Regia: Jean-Marc Vallèe
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 5/5
Ron Woodrof vive come se non ci fosse un domani, non credendo alla medicina ma professando solo la religione della droga e dell'alcol. La scoperta di non avere realmente un domani a causa della contrazione del virus HIV apre un calvario di medicinali poco testati e molto inefficaci, fino all'estrema soluzione di sconfinare in Messico alla ricerca di cure alternative. Lì verrà a conoscenza dell'esistenza di farmaci e cure più efficaci, ma non approvate negli Stati Uniti, che deciderà di cominciare ad importare e vendere a tutti coloro i quali ne abbiano bisogno, iniziando un braccio di ferro legale con il proprio paese.
Come sempre non parto mai carico o con delle aspettative.
Cerco di non farlo ormai da parecchi anni altrimenti divento troppo poco oggettivo.
Per l'ultimo film di Vallèe, bisogna usare un solo termine: Coraggio che da Vita ad un Capolavoro con tante piccole pecche Straordinarie.
Vallèe l'avevo già tenuto d'occhio dopo il bel C.R.A.Z.Y, che a suo modo segnava già una sua originalità di fondo, per questo ottimo regista canadese.
Troppi i meriti. Già solo un cow-boy rozzo e semi-bifolco, dargli del frocio e mettergli accanto un malato terminale e fargli girare il mondo magro come un grissino, a prendere tutti per il culo, è un ensemble di cose mica da ridere.
L'intuizione è semplice ma funzionale.
Uno che non ha nulla da perdere si gioca fino all'ultimo la pellaccia.
Quando poi è un fottuto ostinato cow-boy texano, allora per tuti gli altri sono veramente cazzi amari.
E lo sono ancora di più quando l'individuo trascende la sua bassezza culturale e rigenera, grazie al diverso, che altro non è che un frocio, che fino a quel momento gli ha sempre fatto paura o schifo.
La parabola è sensazionale perchè ripartendo da capo il nostro incazzatissimo Woodrof coglie tutto il marcio che gli sta attorno decidendo di diventare un profeta della medicina alternativa.
Quando poi questo ensemble di cose è originale, ha due attori che danno una performance micidiale per il peso drammatico a cui sottopone il pubblico, e dalla sua ha un tema scottante, tutto sembra veicolare per il verso giusto. Un'altra metafora del film potrebbe essere una cascata di sangue al cui cospetto dovrebbero inginocchiarsi tutti gli omofobi che oggi giorno emergono, come forme germinali nel substrato endemico della nostra marcia società giunta oramai al capolinea.
Allora con questo film ti sembra di aver intravisto quel talento che forse, per tutte le contraddittorietà di questo sistema, il film sembra coglierne le urgenze, diventando una risposta vestita da favola anarchica, che però attenzione...è tratta da una storia vera quindi dovrebbe far pensare che in fondo si può essere così.
Il soggetto poi non sembra fermarsi mai e pone anche numerosi problemi morali e riflessioni sull'etica, sul potere dilagante delle multinazionali farmaceutiche, sulla scommesa dell'individuo contro lo strapotere delle multinazionali. Tutto però assume e ha un acume straordinario perchè fondamentalemente Woodrof è solido come una gabbia dei ferro nella sua testardaggine, tutti i pezzi delle istituzioni e del governo nulla possono contro di lui e si rendono conto di non poter far nulla contro questo disperato emarginato della società che non molla e non crolla mai.
"Non sono illegali, non sono solo state ancora approvate"
Secondo me ancora non è del tutto chiaro l'enorme quantitativo di ingranaggi al quale il motore del film da la spinta. Le espressioni di sofferenza di Woodrof e la rassegnazione di Ron sembrano analizzarne molto bene le misure e una realisticità che non ci si crede per la potenza del risultato.
E'un film di disperati che diventa monumentale nella sua importanza, a discapito di film freddi, banali e creati da Hollywood per fare tenerezza come mettere una maschera da pagliaccio ad un dottore. Qui nulla è per caso.Tutto è preso molto sul serio.
Il risultato allora non può che essere totalitario nella sua originalità,talento,ispiratezza e molto altro ancora.