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martedì 15 settembre 2020

Gangs of London


Titolo: Gangs of London
Regia: Gareth Evans
Anno: 2020
Paese: Gran Bretagna
Stagione: 1
Episodi: 9
Giudizio: 3/5

Londra. Città enorme e multietnica, dove vivono e convivono varie comunità, ognuna con le proprie regole e i propri rituali. Città viva e pulsante, con diverse etnie e milioni di storie, ognuna con un bagaglio storico e culturale capace di pesare addosso alle persone, condizionandone l’esistenza. In uno dei tanti quartieri popolari, si consuma l’assassinio di Finn Wallace, capo di una delle più potenti famiglie criminali della capitale. La sua morte lascia un vuoto di potere e apre una caccia che si trasforma ben presto in un bagno di sangue e in una lotta tra le varie fazioni. Sarà compito dei vari membri della dinastia, portare avanti le attività di famiglia, sopravvivendo a quanti vorrebbero sommergerli.

Sempre più spesso registi acclamati dal pubblico più che dalla critica provano a immergersi nelle serie tv, spesso con un'unica stagione auto conclusiva.
Evans lo conosciamo tutti per aver ridato enfasi al genere delle arti marziali con film tosti e particolarmente violenti. La sua peculiarità, che non fa eccezione in questa serie, è quella di arrivare subito al punto senza perdersi in dialoghi angusti ma colpendo duro e in maniera inaspettata.
Gangs of London è composta di nove episodi e dobbiamo aspettare la fine del quarto con quel cecchino impazzito per vedere un salto in avanti nel ritmo, nell'azione e nel montaggio e soprattutto nella carneficina che da quel punto in avanti sarà un massacro senza eguali.
Prima c'erano una serie di rapporti e gerarchie da incasellare mettendo insieme inglesi, albanesi, pakistani, rom, nigeriani, irlandesi e contractors. Un calderone impazzito dove per fortuna almeno un personaggio per gruppo riusciva a dare il meglio di sè con le dovute eccezioni in cui a farla da padrone rimangono Luan Dushaj, Kinney Edwards e la moglie di Liff Ansen.
Pur non amando la serialità, al di là di alcuni ingredienti che mi solleticavano la curiosità, c'era la complicità di due nomi importanti come Fabrice Du Welz e Xavier Gens.
La trama per fortuna per quanto apra una successione di porte riesce a mantenersi coerente dipanando una storia che non può essere originale ma trova la sua componente nei tradimenti, doppi giochi, sotterfugi e segreti in un crescendo che porterà ad un climax finale originale e inaspettato.
Nella sua coralità e in tutte le maestranze coinvolte per etnie e giochi di potere la serie rischiava di eccedere con tutta la carne al fuoco ma invece pur con un ritmo che nella prima parte risulta abbastanza lenta e con troppi dialoghi, dalla metà diventa azione a profusione con stragi e massacri davvero confezionati ad hoc e ora vi rimando i momenti migliori della stagione a partire dal covo di tossici omosessuali dove trascorre il tempo Billy, il genocidio al campo rom, la strage del cecchino, l'uccisione del ragazzo di Lale in Pakistan, l'attacco dei contractors nella casa in tutto il quinto episodio (il punto più alto), la tortura della moglie di Liff Ansen nell'episodio sei, la discussione con Wallace Dumati nell'episodio sette, e poi forse una citazione involontaria di Hyena con quella strage dei nigeriani a colpi di machete contro i funzionari di una banca che rappresentano il patrimonio dei Wallace e dall'altra la vendetta decisamente esagerata di Luan che da solo stermina tutto il gruppo degli stessi nigeriani come a siglare che gli albanesi sono sempre i più spietati e pericolosi ovunque si trovino.