Titolo: Kubo e la spada magica
Regia: Travis Knight
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Kubo è un cantastorie. Di giorno al
villaggio suona e canta le gesta di storie senza un finale, animate
davanti al suo pubblico di strada tramite origami; di notte invece si
nasconde da un nemico occulto che lo cerca per privarlo dell'unico
occhio che gli rimane (l'altro è bendato): il nonno. Ultimo di una
famiglia legata alla magia, vive con una madre che sembra aver perso
ogni forza per lottare e che, quando il nonno li troverà, scompare
nel tentativo di far scappare il figlio. Inizia così il viaggio di
Kubo, assieme a uno scarafaggio gigante e una scimmia, alla ricerca
di un elmo, un'armatura e una spada che insieme gli consentiranno di
sconfiggere l'ingombrante nonno.
“Se dovete distrarvi, fatelo ora.
Fate molta attenzione a tutto quello che vedete, non importa quanto
strano possa sembrare. Se battete le ciglia, anche solo per un
attimo, il nostro eroe perirà”
Kubo è notevole. Poteva esserlo di più
e cercare di rendere ancora più complessa e dinamica la
sceneggiatura trovando comunque una messa in scena impeccabile (lo
stile e soprattutto la forma che ancora una volta sfrutta in modo funzionale la stop-motion) e reinventando e mischiando il folklore
e le leggende orientali.
Un viaggio dell'eroe di questo insolito
protagonista con una storia molto triste alle spalle di abbandono e
un viaggio di formazione che troverà sicuramente alcuni elementi
sfruttati in modo per niente banale, riuscendo a stimolare giovani e
adulti come da sempre cerca di fare quella fetta dell'animazione più
complessa e matura.
Knight poi è l'animatore capo di
Coraline
e la porta magica (e si
vede) è il capo dell'animazione della LAIKA e membro del Consiglio
d'Amministrazione della società. Si occupa sia delle operazioni
commerciali che della direzione creativa della LAIKA, attiva sia
nella realizzazione di film stop-motion e digitali che nella
produzione di spot commerciali.
La tecnica in stop-motion come dicevo
rende poi questo film ancora più unico e sorprendente. Basti pensare
che è il film in stop-motion più lungo mai realizzato. Il film è
composto da oltre 145.000 foto, la sequenza con la barca ha richiesto
19 mesi e lo scheletro è il più grande pupazzo stop-motion mai
costruito.
I punti deboli della storia sono
proprio alcune ripetizioni e un piattezza che in più momenti
traspare spezzando quella magia che in alcuni casi il film porta a
degli importanti livelli.
Lunga vita alla Laika, che spero
continui a portare avanti e produrre film animati che esaudiscono i
desideri degli adulti e poi dei bambini, trovando quel giusto
compromesso tra cinema commerciale e favole di un'altra epoca, in un
Giappone feudale cupo e spaventoso popolato da demoni e tutto il
resto, variegando i generi e mischiando gli stili in una confezione
originale e coinvolgente.