Titolo: Inferno
Regia: Ron Howard
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 1/5
Lo studioso di simbologia professor
Langdon si risveglia in una stanza di ospedale a Firenze. È ferito
alla testa, ha ricordi estremamente confusi e non sa perché si trova
nel capoluogo toscano. Quando una donna vestita da carabiniere fa
irruzione nella casa di cura non gli resta che fuggire con l'aiuto,
della giovane dottoressa Sienna Brooks. Alla base di tutto c'è un
genio della genetica che ha deciso di salvare l'umanità dalla sua
altrimenti inevitabile dissoluzione diffondendo un virus che riduca
drasticamente il numero degli abitanti della Terra.
Siamo arrivati all'ultimo capitolo di
una saga che forse se la poteva giocare con IL CODICE DA VINCI
riuscendo ad essere di fondo un thriller che gioca bene sulla
simbologia cristiana.
Segnò un sodalizio tra Dan Brown-Ron
Howard-Tom Hanks. Avevo letto dieci anni fa il primo libro ma non
ritenni necessario andare avanti.
Inferno è una bolgia senza senso di
rincorse e inseguimenti, una corsa mozzafiato in un thriller
complottista su un virus che vuole decimare l'umanità.
Detto così parrebbe anche interessante
se non fosse che Howard non mette una goccia d'animo in questo film
dirigendo due attori che non sembrano loro (Hanks è troppo
affaticato mentre la Jones fuori parte completamente ormai si trova
infilata in tutte le mega produzioni) e sbagliando proprio tutto
dagli incubi che destano il professore, agli intrighi scontati e poco
convincenti fino ad un finale che demolisce completamente tutto.
Per fortuna che almeno la saga è
finita. Sui libri avendone letto solo uno non mi pronuncio, ma questa
saga, fatta forse eccezione per il primo capitolo, è una schifezza
che non sta ne in cielo ne in terra.
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