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lunedì 17 giugno 2019

High School Girl Rika-Zombie Hunter


Titolo: High School Girl Rika-Zombie Hunter
Regia: Fujiwara Ken'ichi
Anno: 2008
Paese: Giappone
Giudizio: 2/5

Una studentessa normale, Rika, salta un giorno di scuola per visitare il paese di suo nonno,Ryuhei, che se ne era andato da casa di Rika due anni prima. Ma scopre che tantissimi zombie stanno assediando la città!. Rika all'inizio raggiunge la casa di nonno Ryuhei facendosi largo attraverso di loro, ma alla fine viene attaccata. Senza riuscire a capire cosa sia accaduto di preciso alla nipote, Ryuhei utilizza le sue abilità di gran chirurgo sulla nipote,trasformandola in RIKA,la stupenda guerriera! Adesso,nella veste della più grande ragazza guerriera, RIKA si confronterà con il vile capo degli zombie, Glorian, assieme ai suoi amici Takashi and Yuji.

Siamo infine arrivati al terzo film che chiude una saga abbastanza trascurabile nella produzione del sotto genere Dnotomista e Nihozombie.
Dopo Zombie self defence force e Girls Rebel Force Of Competitive Swimmers arriviamo forse al capitolo più brutto o meglio quello che a differenza dei primi due ha goduto di un budget ancora più risicato portando il regista a soluzioni quanto meno improbabili ma visto il genere il tentativo può starci. Fujiwara non avendo soldi ha cercato come da sempre insegna la tradizione dei b-movie di puntare a tutti quegli accessori secondari in grado di alzare l'hype dello spettatore con tette al vento, zombie tremendi, dialoghi improvvisati, un montaggio che sembra essersi perso dei pezzi per strada, recitazione ai minimi storici e scenografie da infarto dove a confronto la carta da parati dei film porno sembrava attaccata da Dante Ferretti.
Quello che mi ha stupito sono state soprattutto le soluzioni o gli espedienti usati.
Facendo un paragone con un b-movie che è diventato un mezzo cult e parlo di un film del maestro Takashi Miike, in FUDOH ad esempio metteva ragazze che sparavano palline dalla figa, facendo ridere e al contempo creando un precedente trash assoluto, mentre qui la ragazzetta a cui amputano un braccio e gliene saldano uno nuovo, maschile, da body builder, non vale nemmeno il paragone perchè non solo non è minimamente credibile il make up ma non ha fa ridere per nulla.
Ecco la fantasia e l'estro giapponese che speravo qui emergesse senza limiti e regole assume quasi l'aria da paradosso con la comparsa di una creatura mostruosa deforme di improbabile origine finale che lascia pensare che il regista stesse girando due brutti film sullo stesso set.




mercoledì 5 giugno 2019

Zombie self defence force


Titolo: Zombie self defence force
Regia: Naoyuki Tomomatsu
Anno: 2006
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5

L'onda di radiazioni irradiata da un UFO schiantatosi ai piedi del Monte Fuji resuscita i morti in tutta la regione trasformandoli in famelici zombies. Un gangster eliminato da uno yakuza, un suicida ed una donna incinta uccisa accidentalmente dal suo amante durante un alterco violento sono i primi morti viventi che diffondono il contagio azzannando chiunque attraversi il loro cammino. Un gruppo di soldati presente nella zona per una esercitazione impugna le armi contro le mostruose creature per proteggere una scolaresca in gita, salvare la propria pelle e l'intero paese. Gli zombies cadono sotto i colpi delle armi da fuoco o sono smembrati e decapitati da lame affilate, ma i nemici più insidiosi sono il feto della donna incinta che si è tramutato in un ferocissimo mostriciattolo sgattaiolante ed il mummificato eroe della seconda guerra mondiale venerato dagli abitanti come una divinità nazionale. Tra i militari, c'è anche un cyborg costruito in via sperimentale da una equipe di folli scienziati che sogna di creare un esercito di soldati imbattibili per vendicare in futuro la sconfitta subita per mano degli americani. Al termine della lunga battaglia, i dischi volanti tornano a volteggiare nel cielo profilando un nuovo pericolo...

Come per il j-horror e il sotto genere Dnotomista parliamo del "Nihozombie" in cui gli ingredienti sembrano unire elementi del cinema low budget a sotto generi con precise connotazioni cinematografiche dal trash, weird, erotico, commedia, ironico, zombie, invasioni aliene, splatter, gore, arti marziali etc. Tutto questo mischiato assieme in un gruppo di film che negli anni da parte di un certo pubblico hanno saputo diventare dei piccoli cult.
Parlo ovviamente di HIGH SCHOOL GIRL RIKA:ZOMBIE HUNTER, GIRLS REBEL FORCE OF COMPETITIVE SWIMMERS e JUNK.
La lista è ancora più fitta ma diciamo che questi sono i pezzi forti, quelli che con diverse difficoltà hanno oltrepassato il confine per giungere fino a noi sottotitolati.
Tomomatsu purtroppo ha diretto solo tre pellicole con cui l'ultimo più famoso facente parte del sotto genere Dnotomista conferma la sua passione per gli eccessi.
Infatti come per gli altri suoi film eccetto il primo, si riconferma una vena spiccata per lo splatter gore dove seppur il budget è limitato, i nipponici confermano di non fermarsi di fronte a nulla anche a ridosso di problematiche difficili da dimenticare (un set imbarazzante e alcune scenografie da capogiro). Il regista dimentica quella pacatezza che avvolgeva l'atmosfera del suo esordio per buttarsi su una galleria di scene gratuite e per certi versi tragi comiche dove purtroppo l'esito è l'assenza di violenza (non accenna mai a prendersi sul serio) e un cast composto da un gruppo di persone che fallisce miseramente il compito di portare un minimo di tono all'intera vicenda.



Vampire girl vs. Frankenstein Girl


Titolo: Vampire girl vs. Frankenstein Girl
Regia: Naoyuki Tomomatsu, Yoshihiro Nishimura
Anno: 2009
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5

In un tragico triangolo amoroso, Monami/Vampire Girl dà a Mizushima per San Valentino un cioccolatino ripieno del suo stesso sangue, trasformandolo così in un immortale. Il terzo lato del tiangolo è Keiko, che vuole Mizushima tutto per sé. Ne deriva quindi un combattimento, ma quando Keiko muore inavvertitamente cadendo dal tetto, suo padre Kubuki scienziato pazzo la riporta in vita mettendole alcune parti del corpo di suoi compagni di scuola che le permetteranno di sconfiggere Monami in una battaglia all'ultimo sangue.

Tomomatsu è stato uno dei padri del "Nihozombie" e dello "Dnotomista" di fatto due sotto generi che avevano il preciso scopo di sovvertire le regole sfatando il taboo del lecito/proibito.
Sotto generi sicuramente più interessanti rispetto ai prodotti "Guinea Pig" che invece rappresentano esperimenti estremi di puro torture porn con accenni sul fenomeno dello snuff movie.
"Dnotomista" a cui questo film fa riferimento nato proprio da "Notomista" quella particolare attitudine allo smembramento dei corpi umani per veder la compositura interna di essi.
I film sono quasi tutti nipponici e vedono al timone alcuni registi mica da ridere con una loro personale e malata matrice d'identificazione.
Nishimura che firma il film assieme al sopra citato usciva dalle fila degli amanti dello splatter nipponico, un mestierante che al contempo era un visionario effettista con la fama di essere tra i più esperti macellai del settore (MEATBALL MACHINE ad esempio)
Al di là della strizzatina d'occhio sul nome della pellicola (che c'entra davvero poco) della sapiente mano di grafici esperti per rendere le locandine il più ghiotte possibili, il film ha una trama indefinib
ile, presa da un manga che dicono in patria abbia riscosso un certo successo, così come parte dello svolgimento e delle intenzioni dei protagonisti.
Un film con un'anima demenziale e surrealista che non riesce mai a rivelare il suo scopo o meglio l'intento del film apprezzandone gli sforzi e la voglia di distruggere ogni confine cinematografico. Sembra una confusa mattanza, una macelleria messicana tutta ritoccata al computer con i soliti protagonisti che sembrano camminare su una passerella di moda piuttosto che in uno scenario apocalittico dove ancora una volta l'esagerazione, che spesso ha portato a risultati più che ottimi, lascia il passo a qualcosa di irrisolto, uno spettacolo di luci e secchiate di sangue che sembra ogni volta ricominciare da capo risultando inconcludente e soprattutto irrisolto.



mercoledì 1 agosto 2018

I.K.U


Titolo: I.K.U
Regia: Shu Lea Cheang
Anno: 2000
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5

La Genom Corporation sta immettendo nel mercato dei chip che trasmettono dati erotici agli utilizzatori, che possono raggiungere intense forme di piacere senza alcun contatto fisico, accedendo a livello neuronale all’I.K.U. Server attraverso un Net Glass Phone. Per collezionare i biodata necessari a riempire la memoria dei chip, la Corporation produce sette donne-avatar, che insaziabili di piacere, agiscono come dei virus nei corpi delle persone con cui hanno rapporti e ne catturano emozioni da rivendere. Le donne reyko possono mutare conformazione a seconda delle preferenze e desideri di chiunque, siano essi uomini, donne o transgender.

Dnotomista, exploitation, sexploitation,weird, eccessivamente trasgeressivo, un'altra perversione divenatta cinema. E' difficile catalogare il bizzarro film di Shu Lea Cheang, media artist e film-maker nata a Taiwan (ora di passaggio a Berlino). Un film erotico particolare dove la sci-fi sembra essere il contorno su cui far girare questa galleria di sequenze erotiche.
I.K.U è un film sperimentale realizzato nel 2000 e prodotto dalla Uplink Co. di Tokyo, all'interno della vicenda si è subito proiettati in una realtà nipponico-erotico-visionaria che ricorda le atmosfere di BLADE RUNNER, ma che le trasporta in un universo psichedelico liquido in cui le protagoniste sono sette avatar-eroine. Queste, chiamate I.K.U. Coders, sono delle replicanti reyko agenti della Genom Corporation. Il film inizia finisce quello di Scott, all’interno di un ascensore in cui la prima donna reyko scatena il suo piacere. A differenza del film di Scott, qui non c’è amore, ma solo sesso, frase che accompagna parecchie scene del sf-movie (“it wasn’t love, it was sex”).
Le pecche del film riguardano lo sviluppo della sceneggiatura e le conclusioni.
La storia potenzialmente poteva essere molto originale e il metodo della regista nel trattarla appare azzeccato. Ma stiamo parlando di un'artista che sembra essere stata più attratta dall'effetto estetico della sua idea che non da quello contenutistico.
Nel film trovano spazio donne, uomini, esseri fluidi e ibridi, per una magica overdose di piacere spesso poco realistica che non vuole vittimizzare nessuno di essi. Ogni sequenza è come un frammento di digital art, i personaggi sembrano essere usciti da un libro di comics.
Il film è stato mostrato al Sundance Film Festival e in più di altri venti festival internazionali, raggiungendo l’appellativo di essere un “Pussy point of view”, mostrando la pornografia attraverso gli occhi di una donna. Il film è un valido esempio di come la donna può affermare il proprio punto di vista non lottando oppositivamente contro un potere cristallizzante, contribuendo a realizzare nuovi dualismi, ma entrando direttamente nel sistema di produzione tecnologica per inserirvi il chaos dall’interno. E poi non tutto va come dovrebbe andare. Ci sono virus e altre porcherie senza contare la voce di sottofondo che deragliano e creano spiacevoli imprevisti ai personaggi.

lunedì 11 aprile 2016

Girls Rebel Force Of Competitive Swimmers

Titolo: Girls Rebel Force Of Competitive Swimmers
Regia: Koji Kawano
Anno: 2007
Paese: Giappone
Giudizio: 2/5

Aki è una nuova studentessa di un liceo giapponese, che vuole partecipare ad una gara di nuoto. Qui conosce le altre ragazze che si allenano per la gara e stringe con loro amicizia. Contemporaneamente, nella scuola si stanno compiendo dei vaccini per cercare di rendere immuni alunni e professori da un virus che dilaga in tutto il Giappone. Questo virus, però, riesce comunque a dilagare come un’epidemia e trasforma studenti ed insegnanti in zombie, che uccidono e divorano i superstiti. La squadra femminile di nuoto, però, sembra immune dal virus e, proprio per questo, decidono di combattere l’armata di zombie che si avvicina…

Kawano lavora molto nell'indie e questo film ne è una prova inconfondibile.
L'autore infatti sfrutta lo zombie movie infarcendolo di attrici/pornostar sempre inquadrate raso e sotto la marinaretta, puntando a qualche seno gigante siliconato, sequenze saffiche in abbondanza, spruzzatine di sesso, un pizzico di azione e fiumi di sangue e il virus di fondo che trasforma in zombie.
Arriva alla fine a chiudere in 78' farciti di frattaglie ricamando uno sterile pastone composto da suggestioni baracconesche dal vago retrogusto fumettistico e sangue a litri.
Una sciocchezza gore ben diretta che soffre e stride solo nelle goffe sequenze action in cui ovviamente una pin up maggiorata nulla può rispetto ad una reale e necessaria atleta
L'elemento che lo discosta da altri esperimenti nel settore è quello per cui il film è nato e concepito per l’otaku e il voyeur nipponico, non per il nerd statunitense o europeo diventando sexploitativo di alcune dimestichezze ed esagerazioni tipiche del Dnotomista come il laser-vagineo finale.

Sembra poi che i nipponici abbiano addirittura come per il J-horror coniato il“Nihombie” come per altri titoli come ZOMBIE SELF DEFENCE FORCE, HIGH SCHOOL GIRL RIKA:ZOMBIE HUNTER o lo stesso predecessore JUNK.

sabato 27 giugno 2015

Hk Hentai Kamen

Titolo: Hk Hentai Kamen
Regia: Yuichi Fukuda
Anno: 2013
Paese: Giappone
Giudizio: 2/5

Lo studente delle superiori Kyosuke Shikijo è il più talentuoso membro del club di arti marziali della scuola. Il suo defunto padre era un detective e Kyosuke condivide il forte senso di giustizia del padre. Kyosuke ha anche un segreto: gli piace indossare biancheria intima femminile e si trasforma in alter ego "Hentai Kamen". Anche questo insolito interesse è stato ereditato dai suoi genitori, il padre era un masochista e sua madre una sadica. Per caso, Kyosuke ottiene la biancheria intima femminile della studentessa Aiko Himeno. Con la sua biancheria intima, ottiene varie tecniche pervertite e prova a proteggere Aiko da un insegnante volgare e odioso.

“Non avvicinarti razza di pervertito!”
Il Giappone tra le altre cose dimostra di essere la patria degli eccessi e del paradosso.
Un cinema il suo che continua a scardinare le regole dei supereroi, in particolare quelli Marvel, prendendoli in giro fino al midollo, ZEBRAMAN, oppure cercando di usare un modello completamente diverso che di fatto continua a rimanere un primato nipponico.
Il film è ispirato al manga Kyūkyoku!! Hentai Kamen, una serie di 6 volumi scritta ed illustrata da Keishu Ando tra il 1992 e il 1993.
Il 6 aprile 2013, invece è uscito in anteprima il live action, poi distribuito in tutto il giappone il 13 aprile dello stesso anno.
Hk in fondo diverte, non si prende mai sul serio, gioca con i sessi risultando in più occasioni "bisessuale" e una sorta di auto-parodia nel suo genere con tecniche di sottomissione ironiche e ridicole e facendo indossare al suo protagonista un paio di mutandine come maschera.
Non mancano i riferimenti ai supereroi più famosi come l'Uomo Ragno nella scena in cui vola da un palazzo all'altro, a volte è un pò macchinoso nei dialoghi e ripetitivo ma il ritmo non manca e come esempio di exploitation giapu live-action, alla fine se si considera per quello che è, ovvero una trashata demente, in fondo funziona sempre se fatto vedere agli amanti del genere.


giovedì 9 giugno 2011

20th Century boys-Beginning of the End


Titolo: 20th Century boys-Beginning of the End
Regia: Yukihiko Tsutsumi
Anno: 2008
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5

Alla fine degli anni Sessanta un gruppo di nove bambini giocava in un campo abbandonato a difendere il mondo da dei cattivi che volevano impadronirsi della Terra. Era un'epoca piena di cambiamenti e di speranze nel futuro. L'uomo andava sulla luna, Osaka avrebbe ospitato a breve l'Esposizione Universale, simbolo di pace e di armonia.
Passati 30 anni ognuno ha preso la sua strada. Alcuni si sono sposati, con altri ci si è persi di vista, altri ancora conducono una vita anonima dopo aver visto infranti i propri sogni.

Liberamente ispirato dal celebre manga di Naoki Urasawa(che non ho letto) il primo capitolo della trilogia sulle gesta di questo gruppetto di giovani risulta essere interessante contando che le tematiche del manga risultano abbastanza complesse e con una contaminazione di contenuti difficile da riportare in pellicola, ma su questo Tsutsumi si vede che ha dalla sua una buona esperienza(suo il fantastico 2LDK) e una capacità di seminare alcuni importanti aspetti che verranno poi approfonditi nel secondo capitolo.
La mole è tanta, le strizzatine d’occhio arrivano più su una certa filmografia contemporanea.
Un aspetto per certi versi sempre più preso in considerazione nella richiesta di ampliare di più le tematiche, approfondire il soggetto (di solito in maniera fin troppo netta) e alcuni pretesti e sotto-trame che servono solo per dare quel tono seriale e farla diventare una serie.
Tutti e tre i capitoli sono girati dallo stesso regista, contando che i due successivi sono entrambi del 2009 e la durata rimane sulle due ore a testa per capitolo.
Una narrazione per certi versi distante da un certo cinema giapponese che ci ha abituato come nel caso di film come questi, ad avere un montaggio più frenetico e molta più azione ma invece Tsutsumi rimane fedele alla sua visione del manga parttendo molto lentamente per aprire il sipario in maniera definitiva solo nel secondo atto del primo capitolo sapendo benissimo di soffisfare alcuni fan e di deluderne altri.
In definitiva rimane un film per certi versi anomalo, lungo, di cui si è parlato e si conosce molto meno rispetto ad altri manga decisamente più famosi, eppure BEGINNING OF THE END ha quel pregio di mostrare tutte le barbarie del sistema giapponese prendendosi tutto il tempo che gli serve.

mercoledì 8 giugno 2011

Mutant Girl Squad

Titolo: Mutant Girl Squad
Regia: Noboru Iguchi, Yoshihiro Nishimura, Tak Sakaguchi
Anno: 2010
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5

Rin é una studentessa, vittima di bullismo da parte di alcune sue compagne. Ogni volta che viene presa in giro, avverte uno strano dolore intorno alla sua mano. Il giorno del suo compleanno, suo padre le farà una rivelazione che le cambierà per sempre la sua vita.

Credo che uno dei primi ad aver scandagliato il genere e il sotto-universo del body-horror fosse proprio Tsukamoto nel ’89 in cui deformità fisiche e mutazioni genetiche e bioniche facevano capolino anche nel filone orientale. Da noi e ancora meglio in america il genere era stato già ampiamente usato soprattutto in campo sci-fi.
Lo stile è molto simile per certi versi con tutta la produzione Dnotomista in cui gli eccessi, la violenza, il gore, l’uso gratuito e grottesco dell’elemento splatter servono a  rendere ridicolo il contesto facendoti sbellicare dalle risate e sono le caratteristiche comuni sono privilegiati e saccheggiati dai registi che si cimentano su questo genere ibrido.
In questo caso i registi sono tre dividendosi proprio i tre capitoli del film ma riuscendo a trovare un buon filo comune senza spostarsi troppo dal lavoro del precedente collega.
Iguchi,Nishimura e Sakaguchi arrivano dalla stessa scuola e infatti al trio, anche se collaborava singolarmente, si riconducono film del calibro di VERSUS,TOKYO GORE POLICE,ROBOGEISHA, SHINOBI e THE MACHINE GIRL. Sakaguchi poi è proprio l’attore principale di VERSUS e colui che ha diretto credo proprio il suo episodio in questo film.
 Avendoli visti tutti posso sicuramente prediligere il secondo che riesce ad essere un concentrato di deliranza totale anche se il primo dalla sua aveva una bella scelta di idee e l’ultimo invece è una semplice commedia con alcune scelte estetiche interessanti.
In questo film l’uso del body-horror è senza dubbio di carattere umoristico come ad esempio il gruppo di ragazze e le loro “impareggiabili” mutazioni(ad una ad esempio esce una sega dal culo…)alluvioni di sangue con una bella scena girata tutta in piano sequenza e un cast molto valido in cui anche se fa una piccola parte bisogna almeno citare il monumentale Naoto Takenaka attore feticcio di Miike Takashi e icona di un certo cinema orientale.
La Sushi Typhoon dunque fa la sua comparsa col botto scommettendo subito su una pellicola delirante che fa parte di una determinata produzione e di una specifica contaminazione del genere con una produzione abbastanza modesta(ma comunque sempre colossale rispetto al nostro concetto di produzione indipendente) e con molti effetti artigianali ottimamente realizzati.
Un'altra buona prova per i nostri amanti del trash e del gore, che sebbene puntino su un cinema e un genere particolare sono riusciti a creare ancora un altro prodotto più che valido , un paese che malgrado alcuni eccessi che non condivido riesce spesso a collocarsi tra i paesi più liberali cinematograficamente parlando e con una buona dose di speranza per le classi più giovani a differenza dio altri paesi che guarderanno un film del genere con una lacrima dolente anche se un assurdo espidosio era uscito anche in Italia con il titolo MEDLEY-BRANDELLI DI SCUOLA forse l’unico vero cult indipendente trash italiano!

lunedì 6 giugno 2011

Strange circus


Titolo: Strange circus
Regia: Sion Sono
Anno: 2005
Paese: Giappone
Giudizio: 3/5

Taeko è una scrittrice di successo, costretta in una sedia a rotelle. Il suo ultimo lavoro narra la storia di Mitsuko, una bambina molestata dal padre e costretta a spiare il sesso tra i suoi genitori da un buco nella custodia del violoncello in cui suo padre la rinchiude...

Soprattutto guardando l’incipit di STRANGE CIRCUS mi ha ricordato molto VISITOR Q il celebre e geniale film di Miike Takashi. Solo che mentre nel film del celebre outsider giapponese all’interno della pellicola c’era un ribaltamento di tutti i taboo sessuali e una strizzatina d’occhio al celebre TEOREMA di Pasolini, nel film di Sion Sono in realtà sono solo elementi che fungono da pretesto per indirizzarsi e sbizzarrirsi sulla larga produzione Dnotomista che oramai annovera alcune perle di rara bellezza come THE GOOD, THE BAD AND THE WEIRD, TOKYO GORE POLICE, 2LDK, AACHI AND SSIPAK, KILLER PUSSY, GREAT YOKAI WAR, MACHINE GIRL, 20TH CENTURY BOYS solo alcuni e tra i meglio riusciti nella lunga filmografia quasi a voler fare da paiolo alla famosa Troma americana.
La differenza è che nel genere dnotomista non esiste un genere di partenza ma tutto è giocato sugli assurdi, sul weird più estremo, sullo splatter, sapendo essere crudo, terribile, sadico e spietato e trattando tutto ciò che risulta essere esagerato a 360°.
La similitudine tra i due film resta comunque sul fatto di puntare sulla crudezza dei rapporti in famiglia.

Strange Circus risulta comunque un buon film.
A tratti disordinato e con una sceneggiatura che non sempre riesce a rimanere salda e un finale piuttosto criptico, fa parte di quei film che rimarranno in testa per quel pugno di scene originali come in alcuni casi solo gli orientali sanno fare(giapponesi in testa!).
Dalla sua può comunque avvalersi di un ottimo reparto tecnico con una fotografia coloratissima e un cast di tutto rispetto tra cui spicca Masumi Miyazaki e le musiche composte dallo stesso regista.
La visionarietà mista al sesso e all’uso che Siono sfrutta proprio portando agli estremi alcune dinamiche sono tra i punti forti anche se poi come ho precedentemente annotato si perde un po dietro al thriller della storia.

domenica 20 marzo 2011

Aachi and Ssipak

Titolo: Aachi and Ssipak
Regia: Jo Beom-jin
Anno: 2006
Paese: Corea del sud
Giudizio: 4/5

In una città del futuro, dove gli escrementi sono l'unica fonte d'energia, ogni essere umano nasce con un ID chip impiantato nel suo ano. La quantità e la qualità degli escrementi prodotti viene monitorata quotidianamente dallo stato attraverso questi chip e il governo dà, in cambio dell'energia prodotta, dei ghiaccioli che causano dipendenza. Nel frattempo, i mutanti della "Combriccola del Pannolino" terrorizzano la città in cerca di ghiaccioli supplementari di cui non posso fare a meno per sopravvivere.

AAchi and Ssipak è un film anarchico dal primo all’ultimo fotogramma.
Cattivo, sboccato, truculento, iper-violento, morboso, cinico, folle, divertentissimo e con un ritmo invidiabile piega tutte le convenzioni dei generis e mette su un piedistallo la rinascita dell’animazione coreana. Siamo di fronte allo spirito libero, puro e senza regole dal primo all’ultimo minuto. La scenografia è quella di una terra post-apocalittica in cui rimangono solo la banda del pannolino che altri non sono che puffi-terroristi comandati da un gerarca che non si scompone uccidendone una dozzina ogni volta, sbirri al soldo dell’immancabile governo che cerca ogni modo per fare pulizia oltre che qualche umano e qualche super-eroe uniti a scienziati folli che compongono il quadro di una smisurata contaminazione di archetipi e personaggi. Tutto è fuori dal normale, eccessivo, il ritmo è furibondo e conferma l’assoluta fusione sia dell’animazione che dei dialoghi e delle citazioni che nemmeno si contano.
Era da tanto che non mi capitava di vedere un prodotto d’animazione così cattivo al cui confronto Beavis and Butt-Head etc gli fanno una pippa a due mani. Dipendenza tossica da ghiaccioli, controllo sfrenato e monitoraggio collettivo sono parte delle tematiche approntate con un cinismo spietato ma che non perde mai la sua grinta e sovrappone con altri eccessi una dimensione estrema.
Il regista Jo Beom-jin non si risparmia e lancia merda contro tutti e tutto. Dal super-eroe Robocop che stermina centinaia e centinaia di puffi alla volta volando come Matrix e riuscendo sempre a trovare dei modi assolutamente originali per giustiziare i nemici ai deliri d’onnipotenza del dittatore folle.
Prodotto del 2006 è un film destinato subito ad entrare nella leggenda e nei “cult”dell’animazione, si chiede perché Beom-jin sia un maestro in sordina e perché non crei subito altri colorati capolavori. E’ incredibile che un tale gioiellino non sia mai nemmeno stato nominato. Sicuramente il divieto andrebbe messo ai 18 se la cosa oggi come oggi potesse avere ancora un senso ma forse neanche basterebbe.
Imperdibile per gli amanti dell’animazione libera e innovativa nonché dell’azione più immediata e capace di tenerti super-incollato per 90’imperdibili minuti.