Titolo: Caleb
Regia: Roberto D'Antona
Anno: 2020
Paese: Italia
Giudizio: 3/5
La giornalista Rebecca è preoccupata
per la scomparsa della sorella minore Elena che, cercando di emulare
le sue gesta, stava svolgendo ricerche per un servizio sulla
misteriosa scomparsa di alcune persone. Tre mesi dopo la sparizione
di Elena, Rebecca è contattata da uno sconosciuto di nome Giordano
che si rivela essere il cognato della partner di Elena, anch’essa
scomparsa nella medesima occasione. Giordano indirizza Rebecca verso
un paesino montano, Timere, stranamente cancellato dalle mappe.
Rebecca vi si precipita ed è accolta in modo ambiguo e minaccioso
dal commissario locale. Trovato alloggio nell’unica locanda del
paese, Rebecca vi fa conoscenza con una coppia di turisti capitati lì
per caso. Ma soprattutto Rebecca conosce il misterioso e affascinante
benefattore locale, Caleb, che si mostra molto gentile e ospitale.
Come Rebecca e gli altri presto scopriranno, però, Caleb ha un
terribile segreto.
D'Antona & family. Una produzione
curiosa ma soprattutto coraggiosa quella della L/D production
company, completamente slacciata da accordi con major o grandi nomi
conservando un suo percorso di crescita autoriale e indipendente.
Dopo
Wicked Gift,
Fino all'inferno e
Last Heroes, CALEB rappresenta sicuramente una svolta in termini
tecnici, di budget, di performance, di scene d'azione e momenti
splatter.
Senza osare o dire nulla di nuovo, la
trama infatti è semplice e basilare, quello che però lascia subito
un marchio di maturità e consapevolezza è l'uso della mdp sempre
più simile a quello che D'Antona ama, ovvero il cinema di genere
americano. Si passa da una citazione all'altra, ma quello che fin da
subito emerge e un uso adeguato e strategico dell'atmosfera
soprattutto nel primo atto e in parte del secondo. Il terzo come da
abitudine del regista ci porta nell'action più esplosivo con
combattimenti e resa dei conti finale.
Più di due ore e mezza per un film che
si prende i suoi tempi dilatandoli, sottolineando ogni dettaglio,
dando risalto ad ogni battuta e sfruttando la galleria di
amici/attori che nel corso della filmografia hanno saputo dare il
loro peso soggettivo (certo chi più chi meno, passando prove
convincenti ad alcune decisamente amatoriali) ma in questo difendo la
scelta, quando poteva d'altra parte avvalersi di un cast più maturo,
invece per fratellanza e rispetto sceglie sempre la sua squadra.
E'una dichiarazione d'amore per il
cinema, passando da Stoker, creando una sorta di Caleb/Jonathan
Harker invertito (elemento che ho molto apprezzato), passando per
territori e sentieri che portano ad una città dimenticata e
assoggettata al loro leader che come ricorda la locandiera "noi
siamo in debito con Caleb" volente o nolente mi ha fatto venire
in mente il cult di Carpenter con la battuta in cui Egg Shen ricorda
Jack Burton, anche qui come per Harker, invertendo i poli visto che
si parla del Caleb salvatore ovvero il "non morto".
Timere poi è una bella Innsmouth da
scoprire, anche se ha poche location ma tutte utilizzate al meglio
come il teatro, la chiesa e le vie che ancora una volta fanno onore
al nostro paese e tutti i borghi sepolti dal mistero ancora da
scoprire.
Il mood poi di cercare di alzare la
posta in gioco come in questo caso l'elemento erotico, i bagni di
sangue, le orge, i baci saffici e i nudi, non vengono usati in
maniera gratuita ma sono messi al servizio della storia per dare
quell'elemento in più e arrivando ad alcuni momenti in cui per la
prima volta D'Antona raggiunge l'apoteosi nel suo concetto di horror.
Per quanto concerne l'estetica, è un'opera in cui color correction,
post produzione, sound designer, fotografia e montaggio fanno la
differenza a volte in maniera troppo massiccia quasi a voler
rincorrere un modello come quello di Refn giusto per fare un nome e
poi un uso a mio avviso del sogno troppo abusato.
Caleb è un film di cui andare
orgogliosi, un'opera matura e raffinata. Un continuum di soluzioni
narrative, di cambi di rotta, di cinema di genere, osando e sfidando
le avversità come in una tempesta ma uscendone con incisivi limati a
dovere e tanta sete di sangue che spero continui ad accompagnare le
avventure del giovane autore.