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mercoledì 3 luglio 2013

Passato è una terra straniera

Titolo: Passato è una terra straniera
Regia: Daniele Vicari
Anno: 2007
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Giorgio è il ragazzo che ogni famiglia vorrebbe avere. Va bene all'università, non dà problemi di sorta e il suo futuro sembra ben disegnato. Poi una sera conosce Francesco, un suo coetaneo che però non gli assomiglia affatto, che frequenta brutti posti e brutte compagnie e che per vivere gioca d'azzardo, barando. Giorgio ne è subito attratto e tra i due nasce una profonda amicizia. I due iniziano così a passare molto tempo insieme e Giorgio diviene a tutti gli effetti complice di Francesco, iniziando un percorso verso la perdizione.

Forse è perchè dietro la macchina cìè Vicari, regista interessante , che questo suo ultimo film risulta ben fatto e che non ha nulla a che vedere con infingarde e fine a se stesse nonchè inutili e scialbe pellicole viste negli ultimi tempi nel nostro panorama italico.
Vicari è interessante.Quasi tutto il suo cinema lo è. Diciamo che potrebbe essere a tutti gli effetti uno di quesi registi scomodi, poco nazionalisti e per niente reazionari contando che è suo il discussissimo DIAZ.
Questo film sul poker e il gioco d'azzardo che vede due giovani e talentuosi protagonisti, ha tutta l'aria di essere un film fresco, con molto ritmo, dialoghi avvincenti, delle realistiche scene d'azione e una storia mai banale, che piano piano affonda nel dramma e nella consapevolezza di saper prendere delle scelte a lungo termine nella vita.
Il punto che Vicari c'entra su entrambi i protagonisti e altri personaggi del film è proprio nella caratterizzazione e nel mettere in scena personaggi meschini, infinitamente tristi che connotano perfettamente il nostro paese a differenza degli affreschi falsi e cortesi di un'altra fetta di cinema.
Giorgio è come tutti noi: appena scopre successo,soldi e donne belle e sposate, diventa semplicemente la risposta a quello che ha sempre nascosto.
Un bel film che trasuda realismo con personaggi autentici e che riesce nel duro lavoro di descrivere una generazione allo sbando. La scala di nuovi valori imposta dai media e dall'economia consumista occidentale diventa quindi il vero totem di significati scelti dai giovani.