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domenica 3 settembre 2017

Holy ghost people

Titolo: Holy ghost people
Regia: Mitchell Altieri
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

In questo thriller psicologico, la diciannovenne Charlotte chiede l'aiuto dell'alcolizzato ex-Marine Wayne per trovare la sorella, scomparsa nel profondo dei monti Appalachi. La loro ricerca li porta alla Chiesa del Comune Accordo e a un enigmatico predicatore che usa i serpenti, e la cui devota congregazione di reietti rischia consapevolmente di essere ferita a morte per cercare la salvezza nello Spirito Santo. Quello che Wayne e Charlotte scoprono durante il loro tempo in montagna - su se stessi e sulla natura della fede - li scuote nel profondo, mentre il mistero della sorella Charlotte e il suo destino comincia a dipanarsi...

Le sette, la religione, le comunità nutrite di bifolchi e tutto il resto che gravita attorno a questo irresistibile flusso di gente che cerca un simbolo a cui affidare la propria esistenza per me è materia di interesse; anche quando ho la certezza che mi troverò di fronte ad un pacco senza senso come mi aspettavo per questo film.
Un prodotto commerciale senza anima destinato a vendere qualcosa su straight to video e portarsi magari a casa qualche recensione positiva di qualche amante dell'horror o del suo sottogenere preferito trovando elementi originali quando invece Altieri si è impegnato a farcire il suo film di luoghi comuni banali e senza senso.
Sono tanti e troppi quindi non starò ad elencarli tutti ma posso solo dire che dal plot iniziale in realtà la storia avrebbe potuto prendere un altra piega o diventare già da subito qualcosa come 2001 maniacs di Sullivan oppure lo stesso Hamiltons in cui Altieri ha giocato le sue carte.
Tutto nella setta sembra proprio prendere la strada più legata a ciò che ci si potrebbe aspettare con le donne tutte chinate che prendono botte dalla mattina alla sera senza poter proferire nulla, un'equipe di uomini con delle ghigne da psicopatici, gente che si fa prendere a scudisciate per aver avuto pensieri impuri. Un prete che fa i sermoni abbracciando un serpente e il classico bifolco handicappato.
Oltre a tutti questi elementi c'è poi una messa in scena discontinua in cui tutto sembra slegato. Un film che potete tranquillamente risparmiarvi di vedere limitandovi al trailer.