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domenica 24 giugno 2012

Sin City


Titolo: Sin City
Regia: Robert Rodriguez
Anno: 2005
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Sullo sfondo della violenta e oscura Sin City si intrecciano diverse storie: Marv, un killer indistruttibile, è pronto a tutto pur di vendicare la morte di Goldie, l'unica donna che nella sua vita è riuscita a fargli provare un po' d'amore e che è stata uccisa mentre dormiva accanto a lui; John Hartigan, un poliziotto in procinto di andare in pensione accusato di un omicidio che non ha commesso e che ha promesso di proteggere la giovane Nancy dalle grinfie di un criminale pedofilo; Dwight, un ex-fotografo alle prese con Jackie Boy, un poliziotto violento che minaccia Shellei, la cameriera di cui Dwight è innamorato, la bella prostituta Gail e le altre ragazze della Città Vecchia...

Rodriguez è pazzesco e dannatamente senza regole nel suo modo di fare cinema. Una delle anomalie americane che ho sempre stimato per il coraggio e la passione che trasmette in ogni sua pellicola.
Da sempre ha girato e si è divertito con quella che ha sempre reputato la sua missione.
A partire dall’azione(suo punto di partenza con il MARIACHI) che nel trash (PLANET TERROR), i b-movie (MACHETE), la fantascienza (FACULTY) e l’horror (DAL TRAMONTO ALL’ALBA) per arrivare infine a girare film d’avventura per i figli e per un pubblico eterogeneo (la saga di SPY KIDS). Si è sempre mosso con quel suo spirito citazionista e omaggiando i suoi registi preferiti e i film che più lo hanno influenzato.
Sin City è il capolavoro definitivo del regista.
L'impareggiabile uso di un bianco e nero nitido e perfetto anima il disegno di Miller portandolo fuori dalle pagine degli albi e infondendogli la vita (menzione che spetta solo a Rodriguez se contiamo che Miller appena ha mosso i passi da solo a girato quella porcheria senza senso di SPIRIT), l'uso parziale del colore invece traghetta l'attenzione su alcuni particolari e simboli come da tempo non si usava più al cinema e Rodriguez potenzia l’effetto alternando stili e color-correction come mai si era visto prima.
Alla fine sono belle storie e bei personaggi, in certi casi nemmeno si nota che le scenografie (3 escluse) sono ricostruite digitalmente.
Le atmosfere ricreate invece sono dirette discendenti che omaggiano i noir anni ’40.
"Sin city" riesce ad essere, forse fortuitamente o forse no, il connubio di forme artistiche diverse ma accomunate da una simile poetica. Rodriguez trova pane per i suoi denti in questa pellicola, molti sono gli elementi comuni che legano l'universo che questi due autori amano mostrarci: eroi "con macchia" dal grilletto facile e donne da salvare (viene in mente DESPERADOS), passioni violente, sacrifici estremi, il tutto condito da ironia e violenza. Troviamo anche in questa occasione l'immancabile apporto del grande amico e collega Quentin Tarantino, che gira la sequenza in cui Dwight ( Clive Owen) e Jackey Boy (un Benicio Del Toro in una situazione a dir poco surreale) sono in auto.
Un film che ancora una volta è il risultato di maturità, occhio alle mode cinematografiche, ai vecchi maestri, ai dialoghi taglienti e tanto,tanto altro ancora.
Si aspettano gli altri due capitoli.