Titolo: Sulla mia pelle
Regia: Alessio Cremonini
Anno: 2018
Paese: Italia
Giudizio: 4/5
L'ultima settimana nella vita di
Stefano Cucchi è un'odissea fra caserme dei carabinieri e ospedali,
un incubo in cui un giovane uomo di 31 anni entra sulle sue gambe ed
esce come uno straccio sporco abbandonato su un tavolo di marmo.
Alessio Cremonini ha scelto di raccontare una delle vicende più
discusse dell'Italia contemporanea come una discesa agli inferi cui
lo stesso Cucchi ha partecipato con quieta rassegnazione, sapendo
bene che alzare la voce e raccontare la verità, all'interno di
istituzioni talvolta più concentrate sulla propria autodifesa che
sulla tutela dei diritti dei cittadini, sarebbe stato inutile e forse
anche pericoloso.
Sulla mia pelle è un film che andava
fatto e che speriamo che possa aiutare dalla sua a velocizzare l'iter
legale ancora in corso.
Il risultato è un film di denuncia. Il
film di fatto narra senza prendere posizioni, con il suo taglio indie
e la sua messa in scena solida e risoluta riuscendo dove altri film
hanno finito per essere troppo esagerati e in fondo non così potenti
e d'impegno civile come questo (Diaz-Non
pulire questo sangue o
Black
Block ad esempio).
Gli ultimi sette giorni con un flash
forward iniziale descrivono senza mezzi termini e senza scontare
nulla ma riportando a galla i verbali e le testimonianze e descrivendo
quel microcosmo togliendo le botte ma facendo star male con una
violenza psicologica e una claustrofobia carceraria davvero notevole
e di forte impatto.
La disperazione, la rabbia, la
debolezza, l'arroganza del protagonista (con un ottimo Borghi)
riescono a trasmettere quell'ansia e quella perdita di valori nei
confronti di un ragazzo che sapeva di sbagliare ma che non meritava
di finire in un buco, una cosa da posare nell'angolo e dimenticare.
Nove anni sono passati dall'arresto e
dalla successiva incredibile morte di Stefano Cucchi, nel 2009
deceduto all'ospedale Sandro Pertini dopo sette giorni di indicibili
sofferenze fisiche. Nove anni in cui la giustizia non ha ancora
trovato un vero colpevole, con una sentenza di primo grado, un
processo d'appello, un intervento della Cassazione, un secondo
appello e una nuova inchiesta ad aver delineato realtà discordanti.