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lunedì 20 aprile 2020

Greener Grass


Titolo: Greener Grass
Regia: Dawn Luebbe, Jocelyn DeBoer
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Jill e Lisa hanno accompagnato i rispettivi pargoli alla partita di calcio, e Jill decide di regalare la propria neonata all’amica. Nel frattempo, nel contesto suburbano in cui tutti guidano macchinine elettriche, una ragazza viene trovata cadavere. Questo non distoglie Jill e Lisa dalla loro gara personale, quella di riuscire a trionfare l’una sull’altra. La situazione precipita per Jill, già pentita di aver regalato la sua piccola Madison a Lisa, quando anche il suo maschietto Julian si trasforma in un cane.

I film dove regna il degrado e il non sense si sposano alla perfezione con un certo tipo di cinema indipendente americano. Soprattutto quando serve a contaminare il falso perbenismo di una classe borghese e destrutturare un impianto di buone maniere e bigottismo.
Greener Grass è una commedia surreale decisamente grottesca che si ispira a Waters cercando di mettere da parte però il trash e l’irriverenza per prendersi più sul serio, arrivando a trovare alcune scene decisamente spiazzanti e originali e altre traballanti e noiosette.
Un film anomalo e strano, perturbante a tratti con quell’atmosfera così patinata e colorata, giocata tutta come la scenografia su un’estetica che gioca un elemento estremamente rilevante nel film.
Bambini regalati ad altre madri, mariti e coppie invertiti, limonate tra adulti eccessivamente lunghe sbagliando il partner con tanto di bava finale, bambini che buttandosi in piscina si trasformano in cani con il risultato di ottenere finalmente attenzioni dai genitori, killer che agiscono nell’ombra a minare la pace assoluta della cittadina, rosa e azzurro predominanti in un quadro deformato da sorrisi che sembrano sparati e tenuti su con il botox.
Un film che maschera la follia dietro sorrisi plastici e apparecchi sempre all’avanguardia, che fa girare per la città con macchine elettriche da campi da golf finendo agli incroci dove volendo dare sempre la precedenza al prossimo si rimane incastrati. Elementi strambi e spiazzanti il film ne possiede molti, a volte troppi, pagando però il salario di voler essere un’analisi spietata senza mai essere davvero incisiva e scavare a fondo, dove in particolare nell’ultimo atto sembrano mischiarsi troppi accadimenti e l’irreale diventa così un gioco di forza da far perdere di consistenza alcune vicende che potevano essere di maggior impatto (Waters in questo è impareggiabile e forse inarrivabile).
Curioso come le due registe al loro stranissimo esordio siano anche le due protagoniste.