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domenica 19 aprile 2015

Thanatomorphose

Titolo: Thanatomorphose
Regia: Eric Falardeau 
Anno: 2012 
Paese: Canada 
Giudizio: 4/5 

Laura si trasferisce nel suo nuovo appartamento a Montreal e conduce una vita complessivamente vuota tra giornate passate al lavoro, nottate passate tra le braccia del focoso Antoine, suo amante che la considera alla stessa stregua di un mero oggetto sessuale, e una scultura in fase di composizione, fatta di materiali organici , che non riesce a terminare, testimonianza tangibile dello stallo in cui si trova la sua vita artistica e non.
A una festicciola tra amici conosce Julian che le riserva molte attenzioni ma poco tempo dopo Laura si accorge che il suo corpo si sta deteriorando sempre più.
Cerca di porre rimedio ma il processo appare senza ritorno.... 

Sembra che dopo Thanatomorphose, vera sorpresa dell'indie post-contemporaneo, il cinema americano abbia detto “cazzo ma allora bastava concentrarsi sulla marcescenza del corpo” e infatti nel giro di pochi anni sono arrivate piogge di film, di cui ne ho visti solo un paio, che sembrano aver preso l'idea e mischiata con i soliti clichè di genere per arrivare di fatto a non sorprendere assolutamente, perchè a differenza di Falardeau, non si hanno le idee chiare. 
La pellicola del regista canadese è davvero una chicca che merita di decollare verso più ampie classificazioni e riflessioni, oltre che interpretazioni, dando al film grosse chiavi di lettura tra cui quelle legate alla sfera sessuale e la crepa nel muro che ha la forma di una figa, con tutta una serie di riferimenti dietro che dovrete scoprire. 
Bello, audace, violento, macabro, grottesco, reale, cinico, tutto senza forzature, senza grandi nomi (la forza del film infatti non ne necessita), ma rimanendo semplice nella sua fattura quanto complesso nei suoi punti chiave. 
Mi ha davvero colpito e soprattutto, cosa che capita di rado, mi ha per un attimo violentato e fatto sprofondare in un abisso di desolazione e disperazione. 
Mi è piaciuto come ha accostato la decadenza fisica all'orgasmo, come il materiale organico della scultura sia diventata metafora del suo impasse creativo, come il sesso ancora una volta sia solo valvola di sfogo e consumazione di corpi (anche se in questo caso viene rammentato solo in una scena). Senza poi contare l'enorme incisività creata dagli effetti speciali, uniti all'uso del sonoro e della putrefazione e un ronzio mai così insopportabile. 
L'idea di casa, come prigione dell'artista e dimora del corpo, che sembra la condanna della nostra società in questo caso scarnificata come i colpi che Laura si infierisce con la spara chiodi per cercare di rimanere tutta attaccata, sono quel valore aggiunto che ci trasmette ansia e claustrofobia che degenera lentamente. 
In più il fatto che Kayden Rose sia più affascinante quando perde i pezzi che non da viva, è un elemento che non mi fa dormire sonni tranquilli. 
Thanatomorphose è una parola che serve ad indicare i segni visibili di un cadavere in decomposizione.