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lunedì 2 marzo 2015

Stalker

Titolo: Stalker
Regia: Giorgio Amato
Anno: 2014
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Allontanato dal nucleo famigliare in seguito ad episodi di violenza e stalking, Lucio Melillo, di professione guardia giurata, non riesce a sopportare la mancanza della figlia Adele e della moglie Nadia, che nel frattempo ha stretto un legame sentimentale con il proprio analista. I turni di lavoro, l'amicizia con il collega Vincenzo e la frequentazione di una giovane prostituta non lo aiuteranno certo a mettere ordine in un'esistenza che subirà l'ennesimo colpo durante l'udienza per l'affidamento della bambina: privato di qualsiasi diritto di padre, l'uomo sceglierà una drastica via d'uscita.

Anche se devo dire che non mi aspettavo un finale così tosto per essere una piccola produzione italiana, il secondo film di D’Amato, non riesce purtroppo a trovare tutte le coordinate giuste o meglio, essendo così didascalico, toglie diversi colpi di scena dal secondo atto in avanti.
Una partenza da urlo in cui senza dialoghi traduciamo in lettere gli sguardi taglienti con cui Lucio osserva la realtà e la frustrazione e l’ossessione che alberga in lui.
La descrizione del suo personaggio è forse l’elemento più interessante del film, più che altro perchè devasta lo spettatore con dubbi morali circa l’operato di Lucio.
Se da un lato è ovvia la sua frustrazione che genera distruzione e instabilità, dall’altra non è facile condannarlo contando come D’Amato costruisce la vicenda e tutti gli ostacoli che quotidianamente vive (gli stupri notturni ai danni dell’ex moglie sono reali e atroci se pensiamo alla cronaca quotidiana che ci assale).
Stalker è totalmente imperfetto, e mostra quell’italianità che conosciamo molto bene.
Paga dal canto suo una linearità a volte compromessa da un montaggio non particolarmente riuscito e in alcune prove attoriali che non sono proprio il massimo.

Però per essere una piccola produzione, ha tutta la mia stima, contando che molti altri film italiani sono così vergognosi, pur avendo una produzione dietro, che non meritano neppure di essere visti.