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venerdì 15 novembre 2019

Terminator-Dark Fate

Titolo: Terminator-Dark Fate
Regia: Tim Miller
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Grace, soldato geneticamente potenziato, viene dal futuro per salvare Dani Ramos, giovane operaia messicana impiegata in una fabbrica automobilistica. Dal futuro per ucciderla viene pure Rev-9, un Terminator evoluto, indistruttibile e proteiforme. Dal passato ritorna invece Sarah Connor che caccia e abbatte Terminator da decenni con l'aiuto di una fonte misteriosa. Unite dal destino, lottano nel presente per proteggere il futuro capo della resistenza contro l'Intelligenza Artificiale. Al di là del muro e decise a sbarcare in Texas per recuperare l'unica arma che possa fermare un Rev-9, chiedono aiuto a un vecchio amico, che integra il team femminile e le dà ancora di santa ragione.

Terminator dopo i due capitoli che sono storia del cinema sci-fi d'azione e che vanno considerati gli unici memorabili, è diventato una specie di franchise, cercando soldi a tutti i costi e facendo tre film quasi inguardabili.
Era logico che per chiudere una saga, in tempi dove si cerca di dare dei finali meritevoli facendo morire con stile personaggi iconici di film d'azione, la saga cercasse di salvarsi con qualcosa che non facesse schifo come i precedenti. Chiamato in cattedra un fanatico dell'action, si voleva concludere continuando il discorso che sembrava chiuso con Terminator 2 ad oggi secondo me il più bello della saga (come lo è Aliens rispetto al primo). Parlando di film dove l'azione supera la sci-fi, l'intrattenimento con stile è sempre stato il marchio di fabbrica.
Dark Fate è interessante anche se altalenante, fagocita tutto e troppo facendolo a tratti in maniera decorosa, in altri momenti invece no, quando cerca di rifugiarsi in delle scelte di trama davvero discutibili e patetiche o dovendo andare per forza a inserire personaggi che per forza di cose non andavano aggiunti e che dovevano morire e basta come Cameron aveva sentenziato alla fine del secondo capitolo.
Il film è una macchina che non si ferma quasi mai e quando ci prova i limiti e le forzature sono evidenti come i conti che non tornano e insisto di nuovo su alcune scelte di script davvero tremende contando che provano, senza riuscirci, a prendersi pure sul serio.
Dark Fate è donna, sceglie un manipolo di eroine con target d'età diversi, intrecciando stili di vita che sono agli opposti, dalla Connor alcolizzata e perennemente in lutto e incazzata nera, alla durissima e davvero affascinante Grace fino alla più monocorde di tutte, la prescelta Dani.
In 36 ore, l'arco di tempo su cui ruota la vicenda, in cui il film procede senza concedersi pause, perchè lo abbattono, cambia in maniera allucinata da una location all'altra cercando la carta dell'esagerazione a tutti i costi, un road movie, un survivor movie, dove alla fine per quanto tutto apparirà scontato, vince la scommessa di riuscire perlomeno a non sfigurare come gli altri tre recenti sequel. I combattimenti sono tra i momenti migliori, d'altro canto non poteva che essere così, dove in alcuni momenti il tasso di violenza è tremendo (quella testa strappata con le catene e infilata nel marchingegno) lasciando ai posteri, ma speriamo proprio di no, l'idea che probabilmente la saga continuerà più femminile che mai cercando di abbattere alcune teorie del passato come Skynet e rinforzando l'aspetto digitale della c.g
Tra operazione nostalgica, personaggi rispolverati, una trama che si aggrappa ai vetri e una dimensione ludica massiccia quanto superficiale, il sesto capitolo vale in tutto e per tutto per quanto concerne il cinema d'intrattenimento, ma rimane un'operazione commerciale così macchinosa che la sceneggiatura non poteva che lasciare tutte quelle perplessità e quelle idiozie di fondo così estremamente marcate. Una su tutte ad esempio è quella riguardo le stramberie che riguardano il T-800 e tutte le inutili banalità sui suoi collegamenti con Grace fino alla battuta marmorea che rimane la ciliegina sulla torta del film “Vedi Dani, noi del futuro mandiamo delle coordinate indietro nel tempo che poi, per non sbagliare, mi sono fatta tatuare qui sulla pancia e se non mi sbaglio vuol dire che l’indirizzo che stiamo cercando è proprio questo qui”.. chi vedrà capirà e sospendendo l'incredulità andrà avanti nella visione senza cercare di darsi un'ipotetica spiegazione che non è detto che ci sia o che sia mai stata pensata. D'altronde gli sceneggiatori sapevano che tanto il film avrebbe avuto plausi e consensi da tutte le parti. Bello e graficamente eccellente quanto banale.