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mercoledì 8 giugno 2016

Felicità è un sistema complesso

Titolo: Felicità è un sistema complesso
Regia: Gianni Zanasi
Anno: 2015
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Enrico Giusti è il re delle cessioni. Intermediario per un'azienda che acquista società in crisi, avvicina i suoi clienti, quasi sempre vanesi e inconcludenti, ne guadagna la fiducia e ne 'risana' la vita, facendoli ripartire in Costa Rica o agli antipodi. Figlio di un padre imprenditore, che ha abbandonato la sua famiglia per il Canada in seguito a un fallimento finanziario, e fratello maggiore di Nicola, eterno studente che come il genitore si risolve nella fuga, Enrico ripara il trauma infantile assistendo e scampando aziende da gestioni disastrose. La morte tragica di una coppia di imprenditori trentini, che lasciano un figlio diciottenne e una figlia tredicenne orfani e 'al comando' dell'impresa familiare, e l'arrivo imprevisto della fidanzata israeliana, sedotta e abbandonata dal fratello, sconvolgeranno per sempre la sua vita. Una vita in passivo e in cerca di riscatto.

Ecco. Un tocco più di eccentricità, e non parlo di Enrico nella scena finale sulla bicicletta con gli amici di Filippo Lievi, avrebbe giovato di più al film.
L'ultimo film di Zanasi è un'opera intensa, mai banale anche se non riesce mai a non diventare latte e miele come è da tradizione italiana senza avere mai quel guizzo di cinema verità e in parte realismo che manca in più momenti.
La log line per la trama basterebbe come l’etica del mondo del lavoro inquinata nel suo rapporto con il capitale e già fino a qui ci sarebbe molto da dire.
Enrico diventa la facciata del cieco profitto del capitale in cerca di delocalizzazione che inizierà a porsi le domande giuste venendo a conoscenza di un'altra felicità quella di una generazione successiva alla sua che cerca di porsi in modo più umano e aperto rispetto alla vita e alla generazione precedente affarista ed egoista.
Certo le scorciatoie nella sceneggiatura diventano facili e il film in mano ad un'altra regia meno fresca e più matura avrebbe potuto arrivare a creare qualcosa di simile al bellissimo Capitale Umano.
Il film comunque convince ed è interessante perchè mostra comunque un manierismo diverso dal solito nel trattare quella che potrebbe sembrare una commedia indie americana
arrivando e percorrendo una realtà dai risvolti sociali spesso e volentieri tragici, confermando l'impressione che la commedia italiana, dopo anni di autentica stagnazione di genere, tranne alcuni importanti pillole, può fare anche altro. O almeno pensarci.
Dal punto di vista tecnico invece Zanasi rispetto al precedente NON PENSARCI è cresciuto molto mostrando sinuosi movimenti di macchina, tempi sospesi e musica costante in sottofondo che crea equilibrio in quei momenti in cui la regia e gli attori si prendono troppo tempo, soprattutto i giovani.