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venerdì 2 agosto 2019

DolceRoma


Titolo: DolceRoma
Regia: Fabio Resinaro
Anno: 2019
Paese: Italia
Giudizio: 2/5

Andrea Serrano ha 29 anni, sa di essere uno scrittore, ma al momento campa lavando i pavimenti di un obitorio: difficile dare un senso alla propria esistenza quando ci si sente una comparsa nella vita degli altri, invece che il protagonista nel proprio storytelling personale. Tutto cambia quando Andrea pubblica il suo primo romanzo, "Non finisce qui", e un produttore, Oscar Martello, se ne dichiara così entusiasta da volerlo trasformare in film. In una Roma dove "nessuno dice quello che pensa e nessuno fa quello che dice", Martello non ha peli sulla lingua e si dimostra di parola, affiancando ad Andrea un regista e una protagonista, Jacaranda Ponti, che guarda caso è la donna dei sogni dello scrittore. Peccato che il regista si riveli un "Tarkovsky dei poveri" e trasformi "Non finisce qui" in un film inguardabile: la carriera di Andrea rischia di naufragare, così come quella della bella Jacaranda. Riusciranno i due a recuperare dignità, umana e professionale?

DolceRoma è l'ennesimo ritratto della capitale in un film che sembra rincorrere un'idea di cinema stratificato e complesso quando invece risulta a tratti estremamente già visto e infantile.
Non sembra proprio di vedere alla regia lo stesso di Mine film molto più riuscito forse anche grazie al fatto di non essere così ambizioso. DolceRoma è a briglie sciolte, sembra una farsa nemmeno poi così ironica, mostrando un altro aspetto di Roma dopo pellicole che in maniera molto più matura e funzionale ne hanno descritto gli eccessi e tutto il resto.
Si passa dalla commedia al noir, dalla satira al thriller, passando per il film d'azione, il crime e il "camorra movie" arrivando anche ad aggiungere un momento musical.
Senza mai azzeccarne uno in particolare bisognerebbe aggiungere... ma risultando un pasticcio coloratissimo che deve quasi tutto alla color correction e alla post produzione (aspetti che rendono il film con un'idea di cinema molto simile agli americani, facendone però un uso eccessivo e stracolmo che a lungo andare annoia o sembra una scelta radicale per districarsi da un impianto che fa acqua da tutte le parti).
Barbareschi troppo sopra le righe anche se affascinante e forse il più riuscito di tutti, Richelmy che sembra con lo sguardo volutamente perso per tutto il film, Montanari inguardabile, De Rienzo in un ruolo che non è il suo, l'unica che sembra quasi fare una bella figura, pur non piacendomi come attrice, è la Gerini che nella scena di nudo quando esce dalla vasca di miele risulta ancora molto bella e affascinante. Lo stesso non si può dire per la Bellè, femme fatale purtroppo stereotipata eccessivamente. A tratti davvero sconclusionato e fuori dai binari, sembra guardare proprio una certa idea di cinema pulp risultando però insufficiente in quasi tutti i momenti in cui cerca il parallelismo. Con una retoricità delle battute, il film sbanda continuamente risultando confuso e
sprecando purtroppo quel potenziale che sembrava avere fin dall'inizio.
Un montaggio troppo frenetico, una direzione degli attori lasciati ad auto gestirsi con i risultati spiacevoli descritti prima, parti meta cinematografiche a caso, intere sequenze delegate a montaggio e voce narrante, in più sembra iniziare come una commedia intellettuale per poi sfociare in troppe cose, dal thriller investigativo fino ad un finale telefonato ed un climax imbarazzante e tanti ma proprio tanti momenti che sconfinano nel trash.