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martedì 21 maggio 2013

Morituris

Titolo: Morituris
Regia: Raffaele Picchio
Anno: 2012
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Sarà un caso, ma è di nuovo la VII Commissione, ora presieduta da Maria Grazia Cappugi, ad aver negato il nulla-osta al film di Picchio, lo scorso 6 novembre. Impedendo nei fatti a “Morituris” di uscire anche per pochi giorni nelle rare sale italiane reperite: a Roma, Torino, Milano e Bologna. Nella prospettiva dei censori neanche il divieto ai minori di 18 anni bastava a punire il film. Siamo nel campo del cine-sadismo, tra torture e amputazioni: due ragazze dell’Est e tre ragazzi della Roma bene, a loro volta stupratori, si ritrovano coinvolti in un circo degli orrori animato da antichi gladiatori romani. Fantasmi assetati di sangue riemersi dalla ribellione di Spartacus del 73 a.C., votati a massacrare chiunque si pari loro davanti. Del resto una lapide posta all’ingresso del loro territorio di caccia avvertiva: “Hic sunt leones”.

Come tutti gli amanti dell’horror ci si trova instancabilmente di fronte ad ogni genere di prodotto o di film che arriva da canali commerciali oppure indi a tutti gli effetti.
Dividiamo subito cosa funziona e cosa no.
Non funziona la trama, troppo campata in aria e troppo già vista con i soliti abbellimenti modaioli e le scelte tristi e abusatissime come ad esempio quella di partecipare ad un rave.
Non funziona l’idea secondo me troppo inconsistente e che in un attimo smorza quanto di credibile il film, è non era affatto facile, riesce perlomeno nel primo atto a creare, ovvero quello di far crollare tutto sull’elemento sovrannaturale in questo caso dei gladiatori che vivono nel sottosuolo romano.
Non funzionano a tratti i dialoghi, troppo soporiferi e inconcludenti come quello iniziale nell’auto tra i tre ragazzi e le due ragazze che non sembra mai finire.
Non funziona la fotografia curata da Daniele Poli troppo scuretta in tutti gli esterni del bosco e in certi passaggi quasi impenetrabile dalla fitta rete di foglie.
Quello che funziona invece è il ritmo e per un horror italiano è già un tassello importante. Funzionano i personaggi, quasi non ci si crede ma è così, per quanto il burino romano risulti davvero fastidiosissimo. Funziona la violenza e qui si arriva al merito più grande dell’esordio di Picchio.
Questo è un forte segnale di quella che potrebbe essere una rinascita dell’horror italiano contemporaneo.
Probabilmente pochi altri come Zampaglione, ma comunque nomi in parte affermati, avevano dato modo di preferire una visione più drastica del cinema di genere come d’altronde è la summa regola dell’horror in generale.
Un rape-no-revenge movie che forse proprio per il suo amore per il cinema cita e trita numerosissimi film recenti e non da L’ULTIMA CASA A SINISTRA,I SPIT ON YOUR GRAVE,MARTYRS,HUMAN CENTIPEDE,IN THE MARKET,AT THE END OF THE DAY,etc…
Funziona in ultimo la crudeltà con cui Picchio decide di condire il suo cinema senza regalare nulla e senza dover trovare per forza un compromesso incorniciando grazie a Stivaletti una bella immagine finale.
Un film molto ambizioso che però proprio grazie a questo riesce a staccarsi da alcuni recenti flop horror italiani.