Visualizzazione post con etichetta Cannes. Mostra tutti i post
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venerdì 4 luglio 2025

Anora


Titolo: Anora
Regia: Sean Baker
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Anora detta Ani è una ballerina erotica americana di origine russa esperta in lap dance che porta i clienti nei privé offrendo loro servizi extra a pagamento Un giorno nel locale dove lavora arriva Ivan, un ragazzo russo che pare entusiasta di lei e dei suoi molti talenti. Il giorno dopo Ivan invita a casa sua, e Ani scopre che il ragazzo vive in una megavilla ed è figlio unico di un oligarca multimiliardario. Le cose fra i due ragazzi vanno così bene che Ivan porta Ani a Las Vegas e là le chiede di sposarlo. Ma i genitori di lui non sono affatto d'accordo, e mandano una piccola "squadra di intervento" a recuperare il figlio dissennato. Quella che seguirà è una rocambolesca avventura ricca di sorprese , che tuttavia non dimentica di avere un cuore e un occhio alla realtà anche all'interno dell'esagerazione comica.

Anora è un piccolo gioiellino di un regista che andrò a recuperare. Un regista, sceneggiatore, produttore, fotografo, montatore e che spesso si occupa lui stesso di fare il casting.
Un autore a tutto tondo che qui riesce a regalare una commedia vivace, fresca, originale, brillante piena di humor, di dramma e di pathos con dei personaggi scritti e caratterizzati benissimo e una notevole grazia nel portare avanti una trama niente affatto scontata con dei bei colpi di scena.
Tutta la fiaba iniziale con la nascita di questa storia d'amore capitalizzata si domanda ben presto cosa accade quando il proprio lavoro si confonde con la propria vita privata, quando la condizione sociale definisce chi si è come in questo caso Vanya che appena viene scoperto torna ad essere l'ingenuo adolescente che non sembra volersi prendere le proprie responsabilità. Quando Toros comincia a smontare tutte le sue certezze si raggiunge il massimo della critica e allo stesso tempo del divertimento contando cosa sta succedendo nella casa di Vanya e della testardaggine di Ani.

Deuxieme Acte


Titolo: Deuxieme Acte
Regia: Quentin Dupieux
Anno: 2024
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

Florence è determinata a presentare l’uomo dei suoi sogni, David, a suo padre Guillaume. Tuttavia David non condivide i sentimenti di Florence ed escogita un piano per dissuaderla dal suo affetto spingendola verso Willy, un amico comune. I destini di questi quattro individui si incrociano in un ristorante isolato in mezzo al nulla.

Quentin Dupieux aka Mr Oizo da dj è passato a regista all'inizio quasi per scherzo con il primo film che vidi al TFF ovvero WRONG COPS poi ci ha preso gusto e soprattutto a capito come destreggiare al meglio nel non sense con spensieratezza e stravaganza.
Un regista eccentrico capace di mettere in scena una vicenda di stampo orrorifico e metafora ambientale come DAIM o la ruota che uccide di RUBBER, liftin facciale come nuova moda del momento tra giovani studenti accademici STEAK, super eroi che a colpi di tabacco combattono kaiju capitanati da un topo che secerne liquido vedastro e che va a letto con tutte le super eroine di FUMER FAIT TOUSSER.
In più abbiamo interrogatori assurdi tutti in un'unica location come AU POSTE ma anche il delirante YANNICK, mosche enormi in MANDIBULES, galleria di assurdità in REALITE' e le nevrosi incessanti di WRONG.
In questo gioco di stratificazione Dupieux inserisce lunghi dialoghi in cui si discute di tutte le ipocrisie di un mondo, quello del cinema, fattosi sempre più residuale ma allo stesso tempo dominato da un falso perbenismo in fin dei conti reazionario, mai eversivo, che ha ucciso progressivamente qualsiasi impronta di verità, di onirismo, il regista del film nel film sia un’intelligenza artificiale, con cui non si può discutere, che pretende anche di gestire orari notturni degli attori, decurtando i loro stipendi per qualsiasi impresa personale non prevista dal copione, o dal contratto. Va benissimo perché quello che Dupieux vuole sottolineare non è tanto l’invasione delle cosiddette AI, ma quanto queste a conti fatti già siano state accettate come elemento giusto da produzioni che hanno tagliato da tempo i rami fertili dell’invenzione, del surrealismo, del grottesco, preferendo una patina sempre identica, che livella qualsivoglia differenza possibile, uniformando un prodotto che da arte si è fatto intrinsecamente mercato, senza possibilità di trovare più condotti d’aria salvifici.

domenica 20 aprile 2025

Girl with the needle


Titolo: Girl with the needle
Regia: Magnus von Horn
Anno: 2024
Paese: Danimarca
Giudizio: 5/5

Karoline è una giovane donna che, nella Copenaghen al termine della Prima Guerra Mondiale, nel giro di poco tempo si ritrova sfrattata dall'appartamento in cui viveva, sedotta e abbandonata dal suo datore di lavoro nonché successivamente licenziata. C'è però una donna che si dichiara disposta ad aiutarla.

Nel cinema bisogna sempre fare affidamento su un concetto fondamentale: azzerare ogni forma di pregiudizio. Il film di von Horn ha diviso tra odiatori e stimatori. E questo è un bene. Per assurdo mi sono avvicinato a quest'opera senza sapere davvero nulla e mi ha conquistato fin da subito.
Ho trovato diverse analogie con POVERE CREATURE contestualizzato però in una realisticità differente e meno enfatizzata. E' cupo, veritiero, parla di guerra, di diritti delle donne, di freak, di sessualità, di predominazione, di rapporti tossici, di maternità. Il film parte in un modo e poi come dovrebbero fare alcune storie di sofferenza varca i cancelli scavalcandoli ed entrando a capolino in altri generi e sotto generi, cambiando come la sua protagonista, assumendo forse e consapevolezze diverse. Un viaggio alla scoperta, iniziatico, diabolico per certi aspetti che prende sempre pieghe inaspettate con numerosi colpi di scena e alcune sequenze raggelanti come quella in cui vediamo Dagmar fare quell'azione terrificante che in un attimo cancella quanto di più sadico sia stato girato negli ultimi anni. Un film potente e gigantesco, commovente nel viaggio dell'eroe di Karoline che sembra costellato soltanto di disgrazie e perfidie come la perfetta protagonista di una favola dei Grimm.
Immerso poi in un b/n espressionista, con una galleria di attori che rasenta la perfezione diventa un dramma sociale che rievoca un terrificante fatto di cronaca nera e al contempo racconta numerose altre storie come quella sottovalutata di Peter, il marito vittima di guerra con una ferita orribile e costretto ad esibirsi nei circhi come freak

Old Oak


Titolo: Old Oak
Regia: Ken Loach
Anno: 2023
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

L'Old Oak è un posto speciale. Non è soltanto l'unico pub aperto in un ex cittadina mineraria del nord est dell'Inghilterra, è l'unico luogo pubblico in cui le persone possono ritrovarsi. TJ Ballantyne lo tiene in piedi con buona volontà ma rischia di perdere una parte degli avventori affezionati quando nel quartiere vengono accolti alcuni rifugiati siriani. In particolare TJ si interessa alla giovane Yara che si è vista rompere, con un atto di intolleranza, la macchina fotografica a cui tiene in modo particolare. Per l'uomo è l'inizio di un tentativo di far sì che le due comunità possano trovare un modo per comprendersi.
 
Quando si ha bisogno di umanità e di cercare di approfondire alcune questioni politico sociali contemporanee ecco che tra i tanti ti sbuca il veterano colui da prendere come esempio e che ha saputo regalare così tanti film importanti e necessari da aver perso ormai il conto.
Old Oak è un pub come scenario di una comunità, del suo passato, della sua filosofia, della sua limitatezza, dei suoi dubbi, della paura per il prossimo. Si parla di gioventù, di famiglie accolte con genitori giovani e figli piccoli contro una comunità ormai annebbiata in parte dall'alcool e dai limiti che sembra essersi auto imposta. C'è uno scontro generazionale, il femminismo di Yara che combatte per testimoniare la storia della sua gente e di come poter aiutare il prossimo.
Old Oak è semplicemente commovente, un film da far vedere all'interno delle scuole per far crescere gli studenti e aumentare l'empatia per il prossimo attraverso il canale della settima arte mai così attuale come in questi tempi

Parthenope


Titolo: Parthenope
Regia: Paolo Sorrentino
Anno: 2024
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

Parthenope è una incantevole giovane donna nata dalle acque che seduce ogni uomo che incontra, persino il fratello Raimondo, suo primo e indimenticabile amore. Parthenope è anche la sirena al centro del mito fondante della città di Napoli che, come scriveva Matilde Serao nelle Leggende napoletane, "vive, splendida, giovane e bella, da cinquemila anni, e corre ancora sui poggi, erra sulla spiaggia, si affaccia al vulcano, si smarrisce nelle vallate". E la protagonista di Parthenope di Paolo Sorrentino fa esattamente questo, perdendosi continuamente e attirando a sé scrittori omosessuali, docenti universitari, prelati addetti ai miracoli e boss della camorra. Ma il più devoto resta Sandrino (col diminutivo che Sorrentino affida ai suoi alter ego), amico fin dalla perfetta estate in cui lui e la sua sirena, e Raimondo con loro, "sono stati bellissimi e infelici".
 
I film di Sorrentino mi sembrano sempre più delle riflessioni filosofiche. Dei film eleganti, sobri, scevri, di fatto un esibizione di garbo e gusto dove viene concesso tanto anche troppo.
E' un'opera seducente dove Celeste Dalla Porta assurge e si identifica perfettamente con il ruolo della sirena, infallibile e affascinante quando ondivaga e curiosa. Peregrina attraverso le mille facce di Napoli, destando scrittori ubriachi, professori universitari che defenestrano gli studenti in cerca di qualcosa che non sembra appartenere loro. Con quella seduzione naturale che porta scompiglio e confusione, malattia e risanamento, Parthenope diventa al contempo una metafora di se stessa, Eros e Thanatos.

venerdì 28 febbraio 2025

Rumours


Titolo: Rumours
Regia: Evan Johnson, Galen Johnson, Guy Maddin
Anno: 2024
Paese: Canada
Giudizio: 3/5

Sette primi ministri si incontrano in Germania per il G7. Sono chiamati a stilare insieme un testo importante per affrontare una crisi mondiale, ma finiranno coinvolti in una serie di vicende misteriose e impreviste che complicheranno in modo inesorabile l'andamento delle cose, fino a stravolgerle del tutto.
 
Rumours è una dark comedy con un'idea ambiziosa e brillante che poteva regalare originalità e spunti di una satira politica avvincente mentre invece sembra perdere colpi con il passare della narrazione. Perchè c'è mistero, segreti tra capi di stato con tanto di flirt e amori nascosti, amicizie e alleanze come tra il presidente americano e quello italiano, elementi grotteschi che in parte sfociano nel fantasy e nell'horror soprattutto verso il terzo atto. La crisi mondiale diventa così la crisi dei sette leader che da una cena al gazebo in riva al mare sentendo dei rumori e poi il silenzio assoluto cominciano a trovarsi resti di popolazioni antiche, cervelli giganti, sparizioni. Sembra Bertrand Mandico che incontra Agatha Christie con tanto di scontro finale e l'arrivo di una sorta di legione straniera di esseri che mineranno le certezze dei capi di stato

mercoledì 1 gennaio 2025

Substance


Titolo: Substance
Regia: Coralie Fargeat
Anno: 2024
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Elizabeth Sparkle è stata una diva con al suo attivo un Oscar e una stella sulla Hall of Fame, ma la stella si è sporcata e la scintilla ("sparkle") di Elizabeth si è spenta, quantomeno agli occhi del produttore del programma televisivo di fitness che lei conduce da tempo: un uomo convinto che le donne debbano sempre sorridere e che dopo i cinquanta non abbiano più... non si sa cosa, ma è qualcosa alla quale quelli come lui (che si chiama Harvey come il produttore Weinstein) sembrano tenere moltissimo. Quando Harvey, nel giorno del compleanno di Elizabeth, le annuncia che sarà sostituita alla conduzione del suo programma, la donna decide di aderire ad un protocollo sperimentale chiamato The Substance, che promette di restituirle una versione di sé "migliore, più bella e perfetta". A settimane alterne sarà Sue, la bella e giovane neoconduttrice del programma di fitness della rete, e poi di nuovo Elizabeth. Ma l'alternanza sarà difficile da gestire, e si sa che i patti con il diavolo sono sempre a rischio.

REVENGE visto al TFF era un revenge movie poco interessante dal punto di vista della storia ma esaltante in termini pratici di messa in scena, azione e una visione distorta di come andava preso a calci nelle palle il patriarcato e il maschio alpha. Qui la domanda è sempre la seguente come in SOCIETY o in MORTE TI FA BELLA. Fin dove si è disposti ad arrivare per rimanere giovani o vivere nei panni di qualcun altro/a. Quali leggi si è disposti a stravolgere per avere un momento di fama e tornare a far splendere quella stella sulla walk of fame. Fargeat come la Docurnau sperimenta, approfondisce, non si limita ad un genere fondendo sperimentazioni, body horror, scene grottesche e splatter, bagni e profusione di sangue, denunce e ironia drammatica, spingendo sempre sull'acceleratore e regalando una metafora e un film estremo portato all'esasperazione davanti ad una cultura che relega le donne in un ruolo funzionale a quello maschile che le distingue in "chiavabili o inchiavabili", e in base a questo assegna loro l'unico valore possibile.

mercoledì 11 dicembre 2024

Mio amico Robot


Titolo: Mio amico Robot
Regia: Pablo Berger
Anno: 2023
Paese: Spagna
Giudizio: 4/5

New York, anni 80, settembre. Dog, cane antropomorfo, vive un'esistenza solitaria, fatta di televisione e cibi preconfezionati. Durante una serata malinconica, consulta dei modelli di robot da acquistare e ne ordina uno per corrispondenza. Quando Robot gli viene recapitato a domicilio, nasce un'intensa amicizia tra questi e Dog: i due girano Manhattan in lungo e in largo, condividendo esperienze inebrianti. Dopo una giornata trascorsa in spiaggia Robot si blocca e non riesce più a rialzarsi: Dog cerca una soluzione, ma al suo ritorno trova lo stabilimento chiuso fino alla stagione successiva. Costretti a rimanere separati l'uno dall'altro per molti mesi, Dog e Robot finiranno per trovare soluzioni alternative alla rispettiva solitudine.

Il film di Berger ha saputo trasportarmi in un'atmosfera di speranza e tristezza. Tra emozioni e sentimenti in quello che appare come un film muto ma molto musicale, lo stile di scrittura e i tempi sono pressochè perfetti dando autorialità, peso e forma ad un film ambizioso seppur semplice con tanti elementi analizzati in maniera matura riuscendo però a trovare un accordo tra le parti diventando un film adatto a tutti i target.
Berger trasporta ed esalta questa "umanità" è prigioniera dei consueti vizi di avidità e menefreghismo, proprio come quella che conosciamo al di fuori dell'allegoria.
Nonostante ciò, Dog cerca e spera in un domani migliore e la coppia che forma con Robot, una bromanc tenera e platonica, sembra estrarre il lato migliore di New York, un immenso potenziale sociale e creativo nascosto sotto la coltre di stress e arrivismo.

Project Silence


Titolo: Project Silence
Regia: Tae-gon Kim
Anno: 2023
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 3/5

Jung-won è un agente della sicurezza che lavora per la Casa Blu, sede del governo sudcoreano: è vedovo e padre di un'adolescente, con cui il rapporto si è via via incrinato. Quando sta per accompagnare la figlia all'aeroporto, incappa in un incidente di enormi proporzioni verificatosi su un ponte. La reazione a catena generata dall'incidente si trasforma in una escalation di morte e terrore: tra i veicoli ce ne sono infatti alcuni legati a un'operazione militare segreta, denominata Project Silence, che coinvolge dei cani da combattimento geneticamente modificati. Quando questi sfuggono al controllo la caccia all'uomo è aperta.

Project Silence pareva colmare tutte le mie aspettative con un film di genere top secret che parlasse di qualche nuova creatura o mischiando gli elementi in maniera tale da farlo diventare un bel mix
In parte qualcosa c'è stato ma quando mi avvicino all'action sudcoreano e ai suoi ripetuti e significativi successi avevo le antennine in su senza aspettarmi una narrazione dozzinale e scontata per un film che sembra non crederci unendo i topoi di genere già rivisti e stravisti in una produzione di fatto troppo simile ad altre recenti. Sembra quasi che Tae-gon Kim abbia riciclato gli ingredienti noti e già approfonditi in altri film senza percorrere nuovi sentieri e continuando a rivitalizzare il genere. Certo alcuni momenti sono significativi, ma il tema del complotto è di una banalità sconcertante e alcuni personaggi sono caratterizzati davvero male

venerdì 13 settembre 2024

Kinds of Kindness


Titolo: Kinds of Kindness
Regia: Yorgos Lanthimos
Anno: 2024
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 4/5

Tre episodi, legati tra loro dal cast (ma con personaggi differenti) e da situazioni ricorrenti. Nel primo episodio un impiegato viene incaricato dal suo capo di uccidere un uomo: fallisce nel tentativo ed è costretto ad adottare stratagemmi sempre più assurdi per riparare il danno. Nel secondo un poliziotto è convinto che la moglie, scomparsa per mesi e poi ritornata dopo un viaggio, sia stata sostituita da una sosia. Nel terzo due adepti di una setta sono alla ricerca di una donna che ha il potere di restituire la vita ai morti.
 
I film a episodi quasi sempre gli adoro. Danno la possibilità di trasformare e allungare alcune storie. Intersecare e riempire di collegamenti tra un episodio e l'altro. Tutto questo in mano a un Lanthimos ritornato meno romantico e più avvezzo al grottesco non poteva che partorire qualcosa di sofisticato e per nulla immediato. Sono tre mediometraggi complessi, per certi aspetti coheniani dove gli echi e i rimandi di esseri umani portati ormai al devasto, che cercano conforti in qualsiasi modo pur di non sopperire all'ansia e alla depressione. Qui alcune formule di rito sono davvero glaciali portando i personaggi ad essere cavie da laboratorio dove non ci si fa mancare nulla dal sesso molto spinto, orge, l'abiezione più totale dove ci si priva di arti, si passa al cannibalismo e si arriva a compiere omicidi efferati. Azzeccatissimo il cast dove Jesse Plemons riesce a dare quel piccolo contributo in più riuscendo a dare carattere e dimostrando di essere uno dei più grandi attori di questo periodo.


venerdì 6 settembre 2024

Acide


Titolo: Acide
Regia: Just Philippot
Anno: 2023
Paese: Francia
Giudizio: 3/5

Michal è finito in libertà vigilata dopo aver aggredito il suo datore di lavoro durante una sommossa operaia. Fidanzato con una collega gravemente malata, è padre della quindicenne Selma, avuta dall'ex moglie Élise, con la quale ha un rapporto spesso conflittuale. Il fragile equilibrio della famiglia dell'uomo è messo ulteriormente in crisi dall'arrivo di una perturbazione di pioggia acida che colpisce l'Europa. Costretti a condividere un drammatico viaggio verso la salvezza, Michal, Élise e Selma dovranno trovare il modo per convivere e mettersi in salvo.
 
Il cinema è da sempre sinonimo di scenari apocalittici. Alcuni si sono verificati, altri per fortuna ancora no. Acide per assurdo imbastisce una storia davvero tremenda, dove l'eco-revenge, il disaster-movie, il catastrofico e in questo caso una pioggia assassina, hanno tutti gli elementi per fare quanto di meglio potessimo aspettarci. Ed in parte è così. Philippot ha quel carattere intimista, quella poetica d'autore che nel suo far cinema cerca di denunciare le logiche imperverse di un'azienda con quel prologo in cui vediamo le sorti di Michael. Una famiglia disastrata ma non disfunzionale che nel suo avere dei piccoli pregi finisce per prendersi troppo spazio diventando un film sul sociale dove il continuo cercarsi tra Michael e Selma diventa a tratti avvilente togliendo mordente al vero leitmotiv iniziale.
Il reparto tecnico così come parte della storia è avvincente, la scena della morte di Elise è molto impattante e realistica nel non cercare facili sensazionalismi. Ma tutta questa rabbia della figlia, della perdita e l'indole passivo aggressiva di Michael finisce spesso per cercare spazi e scene che sfiorano quasi il ridicolo come quella in cui scappando dall'appartamento della mamma con il figlio destinati a morte certa, scappano con l'auto per finire impantanati e rincorrersi fino all'esito più tragico. Ma che poi che senso ha guidare per ore quando per terra la strada è completamente acida..

martedì 23 luglio 2024

Aggro Dr1ft


Titolo: Aggro Dr1ft
Regia: Harmony Korine
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Nello squallido ventre criminale di Miami, un esperto sicario si lancia alla ricerca spietata del suo prossimo obiettivo. Ripreso interamente con lenti termiche, l’uomo si muove in un mondo perverso in cui regnano incontrastate violenza e pazzia. La tensione porta a un viaggio psichedelico in cui il limite tra predatore e preda quasi scompare.
 
"Giorni feroci, notti feroci. Non volevo fare esattamente un film. Volevo fare ciò che viene dopo un film. Volevo essere dentro il mondo. Un po’ come un videogame. Ma chi è che gioca? GAMECORE. Edglrd. Qualcosa di nuovo all’orizzonte.
La vita è bella. Senza, saremmo morti. AGGRO DR1FT. In mezzo ai mondi. Bloccati e carichi. Un’ode al vagabondo aggressivo. "
"I'm a hero, i'm a solitary hero"
A volte le battute e le ripetioni delle battute hanno un peso. A volte sembrano assumere il peso di chi non ha nulla da dire in fondo. Come il film di Harmony Korine che se non fosse per una tecnica ancora inutilizzata ovvero girando con lenti termiche e con la visiera che rileva il calore spingendo la tendenza dell’uso dei colori fluo all’estremo e al tempo stesso imitando grottescamente i colori saturi della computer grafica videoludica non sarebbe nulla.
Gamer cinema? Trip psichedelico e una sorta di allucinazione costante che ripete i movimenti, rallenta l'azione, esalta tutto quello che gli conta e alla fine rimane il dubbio se nonostante la tecnica impiegata valeva davvero sfinire il pubblico con un film infinito nonostante la breve durata e privo di alcun senso.

mercoledì 3 luglio 2024

Los Colonos


Titolo: Los Colonos
Regia: Felipe Gálvez, Felipe Gálvez Haberle
Anno: 2023
Paese: Cile
Giudizio: 4/5

Cile, inizio del XX secolo. Un facoltoso latifondista assume tre uomini a cavallo per delimitare il perimetro della sua vasta proprietà e al contempo inaugurare una rotta verso l’Oceano Atlantico attraverso le sterminate distese della Patagonia. Composta da un giovane mezzosangue cileno, un mercenario americano e da un tenente britannico, che ne è anche il comandante, la spedizione si trasforma presto in una missione «civilizzatrice».

«Gli eventi narrati nel film non rientrano nella storia ufficiale del Cile, né sono inclusi in qualsivoglia programma scolastico. Non avevo mai sentito parlare del genocidio del popolo Selk’nam, chiamato dai bianchi del nostro paese Ona, fino a quando quindici anni fa ho letto l’articolo che menzionava questa verità nascosta. A scuola apprendiamo la storia del Cile fino al 1973, non si fa menzione della dittatura militare che ne seguì. Ancora oggi non esiste una versione ufficiale della storia del regime autoritario. Raccontare quella storia è dunque un obiettivo degno di essere perseguito? E, cosa ancora più importante, come si può raccontarlo? Queste domande mi hanno condotto a riflettere sugli eventi precedenti, all’inizio del XX secolo, che furono parimenti trascurati. Che cosa accade a un Paese quando un’intera pagina della sua storia viene cancellata?».
Ed effettivamente quando mai si sente parlare del Cile, della sua storia, degli aborigeni, delle conquiste e dei genocidi. Los Colonos è un film storico pazzesco e molto accurato che ci porta alla scoperta di luoghi incredibili, di colori, forme, avamposti, personaggi al limite del disumano come il colonnello Martin e la sodomia, l'autoritarismo di Menendez che nascosto nel suo castello osserva i fantasmi del passato, di un giornalista che non è chiaro quale causa abbia in mente come Vicuna e di uno stranissimo trio alla conquista di una nuova rotta dove Segundo comprenderà la crudeltà dell'uomo bianco. Con un finale semplicemente fantastico e marcatamente di intento politico nella sua plateale denuncia, quell'abnegazione di Kiepja rappresenta la rabbia e la ribellione di tutto il suo popolo Selk'nam.

Vourdalak


Titolo: Vourdalak
Regia: Adrien Beau
Anno: 2023
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

Il malcapitato Marchese d’Urfè, dignitario della Corte del Re di Francia, in una notte cupa e tempestosa finisce ospite di una strana famiglia. In questa sua condizione dovrà giocoforza assistere ai riti e agli accadimenti che animano l’abitazione dei suoi ospiti. Scoprirà i Vourdalak, morti viventi assetati di sangue e condannati a masticare sempre.   

Vourdalak è un'opera davvero particolare, una sorta di fiaba drammatica in bilico tra realtà e fantasia girata in 16 mm. Con una fotografia sontuosa, l'esordio di Beau dopo due cortometraggi horror si avvale di una minimalismo narrativo e d'impianto riuscendo a fuggire dai soliti stereotipi dei film sui vampiri trattandola in maniera piuttosto originale.
Parte del successo va data alla sceneggiatura e agli spunti narrativi presi da La famiglia del Vurdalak. Tolstoj fu colui infatti che abbozzò la figura del Vampiro reso poi canonico da Bram Stoker nel suo Dracula del 1897 che lo immaginò come un aristocratico rinchiuso nel suo castello in Transilvania. A Beau però colpì particolarmente l’approccio di Tolstoj alla materia: «Come dimostra questo romanzo, il vampiro originale era un contadino di classe inferiore. In letteratura vampiri e zombi sono la stessa cosa. È il cinema che ha dato loro un rango sociale diverso: gli zombi sono popolani, i vampiri aristocratici. In The Vourdalak capovolgiamo la situazione. Seguiamo un aristocratico che si ritrova tra contadini che guarda caso sono vampiri».
Il film riesce con un'attenta fotografia a far sembrare sempre i suoi paesaggi come confusi con una sorta di nebbia e un'immersione totale nella natura in grado di affascinare e confondere.

lunedì 13 maggio 2024

Club Zero


Titolo: Club Zero
Regia: Jessica Hausner
Anno: 2023
Paese: Austria
Giudizio: 4/5

Miss Novak, giovane insegnante con ambizioni 'purificatrici', viene assoldata da un liceo privato per tenere un corso nutrizionale innovativo. Dietro la facciata ordinaria, persegue un piano preciso e apparecchia una tavola di "cibo cosmico". Raccolto un gruppo di studenti volontari, lo educa progressivamente al digiuno secondo un rito preciso e un protocollo stretto di meditazione. Il programma diventa presto insostenibile per i partecipanti, ma se qualcuno si congeda, qualcun altro si radicalizza smettendo di nutrirsi per stare meglio e 'alleggerire' il pianeta. Le loro abitudini alimentari verranno completamente stravolte fino a ridursi al nulla, tra lo stupore e l'apprensione dei genitori. Assenti o ingombranti, quando decideranno di agire, per i loro figli sarà già troppo tardi.
 
Jessica Hausner arriva dalla scuola di Michael Haneke uno dei miei registi preferiti e dei più importanti al mondo. L'allieva sembra aver imparato mlto bene come esplorare quel cinema sociale crudele e personale che porta senza bisogno di mostrare più di tanto alcune parabole davvero scioccanti. Perchè Club Zero lo è diventando una vera e propria sorta di horror morboso, un cinema disturbante ma intellettuale e celebrale, una sorta di satira gelida e sofisticata del modernismo occidentale da parte di una fanatica nutrizionista.
La rigida parabola che Miss Novak porta nelle teste dei suoi studenti è radicale e riesce a seminare e raccogliere quello che voleva, creando i discepoli perfetti, mangiando bene ma sempre meno per preservare la propria salute. Nel percorso prima di arrivare a legarli a filo doppio a una credenza settaria delirante (non mangiare più per conquistare la giovinezza eterna), il piccolo gruppo di studenti manipolati dalla Novak senza trovare resistenza, ascenderanno a diventare membri in una setta di pochi privilegiati che sceglieranno di seguire pedestremente la loro leader rifiutando l'amministrazione scolastica e l'autorità dei genitori.

Black Flies


Titolo: Black Flies
Regia: Jean-Stéphane Sauvaire
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Ollie Cross è un giovane paramedico alle prime armi con il sogno di superare l'esame di medicina, per il quale studia nel suo squallido appartamento di Chinatown. Il resto del tempo lo passa su'un ambulanza guidata da Rutkovsky detto Rut, un partner di consumata esperienza con una vita personale disastrata e la capacità di supplire ad un'istruzione limitata (e un'intolleranza cronica alle procedure) con grandi intuito e pragmatismo. L'area loro assegnata è East New York, il che significa che l'utenza con cui hanno a che fare è composta di tossici e spacciatori, mariti violenti e vittime di sparatorie fra gang rivali, malati di mente e criminali da strapazzo. Questo, e la pressione di un lavoro in costante emergenza, fa camminare Ollie e Rut su un crinale precario e li porta ad addentrarsi nel lato oscuro della natura umana (compreso il proprio), inseguendo la speranza di "far stare meglio le persone". E da lì a credersi divinità in grado di decidere della vita e della morte degli altri il passo rischia di essere breve.
 
Il dark side di Brooklyn è sempre interessante soprattutto se a delinearlo e viverlo sono dei paramedici di cui il protagonista è alle prime armi nella prima notte per vedere e tastare con mano l'anima del cuore pulsante della Grande Mela. C'è tanto cinema indipendente, un ritmo concitato e nervoso, dialoghi impazziti e tanta impulsività e caos in tante situazioni di disagio controllate molto bene dalla macchina da presa. Olie e Rut sono il mentore e l'allievo. Ognuno con i suoi fantasmi nell'armadio dove vorrebbero conoscersi di più ma non ne hanno il tempo perchè le emergenze sembrano non finire mai finendo a contatto con cadaveri in stato di decomposizione avanzata, crisi d'astinenza, incubando e ricucendo tutto sempre in un caos pazzesco che non sembra mai dare un attimo di tregua. A differenza però del film di Scorsese con cui le somiglianze sono d'obbligo, lì si esplorava e si osava per alcuni aspetti intraprendere un percorso più buio e onirico mentre qui la sceneggiatura comprime i due protagonisti in una gabbia che prevede la solita incapacità di conciliare il lavoro con la vita privata e i soliti scontri con i colleghi meno empatici.
L'entrata in scena dopo la dipartita di Rut di Michael Pitt ha dei momenti molto interessanti e il suo personaggio riesce ad essere odiosamente adorabile, schizzato e razzista.

giovedì 9 maggio 2024

Chimera


Titolo: Chimera
Regia: Alice Rohrwacher
Anno: 2023
Paese: Italia
Giudizio: 4/5

Anni Ottanta. Arthur ha un talento raro: riesce a percepire, come un rabdomante, la presenza delle tombe etrusche che costellano il litorale tirrenico, virtù apprezzata dai suoi amici tombaroli in cerca di reperti da rivendere al mercato nero. Ma mentre loro inseguono un profitto di sopravvivenza che non li renderà mai ricchi (perché quello è il "talento" dei grandi trafficanti), "l'inglese" è alla disperata ricerca di un passaggio verso l'aldilà che potrebbe ricongiungerlo a Beniamina, la ragazza che ha amato e perduto. Italia, a dispetto del nome, è straniera come Arthur, ed è l'unica in grado di accendere nel giovane uomo un nuovo interesse per la vita. Va a stanarlo sulle pendici della città, dove vive in una baracca che solo lei trova bella, e solleva il suo sguardo da quella terra che lo attira come un magnete. Italia è anche l'unica ad intravvedere, fra gli incroci dei rami che paiono bacchette da rabdomante, il fantasma di certi uomini appesi a testa in giù, rivolti verso il mondo di sotto come Orfei irresistibilmente attratti da una loro Euridice.
 
Alice Rohrwacher la stimo molto perchè ha già una sua precisa idea di cosa vuole fare.
La sua politica d'autrice di genere è specifica e bastano pochi fotogrammi per riconoscere la sua arte e personale messa in scena. Sono pochi gli artisti così soprattutto in Italia ed è un peccato.
Ricordo quando vidi LAZZARO FELICE al cinema. Mi sembrava una fiaba e venni completamente immerso da quell'incantesimo che il film mi aveva suscitato.
Ed è stato così anche per il suo ultimo film. Fiaba, post moderno, realismo magico, mitologia del buon ladruncolo tombarolo. Si passa sempre da un piano all'altro, da un'atmosfera da sogno a scorci di vita reale e dramma, da feste di paese a difficili situazioni da risolvere con aguzzini dietro l'angolo. Arthur si sveglia sempre in posti diversi, manca il concetto di una casa vera e propria, sembrano tutti nidi quelli esplorati e dove viene accolto. Si chiude così la personale trilogia della memoria della regista con un'opera di pace e denuncia, semplicità e verità.
Arthur rappresenta tante cose ma in fondo e come se fosse una presenza eterea perchè c'è ma è come se fosse sempre altrove alla ricerca di quei ricordi della sua amata Beniamina e in un qualche modo tutte le sue profezie sembrano farci sempre di più conoscere la sua ultima destinazione.


Regne Animal


Titolo: Regne Animal
Regia: Thomas Cailley
Anno: 2023
Paese: Francia
Giudizio: 4/5

François ha appena portato suo figlio Émile a una visita medica. Poi è bloccato nel traffico quando un furgone con a bordo delle misteriose creature, deraglia. Lì c'era anche la moglie di François che, come molti altri individui, ha cominciato a trasformarsi in animale. L'uomo e il ragazzo si mettono così alla sua ricerca e sono aiutati da una poliziotta. Nel frattempo anche in Émile appaiono i primi segni della mutazione.
 
Dopo FIGHTERS-ADDESTRAMENTO DI VITA Cailley torna con un'altra opera che farà certamente discutere visto il suo essere un concentrato di generi dove comunque l'aspetto della denuncia sociale ancora una volta è predominante. Perchè qui non ci sono gli immigrati ma vengono sostituiti con i mutanti. Persone qualsiasi che cominciano a trasformarsi in bestie sviluppando una certa difficoltà a poter convivere con gli umani vista la loro natura animale.
Dal punto di vista estetico il film è meraviglioso, quasi tutte le creature sono curate con degli effetti anamorfici molto interessanti e curati nel dettaglio. E' ancora una volta un mondo che sta cambiando quello che racconta Cailley e della difficile prova di sopravvivenza soprattutto per i giovani che risultano essere meno fragili del previsto ma più ostinati e vogliosi di un cambiamento e disposti finalmente ad una ribellione.
Un film sulle pari opportunità, sul legame che si crea tra padre e figlio quando quest'ultimo comprende che la sua natura si sta trasformando e allora comincia ad andare alla ricerca dei suoi simili. Proprio Emile si troverà a dover fare la scelta più difficile decidendo da quale parte stare dopo essere rimasto forse per troppo tempo in una terra di mezzo che non lo aiuta. La paura del diverso contro la scoperta di un nuovo universo.

venerdì 26 aprile 2024

Poor Things


Titolo: Poor Things
Regia: Yorgos Lanthimos
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 5/5

Oltre alle cicatrici che lo sfigurano e alle terribili menomazioni del suo fisico, Godwin Baxter deve a suo padre anche una sincera passione per il metodo scientifico e le pratiche chirurgiche. L'esperimento che più lo inorgoglisce è Bella, che tratta come una figlia. L'ha trovata cadavere, incinta di un feto ancora vivo, e le ha ridato il respiro e trapiantato il cervello del neonato. Ora Bella, già cresciuta e splendida nel corpo, cresce rapidamente anche nelle facoltà mentali, imparando a camminare, parlare e, soprattutto, desiderare. A nulla vale, a questo punto, il tentativo del suo creatore di fermarla: God(win) le ha dato la vita e, con essa, il libero arbitrio.
 
Le povere creature siamo noi umani troppo fragili e sempre eterni indecisi. Povere creature sono gli uomini ancora più fragili delle donne, i quali sembrano dividersi tra egocentrici, maniaci del controllo, cinici e timidi. L'ultima creazione di Lanthimos è un film incredibile in grado di elevarsi e allargarsi trattando una serie numerosa di tematiche e facendolo attraverso una galleria d'immagini artistiche ed estetiche semplicemente perfette nel loro elevarsi a diventare pittoresche e organiche. Frankenstein, Metropolis, pittori, quadri, letteratura, filosofia ma anche religione con quel bel riferimento a Costantinopoli quando il cinico mostra a Bella la crudeltà umana ricordando la scena del deserto della Bibbia in cui Satana cerca di persuadere il Cristo. Una donna che apprende velocemente il significato della vita con un processo di apprendimento graduale, partendo dalla scoperta del suo corpo, della sessualità, della libido in generale per approdare ad una coscienza di sé e della propria libertà sia come essere in quanto tale che come donna. Il piacere della scoperta che passa sotto ogni punto di vista, visivo, celebrale, estetico. Scenografie che rasentano la perfezione e recitazione al top danno quel motore in più che riesce a traghettare l'opera in un limbo estatico di emozioni.

Zona d'interesse


Titolo: Zona d'interesse
Regia: Jonathan Glazer
Anno: 2023
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 5/5

Rudolf Höss e famiglia vivono la loro quiete borghese in una tenuta fuori città, tra gioie e problemi quotidiani: lui va al lavoro, lei cura il giardino e i figli giocano tra loro o combinano qualche marachella. C'è un dettaglio però. Accanto a loro, separato solo da un muro, c'è il campo di concentramento di Auschwitz, di cui Rudolf è il direttore.
 
Il presupposto è l'elemento più drammatico possibile. Vivere in una villa affianco ad un campo di concentramento sentendo urla, massacri, l'odore dei corpi bruciati, vedere il fumo che esce dai crematori. E' forse un altro dato che ha dell'incredibile per capire l'alienazione a cui si è giunti sentendo Hedwig, la moglie di Rudolf, che quando sente che dovranno spostarsi perchè suo marito è salito di grado, con testardaggine e inamovibilità decide di rimanere ad abitare lì perchè ormai i figli stanno crescendo e non vuole cambiare casa e neppure paese.
Sentire senza vedere cosa succede oltre il muro è stata una scelta astuta con il risultato di fare ancor più male perchè il non vedere significa immaginare e sprofondare nell'abisso.
La tragedia di non voler vedere è un tema che rimane attuale e Glazer, regista che lavora purtroppo troppo poco, riesce in maniera equilibrata, minimale e senza retorica a creare l'orrore più inimmaginabile in mezzo ad una famiglia aristocratica