Titolo: Gone Girl
Regia: David Fincher
Anno:
2014
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Da poco trasferitisi in una piccola cittadina
del Missouri da New York, Nick Dunne e la moglie Amy stanno attraversando un
periodo difficile, con un matrimonio in crisi per via della difficoltà della
donna ad abituarsi alla nuova esistenza. Il giorno del quinto anniversario di
nozze, Amy scompare e il primo ad essere sospettato della sua scomparsa è Nick
ma la realtà è ben diversa da come appare a prima vista.
Gone Girl è girato molto bene, con un acume
per i dettagli e i particolari che fanno capire che dietro il film, c’è un
importante regista come Fincher, anche se negli ultimi anni ha profondamente
trasformato il suo cinema.
Gone Girl è tutto tranne che originale, però è
strutturato in modo che in 150‘ è un continuo cambio di registro tra dubbi e
macro-dubbi e morali che investono continuamente lo spettatore.
Il risultato è un film piacevole, forse il più
hitchcockiano di Fincher, a metà tra thriller morale e satira, con sterzate
sanguinolente e un duro cinismo di fondo.
Così che l’amore è bugiardo si sa e nel 2015
ormai, anche il termine amore sembra ormai una parola quasi senza forma, ma
ottima se utilizzata per il proprio tornaconto o per attirare i media.
Gli omicidi fai da te e i drammi famigliari
sono sempre più all’ordine del giorno e segnalano un’interesse che rivela una
profondo male sociale pervasivo, che ormai chi più chi meno, attraversa tutti.
Fincher ha utilizzato e ha premuto l’accelleratore proprio sui passaggi che
avevano il più grande potenziale, spostando e alternando i punti di vista e
infine creando un servizio televisivo plastico e di facciata come tutti i
telespettatori alla fine ricevono e rimangono contenti.
E’un film davvero drammatico se si pensa a
tutti i risvolti sociologici e gli approfondimenti psicanalitici che affronta e
sonda continuamente. Rende quasi piacevole un non-attore come Affleck mentre
Rosamund Pike svetta e da un certo momento esiste solo più lei.