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lunedì 3 giugno 2019

Uomo che uccise Don Chiscotte


Titolo: Uomo che uccise Don Chiscotte
Regia: Terry Gilliam
Anno: 2018
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

Toby è un geniale ma anche cinico regista di spot che si trova su un set spagnolo in cui sta lavorando su un soggetto legato a Don Chisciotte. L'incontro con un gitano che vende dvd pirata di film ambientati in Spagna gli fa ritrovare la copia di un'opera giovanile girata in un paesino poco distante e avente lo stesso tema. Con quel lavoro aveva creato numerose aspettative negli abitanti e non tutte sono andate a buon fine.

Terry Gilliam e i suoi fantasmi nell'armadio o meglio i mulini a vento che sembrano avergli portato in passato solo guai, resi celebri e documentati dal divertente making off nonchè documentario LOST IN LA MANCHA.
Ora finalmente l'autore, in grado di non arrendersi mai, ci riprova a tutti i costi dopo 25 anni, nel suo progetto più ambizioso, scegliendo il suo attore feticcio del passato, Jonathan Pryce, e puntando su uno degli attori indie del momento Adam Driver.
Il risultato è buono anche se parte della vena scoppiettante del regista si è placata finendo per fare alcuni scivoloni come in PARNASSUS dove non sempre la consecutio temporum funziona cercando alcuni allacci un po maldestri e non sempre funzionali (le scene in albergo, alcuni dialoghi con i protagonisti che Toby aveva scelto per il suo film di debutto del passato e in cui aveva conosciuto Don Chiscotte).
Il film si muove come un manifesto nostalgico di qualcosa che è già stato e che forse non potrà essere più. Il regista che cerca il suo Don Chiscotte, demoralizzato e diventato ormai un fenomeno da baraccone, racchiude diversi temi che il regista nella sua diversificata filmografia ha più volte trattato.
Il film a differenza di altre operazioni ha una vena polemica e politica che raramente il regista ha voluto trattare nel suo cinema, scegliendo di norma piani a cavallo tra la realtà e l'inverosimile, o entrambi i concetti mischiati secondo le regole del caso.
In questo film c'è tanto Gilliam, forse è il suo film, pur non dichiarato, più autobiografico di tutti, dove vediamo proprio le difficoltà produttive, gli intenti che giocano dietro una pellicola e che quasi mai coincidono con gli intenti dell'autore, i rapporti di potere da mantenere con personaggi poco chiari come il Boss o sadici senza scrupoli come Alexei Miiskin. Sembrano a tal punto convergere tra passato e presente metafore viste negli ultimi anni che hanno anche scosso il mondo del cinema parlando proprio di produttori.
Il problema più grosso dell'opera è che ad un certo punto dimentica chi è Cervantes e il suo capolavoro. Gilliam dimentica di parlare di Don Chisciotte lasciandolo dolente e rincoglionito per raccontare se stesso e la rabbia contro i produttori e le major.