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domenica 29 settembre 2013

Impossible

Titolo: Impossible
Regia: Juan Antonio Bayona
Anno: 2012
Paese: Usa/Spagna
Giudizio: 2/5

Dicembre 2004. Henry, Maria e i loro tre figli decidono di concedersi una vacanza natalizia lasciando il Giappone , dove lui lavora, per raggiungere la Thailandia. Anche se Henry ha qualche preoccupazione relativa al suo impiego il relax è totale. Fino a quando, la mattina del 26 uno tsunami di enormi proporzioni travolge tutto ciò che si trova di fronte. Maria viene trascinata via nella stessa direzione del figlio maggiore Lucas mentre Henry viene travolto mentre ha stretti a sé i due figli più piccoli. In quella catastrofe naturale moriranno trecentomila persone.

È stata un’esperienza incredibile. Fin dal primo momento, quando Jota (il regista) ci ha detto: ‘Voglio realizzare un film sulla vostra storia’, abbiamo risposto: ‘Non è la nostra storia, ma la storia di molte, moltissime persone’. Solo che non tutti sono stati fortunati quanto noi.
Maria Belon

Oramai siamo così pieni di film "tratti da una storia vera" oppure "tutto quello che state per vedere è realmente successo".Che sia così o no, il cinema insegna che comunque c'è finzione e c'è la fruizione dello spettatore che non deve per forza di cose essere contagiata da frasi che sembrano investire lo spettatore di una drammaticità che dovrebbe colpirlo ancor di più.
Al di là del bene e del male, e del fatto che la famiglia nella realtà era spagnola ed era formata da Maria, Quique, Lucas, Tomas e Simon, ma si sà quanta importanza ha la distribuzione internazionale del film e il casting richiedeva questo cambiamento e quindi metere due star internazionali come McGregor e la Watts.
Il risultato è come la dicitura del titolo: accade l'impossibile ma noi sappiamo già che si salveranno dall'impossibile come capitò nella realtà.
L'incidente scatenante ovvero lo tsunami è messo in scena in modo davvero elettrizzante. Gli uccelli che scappano, l'atmosfera che cambia, l'onda enorme che scuote il paradiso naturale per i soliti turisti borghesi, tutto in quei dieci minuti funziona perfettamente per poi sgretolarsi. Fondamentalmente chiunque vuole la tragedia e in un disaster-movie è quello a prevalere. Quando poi però la drammaticità sostituisce a pieno regime le note di intenti del film diventando a tutti gli effetti fastidiosamente troppo pieno di lacrime si perde l'effetto solo per gli amanti delle commozzioni in svendita.
Poteva dare di più senza cadere nell'effetto tragico da cui dalla seconda parte il film diventa a tutti gli effetti senza poi dover cadere nel trgico errore di nascondere alcuni vuoti narrativi dietro gli occhioni di un bambino che cerca la famiglia.