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mercoledì 22 gennaio 2020

Dronningen


Titolo: Dronningen
Regia: May el-Toukhy
Anno: 2019
Paese: Danimarca
Giudizio: 4/5

Una donna seduce il figliastro adolescente mettendo a rischio la propria carriera e la sua famiglia. Inanellando decisioni fatali che porteranno a un epilogo che non era palesemente costruito nella sua mente.

Nel 2013 era uscito un film canadese Husband che parlava di una maestra che aveva fatto sesso con un suo alunno e sul senso di colpa che diventava un dramma quotidiano per il marito ovvero il protagonista del film. Di pellicole che trattano questa tematica il film ne è pieno ma solo l'indie e il cinema d'autore secondo me hanno tracciato bene alcune coordinate. Il dramma che gira attorno ad entrambi i film è un tema purtroppo sempre più attuale che sta rischiando di diventare quasi una norma, come se la voglia di provare a fare sesso con una donna più matura non fosse uno di quei tabù che tanti rincorrono senza per forza venir definiti perversi.
L'ape regina, la stessa regina assassina di Alice che taglia la testa lasciando prima un aroma di miele che stordisce la vittima, è lo squisito ruolo della protagonista, una bellissima e monumentale Trine Dyrholm che spacca l'obbiettivo con le sue pose e la sua presenza seducente quanto glaciale.
Una donna che salva i bambini abusati e al contempo frustrata e bisognosa di iniziare un gioco in cui è solo lei a condurre le parti verso un finale tragico ed essenziale.
Anne è un personaggio poliedrico che agisce spesso d'impulso senza dare indizi sui suoi intenti e dalla quale ci aspetteremmo più autorevolezza e sobrietà con se stessa. Invece sente che la sua famiglia da favola, le case da sogno e la sua ricchezza sta lentamente invecchiando come il suo corpo e un gioco fatto di seduzioni e di lecito e proibito sembra ringiovanirla di colpo sapendo però bene che Gustav ha un passato complesso e difficile.
Stepmom e manipolazione. La manipolazione con cui conducono il gioco i carnefici e i pedofili e la manipolazione con cui Anne conduce il gioco con il figliastro in un gioco delle parti dove ognuno nasconde e perdona qualcosa all'altro, dai furti nella casa, al pc nuovo dopo aver fatto sesso per la prima volta, tutto in un crescendo che senza diventare mai troppo esagerato, riesce a mostrare la noia che affligge un certo tipo di borghesia.
La verità ci dice il film non è protetta, quando è enunciata da un adolescente, e questo chi può saperlo meglio di Anne che quotidianamente affronta queste tragedie, mentre la bugia pronunciata da un adulto, se manipola l’informazione, se serve per proteggere la propria famiglia, gli ideali e la propria identità, non conosce ostacoli arrivando a distruggere il problema alla base e comportando così delle conseguenze inaspettate come rivela il climax finale.