Visualizzazione post con etichetta Argentina. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Argentina. Mostra tutti i post

domenica 19 novembre 2023

When Evil lurks


Titolo: When Evil lurks
Regia: Demian Rugna
Anno: 2023
Paese: Argentina
Giudizio: 4/5

In un villaggio sperduto, due fratelli si imbattono in un uomo posseduto da un demone che sta per partorire il male incarnato. Decidono di sbarazzarsi dell'uomo, ma finiscono involontariamente per aiutarlo a scatenare l'inferno.
 
Folklore sudamericano. Argentina e sette regole su come comportarsi con i demoni.
Se sgarri paghi, pagano tutti e soprattutto pagano a caro prezzo i bambini o diventando vittime come un vaso di miele da cui si strappano carne e organi per essere mangiati oppure diventando gli stessi carnefici.
Il tema di una maledizione che colpisca bambini e animali è molto conosciuta soprattutto nell'horror e nella narrativa di genere. In questo caso Rugna con un budget modesto e attori dotati di una disperazione inusuale è riuscito a dipanare un dramma con un ritmo straordinario regalando alcune scene macabre, grottesche e parecchio gore.
Che sia uno degli horror dell'anno è pressochè scontato. Perde qualcosa nel terzo atto, nel teatro quando i bambini prendono il controllo. Crea un climax finale micidiale senza risparmiare nemmeno l'autismo e mostra come ancora la stregoneria, le maledizioni e la procedura per esorcizzare alcuni mali incurabili siano nelle radici della comunità.
Un film brutale e robusto che non intende risparmiare nessuno. Rugna è una bella rogna da tenere sott'occhio. Aterrados non era affatto male ma qui ha saputo superarsi. Aspettiamo con la bava alla bocca SATANIC HISPANICS che dovrebbe uscire a breve

venerdì 21 gennaio 2022

El Aceitoso


Titolo: El Aceitoso
Regia: Gustavo Cova
Anno: 2009
Paese: Argentina
Giudizio: 3/5

Le avventure dello spietato sicario Boogie, uno uomo dal sangue freddo e sempre in fuga, violento, sciovinista, sadico, dedito all’alcool e alle donne, che segue solo le sue regole e persegue lo scopo del suo unico profitto.
 
Direttamente dall'Argentina arriva questo breve lungometraggio d'animazione divertentissimo e pieno di azione e cattiveria. Un anti eroe, un killer, un personaggio che sembra uscito dalla penna di Frank Miller, assoldato da chiunque purchè paghino e non facciano troppe domande.
Un protagonista granitico nel suo egoismo, nel suo pensare solo a due cose e trattare chiunque a pesci in faccia (se sono belle donne ancora meglio). El Aceitoso, titolo quanto mai veritiero, è una pillola anarchica in cui tutti sono corrotti e tutti sono in un qualche modo portatori di un certo male in un mondo marcio che non conosce giustizia. E' così la strage finale nell'aula di tribunale sembra la ciliegina sulla torta di un massacro che non lascia nessuna possibilità di fuga o salvezza, soprattutto per chi dall'alto dovrebbe garantire diritti e doveri e soprattutto legalità.

lunedì 4 gennaio 2021

Playita


Titolo: Playita
Regia: Sonia Bertotti
Anno: 2020
Paese: Argentina
Festival: Capri, Hollywood
Giudizio: 3/5

La cittadina di Corrientes, in estate. Sulle rive del Paraná, migliaia di famiglie competono per lo spazio, l’ombrellone e la sdraio. Priscila, una bambina di 7 anni a cui nessuno presta attenzione, parte alla ricerca di uno sfuggente venditore di giocattoli, allontanandosi dalla sua famiglia e avvicinandosi all'avventura.

Priscilla intraprende il suo viaggio dell'eroe sul litorale marino, senza ricevere attenzioni dal fratello impegnato a giocare a calcio sulla spiaggia con gli amici, della sorella alle prese con il cellulare e varie app e una madre intenta a riposarsi al sole. E così assistendo ad una piccola rapina ai danni di un bagnante, accarezzando un cavallo e sorridendo a tutto ciò che incontra, con pochi soldi alla mano, la piccola protagonista insegue l'uomo dei palloncini in un finale quasi onirico dove sembra nascondersi un'altra verità.

lunedì 20 aprile 2020

Muere monstruo muere


Titolo: Muere monstruo muere
Regia: Alejandro Fadel
Anno: 2018
Paese: Argentina
Giudizio: 3/5

L'ufficiale di polizia rurale Cruz indaga su di caso inquitante: un corpo di una donna è stato trovato senza testa in una regione remota dalle Ande. David, il marito dell'amante di Cruz, Francisca, diventa il primo sospettato e viene mandato in un ospedale psichiatrico locale. David incolpa un "Mostro" del crimine dall'aspetto inspiegabile e brutale. Cruz, nel frattempo, incappa in una misteriosa teoria che coinvolge paesaggi geometrici, motociclisti di montagna e una voce interiore, ossessionante, che si ripete come un mantra: "Muori, mostri, muori"...

Muere monstruo muere è un film ipnotico quanto surreale, folle e ambizioso. Una metafora sul femminicidio, un poliziesco, quasi un noir o un thriller fantastico. Una creatura (in Animatronic in assoluto la cosa più bella della pellicola come i paesaggi) si aggira per le Ande argentine (fotografate magnificamente) avendo una sorta di base in una grotta sotterranea, comparendo in piccoli e sperduti villaggi strozzando e decapitando le sue vittime lasciando morsi di denti innaturali e una strana sostanza verde/giallognola vischiosa che sembra interessare tutti finendo manco a farlo apposta con la voglia di annusarla e infine assaggiarla.
Il capro espiatorio, la vittima sacrificale scelgono non a caso il diverso, colui che simboleggia una sorta di ignaro succube per il mostro che sembra lasciargli una nenia in testa in un loop che lo lascia ammutolito e inerme condannato alle forze dell'ordine.
Come per Untamed-Regiòn salvaje il film mescola sogno e delirio, realtà e incubo, con diverse follie sessuali che se nel film della Escalante erano rappresentate da una sorta di ibrido tentacolare sci fi metafisico, una creatura aliena, qui è più o meno lo stesso soltanto che il mostro sembra una sorta di Jabba the hutt con fattezze antropomorfe e una testa senza occhi con al posto della bocca un enorme vagina dentata e come coda una lunga prominenza capace di allungarsi all’occorrenza, che finisce in un’equivocabile riproduzione dell’organo maschile.
Pur avendo una trama stratificata e che nell’ultimo atto diventa complessa e difficile da analizzare, il film ha proprio lo scopo nel suo muoversi lento e con gesti ed espressioni quasi minimali di proiettarci in un universo risolutamente allucinatorio, fatto da meandri mentali da cui sarebbe futile cercare l’uscita dove si perpetuano una volta che l’indagine sulle decapitazioni di massa femminili, che è il filo conduttore di questo labirinto atmosferico e psichico, trova una fine.


lunedì 21 ottobre 2019

Angelo del crimine

Titolo: Angelo del crimine
Regia: Luis Ortega
Anno: 2018
Paese: Argentina
Giudizio: 3/5

Buenos Aires, 1971. Giovane, spavaldo, coi riccioli biondi e la faccia d'angelo, Carlos entra nelle case della gente ricca e ruba tutto ciò che gli piace. L'incontro a scuola con Ramón, coetaneo dal quale è attratto, segna il suo ingresso in una banda di criminali, con la quale compie altri furti e soprattutto il suo primo omicidio, di fronte al quale rimane assolutamente impassibile. Fino alla morte dell'amato Ramón e oltre, Carlos proseguirà indisturbato le sue attività criminali, uccidendo ancora e talvolta facendo ritorno dai genitori come un figlio qualsiasi. Verrà arrestato dopo un colpo andato a male e l'assassinio di un complice.

Come spiega il film nel finale, anche una faccia d'angelo può nascondere un feroce omicida. Il film di Ortega di fatto dimostra una realtà che non poteva più essere nascosta e che riportava al riconoscimento dei presunti serial killer, persone per lo più di colore o che rispondevano a determinati tratti somatici. La teoria lombrosiana accennata verso il finale fa un bel passo in avanti, ipotizzando e dovendo per forza trovare una giustificazione, dopo l'arresto di Carlos dove venne appurato che il suo aspetto ambiguo potesse averne favorito la devianza psichica sfatando così il luogo comune degli occhi sporgenti, della pelle scura, del naso aquilino e i denti storti.
La storia di Carlos Robledo Puch, "el Ángel de la Muerte", il più famoso serial killer argentino, arrestato nel 1972 dopo aver ucciso almeno 11 persone cerca di essere molto fedele alla storia, evitando esagerazioni o forzature troppo marcate, cercando di documentare gli eventi principali attraverso il comportamento apparentemente sociopatico del suo protagonista e delle sue azioni.
Una famiglia vera di criminali a cui appoggiarsi, una famiglia putativa che non riesce a vedere cosa sta succedendo, diventando a tratti complice nell'aver paura dell'impulsività del proprio figlio. Tutti provenienti da una famiglia povera ma onesta. Un lato queer del protagonista che emerge solo in alcuni dialoghi come quando la madre di Ramon vorrebbe iniziare faccia d'angelo, ma il ragazzo risponde di essere interessato a suo marito, la vera mente criminale; un uomo che agisce indisturbato alle spalle del figlio e di Carlos, trovandolo geniale ma allo stesso tempo nascondendo inquietudine  e paura di come il giovane non abbia nessun tipo di esitazione ad uccidere chiunque.

mercoledì 6 febbraio 2019

No morire sola


Titolo: No morire sola
Regia: Adrián García Bogliano
Anno: 2008
Paese: Argentina
Giudizio: 2/5

Carol, Yasmin, Moira e Leonor stanno attraversando in auto l’arida regione argentina di La Plata, quando notano un corpo steso sull’erba, sul ciglio della strada. Si tratta di una donna ferita gravemente, probabilmente da un manipolo di cacciatori di frodo che le ragazze scorgono poco lontano dal luogo del ritrovamento.

Pur amando l'horror, il sotto genere del rape & revenge non mi entusiasma a meno che non parliamo di film dove anche l'azione tiene alta l'atmosfera o intuizioni simili o dove la tortura è al servizio di qualcosa di più importante e immutabile.
La camera fissa che osserva torture lente e infinite le trovo spesso e volentieri gratuite e fine a se stesse non aiutando e non trasmettendo nulla allo spettatore come in parte ho appurato in questa opera low budget sentita particolarmente dal regista e dal cast.
No morire sola fin da subito, nonostante la pluralità delle protagoniste, mi ha fatto pensare ad uno dei classici del genere impossibile da non citare, I spit on your grave di Zarchi del '78.
In quel caso nel sottosuolo americano facevano la comparsa i redneck che abbiamo imparato ad amare col cinema. In questo caso siamo in Argentina dove un altro orrore legato alla povertà fa breccia nella narrazione creando una sorta di brutal shocker tutto basato sulle scene silenziose e inutilmente protratte del film.
A livello tecnico ci sono diversi elementi che non giocano a favore e che purtroppo rendono complessa e distante la visione come l'audio senza una presa diretta adeguata, un sacco di riverberi, una fotografia che spesso cambia tonalità di netto, alcune inquadrature a mano che sembrano particolarmente improvvisate e un finale che a parte la scena delle bestie feroci lascia allibiti.
Bogliano a voluto omaggiare il sotto genere con una sua versione argentina, il che poteva essere un elemento interessante, ma rimane purtroppo scandito da un ritmo che fatica a procedere, un cast che a parte le ragazze lascia a desiderare e una tecnica che probabilmente richiedeva un budget maggiore.



mercoledì 23 gennaio 2019

Francesca


Titolo: Francesca
Regia: Luciano e Nicolas Onetti
Anno: 2015
Paese: Argentina
Giudizio: 3/5

Quindici anni dopo la scomparsa della piccola Francesca, figlia del celebre narratore, poeta e drammaturgo Vittorio Visconti, la comunità è tormentata da uno psicopatico determinato a fare pulizia delle "anime impure e dannate" dalla città. Messe in dubbio le capacità della polizia locale, Moretti e Succo sono gli investigatori che hanno il compito di chiarire il mistero che circonda questi crimini di stampo "dantesco". Nel frattempo Francesca sembra essere tornata, ma non è la stessa ragazza che tutti quanti conoscevano.

Dopo Sonno profondo, Luciano a questo giro assieme al fratello, gira la sua seconda opera cercando di ispezionare nuovi stilemi del giallo-thriller omaggiando come sempre gli anni '70 e i maestri del cinema di genere italiano.
Ne risulta un film per certi versi che strizza più l'occhio al poliziesco, ritagliando quella che a tutti gli effetti appare come un'indagine legata al "whodunit", dunque gli omicidi rituali, gli indizi, la polizia che brancola nel buio, un mistero nascosto nel passato, i traumi e infine tutti quegli elementi che non facilitavano l'indagine investigativa.
Francesca ha di nuovo una miriade di elementi funzionali dalla fotografia coloratissima, al talento come sempre di Luciano di essere autore a tutto tondo, confezionando quasi tutto e dimostrando come il fratello di saper essere un buon artigiano.
L'unico dubbio è sulla necessità di dover continuare a omaggiare il passato, in questo caso gli anni 70', quando invece in America va di moda omaggiare gli anni 80' o distruggere i cult.
Sarebbe interessante vedere gli Onetti a girare qualcosa di nuovo e soprattutto di moderno dal momento che la tecnica ormai è affinata così come l'innegabile talento nel saper "omaggiare" in modo molto originale.



mercoledì 5 dicembre 2018

Sonno profondo


Titolo: Sonno profondo
Regia: Luciano Onetti
Anno: 2013
Paese: Argentina
Giudizio: 3/5

Negli anni Settanta, dopo aver ucciso una giovane donna, un assassino traumatizzato dai ricordi della propria infanzia riceve una misteriosa busta sotto la porta. Improvvisamente, da cacciatore diventa preda quando scopre che la busta contiene immagini dell'omicidio da lui commesso.

Onetti è un nome che forse verrà ricordato più che altro per l'enorme potenziale come autore a tutto tondo. Scrive, dirige, interpreta, monta, fotografa, produce, crea addirittura le musiche.
Girato in Argentina ma ambientato in Italia, il giallo thriller in questione è un omaggio a due punti di riferimento dell'horror e del thriller moderno e datato, uno manco a doverlo ribadire è Argento mentre l'altra coppia invece, a parer mio, anche se in minor parte è quella composta da Cattet e Forzani, due outsider che negli ultimi anni hanno girato dei film bellissimi e assurdi.
Supportato dal fratello e dall'assistente, che recita al fianco del regista, Onetti gira un prodotto particolare con una lunghezza che supera di poco lo standard del lungometraggio e fin dalla prima sequenza e infarcita di un'atmosfera che sembra proprio realizzato nel pieno degli anni '70 con tutti quei toni sbiaditi, filtri di colore e gelatine sparate e un uso predominante della soggettiva.
Come per alcuni film di Argento non vediamo quasi mai il killer e in questo caso nemmeno le vittime con un azzeramento dei dialoghi dove è proprio la musica a scandire i tempi.
Potrebbe sembrare il tipico esercizio di stile di un autore che sa gestre i mezzi con un certo compiacimento e una consapevolezza abbastanza rara da vedere anche se credo che non sia così.
In più non manca una certa ricerca di una psicologia criminale alla base del protagonista.
Come spesso viene abusato anche in altri film, il killer sembra vittima di un morboso imprinting famigliare identificato a turbe sessuali che sembrano intrappolarlo in una delirante follia che cerca di mettere a tacere proprio scatenando la sua follia omicida.



lunedì 17 settembre 2018

Aterrados


Titolo: Aterrados
Regia: Demian Rugna
Anno: 2017
Paese: Argentina
Giudizio: 3/5

Le esistenze di tre persone sono sconvolte a seguito di una serie di violente morti che si registra nella loro zona. Per Funes, ispettore di polizia in procinto di ritirarsi in pensione, quello che doveva essere un caso facile prende improvvisamente una strana piega e lui si ritrova a gestire qualcosa di più grosso di ciò che pensava. Per capire cosa accade, si chiede l'intervento di esperti del paranormale, che vengono messi alla prova da un'entità maligna mai incontrata prima.

E'abbastanza atipico l'approccio col genere horror argentino per il semplice fatto che noi non arriva molto e quello che c'è spesso e volentieri fa parte di qualche grossa produzione a stampo commerciale.
Terrified parla di fenomeni paranormali e possessione demoniaca, temi piuttosto abusati dal genere. Un film furbo che riesce ad ingranare fin dall'incidente scatenante con una scena riuscitissima e molto disturbante con lei che fluttua e si spiaccica contro le pareti.
Un film che diventa sempre più coinvolgente e asserragliato grazie all'atmosfera e all'accumulo di situazioni bizzarre e grottesche riuscendo in più nonostante un make up e alcuni effetti speciali ben riusciti a tirar fuori un gruppetto di protagonisti e caratterizzandoli molto bene.
Rugna affronta il genere in modo piuttosto originale fuggendo dai soliti cliches o i luoghi comuni che spesso vediamo nella lunghissima galleria di prodotti commerciali americani che escono e che sembrano spesso fatti tutti con lo stampino.
Qui la storia se non del tutto originale ha davvero dei buoni momenti trattando in maniera mai ingenua i temi sopracitati e riuscendo a raccontarne più di una storia, sono tre, tutte tenute assieme dal collante della casa che riesce a soprendere quasi fino alla fine.
Un film peraltro abbastanza tetro e scuro che riesce per quasi tutta la durata ad avere un'unica location diventando in alcuni punti un home invasion da parte di queste forze del male che fanno davvero del male proprio quello fisico e in alcuni casi paura senza esagerare con i jump scare.
Aterrados riesce dove molti al giorno d'oggi falliscono o si ripetono instancabilmente ovvero combinando alcune suggestioni piuttosto in voga nel genere per mischiarle e rielaborarle in un contesto abbastanza innovativo o meglio inedito e portando appunto a soluzioni o invenzioni funzionali che fanno sperare per questi giovani registi ispirati


domenica 22 aprile 2018

Course


Titolo: Course
Regia: Agustin Falco
Anno: 2017
Paese: Argentina
Festival: Torino Underground Cinefest 5°edizione
Giudizio: 4/5

Un film narrato attraverso otto riprese continue. Ariel è un giovane padre di famiglia che perde il lavoro nel pieno della crisi economica. In preda alla vergogna, decide di nascondere alla moglie e alla figli la verità, accettando di farsi coinvolgere in loschi affari.

Siamo di nuovo su una tematica attuale ovvero la crisi economica e la perdita del lavoro.
A differenza di altri film del festival che si strutturano attorno a quersta importante tematica, Falco sceglie la strada della diperazione, mettendo tutto il fardello sulle spalle di un giovane padre di famiglia dal passato turbolento (locali, vita notturna, prostitute, droga).
Ariel rappresenta quel cambiamento che di fatto sancisce una netta divisione con il passato ma che a causa proprio della difficoltà a trovare soldi diventerà purtroppo una delle uniche vie di salvezza.
Tra spacciatori, doppi giochi e carneficine sulle sponde di isolotti abbandonati, Ariel cercherà di trovare una soluzione prima di rendersi conto che alcuni errori si pagano a caro prezzo e quando vengono a bussarti in casa allora non puoi fare altro che fuggire con tua moglie.
Un film disperato che urla tutta la sua amarezza e la fragilità di un uomo che si rende conto di essere ancora troppo avvezzo ad alcuni vizi e non in grado di farcela da solo reggendo un macigno di colpi di scena davvero drammatici.
Juan Nemirovsky riesce da solo a dare enfasi al suo personaggio, caratterizzandolo in ogni singola inquadratura in un crescendo drammatico e disperato che attraverso quello sguardo riesce a sembrare un uomo qualunque a cui capitano una sere di tragedie spiacevoli.

martedì 20 settembre 2016

El Clan

Titolo: El Clan
Regia: Paolo Trapero
Anno: 2015
Paese: Argentina
Giudizio: 4/5

Argentina inizio anni 80. All'apparenza una famiglia come le altre che vive nel tranquillo paesino di San Isidro, in realtà un vero e proprio clan che si guadagna da vivere con i sequestri di persona. Arquímedes, il patriarca, è a capo delle operazioni. Alejandro, il suo figlio più grande, è una star del rugby che gioca nel mitico team argentino "Los Pumas". E' lui che adesca le vittime dei rapimenti tra i giovani rampolli dell'alta società. I crimini del clan dei Puccio, famiglia che gode della protezione del regime militare, riescono a passare inosservati nella loro costante ferocia programmatica, ma prima o poi finiscono con il coinvolgere tutti in una crescente spirale di violenza, dove è colpevole anche chi assiste in silenzio. Ispirato ad un episodio realmente accaduto, il film racconta insieme alla storia di una famiglia anche quella di un intero Paese, nella sua delicatissima fase di transizione dalla feroce dittatura militare ad una fragile democrazia.

El Clan è un film molto importante e ben riuscito.
Un film che sfrutta un'idea al servizio di una tematica sempre complessa e doverosa da spiegare al suo pubblico. Un film che ha bisogno di dare una lezione su che cos'è il controllo e l'oppressione e di come a volte la manipolazione comincia proprio dalle mura domestiche in uno schema patriarcale impossibile da discutere o scardinare.
Una dittatura familiare è proprio la sintesi di tutti i mali, la radice dei problemi difficile da sradicare e in molti casi, diciamolo pure, impossibile.
L'idea, lo sviluppo, la messa in scena e alcuni colpi di scena (Alejandro in tribunale) è riuscita così bene a Trapero che si potrebbe usare come manifesto per spiegare alcuni comportamenti dei clan nelle dittature e nelle mafie, cambiando alcuni connotati ma tenendo alta la struttura e i tentacoli.
Uno schema che riesce ad andare oltre gli splendidi paesaggi, la rivisitazione storica, per portare alla summa un personaggio come quello di Arquimedes, la vera regina e mente criminale che non conosce alternative diventando una macchina infernale che non conosce ostacoli.
Un film che sembra sempre lasciarti un passo indietro perchè per arrivare alla piramide ci mette un po di tempo lasciandoti sempre una presunta normalità di superficie che descrive in modo perfetto il funzionamento di qualsiasi tipo di società criminale come "il caso Puccio".
Francella poi, il padre, è semplicemente immenso.


giovedì 22 maggio 2014

Wakolda

Titolo: Wakolda
Regia: Lucia Puenzo
Anno: 2013
Paese: Argentina, Francia, Spagna, Norvegia, Germania
Giudizio: 4/5

Nel 1959, un medico tedesco in viaggio sotto falsa identità fa la conoscenza di una famiglia argentina nelle desolate terre della Patagonia. Quel medico non è altro che il nazista Josef Mengele, uno dei più grandi criminali della storia che ha trovato rifugio come ospite della locanda appena aperta dalla famiglia. A stretto contatto con lui, la famiglia rivive sulla propria pelle tutte le ossessioni legate ai concetti di purezza e perfezione della razza. A risentirne maggiormente è Lilith, la figlia adolescente con un corpo troppo piccolo per una ragazza della sua età. Nonostante la sua imperfezione, Lilith è attratta dal medico tedesco e Mengele subisce inevitabilmente il fascino della ragazza. Tempo dopo, quando Mengele è diventato un membro rispettato da tutta la comunità, in molti cominciano a nutrire dubbi sulla sua vera identità.

Wakolda non è un film perfetto. Racconta una storia difficile e drammatica che tocca svariati temi, lasciando più volte il pubblico a riflettere sulle scelte prese o concordate dai protagonisti.
Il terzo film diventa il più ambizioso e difficile per la Puenzo, regista attenta e interessata a temi quanto mai difficili. Il personaggio di Mengele, lo spietato medico nazista che usava bambini e prigioneri di Auschwitz, come cavie da esperimento, è inquietante proprio per la sua leggerezza mista a lucida follia e la sua preoccupazione affinchè la figlia possa crescere come tutti gli altri.
In questo l'opera di seduzione di Mengele riguarda tutti i componenti del nucleo famigliare, mettendoli uno contro l'altro, e facendo leva sul desiderio di "migliorare" la specie attraverso la ricerca genetica e portando la madre di Lilith in un complicato percorso salvifico.
In più al suo terzo lungo, la regista gira un film tratto da un suo libro omonimo del 2011, piaciuto in patria e non solo.
Sicuramente, cercando di misurarsi al meglio anche con i mezzi tecnici, e con una fotografia che desatura in un inverno e in una location molto impervia, The German Doctor è un thriller psicologico di notevole impatto, oltre essere un romanzo di formazione lucido e teso.
Il film è anche una critica, come nella battuta in cui viene citata la cattura di Eichmann, contro la classe politica argentina che ha permesso ad alcuni generali nazisti di rifugiarsi in America Latina.

domenica 18 marzo 2012

Snuff 102


Titolo: Snuff 102
Regia: Mariano Peralta
Anno: 2007
Paese: Argentina
Giudizio: 2/5

Un giovane reporter indaga sul caso di una serie di film snuff, finirà in una spirale di sangue e violenza.

Lo Snuff-movie da sempre è stato coperto da un alone di leggenda come una sorta di mistero sulla sua presunta veridicità.
Peralta si accosta al filone di questi film che non si sono risparmiati e sono stati spesso abusati da Hollywood o da produzioni più low-budget e indipendenti come in questo caso senza purtroppo aggiungere nulla a livello narrativo o di prese di posizione.
Lo Shockumentary in questione si struttura in modo abbastanza funzionale nel cercare di capire la natura di questa violenta forma di tortura al fine di vendere il prodotto a qualche sadico interessato.
Il problema di fondo del film è il ritmo alle volte prolisso e di una lentezza insostenibile a differenza invece della violenza che non si risparmia. Infatti il pregio per chi ama questo genere è che non mancano scene in cui a farla da padroni sono i momenti di cattiveria e di sadismo spietati.
Tecnicamente è abbastanza valido contando che a differenza di altri film è abbastanza sobrio nella messa in scena. L’ambiente insano, la recitazione è buona anche se l’assassino appare caratterizzato in modo scarso e ha livello psicosomatico poteva aggiungere qualcosa di più. Un peccato sulla fotografia e sulla scelta di girare tutto in b/n per quel che riguarda il passato (con cattura delle vittime) e a colori per il presente, che mostra il boia (dis)umano incappucciato e all'azione
Le forzature e gli aspetti poco curati non aiutano infine a sostegno del film facendolo entrare nel vortice dei tentativi riusciti male come AUGUST UNDERGROUND’S MORDUM e numerosissimi altri.
E poi basta con questo pretesto di una ragazza che volendo saperne di più sugli snuff movie, si troverà suo malgrado ad esserne una vittima, per l'esattezza la numero 102 di un maniaco, indovinate un po’, che passa il suo tempo massacrando le sue vittime riprendendo il tutto in 16 mm.
Le scene sugli animali sono forse quelle più disturbanti perché come successo in CANNIBAL HOLOCAUST c’è il rischio che siano vere.

martedì 22 marzo 2011

Plaga zombie-Zona mutante

Titolo: Plaga zombie-Zona mutante
Regia: Pablo Pares, Herman Saez
Anno: 2001
Paese: Argentina
Giudizio: 3/5

L'FBI ha testato un virus alieno su una piccola città, con il terribile risultato che i morti ora ritornano in vita. Per eliminare una pericolosa fuga di notizie (oltre che di contagio), l'agenzia decide di isolare la cittadina ed abbandonare all'interno di essa tre individui che aveva rapito per degli studi.

Plaga zombie fa parte di quel filone comico-zombie che negli ultimi anni ha sfornato alcuni prodotti carini come questo forse uno dei più interessanti come gag, parodie, e personaggi alcuni dei quali sembrano a loro volta essere parodie di altri film e così via per un continuo rimando a cose già fatte ma che possono essere contaminazioni interessanti come dicevo in questo caso.
Il film è stato girato in quattro anni, con pochissimi soldi e parecchi sforzi. Un film low-budget che è diventato un vero e proprio cult per parecchi fan del genere.
Le scene comiche non si contano così come quelle trash e i litri di sangue misto a prodotti simil-sangue che vengono usati a iosa. Buoni e forse gli unici ad aver comportato un esiguo costo sono gli effetti speciali, casalinghi ma funzionali.
La casa di produzione è la famigerata Farsa Producciones che al suo attivo vanta quattro pellicole e diversi corti tutti horror-trash e quasi tutti introvabili tranne questa chicca.
Un zombie-movie cult che farà sempre ridere.