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lunedì 20 luglio 2020

Gretel and Hansel


Titolo: Gretel and Hansel
Regia: Osgood Perkins
Anno: 2020
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

La trama è sempre quella: due giovani fratelli - in questa versione di sedici e otto anni, rispettivamente - si ritrovano all'interno di una foresta cupa, inospitale e spettrale, soli e costretti a badare a sé stessi. Gretel, la maggiore, e Hansel, il fratellino più giovane, incontrano Holda, una donna che si rivelerà essere una potente strega malvagia. Il resto, più che storia, è la storia

Portare i Grimm su pellicola è sempre una scommessa. Vuoi perchè alcune storie sono nell'immaginario collettivo di tutti, vuoi perchè la brevitas impone di doversi destreggiare trovando altre forme narrative e di stile portando negli ultimi anni a scenari post-contemporanei in action di revenge che poco avevano a che fare con l'anima e la drammaticità della fiaba e del suo essere una crudelissima cautionary tale (in questo caso nemmeno una delle fiabe più cruente pur essendo un'analisi lucida e netta sull'abbandono e il cannibalismo).
Perkins non poteva essere che il regista più adatto dal momento che ha nella sua indole il potere di mantenere atmosfere malsane e buie, mai scontate, dove l'ambiente gioca un importante ruolo spesso mettendo in secondo piano i protagonisti, creando suggestioni orrorifiche e sul terrore, portando ai massimi livelli la scenografia e la location composta da una foresta teutonica viva e marscecente che sembra comunicare con i protagonisti sussurrando l'incubo costante nel quale piomberanno in un paesaggio mai così macabro e inquietante.
Mantenendo lo scheletro della fiaba originale, inserendo alcuni cambiamenti del tutto funzionali, il film dal secondo atto crea un ambiguo e perverso legame di sopravvivenza tra Gretel e la strega, negando ogni soluzione commerciale ma ridando enfasi al folk-horror europeo in questo caso attraverso una matrice germanica sperimentale e funzionale a far comprendere il viaggio nell'oblio dei due protagonisti.