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lunedì 27 luglio 2020

Exit


Titolo: Exit
Regia: Sang Geun Lee
Anno: 2019
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 4/5

Quando Seoul viene invasa da un gas tossico, il mantenuto e disoccupato Yong-nam si dimostrerà un eroe

L'esordio di Sang Geun Lee è stato distrutto dalla critica come se fosse una commedia banale e con un protagonista già visto e rivisto. In parte è vero, i connotati del film sono quelli del disaster movie, dell'action improvvisato, del dramma attorno a un gas tossico creato in laboratorio per vendicarsi di una intera comunità, delle moderne tecnologie e i loro impieghi (in particolare i droni), dell'importanza della famiglia, di un amore che sembrava non corrisposto ma che arriverà grazie all'atto eroico e molto altro ancora.
Con una tecnica come sempre infallibile dei coreani, qui si toccano vette davvero altissime, con una produzione incredibile per costi, comparse, strade e grattacieli intrappolati dal gas, macchine del fumo come se piovessero e tanta, tanta azione e suspance.
Exit è una metafora molto interessante, il sacrificio di una metropoli per una sorta di vendetta personale (tra l'altro l'antagonista si vede solo all'inizio quando liberà il gas tossico), le ricerche in laboratorio senza controlli in grado di generare qualsivoglia specie di gas o virus radioattivo o esseri mostruosi come il bellissimo Host di Joon-ho Bong anche se il film aveva più un lato eco revenge.
Exit parte dal parco, continua nelle mura domestiche, procede e prende vita alla festa nel hotel per poi arrampicarsi su grattacieli immettendo l'elemento dell'arrampicata e il free-climbing come risposta all'unica possibilità di sopravvivenza dei suoi due protagonisti. Il film procede in un crescendo di ritmo instancabile e di scene madri che vedono Yong-nam e Eui-joo impegnati in sfide sempre più estreme che sfociano in un climax a base di droni e montaggio iper-cinetico degno dei migliori action coreani che ormai da anni brulicano nei festival senza purtroppo avere mai distribuzione da noi in Italia.
I continui contrasti tra dramma e ironia, con il nostro protagonista nel suo cammino di redenzione sacrificandosi per salvare la famiglia e i parenti risulta sempre uno stereotipo che se calibrato bene, come in questo caso, riesce a diventare interessante e originale, immettendo ingredienti in grado di mantenere ritmo e interesse cadendo in qualche trappolone legato al fatto di voler eccedere nei tentativi di salvataggio verso i terzi che Yong-nam cercherà di portare a termine da bravo e improvvisato paladino della giustizia.