Titolo: DolceRoma
Regia: Fabio Resinaro
Anno: 2019
Paese: Italia
Giudizio: 2/5
Andrea Serrano ha 29 anni, sa di essere
uno scrittore, ma al momento campa lavando i pavimenti di un
obitorio: difficile dare un senso alla propria esistenza quando ci si
sente una comparsa nella vita degli altri, invece che il protagonista
nel proprio storytelling personale. Tutto cambia quando Andrea
pubblica il suo primo romanzo, "Non finisce qui", e un
produttore, Oscar Martello, se ne dichiara così entusiasta da
volerlo trasformare in film. In una Roma dove "nessuno dice
quello che pensa e nessuno fa quello che dice", Martello non ha
peli sulla lingua e si dimostra di parola, affiancando ad Andrea un
regista e una protagonista, Jacaranda Ponti, che guarda caso è la
donna dei sogni dello scrittore. Peccato che il regista si riveli un
"Tarkovsky dei poveri" e trasformi "Non finisce qui"
in un film inguardabile: la carriera di Andrea rischia di naufragare,
così come quella della bella Jacaranda. Riusciranno i due a
recuperare dignità, umana e professionale?
DolceRoma è l'ennesimo ritratto della
capitale in un film che sembra rincorrere un'idea di cinema
stratificato e complesso quando invece risulta a tratti estremamente
già visto e infantile.
Non sembra proprio di vedere alla regia
lo stesso di Mine
film molto più riuscito forse anche grazie al fatto di non essere
così ambizioso. DolceRoma è a briglie sciolte, sembra una farsa
nemmeno poi così ironica, mostrando un altro aspetto di Roma dopo
pellicole che in maniera molto più matura e funzionale ne hanno
descritto gli eccessi e tutto il resto.
Si passa dalla commedia al noir, dalla
satira al thriller, passando per il film d'azione, il crime e il
"camorra movie" arrivando anche ad aggiungere un momento
musical.
Senza mai azzeccarne uno in particolare
bisognerebbe aggiungere... ma risultando un pasticcio coloratissimo
che deve quasi tutto alla color correction e alla post produzione
(aspetti che rendono il film con un'idea di cinema molto simile agli
americani, facendone però un uso eccessivo e stracolmo che a lungo
andare annoia o sembra una scelta radicale per districarsi da un
impianto che fa acqua da tutte le parti).
Barbareschi troppo sopra le righe anche
se affascinante e forse il più riuscito di tutti, Richelmy che
sembra con lo sguardo volutamente perso per tutto il film, Montanari
inguardabile, De Rienzo in un ruolo che non è il suo, l'unica che
sembra quasi fare una bella figura, pur non piacendomi come attrice,
è la Gerini che nella scena di nudo quando esce dalla vasca di miele
risulta ancora molto bella e affascinante. Lo stesso non si può dire
per la Bellè, femme fatale purtroppo stereotipata eccessivamente. A
tratti davvero sconclusionato e fuori dai binari, sembra guardare
proprio una certa idea di cinema pulp risultando però insufficiente
in quasi tutti i momenti in cui cerca il parallelismo. Con una
retoricità delle battute, il film sbanda continuamente risultando
confuso e
sprecando purtroppo quel potenziale che
sembrava avere fin dall'inizio.
Un montaggio troppo frenetico, una
direzione degli attori lasciati ad auto gestirsi con i risultati
spiacevoli descritti prima, parti meta cinematografiche a caso,
intere sequenze delegate a montaggio e voce narrante, in più sembra
iniziare come una commedia intellettuale per poi sfociare in troppe
cose, dal thriller investigativo fino ad un finale telefonato ed un
climax imbarazzante e tanti ma proprio tanti momenti che sconfinano
nel trash.