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sabato 13 maggio 2023

E fu sera e fu mattina


Titolo: E fu sera e fu mattina
Regia: Emanuele Caruso
Anno: 2014
Paese: Italia
Giudizio: 2/5

Ad Avila, piccolo comune agricolo in provincia di Cuneo, durante la festa della santa patrona arriva dalle tv un messaggio che terrorizza la comunità: nel giro di pochi giorni il sole esploderà e il pianeta Terra verrà distrutto. Nell'imminenza della fine, ognuno nel paese reagisce a modo suo, forzato a ragionare o meno sulla propria transitorietà in questo mondo. Il parroco sui generis Don Francesco cerca di riconciliarsi con la vocazione e il passato. Gianni, il ragazzo ateo e scontroso che in seguito ad un forte trauma personale vive con il sacerdote in canonica, usa l'arma del sarcasmo e dell'indifferenza; Anna, supplente nella scuola elementare locale, è terrorizzata ma trova conforto nell'amore per Marse, compagno che convive con lei nel disprezzo di alcune malelingue. La barista Francesca nonostante tutto sogna una nuova prospettiva di vita per riscattarsi da un dolore recente. Il gruppo procede insieme verso l'ultimo giorno in una molteplicità di atteggiamenti ed emozioni, mentre i paesani si misurano con l'evento.
 
Adoro le scommesse del cinema italiano indipendente. Da tempo sapevo di questa piccola opera semi amatoriale raccolta in una bolla di mistero soprattutto toccando una tematica interessante e con una bella trama di fondo, mostrare le reazioni di una comunità cattolica paesana di fronte all'approssimarsi dell'Apocalisse. Si possono apprezzare alcuni sforzi di Caruso nel suo adattamento girato nei pressi di Novara con attori non professionisti. Ci sono riusciti diversi autori come Diritti e tanti altri. Il problema del film è un altro. Manca lo spessore drammaturgico, mancano le ambizioni, le caratterizzazioni dei personaggi, tutto è depositato nel limbo dell'incertezza dove in quasi due ore non mancano nemmeno alcune scene piuttosto noiose. Ci sono troppi facili moralismi, una politica d'autore limitata che peraltro sembra rendere questa comunità come dei semi bifolchi ancorati ancora a delle usanze arcaiche e antiquate ma senza connotarle o farcele scoprire. Si potevano usare i canoni della tragedia greca, inserire alcune figure emblematiche per sortire un effetto diverso e con più spessore mentre invece qui è tutta calma piatta e quando arriva il climax finale anzichè spronare con l'atmosfera e delle conseguenze inattese si punta alla scelta più ovvia.