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domenica 15 gennaio 2012

J.Edgar

Titolo: J.Edgar
Regia: Clint Eastwood
Anno: 2012
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Durante la sua vita, J. Edgar Hoover è diventato l'uomo più potente di tutti gli Stati Uniti d'America. A capo dell' FBI per circa 50 anni fino alla data della sua morte nel 1972, non si è fermato davanti a nulla pur di proteggere il suo paese. Restando in carica durante i mandati di ben 8 Presidenti e tre guerre, Hoover ha dichiarato guerra a minacce sia vere che immaginarie, spesso infrangendo le regole per proteggere i cittadini americani. I suoi metodi erano allo stesso tempo spietati ed eroici e la sua più grande ambizione era quella di essere ammirato a livello globale. Hoover è stato un uomo che dava grande valore ai segreti - soprattutto a quelli degli altri - e non ha mai avuto paura ad usare le informazioni in suo possesso per esercitare la sua autorità sui leader più importanti della nazione. Consapevole che la conoscenza è potere e che la paura crea le opportunità, ha usato entrambe per ottenere un’influenza senza precedenti e per costruirsi una reputazione che era formidabile e intoccabile.

Sembra che Eastwood avesse voglia e fretta di mostrare le gesta del capo dell’Fbi e della sua dedizione al controllo di un ordine costituito, perdendo di vista tutto ciò che davvero conta nella vita.
Quasi come se in un epoca in un cui la corruzione e i ricatti sono all’ordine del giorno, la storia di questo discusso, ma necessario personaggio, arriva come una bastonata sulle teste di tutti.
Eastwood non è la prima volta che denuncia i mali e le ambiguità del mondo oltre che alcuni sentieri fantascientifici. In questo film riappare la perdita raccontata con un’opera tragica (MYSTIC RIVER,CHANGELING), l’ossessione per le regole, la critica  alle negligenze, alle bugie e le nefandezze del potere e l’innovazione delle tecniche investigative grazie al metodo scientifico e per finire un raffinato lavoro sui personaggi che permette di capire e osservare al meglio alcuni strani rapporti e alcuni legami indispensabili per il discusso Hoover.
Un biopic su un personaggio che ha sempre cercato di essere al passo con i tempi intessendo rapporti con capisaldi della politica, presidenti americani, uomini che lavoravano per lui e infine una storia ed un passato che psicanalizzano un bisogno di controllare dovendo essere a propria volta controllato e monitorato. In questo caso poi da una madre simbiotica che non vede la reale maturità del figlio trattandolo come se fosse una sorta di Peter Pan. Una psiche complessa per un personaggio spesso in contraddizione o in evidenti stati di difficoltà da cui comunque cerca sempre di uscirne senza macchia arrivando a sostenere il falso per salvaguardare la sua posizione e la sicurezza del paese.
L’umanità repressa di Hoover lo costringe a chiudersi in un ufficio con il suo compagno per decenni invecchiando e vedendo scorrere il susseguirsi dei cambiamenti americani come se fosse il padrone di un mondo e di una società che può osservare solo da dietro una finestra o attraverso le corse dei cavalli.
La descrizione spero per Dustin Lance Black che sia fedele così come il resoconto finale che tratteggia un uomo onesto pur con tutti i suoi demoni e conflitti interni costretto a celare e nascondere i segreti del paese. Ci riesce grazie all’aiuto di una delle tante donne che lo ha sempre amato senza abbandonarlo ovvero la sua segretaria interpretata da una posata Naomi Watts.
Ottimo il cast a partire da Di Caprio per arrivare fino alla Dench.
I punti deboli, se così possiamo chiamarli riguardano a tratti il ritmo della narrazione monotona e alle volte ripetitiva, la fotografia alle volte troppo patinata e il make-up dell’invecchiamento del protagonista e del suo “presunto”compagno.
Sessant’anni di storia da raccontare in due ore non sono cosa facile soprattutto quando oltre alla storia e i punti cruciali bisogna spendere molto tempo nell’accurata e minuziosa descrizione dei personaggi. Proprio a proposito di questo uno degli elementi più discussi ovvero come Eastwood e Black avrebbero trattato la presunta omosessualità di Edgar ne esce un quadro raffinato e tenero. Una relazione che non nascondono e che ha saputo dare ad Edgar la forza di continuare il suo lavoro…