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lunedì 22 giugno 2015

Taking of Deborah Logan

Titolo: Taking of Deborah Logan
Regia: Adam Robitel
Anno: 2014
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Deborah Logan è malata di Alzheimer ed è al centro di alcune riprese per un documentario che testimoni le sue sofferenze e gli sforzi della figlia nell'accudirla. Ciò che inizia come un semplice resoconto medico ben presto scivola nel ritratto esasperante della più spaventosa delle forme di demenza, minacciando la sanità mentale di tutti quanti.

Ormai mi viene spesso l'orticaria quando mi appresto a vedere un mockumentaries/found footage. Spesso per l'inconsistenza dei mezzi e volentieri per come vengono trattati i temi.
In questi ultimi anni sono stati un vero virus capace di attraversare ogni archetipo del genere, purtroppo il più delle volte risultando inadeguati.
Nel vaso di Pandora forse tra gli ultimi farei uscire WHAT WE DO IN THE SHADOWS per ovvi motivi che non starò a citare perchè in passato li ho già trattati.
Taking non parte bene, una brutta locandina in cui emerge il produttore come esponente ancora più importante della stessa pellicola, partorendo l'ennesima cazzata di turno per cui è tratto da una storia vera e un qualcosa di strano che mi aveva fatto storcere il naso ma che poi si è rivelato funzionale al genere e soprattutto al fatto di essere a tratti inquietante.
A dire la verità il vero punto di forza del dramma e dell'atmosfera si ha proprio in quel punto di coincidenza tra malattia e soprannaturale, nella perdità di identità di Deborah, a dispetto di altri elementi che presi da soli sembrano limitare il ritmo del film o sottraendo enfasi da un lato oppure esagerando dall'altra parte.
Taking parte dalla crisi economica come leitmotiv della vicenda per poi spostarsi in un'intervista infinita che non si capisce bene dove voglia arrivare a parare e infine cambiando rotta facendo "resuscitare" stregoni, vomitando vermi e cercando infine di ingoiare bambini per soddisfare rituali ancestrali.
Un horror che crea una buona suspance e coadiuvato da una scelta eccellente della protagonista, Jill Larson, in grado di tenere sulle spalle tutti i momenti di inquietudine.