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mercoledì 11 luglio 2012

Et in terra pax


Titolo: Et in terra pax
Regia: Matteo Botrugno/Daniele Coluccini
Anno: 2010
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Tre storie diverse, accomunate dal duro contesto della periferia romana. Marco, uscito dal carcere, vuole ricostruire la sua vita all'insegna della normalità, ma cade di nuovo nel circolo della delinquenza; Sonia, studentessa universitaria, deve lottare per costruirsi un futuro; Faustino, Massimo e Federico, per una serie di eventi, saranno costretti a rompere la loro amicizia.

Et in terra pax è il classico film atipico italiano.
Prima di vederlo non devi sapere nulla e non devi assolutamente avere delle aspettative. Guai se leggi la trama o senti i pareri prima del film o ancora peggio se leggi qualche recensione magari di qualche critico famoso. Ti devi lasciare trasportare dalla storia sperando che come si dovrebbe fare nel cinema, questa alla fine, possa appagarti.
Magari non del tutto ma almeno in parte.
Nel caso di questo film è così.
Stereotipi a volontà, certo, ma è anche vero che diventa sempre più strano non doversi scontrare con questa idea di cinema, ma i pregi del film e la poca fama dei due giovani cineasti servono anche a cercare di tener meno conto di questi aspetti.
La prima cosa che colpisce è la realisticità e la naturalezza.
Una Roma deserta e afosa, vuota e deserta come i sobborghi e la periferia che la circonda, marcia e misera, abitata da precari ed ex delinquenti  che cercano di sbarcare il lunario come possono oltre che cercare di redimersi da passati duri e difficili.
La violenza, la sopraffazione, il pensiero mafia, le droghe, la quotidianità vuota, la società liquida, la prostituzione, la vita di quartiere, sono tutti tasselli che cercano di investire anche una dura critica sulla corruzione dei propri principi come base dell’essere, quindi a te la scelta.
Il vero colpo di scena è quella di evitare un racconto morale in cui bisogna filmare i pericoli in cui i giovani potrebbero imbattersi.
Forse perché giovani, forse perché indagano i veri valori delle nuove generazioni, i registi inquadrano senza esprimere giudizio ma lasciando i protagonisti a rotolarsi nella loro stessa merda e facendo le proprie scelte senza dimenticare i rischi a cui vanno incontro.
Il risultato è secco e convincente.
Non siamo di certo davanti ad un capolavoro ma per come sta andando il nostro cinema questo film lascia davvero ben sperare.
Qualche analogia con MYSTIC RIVER a mio avviso c’è ma senza togliere nulla al risultato finale.
Un dramma nero e avvincente su uno scenario solo apparentemente sano.