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martedì 12 aprile 2016

Attacco al potere

Titolo: Attacco al potere
Regia: Antoine Fuqua
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 1/5

Mike Banning è un agente della sicurezza al servizio del presidente degli Stati Uniti d'America. Brillante e intraprendente, è ben voluto dalla First Lady e da suo figlio, un ragazzino di pochi anni che sogna un giorno di servire il Paese. Alla Vigilia di Natale la donna muore in un tragico incidente, 'sacrificata' insieme a due agenti per salvare la vita del presidente. Sollevato dall'incarico e costretto dietro alla scrivania, Mike conduce una vita ordinaria a cui proprio non riesce ad abituarsi. L'attacco alla Casa Bianca da parte di un gruppo di estremisti nord coreani, che vorrebbero 'detonare' gli States, gli offre finalmente l'occasione di tornare operativo. Sopravvissuto ai colleghi caduti come mosche nei corridoi della residenza presidenziale, Mike prova a raggiungere il bunker dove il Presidente è tenuto in ostaggio con il suo staff. Mentre l'America trattiene il respiro, l'agente Banning si riprende gloria e reputazione.

Classico action americano esagerato e reazionario.
“Gli Stati Uniti d’America non negoziano con i terroristi”.
L'ultimo film di Fuqua, regista specializzato nell'action a stelle e strisce con all'attivo forse un paio di film menzionabili sicuramente non regala gloria e onore a nessuno meno che mai il paese al mondo che non può per storia e bisogno fisiologico, fare a meno della guerra che sia in casa o fuori.
Il problema di questi film estremamente propagandistici di stampo nazionalista e che purtroppo finiscono sempre per cospargere di ridicolo e di pericoloso qualsiasi paese che in un epoca storica o in un'altra colpisce gli interessi yankee, diventandone nemico da bombardare con i media ancora prima che con la forza bellica militare, e quello per cui spesso e volentieri piacciono e la gente legittima le azioni dei suoi protagonisti vedendole come le uniche possibili.

Banning è il tipico esempio di un conservatore che sa di aver fatto la cosa giusta per il suo padrone ma ha dovuto pagare un prezzo. Vive con la speranza che qualcosa di brutto possa capitare al suo stesso presidente per poter riavere fiducia. Sembra la storia di uno di quei cani tanto fedeli al loro paese che per amore incondizionato non riesce mai a ragionare o provare a pensare al significato delle sue azioni.