Titolo: Mind Game
Regia: Masaaki Yuasa, Kôji Morimoto
Anno: 2004
Paese: Giappone
Giudizio: 4/5
Nishi, aspirante disegnatore di fumetti
fallito, si innamora della sua amica di infanzia Myon, già sposata
con un'altro uomo. Ucciso durante un conflitto a fuoco da due yakuza
che irrompono nel ristorante gestito dal padre della ragazza, l'uomo
ritornerà sulla terra coinvolgendo Myron e i suoi amici in una
bizzarra e divertente avventura psichedelica.
"La vita è il risultato di
determinate scelte."
E’ con questa premessa che Masaaki
Yuasa dirige il suo primo lungometraggio, “Mind game”, tratto
dall’omonimo manga di Robin Nishi.
Tutto in questo sorprendente e
schizzato film d'animazione nipponico passa attraverso lo stile con
qualcosa che rompesse letteralmente schemi e stereotipi. Sembra il
fratello di Aachi
and Ssipak
passando per Tekkonkinkreeet
Il film è psichedelico, coraggioso,
contagioso, particolare, unisce tanti stili diversi, tra cui
surrealismo, live action e pop art.
“Anziché rappresentare la storia in modo convenzionale, ho scelto un'estetica selvaggia e disomogenea. Non penso che i fan dell'animazione giapponese vogliano necessariamente qualcosa di raffinato. Puoi sperimentare con vari stili e penso che li apprezzeranno comunque”.
Ed è proprio così, tutta l’opera è sperimentale, il risultato è un insieme di scene oniriche, spettacolari, che resteranno impresse a partire dall'incidente scatenante dove muore in modo assurdo proprio il protagonista per poi rinascere. Per alcuni aspetti mi ha fatto venire in mente tra le tante cose il bel romanzo cinese di Su Tong "Spiriti senza pace".
Un lungometraggio incredibilmente maturo, innovativo e coinvolgente: uno dei migliori di stampo sperimentale assolutamente senza possibilità di venir distribuito da noi in Italia.
“Anziché rappresentare la storia in modo convenzionale, ho scelto un'estetica selvaggia e disomogenea. Non penso che i fan dell'animazione giapponese vogliano necessariamente qualcosa di raffinato. Puoi sperimentare con vari stili e penso che li apprezzeranno comunque”.
Ed è proprio così, tutta l’opera è sperimentale, il risultato è un insieme di scene oniriche, spettacolari, che resteranno impresse a partire dall'incidente scatenante dove muore in modo assurdo proprio il protagonista per poi rinascere. Per alcuni aspetti mi ha fatto venire in mente tra le tante cose il bel romanzo cinese di Su Tong "Spiriti senza pace".
Un lungometraggio incredibilmente maturo, innovativo e coinvolgente: uno dei migliori di stampo sperimentale assolutamente senza possibilità di venir distribuito da noi in Italia.