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venerdì 2 agosto 2019

Shining


Titolo: Shining
Regia: Stanley Kubrick
Anno: 1980
Paese: Usa
Giudizio: 5/5

Jack Torrance è uno scrittore in crisi in cerca dell'ispirazione perduta. Per trovarla e sbarcare il lunario accetta la proposta di rintanarsi con la famiglia per l'inverno all'interno di un gigantesco e lussuoso albergo, l'Overlook Hotel, solitario in mezzo alle Montagne Rocciose. L'albergo chiude per la stagione invernale e il compito di Jack sarà quello di custodirlo in attesa della riapertura. Nel frattempo, pensa Jack, lui potrà anche lavorare al suo nuovo romanzo. Con lui, la devota mogliettina Wendy e il figlioletto Danny, per nulla entusiasta della prospettiva

«Il “fanciullo”, mentre è consegnato inerme a nemici strapotenti(…),dispone di forze che superano di gran lunga ogni misura umana. (…)ha una forza superiore e riesce a farsi valere ad onta di ogni pericolo e minaccia. Egli rappresenta la tendenza più forte e più irriducibile di ogni esistente: quella di realizzare se stesso. (…)La tendenza e il bisogno dell’auto-realizzazione è una legge di natura ed è quindi una forza invincibile»
C.G. Jung, Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, 1941, con K.Kerényi

Shining è un cult che a distanza di decenni non perde una minima parte del suo fascino, risultando sempre simbolicamente e stilisticamente un quadro perfetto e un miscuglio di generi complesso e stratificato.
Kubrick rilegge a modo suo il romanzo di King, infarcendolo di elementi e virandolo verso l'horror e il mistery. Un film enormemente complesso con una lunga serie di geometrie simmetriche e tecniche che si deformano all'interno dell'hotel diventato forse uno dei più famosi al mondo insieme a quello di Bates.
Una paura e una pazzia figli dell'isolamento e della claustrofobia. Nicholson a briglie sciolte seppur esagerando il personaggio confeziona un villain di quelli indimenticabili. Uno studio incentrato sull'
organizzazione dello spazio e del tempo che ancora prima di mostrarlo, accenna e fa riferimento all’immagine del labirinto. Un hotel vuoto che appare gigantesco, privo di qualsiasi punto di riferimento: corridoi lunghi, ognuno uguale all’altro, porte chiuse, ascensori minacciosi, quella steadycam che segue o precede i personaggi, risucchiandoli in uno spazio oscuro.
Il film come l'hotel è una trappola senza uscita dove i fantasmi del passato emergono per dare sfondo alla follia più totale che prevalica il personaggio sprofondando il film verso un incubo angosciante dove a farne le spese sono proprio la moglie e il bambino.
Un film maledetto, ambizioso, allucinato e esoterico, pieno di metafore e citazioni letterarie, dove il regista riafferma ancora una volta come le radici del male sono insite nell'uomo.
In più proprio le metafore e le simbologie qui rappresentano altre due importanti tasselli della poetica di Kubrick, utilizzate per illustrare i tormentati pensieri del protagonista, un scrittore in crisi dal temperamento eccessivamente volubile.