Titolo: Axiom
Regia: Nicolas Woods
Anno: 2018
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
Grazie a Leonard,conosciuto via
internet, McKenzie, accompagnata dal fratello e altri tre amici,
decide di raggiungere il Cinder Pak, un parco nazionale chiuso al
pubblico, all'interno del quale è scomparsa la sorella Marylyn.
Ottenuto da Leonard indicazioni sul percorso e un pass per accedere
all'interno della enorme foresta, il gruppo procede in direzione
dell'avamposto del viaggiatore: una baita abbandonata con un registro
degli ospiti, fermo al 1957. Quando, giunta la mezzanotte, il sole è
ancora alto, i ragazzi impauriti decidono di tornare indietro ma uno
di loro, Edgar, manifesta un comportamento aggressivo ed assale
brutalmente Darcy. È l'inizio di un incubo in una realtà sfuggente,
animata da creature (i Pallidi) impressionanti, in grado di giocare
con la percezione sensoriale degli ospiti nel parco.
Axiom aveva tutte le carte in regola
per regalare intrattenimento, paura e soprattutto mostri.
Perchè di questo parla, aprendo porte
per mondi paralleli dominati da creature inquietanti e spaventose e
forze oscure non meglio precisate. Peccato perchè di mostri in tutto
il film se ne vedono solo due, i Pallidi e una creatura verso il
finale se non contiamo le solite ragazzine dai lunghi capelli neri
modello Sadako (in quanto a make up, costruzione e fattezze siamo
purtroppo in un deserto di miseria).
Woods però gira bene ed è un peccato
vedere una tecnica così sprecata. La parte iniziale, quella nel
bosco, i riferimenti a Raimi e l'intero cast composto perlopiù da
quel manipolo di giovani che vogliamo vedere morti subito, sono a
tratti convincenti.
Anche un paio di scene come l'uccisione
tra fratelli e un paio di jumped scared funzionano benino.
Per il resto purtroppo a differenza di
un impianto tecnico valido e gradevole, il film inciampa in dei
colossali e madornali errori dal secondo atto in avanti con un finale
piuttosto approssimativo e buttato lì alla veloce.
Woods meritava di insistere di più su
uno script che diventa disarticolato proprio per il continuo
rimandare a promesse che poi il film, per motivi di budget, non
riesce a mantenere.