Titolo: Magnifici Sette
Regia: Antoine Fuqua
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
La piccola comunità di Rose Creek ha
un problema: si trova in una valle che si rivela essere un
consistente bacino minerario. Il magnate Bartholomew Bogue ha deciso
di appropriarsene senza porsi alcun tipo di scrupolo, lasciando alla
popolazione tre settimane per decidere se accettare un risarcimento
da fame per i terreni espropriati o farsi uccidere. Emma Cullen, che
si è vista uccidere dagli uomini di Bogue il marito, lascia Rose
Creek con un proposito ben preciso: trovare qualcuno che accetti,
dietro compenso, di difendere i suoi concittadini. Lo trova in Sam
Chisolm, un funzionario statale il cui compito è rintracciare e
mettere in condizione di non nuocere pericolosi criminali ricercati.
Una volta accettata la proposta Chisolm progressivamente convincerà
altri uomini ad unirsi a lui. Bogue è però pronto a scatenargli
contro un volume di fuoco davvero imponente.
L'amarezza è cosa nota quando ci si
avvicina al cinema di genere americano troppo commerciale.
I rischi sono sempre direttamente
proporzionali alle delusioni.
Che siano remake, reboot, qualsiasi
formula in generale se non viene data in mano a qualcuno che ci
sappia fare con talento e intenti, rischia di diventare mera
paccottiglia, ovvero un action movie in cui si può spegnere
tranquillamente il cervello senza sforzi e non perdere nessuna delle
sotto-trame che il film non riesce nemmeno a confezionare.
Fuqua è un regista che gira tanti
film, quasi tutti commerciali e d'azione. Ancora non si capisce bene
se il suo cinema sia dichiaratamente reazionario oppure no. Di certo
siamo lontani da quel TRAINING DAY che dava risalto e brio all'estro
del regista e che faceva sperare che non accettasse alcuni film
dichiaratamente fastidiosi e insulsi.
I Magnifici Sette è un'altra di quelle
scelte che potevano benissimo evitare di essere prodotte, non tanto
perchè non abbia un senso, ma perchè il western del'60 diretto da
Sturges era a sua volta un film nel film, omaggiando e strizzando
l'occhio a Kurosawa e altri cineasti e senza stare a farsi pipponi
sulle diversità culturali, ingranava la marcia proprio in alcuni
sotto-testi che questo remake probabilmente nemmeno conosceva.
In questo caso i personaggi sono
confusi e nessuno sembra far parte dello stesso gruppo.
Il film cerca di essere culturalmente
variegato (un nero, un messicano, un sudcoreano e un nativo
americano), ma quando non riesci a far entrare nella parte nemmeno un
caratterista come D'Onofrio (il suo personaggio poteva dare risalto
quando invece è più che mai imbarazzante) e la sua possente e
complessa recitazione, qualche dubbio dovresti averlo. La trama è la
summa dei luoghi comuni, l'intreccio è fin troppo banale. Poi alcune
unioni non sono molto chiare come lo strano rapporto tra Goodnight
Robicheaux e Billy Rocks (una latente omosessualità) e il simpatico
Farraday che doveva avere più risalto e spessore.
Si entra al cinema sapendo dall'inizio
alla fine quello che succederà senza nessun minimo colpo di scena
(inclusa la carneficina finale) e andando incontro nuovamente
all'ordinario più ostinato.
Quello che sinceramente mi ha lasciato
deluso e vedere come sceneggiatore Nic Pizzolato che senza bisogno di
presentazioni, qui firma uno dei compromessi più beceri voluti dalla
Sony. Sembra di vedere un comics adattato al western con troppa
azione senza senso e una povertà generale legata ad alcuni luoghi
comuni davvero penosi.