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sabato 16 maggio 2020

Matinèe


Titolo: Matinèe
Regia: Joe Dante
Anno: 1993
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Nel 1962, mentre infuria la crisi dei missili cubani, a Key West in Florida, Lawrence Woolsy, regista e produttore di B-movies a corto di ispirazione e di dubbio talento, tenta di rilanciare la propria carriera con "Mant", il film che racconta la mutazione di un uomo in una formica gigante per effetto delle radiazioni atomiche. Woolsy, consapevole dei propri limiti, pensa di riuscire nell'intento sostenendo l'uscita della pellicola con una trovata pubblicitaria tale da catturare il pubblico dei teenager: durante la proiezione, nel momento clou dell'avventura un figurante mascherato da uomo-formica apparirà in sala e le poltrone, scosse da un dispositvo elettrico - il "rumble-rama" - daranno una memorabile emozione agli spettatori

Negli ultimi tempi ho visto due filmoni di uno dei più grandi registi americani sottovalutati della nuova Hollywood. Burbs e questo Matinèe. Film così incredibilmente diversi ma con tanti elementi comuni dalla paura dell'invasore (In Burbs era il nuovo vicinato russo) mentre qui la paura dell'atomica o di un'altra guerra fredda sempre con i russi. Insomma quando c'è la guerra alla base Dante non riesce proprio a non buttarla su una metafora o meglio un'allegoria profonda, originale, perfetta in scelta di tempi e ritmo, dialoghi, ironia, dramma e molto altro ancora dove con uno sguardo al passato sonda le paure immortali della gente.
Un film maturo, una critica sociopolitica, che oltre tutti i temi sopracitati è un viaggio di formazione per un ragazzo, un'analisi sul cinema e tutto ciò che appartiene alle scelte di marketing, al lato oscuro di alcuni di noi, tutto come una sorta di contorno dove la base è la tribolata anteprima di un film con sottofondo un clima di psicosi anticomunista. Matinèe è cinema puro, denso e profondo, semplice quanto ingenuo in alcuni passaggi (ma è sempre una scelta dell'autore per bilanciare seriosità e intrattenimento).
Un film ispiratissimo, in bilico tra commedia adolescenziale e cinefilia sofisticata, che parla anche di sci fi, che omaggia i b movie di mostri e che chiama in cattedra William Castle e Ed Wood e dove il tema del weird e dell'horror compare più di tutti nel dialogo formidabile tra Gene e Lawrence sul bisogno di film che facciano paura e il potere e gli effetti benefici che l'horror può arrecare allo spettatore.