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mercoledì 18 ottobre 2023

Respiro


Titolo: Respiro
Regia: Emanuele Crialese
Anno: 2002
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Grazia è la moglie di uno dei tanti pescatori di Lampedusa, ma non si è mai adattata alla piccola, monotona vita dell'isola: fa il bagno nuda, canta a squarciagola le canzoni di Patty Pravo, e spesso si chiude nei suoi silenzi che solo uno dei figli, Pasquale, si sforza di capire. Gli "altri", quelli normali, vorrebbero convincere il marito a farla vedere da uno psichiatra, ma lei preferirebbe morire.
 
Respiro è un film complesso e interessante. Uno sguardo antropologico e folkloristico sulla Sicilia. Il concetto di Santa di come una donna possa essere santificata nelle acque in cui la popolazione pensa sia morta annegata. Una favola reale che sembra raccontare una sorta di leggenda isolana con tutti i suoi crismi, le sue contraddizioni, il concetto di libertà e di fuga da un'oppressione culturale che detta come doversi comportare. La diversità di una donna che vuole sentirsi libera in un contesto che vorrebbe farla curare nel settentrione. Una vicenda appassionante, viva e allo stesso tempo amara.
Con un cast di sconosciuti che prestano anima e corpo al film, Respiro è prima di tutto un'esperienza, un tuffo in un mare che può essere libertà e prigione con quella sensazione di non riuscire ad arrivare mai all'aria, alla salvezza

lunedì 16 agosto 2021

Gangs of New York


Titolo: Gangs of New York
Regia: Martin Scorsese
Anno: 2002
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

New York, 1846, quartiere di Five Points.Una cruenta battaglia tra gangs sancisce il trionfo di William Cutting detto Billy the Butcher, capo dei nativi americani e la morte di Padre Vallon, protettore degli emigranti. Sedici anni dopo il figlio di questi, Amsterdam, esce dal riformatorio fermamente deciso a ingraziarsi l'assassino di suo padre per poi fare vendetta. Conosciuto Billy, Amsterdam ne viene in pratica adottato e arriva a salvargli la vita. Una volta scoperto e sfigurato, si risolverà a combattere apertamente contro di lui. Ma sono gli anni della Guerra Civile: l'ultimo scontro tra le gang sarà decisamente superato in violenza e ferocia dall'intervento delle truppe inviate a far rispettare la coscrizione obbligatoria.
 
Gangs of New York rimane forse il progetto più ambizioso di Scorsese. Un kolossal dalle mille pretese che vuole fare il verso a Griffith narrando un arco di storia di vent'anni al cui interno succede di tutto (la frontiera che diventa città, il western che diventa un gangster movie, la Guerra Civile e l'abolizione della schiavitù) con un'incredibile voglia ma un non meglio precisato sodalizio con le maestranze e un cast variegato dove mentre brilla sempre la stella del Macellaio lo stesso non si può dire per Amsterdam e altri co-protagonisti. Gangs of New York è così simbolico, raffazzonato, identitario, complesso e stratificato dove emergono più di tutte le sue radici europee, il concetto di una religione forse pre-cristiana, le bande, il tutto con contorni sociologici e antropologici importanti anche se spesso fuori controllo, dove anche in questo caso non esiste un vero cattivo, tutti combattono per un proprio credo e portano rispetto al nemico come nel caso di Bill. Con un finale roboante dove forse è emblematico l'arrivo dell'esercito a porre fine alle guerre tra bande, mettendo fine ad un ciclo e ad un concetto di battaglia molto più crudele ma senza un'imposizione massiccia delle armi (sembra quasi una metafora del genocidio degli indiani d'America). Gangs of New York è meraviglioso in tantissimi punti e noioso all'inverosimile in altri (la storia d'amore e la Diaz in questo sono tra i punti più bassi). Un film che doveva durare più di quattro ore, tagliato e mozzato in fase di montaggio per troppe volte.

martedì 17 novembre 2020

Long Time Dead


Titolo: Long Time Dead
Regia: Marcus Adams
Anno: 2002
Paese: Usa 
Giudizio: 2/5

Alcuni adolescenti usano un’improvvisata tavola alfabetica Ouija per le sedute spiritiche e inavvertitamente scatenano le forze malefiche di un terribile demone che vorrà sterminarli.

Siamo di nuovo su un film spiazzante che aveva tutti le carte in regola per inscenare una tragedia spiritica & vengeance degna di nota ma purtroppo il tentativo evoca solo la noia e il disgusto nel vedere idee ed effetti speciali sprecati. Adams alla sua opera prima non ha saputo dare un contributo dignitoso al genere e i suoi film successivi sono il fantasma delle possibilità vanificate. La scia degli omicidi così come la comparsa del demone sembrano scene rimontate e identiche una all'altra.
Evocare uno spirito come un jiin non è facile ma se forse uno degli unici registi che ha saputo dare vita ad un'evocazione degna di nota e di humor nero negli ultimi anni è stato Raimi con l'ottimo Drag me to hell Long Time Dead si piega ad essere meccanico nella sua struttura, ovvio per la banalità della trama per ogni decerebrato che non voglia assolutamente doversi sorbire un horror con qualche pensata in più.

martedì 7 gennaio 2020

Blade II


Titolo: Blade II
Regia: Gulliermo Del Toro
Anno: 2002
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Blade, un uomo per metà vampiro, si vede costretto a schierarsi con un team di vampiri molto potenti per sconfiggere un nuovo tipo di super-vampiro che nessuno di loro ha mai affrontato prima. È l'unica possibilità per scongiurare l'eliminazione della razza umana e di quella dei vampiri.

Del Toro conferma ancora una volta il suo buon gusto e il tocco da Re Mida nel saper gestire qualsiasi genere con cui si cimenta.
Blade II riesce a coniugare molto bene horror e azione, con un ritmo adrenalinico, mostra una metropoli e il sotto suolo (le fogne per intendersi) putride e anarchiche oltre che malsane, prende alcuni suoi fedelissimi come Perlman e Goss e riesce a sfornare un sequel che non è solo il migliore del primo, ma di tutta la saga.
Blade II è il b-movie di puro intrattenimento, l'occasione per l'autore prima di girare il duo di film Hellboy(2004) Hellboy 2-The Golden Army di dimostrare ancora una volta un'enorme fantasia e creatività, dando i giusti ritmi all'azione ma senza mai perdere di vista la storia e la sua fondamentale importanza.
In più l'idea di raccontare i vampiri poteva concludersi con nessuna ricetta innovativa ma Goyer confeziona una storia originale dove incontriamo i mietitori, mostruosi mutanti succhia sangue che si nutrono di umani e di vampiri, ma soprattutto sarà difficile non provare empatia per il villain di turno Jared Normak il vero jolly del film.
Peccato per Wesley Snipes, sempre più insopportabile nel ruolo da protagonista e alcuni combattimenti decisamente troppo veloci.


venerdì 14 giugno 2019

Cabin Fever(2002)


Titolo: Cabin Fever(2002)
Regia: Eli Roth
Anno: 2002
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Un gruppo di studenti affittano un capanno nel bosco per organizzare una festa. Ma, all'improvviso, il party viene interrotto da un uomo delirante e devastato dalle piaghe. Dopo una cruenta lite l'uomo scompare, ma la misteriosa malattia da cui era affetto comincia a contagiare i ragazzi. L'arrivo degli abitanti della zona, lungi dal porre rimedio, farà precipitare la situazione.

Cabin Fever forse voleva omaggiare tanti slasher vecchia maniera unendo il tema del virus e della mattanza finale tra studenti in uno spazio buio e angusto modello Raimi.
Il risultato è stato peggio del previsto contando che Roth è stato da sempre un fan dell'horror cercando a modo suo di essere originale, forse qualcosina con HOSTEL, prima di buttarsi su film tremendi, sequel e prodotti reazionari oltre che il cinema per bambini.
Qualcuno erroneamente a parlato di enfant prodige dopo i due capitoli che omaggiavano il torture porn, ma a parte una grossa amicizia con tante personalità importanti, questo tanto atteso talento non c'è mai stato a parte l'amore sconfinato per l'horror
Un regista molto sfortunato che deve parte del suo successo alle amicizie influenti e soprattutto ultimamente per aver cercato di dare un contributo al genere con alcuni piccoli documentari dove perlomeno sentiamo parlare gente interessante come Rob Zombie, che di certo a livello cinematografico sa bene come disturbare il suo pubblico.
Qualcuno per cercare di salvare la pellicola ha sostenuto che fosse una metafora sui danni portati dall'Aids, niente di più lontano dalla realtà contando che l'idea venne in mente al regista dopo un incidente con un'infezione alla pelle.
Cabin Fever prende alcuni solidi elementi smarcatamente di genere senza riuscire a non essere palesemente prevedibile e confezionando come negli intenti del regista un prodotto commerciale che mostrasse il lato oscuro dei nerd imbranati che ci piace veder soffrire e morire nelle maniere più atroci. L'idea del regista con questa pellicola era forse quella di creare un punto di non ritorno per un certo horror teen che come una piaga stava invadendo le sale con prodotti terribili e che stavano cercando di portare il genere alla deriva.


mercoledì 5 giugno 2019

Dog Soldiers


Titolo: Dog Soldiers
Regia: Neil Marschall
Anno: 2002
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5

Durante un'esercitazione sulle Highlands scozzesi, un gruppo di soldati con armi caricate a salve, viene attaccato da un branco di lupi mannari. Aiutati da una ragazza si rifugiano in una casa, pronti a trascorrere una lunga notte sotto assedio.

Il sotto genere horror sulla licantropia è sempre stato saccheggiato e razziato nel corso degli anni da ieri a oggi con risultati altalenanti, ma con il merito di aver dato vita ad uno dei mostri più affascinanti di sempre.
Unire un film di lupi mannari all'action più esplosivo con una nota politica alla base e un'invasione con conseguente assedio che mettesse militari contro le bestie assetate mancava ancora all'appello e chi meglio di Marschall poteva mandare avanti la macchina.
Un film che funziona su più piani che non dimentica l'angoscia e la disperazione e il terrore dei soldati, sfruttando sapientemente la suspance e mostrando pochissimo le creature rese goffe e funzionali dallo scarso impiego di tecniche digitali rimanendo più fedele alle creature di Joe Dante.
Marschall si è subito fatto notare dal punto di vista tecnico per saper sfruttare molto bene il montaggio, unire ironia e scene splatter/gore e non lesinare sul sangue e sulla brutalità dei combattimenti
In più parlando della nuova corrente del british horror, Marschall come per gli infetti di Boyle integra le creature con tutti i canoni moderni con scene velocissime e montaggio serrato, estremismi orientali e sparatorie gratuite.


mercoledì 7 marzo 2018

Pet Shop of Horrors


Titolo: Pet Shop of Horrors
Regia: Toshio Irata
Anno: 2002
Paese: Giappone
Stagione: 1
Episodi: 4
Giudizio: 3/5

Benvenuti... nel negozio di animali del Conte D. Qui sono raccolti oggetti rari e preziosi, che vanno oltre a ciò che gli uomini possono credere o immaginare... Daughter I genitori degli esseri umani sono davvero capaci di un amore profondo nei confronti dei figli! Delicious Mi chiedo... dove risieda, nel pianto di una donna, la linea di confine che separa le lacrime autentiche da quelle mendaci.

Tratto da un manga di successo, "Pet Shop of Horrors" è un anime horror molto raffinato che punta più sull'atmosfera e l'esoterismo che su espliciti contenuti splatter.
Purtroppo da noi sono arrivate edizioni mozzate come queste che propongono il quarto episodio della prima stagione senza un finale come a castrare di fatto la conclusione di quella che scopro essere solo la prima serie arrivata distribuita da noi.
La storia racconta di un peculiare negozio nella Chinatown di Los Angeles, dove il Conte D (una specie di androgino) vende animali di ogni tipo ai suoi clienti e che si scontrerà immancabilmente con il poliziotto di turno che vede misteri e complotti ovunque. In realtà non è proprio uno scontro dal momento che entrambi in diversi casi lavoreranno assieme per cercare di frenare le azioni dell'animale liberato. Finché il Conte D. si limita a vendere animali, non ci sarebbe alcun problema, ma vende anche altre creature con fattezze umane che fanno tutto, fuorché del bene al proprietario. Il compratore, una volta acquistato l'animale, deve soddisfare le tre clausole previste dal contratto che, in alcuni casi, cambiano, ma obiettivamente sono sempre le stesse: dare da mangiare all'animale solo il cibo consigliato, non mostrarlo ad altre persone, non lasciarlo solo per troppo tempo, ergo non trascurarlo. Se, per un motivo o per un altro, il compratore non dovesse rispettare queste clausole, il negozio non si assumerebbe alcuna responsabilità e ciò che lo attende sarebbe un triste destino (l'analogia con i GREMLINS è inevitabile).
Una morale dietro ogni vicenda che di fatto sigla e pone alcuni istinti primordiali dell'uomo e non solo, quasi come una sorta di Decalogo dei Dieci comandamenti solo che qui sono 4 come gli episodi autoconclusivi.


sabato 27 giugno 2015

Giardino del sonno

Titolo: Giardino del sonno
Regia: Matteo Monti, Davide Zagagnoli
Anno: 2002
Paese: Italia
Giudizio: 1/5

Il “Giardino del Sonno” è un macchinario che consente ad un gruppo eletto di retrocognitivi di viaggiare nei piani spettrali, agganciare i residui psichici dei defunti e raccogliere informazioni sugli accadimenti del passato. Il gruppo in questione si trova all’interno di un grande castello per indagare su un caso sanguinoso. Parte il primo viaggio e misteriosamente uno dei sei componenti del gruppo rimane intrappolato da una forza oscura…

Cinema di serie Z.
Indecente, penoso, raccapricciante, indecoroso, abominevole e vergognoso, senza esagerare con gli insulti e con le prese di posizione.
E pensare che non esiste nemmeno la scheda su IMDB.
Vincitore per non si sa bene quale motivo al TOHORROR film festival di Torino (forse viene da pensare che non ci fossero altri titoli in concorso).
Dai creatori di KARNAZA e LA PIADINA ASSASSINA, sembrano trailer di Maccio Capatonda, il Giardino del Sonno è un film che cerca purtroppo, senza averne la consistenza, di prendersi sul serio mettendo in scena "retrocognitivi", sette, effetti speciali fatti così male da non riuscire a giustificarli, una recitazione bassa e imbarazzante, e la presenza a caso e senza nessun senso di Carlo Lucarelli, oltre che un montaggio penoso che presenta errori indicibili.

Un film che cerca di presentare scenari horror inquietanti e claustrofobici, in tre o quattro location che sembrano perlopiù scantinati, senza contare la trama un po' troppo ingarbugliata e macchinosa, che poteva forse risultare funzionale per un albo di Dylan Dog.

domenica 29 settembre 2013

Ballistic

Titolo: Ballistic
Regia: Wych Kaosayananda
Anno: 2002
Paese: Usa
Giudizio: 1/5

Nel gioco mortale dello spionaggio internazionale, agenti esperti e anonimi scatenano guerre segrete per ottenere potere, informazioni e per salvaguardare la sicurezza nazionale. Secondo le recenti voci circolanti tra queste schiere esclusive, esiste un nuovo ed ingegnoso dispositivo di assassinio. Microscopico ed iniettabile.
Nella folle corsa per ottenere questo dispositivo, solo due persone, nemici giurati, possiedono le capacità, il talento e la tenacità per riuscire. Una è l'agente conosciuta unicamente col nome in codice Sever. L'altro è il brillante e determinato ex cacciatore d'uomini del FBI, Jeremiah Ecks.

Davvero penoso l'esordio e finora unica opera del regista thailandese. Che cosa dire di un altro film basato da cui è uscito un videogioco in prima persona per Game Boy Advance, dal titolo Ecks vs Sever, valutato positivamente dalla critica specializzata.
Una bidonata senza ne capo ne coda che mostra solo Banderas e Liu come biglietti da visita in uno scontro davvero imbarazzante. Davvero nulla si salva in questa caotica e sconclusionata storia, un vaso di pandora di esplosioni, fumogeni, finti duelli a colpi d’arti marziali , di raffiche d’armi da fuoco che non colpiscono mai il bersaglio.
La storia è messa insieme con poche sequenze dilatate fino alla “distruzione” semidefinitiva del set. Una bolgia infernale in cui ci si chiede cosa abbia spinto le due "star" ad accettare un ruolo simile. Per farvi capire di cosa stiamo parlando vi dico solo che in confronto MR & MISS SMITH è quasi un film guardabile.

Arack Attack

Titolo: Arack Attack
Regia: Ellory Elkayem
Anno: 2002
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Migliaia di ragnetti esotici vengono accidentalmente a contatto con alcuni rifiuti tossici subendo così delle terribili mutazioni che li trasformano in esseri enormi e famelici. Un gruppo di coraggiosi abitanti della tranquilla cittadina mineraria presa d'assalto dai terrificanti animali decide di affrontarli combattendo una battaglia all'ultimo sangue.

Arack attack va analizzato per quello che è ovvero un film comico con venature horror che purtroppo non sortiscono mai l'effetto desiderato. Purtroppo è proprio questo il limite del film che per appagare un target eterogeneo di persone ha unito molti stili per diventare un perfetto prodotto commerciale che faccia fare qualche salto e ridere allo stesso tempo.
E una delle scene "cult" è diventata l'inseguimento dei ragni a discapito dei motociclisti...il regista ha le idee ben precise su quali corde dello spettatore andare a toccare.
Il cast composto da facce sconosciute e da una giovane e non ancora ritoccata Johansson, non aiuta soprattutto se il protagonita è quel proto-deficente della serie di SCREAM ovvero David Arquette.
Non basta omaggio ai B movie di SF degli anni '50 come monito per gli intenti del film. Quando un omaggio fa schifo bisgna pur dirlo.

giovedì 7 marzo 2013

Lobo Paramilitary Christmas Special

Titolo: Lobo Paramilitary Christmas Special
Regia: Scott Leberecht
Anno: 2002
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Lobo il mercenario interstellare viene ingaggiato da una lobby d’icone festive capeggiate dal sordido Coniglio pasquale per eliminare nientemeno che Babbo Natale in persona, reo con la sua stucchevole festa universale di aver conquistato tutti mettendo in ombra i suoi colleghi.

Diciamo solo che pur essendo un corto non necessita di presentazioni. Essendo Lobo la chiave di volta del vero spirito anarchico della Dc creato da Keith Giffen, bisogna innanzitutto avere rispetto per l’opera diretta nel 2002 da Scott Leberecht. Diciamolo subito, siamo in pieno low-budget. E si vede eccome dagli scenari abbozzati, alle scene girate quasi unicamente in interni, al make-up campato alla buona (eccezzion fatta per Lobo e il Coniglio abbastanza suggestivo). Bisogna contare che il lavoro di Leberecht è il classico lavoro di fine anno, però il fatto che abbia scelto di portare su piccolo schermo uno degli anti-eroi più amati gli vale comunque un merito in più. L’attore è Andrew Bryniarski ovvero lo Zangief del film STREET FIGHTER. Per il resto si ride, si può guardare solo in inglese (ma non vi preoccupate i dialoghi sono pochi e molto semplici) e il finale è davvero nello spirito del fumetto.

giovedì 17 gennaio 2013

Undisputed


Titolo: Undisputed
Regia: Walter Hill
Anno: 2002
Paese: Usa/Germania
Giudizio: 2/5

L'imbattuto campione dei pesi massimi George "ICEMAN" Williams (Rahmes), viene rinchiuso nel carcere di Sweetwater con l'accusa di molestie sessuali. Qui dovrà per forza di cose scontrarsi con Monroe Hutchen (Snipes) indiscusso campione di Sweetwater.

Vabbè partendo dal fatto che non stimo Snider e la sua spocchiosa faccia da culo, ho recensito il primo capitolo per ultimo anche perché stranamente è il più brutto della saga, caratteristica anomala per le trilogie. Certo il secondo e il terzo capitolo hanno Florentine alla regia senza ambizioni ma con la consapevolezza di sapere cosa fare.
Invece la delusione arriva proprio dalla storia oltre che dalla regia che non sembra pratica di questo genere. Fintanto che la critica o forse la citazione circa l’episodio e alcuni aspetti della biografia di Tyson sono stati presi come episodi su cui trasformare la storia, sono proprio le note di intenti e i due protagonisti ad apparire troppo imbolsiti e che non sembrano fare altro che provocarsi a vicenda per tutto il film.
Poteva essere interessante, se fosse stato scritto meglio, l’idea di spostare il contesto dell’eroe della strada all’interno delle mura carcerarie descrivendo un microcosmo diverso con le sue necessarie regole di sopravvivenza. La boxe diventa quindi il principale strumento per dimostrare il valore degli uomini.

lunedì 24 dicembre 2012

May


Titolo: May
Regia: Lucky McKee
Anno: 2002
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

May è una giovane ragazza dall'infanzia difficile che non conosce il significato dell'amicizia e dell'amore. Lavora in una clinica per animali e vive da sola con la sua unica vera "amica", una bambola che la madre gli regalò quando era ancora piccola.
Dopo l'ennesimo tentativo fallito di conquistare l'uomo dei suoi sogni, deciderà di costruirsi l'uomo perfetto usando le parti delle sue vittime

McKee è uno di quei registi che maturano film dopo film.
Questo suo esordio non è certo da trascurare anche se il passo più importante si rivelerà quello di THE WOMAN. A suo agio anche nell’adattare episodi dei MOH, la sua particolarità è giocata dalla regia e dal taglio delirante che si imprimono bene nella prova e nella catarsi della protagonista.
A metà tra il dramma psicologico e alcune connotazioni splatter-gore, May ha dalla sua inoltre una storia quantomeno originale che se anche ricalca alcuni aspetti già visti, apre un’ottima analisi sulla costruzione della follia. Non è un film semplice e McKee lo sa dal momento che scegliendo questa particolarità imbocca, con la facile possibilità di perdersi a metà strada, un lungo viaggio nel senso di emarginazione, del rifiuto e della solitudine, che viaggiano a pari passo con i sentimenti provati dalla protagonista.
La fragilità femminile e il suo lato deviato sono espressi bene, forse l’unica critica è proprio in quello che May raccoglie e la lunga sequela del modus operandi della ragazza alle volte sembra un po’ troppo noioso e prevedibile.

sabato 10 novembre 2012

Debito di sangue


Titolo: Debito di sangue
Regia: Clint Eastwood
Anno: 2002
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Dopo aver subito un trapianto di cuore, l'agente federale Terry McCaleb decide di ritirarsi dall'FBI e di andare a vivere sulla sua barca nel porto di Los Angeles. I suoi piani vengono però sconvolti dalla sorella della donatrice del suo nuovo cuore che gli chiede di investigare sulla misteriosa morte di quest'ultima. Contravvenendo ai consigli del medico e con l'aiuto di uno zelante vicino di casa accetta l'incarico. Tutti gli indizi sembrano condurre le indagini verso 'The Code Killer', un serial killer a cui Terry ha dato a lungo la caccia.

L’eroe fragile possiede un cuore. Su questa breve log-line si potrebbe partire per parlare del film di Eastwood. Staccandosi di netto da alcune prese di posizione di altri suoi film o anche solo disegnando un personaggio per certi versi meno duro ma più umano compie un importante passo avanti.
Se poi contiamo che senza essere un film originalissimo, nel senso che come dramma poliziesco e come thriller è perfettamente in linea con gli standard, non aggiunge nulla di nuovo, crea invece quella mistura di sentimenti e dolorose riflessioni che non sembrano far parte del repertorio del noto regista e attore.
Ritorna a filmare la sua California anticonvenzionale, analizzando spesso, come il suo cinema dimostra, quegli scorci e quegli squarci che sembrano interessare solo uno sguardo potenzialmente critico e inossidabile.
Il limite poi della storia diventa funzionale in un finale  davvero niente male.

sabato 4 agosto 2012

Time Machine


Titolo: Time Machine
Regia: Simon Wells
Anno: 2002
Paese: Usa
Giudizio: 2/5

Alexander Hartdegen, scienziato e inventore, vuole dimostrare che è possibile viaggiare nel tempo. La sua volontà diventa ostinazione dopo una tragedia personale che lo spinge a voler cambiare il passato. Sperimentando le sue teorie con una macchina del tempo di sua invenzione, Hartdegen viene scagliato nel futuro a 800.000 anni di distanza, e lì scopre che il genere umano è diviso in cacciatori... e prede.

I romanzi di H.G. Wells negli ultimi anni sono stati sfruttati così male che probabilmente l’equazione tecnologia-modernità non ha saputo fare da paiolo al grande maestro della fantascienza.
L’UOMO CHE VISSE NEL FUTURO è un film inimitabile per raffinatezza e meticolosa costruzione della sceneggiatura.
Di tutti questi elementi negli ultimi anni come appunto dicevo si è persa traccia. Se è anche vero che il film di Wells ha dei buoni momenti, non è comunque all’altezza degli intenti e infatti rivendica solo uno spirito commerciale e poca innovazione.
I viaggi temporali, unico vero motore dell’azione, sono pochi e limitati con una superficialità di fondo che non riesce a far calibrare il film.
Dialoghi e montaggio sbrigativi, Pearce che ci crede solo in parte e un finale davvero troppo buttato lì.
Un’occasione mancata, ed è un peccato.

giovedì 14 giugno 2012

Cypher


Titolo: Cypher
Regia: Vincenzo Natali
Anno: 2002
Paese:  Usa
Giudizio: 3/5

Morgan Sullivan decide di accettare un ruolo di spia industriale per la Digicorp, multinazionale della tecnologia. Un incarico apparentemente molto semplice che richiede che lui impersoni l'anonimo Mr. Thursby e registri alcune conferenze.
Troppo semplice, come Morgan presto scoprirà. Il suo nuovo lavoro ha un fascino irresistibile, come vivere un sogno per uscire da una quotidianità soffocante, ma quanto di questo dipende dalle frustrazioni di Morgan e quanto da qualcos'altro?

Vincenzo Natali da sempre ha sposato il genere della fantascienza dimostrando, soprattutto all’inizio, come con un budget scarso e risicato si possa arrivare a fare un film come si deve. E così dopo THE CUBE, film che accese i riflettori su questo sconosciuto regista, Natali sforna un secondo tentativo anche se diversificando totalmente la storia e il soggetto, prerogativa che contraddistingue ogni sua pellicola.
Cypher ha dalla sua uno script davvero soddisfacente contando che il ritmo alle volte fatica a decollare e gli attori, in particolare la Liu, non mantengono sempre la stessa catarsi.
Il problema e il punto di forza del film è la mancanza di originalità del tema, trattato e abusato oramai da quasi tutti gli Urania, incorporando alcuni temi abusati ma sempre al passo con i tempi come Il confine tra realtà e sogno oppure la voglia di evasione dell'individuo ed alla strumentalizzazione che le multinazionali esercitano continuamente sui loro dipendenti in maniera più o meno velata.
E’un film lento in cui ci vuole una buona dose di attenzione e di pazienza soprattutto se si è abituati allo stereotipo modello americano in cui si preferiscono le esplosioni alle parole,
Alcune buone atmosfere sono il risultato di una fotografia minimale che cerca di riprodurre un’ambientazione fantascientifica soddisfacente senza esagerare sugli effetti speciali

domenica 1 aprile 2012

Era mio padre


Titolo: Era mio padre
Regia: Sam Mendes
Anno: 2002
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Illinois, 1931. La zona è sotto il controllo del gangster irlandese John Rooney; suoi luogotenenti sono il figlio Connor Rooney e Michael Sullivan, Sr. detto l'Angelo. Michael all'apparenza conduce una vita normale con una moglie, Annie e due figli Michael Junior e Peter che ignorano quale sia il vero lavoro del padre. Una notte, spinto dalla curiosità, il figlio più grande si nasconde dell'auto del padre e assiste ad un regolamento di conti con alcuni gangster rivali. Connor vede Michael Jr e sta per ucciderlo in quanto testimone oculare ma il padre lo ferma.

Il secondo film di Mendes dopo l’originale AMERICAN BEAUTY ha il vantaggio di scommettere su un genere in disuso nelle produzioni cinematografiche odierne ovvero il noir. Anche se con qualche eccezione rispetto alle regole del genere contando che nel noir la presenza dei bambini non è molto tollerata mentre qui è addirittura il protagonista, il resto con molta accuratezza cerca di dare enfasi al periodo del Proibizionismo e al soggetto riuscendoci anche se con qualche piccolo difetto.
Il rapporto padre-figlio è davvero commovente così come il viaggio di formazione e dell’eroe del piccolo protagonista accompagnato da un padre che riesce a farlo diventare addirittura complice della spirale di vendetta facendogli presto capire come non abbia spazio per il gioco e le fasi di crescita divenendo presto un uomo. E’proprio la drammaticità del rapporto creata e sviluppata da Hanks in evidente stato di grazia che funge da paiolo con l’importanza e la perfezione della narrazione (basti pensare al fatto che la voce narrante riesce a non dare fastidio e non è cosa da poco).
Un uomo che si fa giustizia colpendo tutti i vertici della malavita e abbastanza esagerata come obbiettivo ma Mendes sa che carte giocare e a partire dal funzionalissimo cast riesce a mantenere un’atmosfera catartica e struggente con una perfetta fotografia di Conrad L. Hall che vinse l’oscar anche se questo è un particolare senza nessun significato.
Il dato importante e che le gesta di John Looney furono oggetto di fumetto e poi presi i diritti divenne un film prodotto dalla Dreamworks di Spielberg e che rimane l’ultimo film interpretato dal bravissimo Newman.

martedì 15 novembre 2011

Resurrection


Titolo: Resurrection
Regia: Jang Sun Woo
Anno: 2002
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 2/5

Joo, fattorino di un ristorante e abbastanza sfigatello, passa tutto il suo tempo libero in una sala giochi e ripone tutte le proprie speranze di gloria nel sogno di diventare un gamer professionista. Presentatagli l'opportunità di partecipare a uno strano gioco virtuale (chiamato "The Resurrection"...), senza pensarci due volte si tufferà letteralmente dentro un'avventura ludica che non assicura il ritorno alla vita reale.

I coreani anche se sbagliano dovrebbero alle volte avere dei riconoscimenti come anche i giapponesi e gli austriaci per idee più malate e deviate.
In questo caso poi il film in questione è un super-kolossal coreano con più di 10 milioni di budget e girato in quattro anni, con una post-produzione che fra traversie innumerevoli e riuscita infine a portare a termine il secondo e forse ultimo film di Sun Woo poiché il film è stato un evidente fiasco e forse le produzioni vogliose di incularselo si guardano bene sull’investire nuovamente sul regista.
In questo caso l’assunto della piccola fiammiferaia con una sorta di gioco on-line (a metà tra JOHNNY MNEMONIC, STRANGE DAYS, EXISTENZ e quando si parla di bande non manca la citazione a THE WARRIORS come nelle sparatorie l’immancabile MATRIX) in cui bisogna farla innamorare di sé e poi ucciderla facendola morire di freddo. Diciamo una di quelle scommesse che fa godere a priori ogni afecionados della sci-fi contemporanea ma che però vuole anche un minimo di coerenza in fase di scrittura.
Naturalmente il regista non ci riesce, complice anche un protagonista davvero sfigato e una storia che anche se assurda poteva spiazzare in modo diverso.
Non è ancora una volta così è tra un luogo comune e un altro, tra sparatorie e personaggi ai limiti della tamarria conclamata, si assiste a orrori di sceneggiatura, tra i capitoli del film (che segnano e dividono le parti come in un film di Tarantino) compare la piccola fiammiferaia (odiosa più del morso delle zanzare) che spara a destra a manca a chi non le da l’elemosina con tanto di mitra…