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sabato 9 gennaio 2016

White God

Titolo: White God
Regia: Kornel Mundruczo
Anno: 2014
Paese: Ungheria
Giudizio: 3/5

Nella Budapest di oggi una disposizione di legge, per favorire l’allevamento dei cani di razza, prevede che sui bastardi venga applicata una forte tassa. Per questa ragione molti padroni stanno abbandonando gli animali nei canili. Lili, 13 anni, deve andare a vivere con il padre a causa di un prolungato impegno di lavoro all’estero della madre. Porta con sé il suo cane bastardo Hagen ma il genitore non ha alcuna intenzione di averlo per casa e finirà per abbandonarlo in strada. Lili è sconvolta e si mette alla ricerca dell’animale. Nel frattempo Hagen sta cominciando a sperimentare il passaggio da una situazione protetta a un’altra in cui, insieme ad altri suoi simili, diviene oggetto di persecuzione.

“Ho voluto collocare il film in una prospettiva in cui si capisca che il cane è il simbolo dell’eterno emarginato per cui il padrone è il suo Dio”
L'Ungheria non ha mai fatto una bella figura quando si è parlato di veri e propri genocidi animali.
Diciamo che non lo ha mai nemmeno nascosto. E diciamo inoltre che questa pratica accomuna altri importanti paesi geograficamente molto vicini all'Ungheria.
La rivolta degli oppressi, i cani, sugli oppressori, padroni, trova una messa in scena da fiaba, interessante e suggestiva per certi versi prima di esaurire, soprattutto nel terzo atto, la sua carica incisiva e diventare prevedibile e fin troppo violenta.
Qualcuno ha detto una cosa simpatica che se Polanski dovesse fare un remake di LILLI E IL VAGABONDO forse ne verrebbe fuori un film simile.
Il film di Mundruczo è una metafora molto potente sulla rivolta della massa.
“Questi sono i momenti in cui le masse si ribellano, l’attuale paura dell’Europa: la rivoluzione delle masse. E hanno ragione ad aver paura. Ho cercato delle immagini simboliche per rappresentare tutto questo – ha spiegato il regista – in modo che si veda la direzione che si prende quando ci si rifiuta di mettersi nei panni di un’altra specie, dell’avversario o delle minoranze”
Mundruczo infatti la mette in luce con scene corali di cani che rendono Budapest una città fantasma sotto le note marziali della Rapsodia Ungherese n° 2.
White God è atipico e destabilizzante per certi versi. Mescola i generi, cerca di toccare i sentimenti ed è furbo sotto numerosi aspetti giocati nei confronti del pubblico e soprattutto usando i cani in modo funzionale ma anche empaticamente esagerato.
La scelta del mondo canino come simbolo dei denigrati e sfruttati della storia e angolazione da cui osservare e far scattare gli eventi non è male e pochi registi da questo punto di vista ci sono riusciti quindi bisogna sicuramente dare un sacco di meriti al lavoro di preparazione che c'è stato.

Da questo punto di vista non è così strano che il film si sia portato a casa un premio importante come quello Un Certain Regard a Cannes.