Titolo: Beasts Clawing At Straws
Regia: Kim Yong-Hoon
Anno: 2020
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 4/5
I destini di quattro miserandi si
intrecciano e il colore dei soldi diventa il rosso del sangue in un
puzzle di vite grottesche.
Kim Yong-Hoon al suo esordio assoluto
dimostra un coraggio e una capacità notevole nel saper gestire
storia e piazzare la mdp in maniera davvero formidabile. I film con
una struttura a incastro non sono moltissimi e spesso viste le
diverse storie e gli intrecci rimangono difficili da gestire facendo
sì che alcune risultino più accattivanti rispetto alle altre.
Tra ricchi colpi di scena, deviazioni
inaspettate, un ritmo e una tensione che non vacillano mai, il film
tende a rendere tre storie apparentemente distinte, facendole
incrociare in maniera complessa e appagante.
Donne a capo di bordelli spietate e
ancora innamorate dei loro ex, boss disposti a tutto pur di ottenere
questa fantomatica valigetta piena di soldi, uomini indebitati dopo
che la loro ragazza è fuggita con l'incasso di uno strozzino,
giovani amanti, ragazzi disposti a tutto, mariti violenti, miserandi
umili che fanno pulizie o lavorano all'interno di una sauna alle
dipendenze di capi spregevoli.
Una valigetta, il colore dei soldi che
diventa il rosso del sangue in questo puzzle di vite grottesche con
un sapore coinvolgente, cambiando toni e atmosfere di continuo,
capace di coniugare le tipiche atmosfere del thriller coreano a una
verve ironica caustica e spiazzante, dove grottesco e black humor
convivono magnificamente. Dal secondo atto il film cresce di continuo
senza mai lasciare strade aperte. L'happy ending è torbido regalando
colpi di scena e momenti inattesi nonchè conseguenze impreviste
inaspettate delineando un quadro sempre più chiaro e preciso nella
messa in scena non cronologica dove passato e presente ballano
costantemente sul filo del rasoio e questa forse è la caratteristica
più interessante e originale del film.