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mercoledì 15 gennaio 2014

Terminal Island-L'isola dei dannati

Titolo: Terminal Island-L'isola dei dannati
Regia: Stephanie Rothman
Anno: 1974
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

In un prossimo futuro, il governo della California ha commutato la pena di morte - definitivamente abolita - con l'esilio perpetuo nell'isola di San Bruno. La colonia penale, conosciuta con il nome emblematico di "Terminal Island", non è sorvegliata dalla polizia poiché, da lì, un tentativo di fuga è impensabile, e i detenuti sono liberi di scegliere come organizzarsi, sia che decidano di orientarsi verso un modello di vita pacifico sia che preferiscano continuare a percorrere fino in fondo la strada della violenza. Nell'isola, inevitabilmente, regna la piú completa anarchia e il gruppo guidato dallo psicopatico Bobby Farr spadroneggia umiliando i rivali e schiavizzando le donne. L'arrivo sull'isola della giovane Carmen segna, però, l'inizio della rivolta da parte degli oppressi.

Bisogna ammettere che sono divertenti questi film del filone women in prison sottogenere dell'exploitation anni '70 in cui fondamentalmente i registi e gli sceneggiatori avevano la possibilità di creare previsioni sul futuro come in questo caso un'isola/carcere dove i prigionieri sono liberi di uccidersi e di organizzarsi come vogliono.
Dal punto di vista del soggetto è decisamente originale contando che molti anni dopo uscì un fumetto giapponese chiamato BATTLE ROYALE che per alcuni aspetti sembra riprenderne l'idea modificando però la storia e il contesto e in più cercando di allargare la denuncia sul mondo civile che espelle i problemi dandogli più una connotazione sociologica e in particolare nel film emerge tutta un'importanza legata al potere e al controllo dell'incertezza.
I personaggi sono tutti bene o male caratterizzati in modo comunque funzionale per la storia e gli obbiettivi del film e a fare da sfondo durante lo svolgimento del film ci pensano delle solide musiche beat.
La donna qui è fondamentale per la rinascita e per cambiare la dittatura che si era imposta sull'isola, una afro-americana diventa la scelta perfetta analizzando quindi diverse sotto-storie, ma anche non risparmiando una certa idea maschilista di relegarla a serva o a cortigiana.
Un film che certo và visto rapportato all'anno di uscita e quindi con tutti i limiti sugli effetti speciali e anche sembra sul budget e purtroppo le scene che soffrono di più di questo fattore sono proprio i combattimenti e le scene di lotta e contando che in un film come questo non sono certo poche si fa fatica a digerirle.