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domenica 21 febbraio 2016

Quo Vado

Titolo: Quo Vado
Regia: Gennaro Nunziante
Anno: 2016
Paese: Italia
Giudizio: 2/5

Checco è stato allevato dal padre con il mito del posto fisso. A quasi 40 anni vive quella che ha sempre ritenuto essere la sua esistenza ideale: scapolo, servito e riverito dalla madre e dall'eterna fidanzata che non ha alcuna intenzione di sposare, accasato presso i genitori, assunto a tempo indeterminato presso l'ufficio provinciale Caccia e pesca, dove il suo incarico consiste nel fare timbri comodamente seduto alla scrivania. Ma le riforme arrivano anche per Checco, e quella che abolisce le province lo coglie impreparato: il suo status di single relativamente giovane lo rende idoneo alla richiesta "volontaria" delle dimissioni, a fronte di una buonuscita contenuta. Ma Checco, consigliato dal senatore che l'ha "sistemato", non cede alle richieste della "liquidatrice", la granitica dirigente Sironi e lei, al fine di liberarsene, lo spedisce in giro per tutta l'Italia, nelle sedi più disagiate e scomode. Checco si adatta e non molla. Alla Sironi non resta che tentare un'ultima carta: mandare l'impiegato al Polo Nord, in mezzo alle nevi perenni e agli orsi bianchi. Per fortuna al Polo c'è anche Valeria, una ricercatrice di grandi ideali e di larghe vedute che cambierà il destino del nostro eroe e gli farà scoprire i piaceri (e le responsabilità) di una vita civile.

Checco Zalone fa ridere su questo non c'è dubbio quando è protagonista di imitazioni o ospite in programmi televisivi. Checco Zalone fa quasi sempre ridere nei film o nei lungometraggi.
Il quasi è un processo anomalo come una profezia che sembra avverarsi quando cerca di prendersi sul serio e non rimanere sul piano della commedia comica a tratti demenziale, ma cercando di essere politically incorrect, senza invece capire che proprio perchè è un film esemplarmente commerciale e Checco non è un critico, la gente riderà anche di ciò che non fa ridere.
Quo Vado pur avendo una struttura lineare, si sposta troppo e di continuo, come un termometro che alla fine mostra una serie di gag che fanno fatica a trovare un collante naturale.
Soprattutto dalla seconda parte in avanti il film vacilla come il protagonista spaesato e senza nemmeno più quella grossa carica ironica e stupidità che lo connotava nei film precedenti.
Forse il tentativo di spingersi più in là e di cercare traguardi dove è più impensabile provare a coglierli (il polo Nord è imbarazzante) sono segnali, di un'annata e di un paese che come sempre in cerca di un posto fisso e di una sicurezza trova il sodalizio proprio nel genere della commedia per tanti registi e per una politica che sembra non accettare e non scommettere su nient'altro.
Se pensiamo a quanto questo processo sia il limite del nostro paese, una frase "illuminante" come quella di Dario Franceschini potrebbe aiutarci
"Grazie a #CheccoZalone. Il successo di #QuoVado fa bene a tutto il cinema italiano e avvia alla grande un 2016 di ritorno nelle sale."

Sicuramente in un fattore Nunziante e soci hanno vinto. Gli incassi e il fatto che la normalità è un concetto di maggioranza, la norma di molti e non quella di uno solo.