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venerdì 10 giugno 2011

Host


Titolo: Host
Regia: Joon-ho Bong
Anno: 2006
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 4/5

L'avvelenamento di un fiume della Corea del Sud ad opera dell'esercito americano dà alla luce una creatura anfibia mai vista prima sulla Terra. Il rapimento di una bambina ad opera di quest'ultima e la seguente reclusione in un nascondiglio introvabile fa riunire una famiglia separata come tante, i cui membri quasi si ignoravano fino a quel giorno.

The Host è la sopresa.
Un film che non ha bisogno di molte spiegazioni dal momento che il risultato è assolutamente garantito dopo i primi 5 minuti con la bozza del mostro che si trasforma sotto il ponte.
La scena successiva, ovvero la corsa del mostro sotto gli occhi sgomenti della gente e un piano sequenza geniale e veramente ben fatto con una c.g che si supera e un mostro che è poi un miscuglio di tante creature già viste. E’proprio la scena dell’entrata in scena del mostro una delle più belle scene di tutto il film veramente realizzata come non ci si aspettava. Eppure una marcia in più il mostro la possiede dal momento che era da tempo che non vedevo qualcosa di così ben fatto che mi abbia dato quella impressione di realisticità piena.
Un’esplosione in tutti i sensi è la carica emotiva che suscitano i primi 20’del film in cui non si prende un attimo di respiro rimandendo incollati a vedere il disordine che la creatura crea tra i cittadini.
Bong non è una nuova scoperta e si vede che gli piace cimentarsi con il genere e creare un’opera densa e piena di significati che non si accontenta di raccontare la classica favola su un nuovo mostro.
All’interno del film il mostro è invece il governo che dalla seconda parte del film deraglia completamente dal genere sviluppando un’altra storia comunque intrecciata con l’arrivo del mostro e le cause di un’epidemia che porta il governo a muoversi in maniera spietata con i cittadini.
Interessante la critica secondo cui il mostro generato comunque da liquidi di laboratorio non costituisca il vero pericolo e comunque viene generato dagli stessi umani che non sembrano rendersi conto dei rischi causati dall’inquinamento.
La Corea del Sud poi è un paese molto particolare in cui anche culturalmente si è sempre fatto molto sentire il potere del governo e le sue politiche. In questo caso il contesto famigliare, i drammi, le scenate plateali e una paura che si trasforma in bisogno nel riunirsi tutti assieme per un pericolo che minaccia proprio il loro nome e in particolare la nipotina rapita dalla creatura.
Ogni tanto il film si perde dietro alcuni dialoghi soprattutto governativi e in alcuni momenti la tensione cala ma è probabilmente anche a causa del fatto che Bong stuzzica lo il pubblico capovolgendo la storia e il tessuto narrativo.
Un’opera intensa e significativa che punta i faretti su questo Joon-ho Bong di cui spero di sentirne parlare il più presto possibile.
Se poi tra i protagonisti ci aggiungiamo Song gang-ho e la sua mimica facciale e facile capire come mai questo film merita di finire nell’olimpo coreano del sud.