Titolo: Greener Grass
Regia: Dawn Luebbe, Jocelyn DeBoer
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Jill e Lisa hanno accompagnato i
rispettivi pargoli alla partita di calcio, e Jill decide di regalare
la propria neonata all’amica. Nel frattempo, nel contesto suburbano
in cui tutti guidano macchinine elettriche, una ragazza viene trovata
cadavere. Questo non distoglie Jill e Lisa dalla loro gara personale,
quella di riuscire a trionfare l’una sull’altra. La situazione
precipita per Jill, già pentita di aver regalato la sua piccola
Madison a Lisa, quando anche il suo maschietto Julian si trasforma in
un cane.
I film dove regna il degrado e il non
sense si sposano alla perfezione con un certo tipo di cinema
indipendente americano. Soprattutto quando serve a contaminare il
falso perbenismo di una classe borghese e destrutturare un impianto
di buone maniere e bigottismo.
Greener Grass è una commedia surreale
decisamente grottesca che si ispira a Waters cercando di mettere da
parte però il trash e l’irriverenza per prendersi più sul serio,
arrivando a trovare alcune scene decisamente spiazzanti e originali e
altre traballanti e noiosette.
Un film anomalo e strano, perturbante a
tratti con quell’atmosfera così patinata e colorata, giocata tutta
come la scenografia su un’estetica che gioca un elemento
estremamente rilevante nel film.
Bambini regalati ad altre madri, mariti
e coppie invertiti, limonate tra adulti eccessivamente lunghe
sbagliando il partner con tanto di bava finale, bambini che
buttandosi in piscina si trasformano in cani con il risultato di
ottenere finalmente attenzioni dai genitori, killer che agiscono
nell’ombra a minare la pace assoluta della cittadina, rosa e
azzurro predominanti in un quadro deformato da sorrisi che sembrano
sparati e tenuti su con il botox.
Un film che maschera la follia dietro
sorrisi plastici e apparecchi sempre all’avanguardia, che fa girare
per la città con macchine elettriche da campi da golf finendo agli
incroci dove volendo dare sempre la precedenza al prossimo si rimane
incastrati. Elementi strambi e spiazzanti il film ne possiede molti,
a volte troppi, pagando però il salario di voler essere un’analisi
spietata senza mai essere davvero incisiva e scavare a fondo, dove in
particolare nell’ultimo atto sembrano mischiarsi troppi accadimenti
e l’irreale diventa così un gioco di forza da far perdere di
consistenza alcune vicende che potevano essere di maggior impatto
(Waters in questo è impareggiabile e forse inarrivabile).
Curioso come le due registe al loro
stranissimo esordio siano anche le due protagoniste.