Titolo: Basket Case
Regia: Frank Henenlotter
Anno: 1982
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Il giovane Duane Bradley si aggira per
New York con un'enorme cesta di vimini, che contiene il deforme
fratello siamese Belial. Decisi a vendicarsi della separazione subita
per volere del padre, eliminano uno a uno i responsabili, ma quando
Duane si innamora della giovane Sharon, qualcosa si spezza.
Basket Case oltre ad essere una chicca
davvero insolita per gli ani '80 sembra quasi prendere alcuni
esperimenti usciti dai film di Cronemberg e virarli verso lo splatter
. Il film funziona molto bene proprio grazie al funzionale impiego
della suspance per cui vediamo soprattutto nel primo atto il meno
possibile il gemello di Duane, chiedendoci chi o cosa possa essere
l'autore di tali massacri soprattutto contando il rapporto molto
ambiguo, proprio da gemelli siamesi, che si crea tra i due.
L'opera artistica di Henenlotter è uno
dei cult indiscussi tra gli horror anni '80 creando un body horror
senza precedenti.
Creare pupazzoni in stop motion, unire
all'assenza di budget idee e una creatività molto esplosiva
(Henenlotter, Svank Majer, Herschell Gordon Lewis, Russ Meyer) in
tempi d'oro dove soprattutto il cinema incassava parecchio e i
registi potevano essere liberi di dare forma e sfogo alle proprie
fantasie nella maniera più folle e accattivante. Mostri, assassini
mascherati oppure il corpo femminile e l'exploitation.
Basket Case sulla carta aveva tutti gli
elementi per finire davvero male (stile semi amatoriale, attori non
professionisti, aspetti tecnici decisamente pessimi, ma il tutto
anzichè apporre un giudizio negativo proprio per la sua demenzialità
di fondo, si rivelò una spinta portandolo ad essere un lavoro
d'artigianato con alcune pecche ma che quando ci mostra la rabbia di
Belial e i suoi omicidi sembra prendersi tutte le rivincite possibili
Anche i temi a differenza di altri
horror di genere sembrano mettere qualcosa in più sulla tavola
provando a disegnare una situazione in cui il rapporto malato tra due
gemelli siamesi ci porta a riflettere sul lato oscuro della natura
umana e quanto spesso bastino poche distrazioni per farci dimenticare
i nostri obbiettivi