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giovedì 14 dicembre 2017

Firstborn

Titolo: Firstborn
Regia: Aik Karapetian
Anno: 2017
Paese: Lettonia
Festival: 35°Torino film Festival
Giudizio: 2/5

I coniugi Francis e Katrina vivono un momento di difficoltà perché non riescono ad avere figli. Un giorno vengono presi di mira da un delinquente che umilia Katrina e poi li rapina. Per smarcarsi dalle accuse della moglie, che gli rimprovera di non aver reagito, Francis si mette sulle tracce dell’assalitore e durante una colluttazione ne causa la morte. Francis riesce comunque a dimostrare la propria estraneità al fatto e per di più, poco dopo, Katrina gli annuncia di essere incinta. Qualcosa però non torna in questa apparente felicità, e ben presto un pacco anonimo lo conferma.

La tragedia di un uomo ridicolo. Firstborn si interroga o meglio interroga gli uomini su una situazione piuttosto peculiare e che tendiamo a sottovalutare: la debolezza e il sentimento di impotenza soprattutto se non riusciamo a difendere nostra moglie dall'attacco di un ragazzo più giovane.
L'anno scorso il timido Karapetian approdava al festival con il suo Man in the Orange Jacket un revenge-movie appena interessante che serviva al regista per cercare di affinare un suo stile personale. Questo suo terzo lungometraggio sembra proprio cercare di arrovellarsi ancora di più nella psicologia del suo protagonista, cominciando in maniera anche delirante a mischiare realtà, sogno e paranoie. Il problema è quando la trama comincia a non funzionare diventando macchinosa e piena di buchi. Il dato peggiore è che il film avendo pure pochissimi personaggi riesce a perderseli come lo strano tipo nel bosco che rimane lì senza un senso compiuto, il secondo tentativo di saccheggio da parte del piccolo ladruncolo stona di fatto senza aggiungere nulla a parte i dubbi.
Pur cercando di creare momenti di pathos, ritmo, lentezza e alcuni disarmanti momenti di quasi non sense (la creatura dai sei occhi rossi) le scene di sesso, il fantasma che scompare e riappare con o senza stampelle, il film deraglia precipitosamente come nella paranoia del protagonista (poteva essere interessante questa sorta di limbo in cui veniamo proiettati assieme a lui).
Purtroppo è un film che non è riuscito a darsi sostanza cercando di creare un'atmosfera rarefatta e solo in pochissimi casi funzionale allo stile che il regista ha cercato di dare al film.
Peccato perchè lo sforzo del cast non era affatto male, il protagonista ha una ghigna che lo fa sembrare realistico al punto giusto creando in più momenti un'imbarazzante empatia con lo spettatore.