Titolo: Under the Shadow
Regia: Babak Anvari
Anno: 2016
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5
Teheran 1988. Shideh vive in mezzo al
caos della guerra Iran-Iraq. Accusata di sovversione e registrata
nella lista nera dal collegio medico, si ritrova in uno stato di
malessere e confusione. Mentre il marito è in guerra un missile
colpisce il loro condominio e da quel momento una forza
soprannaturale cercherà di possedere Dorsa, la loro giovane figlia.
Under the Shadow è una piacevole sorpresa che arriva dall'Iran passando per la Gran Bretagna.
E'un altro di quegli horror
intelligenti, che sposa leggende, folklore popolare e miti narrando
del Djin e del loro potere, l'esoterismo che prende piede in una
città afflitta dalla guerra dove tutti scappano e solo coloro che
non credono, accettano di rimanere per sopravvivere.
L'esordio di Anvari però non si limita
solo ad essere una fiaba moderna con una nuova demonologia (anche
perchè i Djin non sono proprio nuovi nel cinema), ma è stratificato
e ben più complesso parlando di legami familiari che sfociano in
allucinazioni e paranoie, difficoltà madre/figlia, una società
misogina che si rispecchia nel lavoro come nella vita pubblica
(quando lei esce di casa terrorizzata con Dorsa senza velo e viene
fermata dai poliziotti che vorrebbero frustarla) e infine il male
come manifestazione della guerra (in questo caso il missile che
diventa il tramite).
Dicevo c'è tanto è il film si delinea
all'inizio come un dramma solo familiare (bisogna aspettare quasi
un'ora per vedere il primo Djin ad esempio) e in tutto questo arco di
tempo il regista caratterizza benissimo i suoi personaggi,
destruttura l'ambiente e crea la suspance proprio facendo avvicinare
Shideh e Dorsa all'orrore vero. Un film per alcuni aspetti
claustrofobico che mi ha ricordato Citadel
e Babadook.
Il film si apre con una scritta che ci
ricorda i numeri della guerra Iran-Iraq combattuta tra il 1980 e il
1988. Proprio l'orrore della guerra e la scelta da parte del demone
di entrare dalle crepe che si formano dopo i bombardamenti diventano
gli spiragli che non riescono ad essere coperti e cancellati
soprattutto con lo scotch, ma che metaforicamente sono ferite
destinate a rimanere per sempre.