Arthur Curry, alias Aquaman, ha messo su famiglia e suo figlio ancora in fasce già dimostra il potere di parlare con i pesci. Purtroppo il suo "lavoro" di re di Atlantide non va altrettanto bene: un consiglio xenofobo e protezionista blocca le sue riforme e impedisce che il popolo subacqueo collabori con il mondo di superficie per fermare il riscaldamento globale. Il quale subisce una drastica accelerazione per mano dell'arcinemico di Aquaman: Black Manta. Questi, guidato dalle visioni di un sinistro tridente nero, ha iniziato a impiegare il leggendario Oricalco, riscaldando tanto i mari quanto le terre emerse.
Con alcuni sequel è difficile dire se
riescono a fare peggio del precedente. Acquaman è un perfetto
esempio di cinema muscolare, ironico, con Momoa sempre più
protagonista affiancato da Mera la sua compagna che per le vicende
legate ad Amber Heard quasi non compare e un Wilson crepuscolare. C'è
ancora una volta troppa c.g, l'idea dell'isola con le creature
mutanti poteva dare quel qualcosina in più contando che il villain è
poca cosa così come il suo piano criminale per distruggere l'umanità
creando una sostanza tossica in un finale che vanta i peggiori
b-movie americani pieni di sparatorie e barili pronti a esplodere. Il
rapimento del figlio di Aquaman, l'intrusione nel carcere in mezzo al
deserto per salvare il fratello Orm e il finale in cui Arthur decide
di allearsi con il genere umano per combattere l'inquinamento è
degno di un finale della Troma.