad un celebre fumetto franco-canadese uscito nel 1974 di nome Metal Hurlant che tra l'altro potrebbe avere qualche analogia con il libro di Evangelisti Metallo Urlante, una raccolta di storie con tanti punti in comune.

A questo film tra l'altro collaborarono disegnatori come Moebius, Dan O'Bannon e Richard Corben mentre sulla soundtrack ci sono gruppi come i Black Sabbath, i Blue Oyster Cult e i Nazareth. Il film tra l'altro venne prodotto da un Ivan Reitman alle prime armi. Al di là della trama e di alcune storie che potranno sembrare ormai datate, il film mantiene un fascino e un'atmosfera davvero unica e potente in grado di restituire quella fama e rendere giustizia al lavoro che Potterton e soci meritano soprattutto inserendo alcuni sprazzi erotici che per il tempo non erano affatto scontati.

martedì 13 dicembre 2016

Patient Seven


Titolo: Patient Seven
Regia: AA,VV
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Pazient Seven è un'antologia dell'orrore che intreccia sette cortometraggi di registi da tutto il mondo, con una storia coinvolgente ambientata in un istituto mentale negli Stati Uniti.

In quest'anno gli horror antologici o a episodi non mancano di certo.
Mancava però una produzione più low budget che si occupasse del tema della follia anche se qui l'accezione merita alcune precisazioni. Trovandosi di fronte ad una serie di storie su vari disagi di carattere puramente psichiatrico, portati comunque e sempre all'eccesso, il Dottor Marcus interpretato dal grande Michael Ironside, che finalmente ritroviamo dopo Turbo Kid, si trova a intervistare alcuni pazienti che hanno avuto traumi nei quali si manifestavano veri e propri mostri (vampiri, zombie, demoni, fantasmi).
Senza spoilerare l'importante colpo di scena finale (purtroppo abbastanza ovvio) il film ha sicuramente una buona messa in scena, gli episodi non sono tutti efficaci ma cercano almeno di avere un buon ritmo con una recitazione sostenuta. Il dottor Marcus altro non fa che provocare i pazienti e metterli di fronte ai loro incubi e alle loro fobie peggiori (molto realistica a questo proposito la scena della tortura con la pellicola trasparente) quindi usando il metodo opposto che userebbe qualsiasi psichiatra per curare un paziente.
Sette i nomi e i lavori: Nicholas Peterson (segmento 'The Visitant'),(segmento 'The Body') Paul Davis,(segmento 'Undying Love') Ómar Örn Hauksson, Dean Hewison ( 'The Sleeping Plot' segmento), Erlingur Thoroddsen (segmento 'Bando';Bambino Eater), Joel Morgan (segmento 'Morte Scene'), Johannes Persson e Rasmus Wassberg ( 'evaso' segmento).
Un'altra raccolta, con un'idea originale che non riesce sempre a trovare un giusto equilibrio ma che è sostenuto dall'inizio alla fine dalla prova attoriale del suo malvagio protagonista.